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Di fronte ad una platea di molti giovani, soprattutto universitari, Giuseppe Noia, neonatologo all'ospedale Gemelli di Roma, ha tenuto venerdì 30 marzo nella Chiesa di San Vigilio un'interessante conferenza organizzata dall'associazione Scienza & Vita di Siena in collaborazione con la Cappella Universitaria dal titolo "L'essenziale è invisibile agli occhi", trattando sull'importanza di riassegnare dignità all'embrione umano. Sembra assurdo dover ribadire quella che è in fondo un'evidenza scientifica e cioè che l'embrione è un essere umano a tutti gli effetti, ma purtroppo viviamo in una società in cui la libertà della donna supera quella di un essere indifeso, innocente e bisognoso di protezione come è il bambino all'interno della pancia della mamma. E' la cultura dello scarto, secondo la quale viene scartato tutto ciò che non risponde alle nostre aspettative.
Attraverso la visione di un filmato che mostra immagini reali di ciò che avviene nel corpo della donna dal momento del concepimento, Noia ci ha spiegato come in quel momento inizi ad instaurarsi un vero e proprio dialogo tra il nuovo individuo e la propria madre. Incredibilmente, sono i primi otto giorni di vita del feto a favorire il suo sano sviluppo e molto spesso l'insorgenza di eventuali patologie, non solo nei primi anni di vita, ma addirittura nell'arco della vita intera. Infatti, è proprio durante questi otto giorni che avviene l'accettazione o il rifiuto da parte del corpo della mamma di questo essere che, pur essendo stato generato da essa stessa è altro da lei.
Il primo giorno dell'embrione è l'incontro fra i gameti, la cellula uovo e lo spermatozoo, con la successiva formazione dello zigote. In quel momento nel dna dell'embrione c'è già scritto tutto: quale sarà la sua parte superiore e inferiore e come avverrà lo sviluppo di tutti i suoi organi nei successivi giorni. In quel momento egli deve adattarsi ad un ambiente difficile dovendo farsi accettare dalla mamma. Nel corpo che lo ospita iniziano a formarsi degli anticorpi per scacciare il "corpo estraneo". Ma se il riconoscimento del feto avviene, quegli anticorpi citolesivi si trasformano in citoprotettivi.
Oggi molta falsa scienza vuole negare che il bambino inizia la sua vita non appena avviene il concepimento, affermando che i primi giorni di vita quell'essere che si è appena formato non è che un semplice ammasso di cellule. Dimenticando però che tutti noi siamo stati quell'ammasso di cellule prima di diventare ciò che siamo oggi. Se ci avessero abortito non saremmo qui a raccontarlo. Inoltre non si può negare facilmente che l'individuo sia già tale nei primi otto giorni di vita, dal momento che la scienza può dimostrare la rilevanza che quei giorni avranno sul resto della sua intera vita. E non si può neanche ignorare che il feto già dalla sedicesima settimana prova dolore, piange, ride e fa le smorfie, proprio come un bambino già completamente sviluppato.
Non è scienza tutta quella Babele di informazioni che ci arriva attraverso i media, internet e purtroppo anche dalle parole di alcuni medici. La famiglia oggi è bombardata da tante nozioni che però non portano ad una vera conoscenza e alla giusta consapevolezza di ciò che siamo. Un vero studio della scienza, ha ricordato Noia citando il prof. Carlo Bellieni, apre alla vita, perché più si approfondisce e più ci si rende conto che la vita è un mistero indescrivibile. Di fronte all'infinitamente piccolo, svelato da una scienza fatta in modo non superficiale, dobbiamo per forza prendere una posizione: o inchinarsi o disinteressarsi; affermare che l'embrione non conta niente soltanto perché è molto piccolo è razzista e discriminatorio. Che società è quella secondo la quale si vale solo nella misura in cui si è grandi e forti? Una società che si è dimenticata dell'etica, la sola feritoia per oltrepassare gli steccati ideologici, che negano persino le evidenze scientifiche. Una società materialista che non vede alternativa all'aborto nei casi di un figlio non gradito o malato. E dimentica che l'amore è quella forza grazie alla quale anche un feto malato è degno di vivere e con la quale qualunque donna incinta porterebbe avanti una gravidanza scomoda. Molto spesso sono donne che si sentono sole, abbandonate, in una parola non amate, quelle che decidono di abortire. Ma se solo sentissero intorno a sé il calore di almeno una persona che le ama, probabilmente farebbero scelte diverse. In fondo, quando una donna subisce un aborto spontaneo, la sentiamo dire che ha perso il suo bambino, non un "embrione di 12 centimetri". Nessuno oggi parla della depressione post aborto che è un problema frequentissimo; ma ciò che chiamano aborto terapeutico, di terapeutico non ha nulla né per l'embrione né per la mamma. La missione del medico dovrebbe essere quella di curare, non di distruggere, ecco perché il professor Noia si occupa di curare embrioni malati già all'interno della pancia della mamma, con risultati straordinari: 8 embrioni con problemi su 10 sopravvivono. Molte donne a cui era stato proposto un aborto terapeutico a causa di una malattia del figlio si sono rivolte a lui con successo. E nei casi in cui non ci sia più niente da fare la mamma può scegliere comunque una via alternativa all'aborto. Può infatti accompagnare alla morte naturale il proprio figlio, mettendolo al mondo e standogli vicino finché sarà in vita. Di tutto questo si occupa "La quercia millenaria", l'associazione che Noia ha fondato insieme ai genitori di Giona, bambino che era stato dato per spacciato da molti medici e che quindi sarebbe dovuto essere abortito, mentre oggi è già grande, sta bene ed è felice.
La questione se la vita umana inizi col concepimento o solo ad un certo punto della gravidanza è facilmente risolvibile con una retta analisi razionale e scientifica. Ma per noi cattolici è di fondamentale importanza l'esempio che ci ha dato Gesù stesso venendo nel mondo: egli non è sceso sulla Terra già adulto o ad un certo punto della gravidanza, come, essendo Dio, poteva fare; ma si è incarnato nel seno di una donna dove è stato concepito dallo Spirito Santo.
Con questa ulteriore conferma possiamo continuare fiduciosi nella difesa dell'essere umano, dal concepimento fino alla sua morte naturale.
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