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«Sotto un dittatore scientifico l'educazione funzionerà davvero e di conseguenza la maggior parte degli uomini e delle donne cresceranno nell'amore della servitù e mai sogneranno la rivoluzione. Non si vede per quale motivo dovrebbe mai crollare una dittatura integralmente scientifica», con queste parole Aldous Huxley commentava in chiusura libro "Ritorno al mondo nuovo", era il 1958.
Ma in realtà la distopia huxleyana non era altro che il perfezionamento di quella proposta nel 1624 in "La nuova Atlantide", il libro postumo di Francis Bacon. Oggi possiamo dire che stiamo vivendo la fase finale dell'attuazione del sogno di Bacon e il libro di Warren Allmon, paleontologo statunitense, "Evoluzione e creazionismo: una breve guida per orientarsi", di cui andiamo a parlare ne costituisce un'involontaria conferma.
|La razionalità scientifica è sotto attacco e certo non si tratta di un fenomeno recente. Per fronteggiare gli avversari è bene essere ben attrezzati e a tal fine il libro di Warren Allmon, paleontologo statunitense, svolge ordinatamente il suo compito. "Evoluzione e creazionismo: una breve guida per orientarsi" è un'introduzione alla teoria dell'evoluzione che riassume i punti centrali del dibattito evoluzionismo vs creazionismo
"Se l'evoluzione può essere universalmente accettata dagli scienziati e respinta dalla maggioranza del pubblico, così potrebbe accadere per qualsiasi altra idea scientifica altamente verificata, minacciando la razionalità e l'alfabetizzazione scientifica di base, elementi cruciali per il benessere economico e sociale della civiltà moderna. Viviamo in un mondo sempre più dipendente dalla scienza e della tecnologia: se non siamo in grado di comprendere come funzionino la scienza e la tecnologia, non possiamo prendere decisioni sagge sul loro uso." Così si conclude l'introduzione al libro "Evoluzione e creazionismo: una breve guida per orientarsi"[1] scritto da Warren D. Allmon, paleontologo statunitense direttore del Paleontological Research Institution di Ithaca a New York, e pubblicato dal CICAP nella collana I quaderni del CICAP, in allegato con l'ultimo numero della rivista QUERY.|
Davvero strana l'affermazione che la razionalità scientifica sia sotto attacco, di questo attacco oggettivamente non si vede molto, viviamo in una società che fa largamente della scienza la sua religione. Negli ambiti in cui si registra un disaccordo, in genere argomentato, è la mentalità scientista, ad apparire incapace a gestire le obiezioni in modo autenticamente scientifico, a vedere quindi al posto delle obiezioni degli "attacchi". Riguardo la teoria dell'evoluzione abbiamo da sempre evidenziato che le critiche al meccanismo neo-darwiniano vengono ricondotte ad un comodo avversario fantoccio identificato con il "creazionismo", (termine che non viene mai definito lasciando aperte volutamente interpretazioni ambigue) anche quando questo non è presente. A mio avviso il vero attacco all'autentico spirito scientifico non viene, e non può venire, dalle obiezioni ma dalle risposte che vengono date, risposte che in genere sono di stigmatizzazione e delegittimazione degli interlocutori. Di questo spirito si sente la conferma nelle parole che seguono nell'articolo:
|Il motivo della pubblicazione è puntualizzato dall'autore alla fine dell'introduzione: nella società contemporanea la razionalità scientifica è vessata e minacciata in mille modi da forze irrazionali che compromettono da una parte il funzionamento stesso della ricerca scientifica, dall'altra mettono in pericolo la qualità della vita di molte persone. É per far fronte a queste continue minacce, per non temporeggiare ulteriormente e non cedere terreno al nemico, che trova ragione il contrattacco della razionalità scientifica.|
Un vittimismo che appare davvero fuori luogo, si fa molta fatica a vedere la razionalità scientifica addirittura "vessata e minacciata". Curioso questo atteggiamento da cittadella assediata, un atteggiamento che non trovando riscontro nella realtà mostra solo l'insofferenza della mentalità scientifica al confronto, un atteggiamento in definitiva snob da cui trasuda anche una sostanziale intolleranza verso posizioni diverse anche se indipendenti da aspetti meramente scientifici e legate invece a considerazioni di tipo giuridico ed alle libertà costituzionali, come nel caso dell'obbligo vaccinale che si intravede sullo sfondo anche se mai nominato esplicitamente.
|L'agile libro di Allmon trova dunque la sua ragione d'esistenza nella dilagante ignoranza scientifica in cui versa la società. Essere chiari e brevi è un pregio. A pensarci bene, oggi, essere brevi è diventata una pretesa e dunque una necessità…|
E no, la società non versa in una "dilagante ignoranza scientifica", l'ignoranza è sì dilagante ma su tutti i fronti e la colpa non è certamente del "creazionismo" ma dell'impostazione mercatistica della scuola, un peccato che si punti il dito verso un avversario fantoccio, un'occasione più che sprecata perché sbagliare la diagnosi peggiora i problemi. Perché non si domandano Allmon e Pikaia il motivo della necessità di essere brevi? Il problema è l'incapacità di leggere e comprendere testi articolati, o pure questa è colpa dei "creazionismi"?
