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Tutto comincia in una casa dove la fede è tiepida e la mentalità mondana: il secondo figlio sì, ma solo se è sano. Vanna, incinta, dopo un incontro che si rivelerà provvidenziale decide per la villocentesi causando la rottura delle membrane. La vicenda, che il libro riesce a far rivivere, si svolge su due linee pedagogiche, una micro, l'incremento della fede del singolo, e una macro, la conversione della Chiesa.
Non è facile descrivere una storia di morte e resurrezione, di peccato profondo e misericordia, soprattutto quando i protagonisti sono una mamma, inizialmente incapace di abbracciare senza condizioni, e sua figlia, la cui vita viene messa a repentaglio proprio da chi l'ha generata. Ma è dal peccato più grave, seguito dal pentimento, che Dio può trarre qualcosa di ancor più meraviglioso per mostrare al mondo la sua gloria. Non è facile appunto, ma il collega Andrea Zambrano, non solo ci è riuscito ma è stato capace di riportare la storia del miracolo che ha condotto alla beatificazione di Paolo VI con un'immedesimazione ed un ritmo narrativo da portare il lettore a rivivere la vicenda, costringendolo a volte a dover sospendere la lettura per riprendere fiato. Ma "Una culla per Amanda: il miracolo di Paolo VI" (edizioni Ares, pp.157, 13 euro) non è solo la storia di un miracolo e di una canonizzazione, bensì di un segno enorme dall'Alto, che attraverso numerosi interventi e coincidenze divini, vuole parlare chiaramente a tutta la Chiesa. Dandole come un monito, un messaggio.
Perciò la vicenda si svolge secondo due linee pedagogiche, una micro, il rafforzamento della fede e della speranza del singolo e la sua conversione, e una macro, la conversione della Chiesa e del mondo. Tutto comincia proprio in una casa dove la fede la si conosce ormai solo per tradizione, nulla di più, e dove la mentalità rispetto alla vita è quella mondana: il secondo figlio sì, ma solo se è sano, mentre l'accoglienza dell'handicappato è scambiata per egoismo e l'aborto è quindi una possibilità. Vanna e Alberto sono una coppia veneta con un figlio, che dopo un incontro che si rivelerà solo alla fine provvidenziale prendono in considerazione la villocentesi, nonostante la tecnica di screening prenatale metta in conto il rischio di aborto. Dopo l'esame invasivo Vanna, che è appena alla 13esima settimana, comincia a perdere liquido amniotico necessario allo sviluppo del bimbo in grembo. Solo lì la donna si accorge della sua scelta: «Che cosa ho fatto? Che cosa ho fatto?» si chiederà.
Le pagine che descrivono il travaglio interiore della famiglia, sono impressionanti. Il rimorso la imprigiona, ma il suggerimento dei medici è quello di commettere un atto ancora peggiore: abortire perché la bimba non nascerà viva e se mai lo farà morirà più tardi o rimarrà irrimediabilmente lesa. Vanna che non ha mai creduto a quello che non vede e non tocca, e che è solita controllare tutto in maniera razionalista, comincia a sentire parlare di preghiera da conoscenti, amiche e parenti. Il dolore e il fatto che non esiste più nulla di umanamente possibile la porteranno quindi a implorare con il marito, su suggerimento di un medico, Paolo Martinelli, l'intervento di Paolo VI.
Così la coppia, pur non conoscendo il pontefice già beato, comincerà a convertirsi (nel senso vero del termine, a cambiare mentalità, a poggiare tutto su Dio), sebbene l'idea dell'aborto attanagli ancora la mente della donna, che questa volta viene fermata dalla forza del marito. Di qui comincia un percorso fra medici e specialisti che nel loro parlare diranno ciascuno, senza saperlo, qualcosa di profondamente profetico, che alla fine della vicenda si realizzerà componendo un'opera miracolosa fatta di mille ingranaggi che, solo una vota composto il puzzle, acquistano il loro senso. Intanto, più Vanna prega, più la gravidanza procede inspiegabilmente fino a quando la legge non permette più l'omicidio del figlio in grembo, il che le fa tirare un sospiro di sollievo. Come a ricordare che la legge ha una potenza e un'importanza pedagogica e psicologica enorme.
I coniugi Tagliaferro, pur sapendo ben poco di Paolo VI, davanti alla sua statua, per la prima volta in vita loro si inginocchieranno insieme parlandogli come due bambini. Vale la pena citare le parole di Vanna, per comprendere la potenza che può avere la preghiera del cuore, quella dei semplici e per capire che in Cielo c'è più gioia per un peccatore pentito che per novantanove giusti: «Sì, lo so, ho sbagliato, sono tremendamente pentita di quello che ho fatto…ma adesso so che siete voi in Cielo gli unici che mi potete aiutare». Il finale si conosce, trattandosi di un miracolo, ma vale la pena leggere il volume per comprendere la straordinarietà della vita di una bimba, Amanda, che i medici e la scienza non si sanno spiegare e che a Natale compirà quattro anni.
Restano però da aggiungere nello svolgimento dei fatti quei dettagli che la Chiesa di oggi non può non guardare. Non può, infatti, essere un caso che il riconoscimento dell'avvenuto miracolo, a conferma della santità del papa della tanto contestata enciclica Humanae Vitae (in difesa della vita, contraria alla contraccezione, all'aborto, alla sessualità slegata dalla procreazione), sia avvenuta proprio nel 2018 per cui il 14 ottobre prossimo sarà canonizzato. E non può essere una coincidenza nemmeno il fatto che il papa strumentalizzato per quanto riguarda il Concilio Vaticano II e attaccato per quanto riguarda l'enciclica citata, abbia compiuto due miracoli (per la beatificazione e la canonizzazione) su due bambini in grembo la cui vita era a repentaglio.
Si sa che Dio dà i Santi alla Sua Chiesa proprio nei momenti in cui ne ha più bisogno e la tempistica del cielo è stata perfetta. Dato che proprio quest'anno, come cinquant'anni fa, quando fu pubblicata l'Humanae Vitae, sono rincominciate le polemiche interne alle Chiesa da parte di chi vuole rimettere in discussione l'enciclica dell'ormai santo. «Sono certo che il cielo è venuto a dirci con questo miracolo che ciò che Paolo VI ha scritto con l'Humanae Vitae abbia una validità perenne», ha dichiarato Paolo Santiago Zambruno, consultore della Congregazione per le Cause dei Santi. E ora ne è convinta anche Vanna che, pur provenendo da un background mondano, dopo aver letto l'enciclica ha affermato: «Concordo con ogni suo concetto», aggiungendo che chi si sottopone a tali diagnosi prenatali mette sempre «in conto l'aborto. Non ci sono scorciatoie o giustificazioni di nessun tipo». Una vicenda dalle implicazioni enormi quindi, ma passata, conclude Zambrano, «attraverso un corpicino indifeso e fortemente compromesso». Eppure segno di grande contraddizione e oggetto di odio satanico. Oggi come duemila anni fa.
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