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Nei giorni scorsi la Società italiana di pediatria ha affermato - come riporta il blog Feminist Post - che gli effetti dei bloccanti della pubertà (puberty blocker) utilizzati per trattare bambine e bambini con disforia di genere sono perfettamente reversibili e non creano dunque né danni né pericoli. Ciò significherebbe, dunque, che se la bambina o il bambino cambia idea riguardo al proprio proposito di "cambiare sesso" e sospende la "terapia", il suo sviluppo riprenderà normalmente, senza alcun effetto definitivo e/o problema di salute.
Una vera e propria fake news, poiché la scienza e vari studi dimostrano esattamente il contrario. Gli effetti della terapia con puberty blocker, infatti, non sono affatto "completamente reversibili" e spaventa il fatto che i pediatri italiani non vengano messi a conoscenza (o non si informino) di queste evidenze scientifiche.
Tra gli studi che, al contrario, da sempre denunciano i molti pericoli per i bambini, spicca quello pubblicato dal British Medical Journal, «in cui si sostiene che i blocker non alleviano la sofferenza psichica delle/dei giovani sottoposti». Al contrario, infatti, gli adolescenti e i bambini che hanno sperimentato, indotti da medici imprudenti, queste pseudo terapie, hanno avuto «una crescita ridotta dell'altezza e della forza ossea quando hanno terminato il trattamento all'età di 16 anni».
La stessa clinica britannica Tavistock, di cui abbiamo parlato più volte, ha dovuto chiudere i battenti pochi giorni fa proprio per i danni fisici e psicologici inferti a tantissimi giovani e adolescenti. Danni dovuti in primis proprio alla «prescrizione senza criterio di bloccanti della pubertà da parte della clinica».
Ora un migliaio di genitori ha iniziato una class action contro la clinica per ottenere giustizia e risarcimenti per delle terapie sconsiderate che hanno avuto, contrariamente a quanto pensano i pediatri italiani, «conseguenze irreversibili».
Anche in America, inoltre, molti genitori sono in guerra contro la American Academy of Pediatrics perché l'istituto medico avrebbe spinto i giovani all'uso di «farmaci dannosi». E lo svedese Karolinska Institute ha ammesso «di aver rovinato la salute di numerosi bambini».
La stessa autorevole Accademia medica di Parigi, in un comunicato del febbraio scorso, parlava di «effetti indesiderabili» dovuti all'uso e all'abuso di certe «terapie disponibili», in materia di riassegnazione del sesso biologico. E enumerava, tra i rischi possibili, «l'impatto sulla crescita, l'indebolimento osseo, il rischio di sterilità» e per le ragazze dei «sintomi simili alla menopausa».
Insomma, i pediatri italiani o chi li rappresenta tengono conto delle evidenze scientifiche ormai acclarate o seguono ciecamente teorie pericolose, ideologiche e senza senso?
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