Segue quindi un caso cristallino di orwelliano bipensiero:
|L'autore parte dal delineare in che cosa consiste la razionalità scientifica e ne identifica come elemento costitutivo il naturalismo (o materialismo): "La scienza riguarda soltanto il mondo fisico o materiale, non tratta del soprannaturale o di questioni per le quali non esiste alcuna prova materiale o fisica. La scienza ricerca cause materiali per fenomeni materiali." (p. 14) Questa chiusura causale del mondo naturale potrebbe risultare compromettente per le orecchie dell'individuo religioso, per tale motivo l'autore aggiunge: "Questo non significa necessariamente che il soprannaturale non esista o che la scienza possa rispondere a tutte le domande su tutti gli argomenti. Significa semplicemente che il soprannaturale – quei fenomeni che non possono essere esaminati in termini di materia tangibile e di energia – non fanno parte dell'ambito di competenza della scienza." (ibid.)
La metodologia scientifica permette di produrre una conoscenza affidabile del mondo e la teoria dell'evoluzione moderna è uno dei suoi più grandi successi. Quello che alcuni non riescono a digerire non è il successo della metodologia scientifica in sé, bensì il naturalismo metodologico alla base, che con successo crescente espunge progressivamente fini ultimi e significati assoluti dal mondo naturale. La teoria dell'evoluzione ha racimolato fino ad oggi così tante inimicizie perché con risolutezza è riuscita a rendere esplicativamente superflui i fini ultimi nell'ambito della vita, cioè in quella piccola fortezza nella quale si era ritirata la te(le)ologia naturale del divino, dopo la perdita dei domini dei cieli infiniti iniziata con la rivoluzione scientifica in fisica e astronomia nel XVII secolo.|
I due periodi, consecutivi in originale, costituiscono uno la negazione dell'altro: se la scienza ha come ambito esplicativo solo i fenomeni del 'mondo fisico o materiale' come può pretendere di "espungere progressivamente fini ultimi e significati assoluti dal mondo naturale"? Sono queste le affermazioni e le invasioni di campo che tolgono credibilità non alla scienza ma ai sacerdoti laici pensati sin dal '600 da Bacon. Il grosso danno alla scienza lo fanno non i creazionisti ma questi nuovi sacerdoti che molto efficacemente Costanzo Preve chiamava clero universitario e, con particolar riferimento al clero darwinista, "tarantolati":
|«…essere atei o credenti, materialisti e idealisti, sopportarsi a vicenda e dialogare nel modo più sereno e serio possibile. Come professore di filosofia, non ho fatto altro per tutta la mia vita. Ma qui abbiamo a che fare con dei tarantolati i quali, disillusi dalla propria arrogante ideologia precedente, e completamente "riconciliati" con la società capitalistica ed i suoi apparati di consenso, hanno deciso di alzare la bandiera dell'ateismo "laico" legittimato dal darwinismo come rivendicazione della loro "superiorità" scientifica e morale».|
Ed ecco che conseguentemente a questa indebita invasione di campo la scienza arriva a dettare dei principi arbitrari nel campo dell'etica come se si trattasse di conseguenze lecite:
|Nonostante questa apparente adesione alla soluzione dei magisteri non sovrapposti poco dopo afferma che "Non [è] più ovvio che gli standard etici [possano]provenire soltanto dalla religione rivelata. Dopo Darwin, ha scritto Levine, «Il valore è visto come non intrinseco né permanente, ma mutevole, non disegnato meccanicamente ma con flessibilità e casualità […] Una volta perduta la sintonia fra il naturale e l'intenzionale, lo spazio per una voluta costruzione di significati […] si apre». Gli umani, in altre parole, devono cercarsi e costruirsi il significato al meglio che possono." (p. 97) La conseguenza però è la delegittimazione di ogni istituzione religiosa strutturata. Qualunque essa sia non ha più alcuna legittimità speciale nell'individuare o indicare valori e comportamenti da perseguire. Per le religioni istituzionali dalla teoria dell'evoluzione consegue uno scacco non solo epistemologico ma anche etico. Le conoscenze acquisite ci mettono di fronte a una nuova rivelazione originale: quella di un individuo eticamente autonomo in senso proprio, responsabilizzato e che non può più rifugiarsi in sistemi precostituiti che facilitano una etero-direzione. I valori non sono estrapolabili in maniera deduttiva da fatti. Scopi e valori possono essere costruiti nel processo di interazione con altri viventi e nella contemplazione della tragica bellezza di questo globo terracqueo. La costruzione di valori implica che essi non debbano essere rivelati da istituzioni di alcun tipo.|
A questi esponenti del clero laico scientista non sfiora nemmeno l'idea che il contrasto con le loro affermazioni sia una legittima reazione all'ingerenza in sfere che non gli competono.
Proseguendo sulla strada del conflitto snobistico dell'imposizione di non valori sulla base di una presunta legittimazione scientifica, è facilmente prevedibile che il conflitto non potrà che aumentare vedendo negli scientisti una intollerante minoranza elitaria.
Ed è solo in questa ottica che è comprensibile l'atteggiamento da cittadella assediata che emerge nell'articolo, solo che la cittadella non è quella della scienza ma quella dello scientismo e gli assediati non sono gli scienziati, che continuano a lavorare serenamente, ma il clero laico dello scientismo. E lo sanno bene dato che certi argomenti vengono proposti su Micro Mega, una rivista che certamente scientifica non si può definire, la difesa dello scientismo è un atto politico e come tale va dichiarato.
E in questo modo tanto più si cerca di far passare il problema come ignoranza scientifica, tanto più esso si aggraverà, il confronto è politico e seguirà le vie e le modalità della politica indifferente alle grida e allo stracciarsi di vesti del clero universitario.
E il clero universitario con i suoi sponsor fa bene a preoccuparsi perché ogni élite che vuole imporre il proprio pensiero (non verità scientifiche) agli altri, prima o poi suscita una rivoluzione.
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