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SI GIOCA CON IL DNA DELL'UOMO MA GUAI A TOCCARE GLI ANIMALI
A questo porta l'indifferentismo morale dilagante
di Lorenzo Schoepflin

Esiste forse qualcuno pronto ad affermare che gli esperimenti dei medici nazisti su cavie umane - i prigionieri dei lager - siano moralmente accettabili. se non addirittura encomiabili, per il contributo che possono aver dato al progresso della medicina? Chiunque lo facesse sarebbe accusato di essere un pazzo criminale. Eppure, oggi, non c'è unanimità nel condannare la pratica del Gene editing, che è un vero e proprio esperimento su esseri umani. Evidentemente, se ad un lager si sostituisce un laboratorio e se gli esperimenti non sono visibili ad occhio nudo, sono in tanti a sentirsi in pace con la loro coscienza. Ma che cos'è il Gene editing? Si tratta, letteralmente, di una riscrittura del genoma: con degli enzimi, che funzionano come delle forbici, si taglia il DNA in corrispondenza di un punto dove si pensa che la modifica genetica porti benefici. Le diverse tecniche utilizzate per apportare queste modifiche al DNA solitamente vengono indicate con degli acronimi riconducibili al loro funzionamento. La tecnica di cui si discute più spesso è denominata CRISPR (Clustered Regularly Interspaced Short Palíndromic Repeats), ma ne esistono altre, meno recenti e diverse nelle applicazioni speciñche, simili nel funzionamento generale: alterazione del genoma, con eliminazione di geni, sostituzione di interi tratti o riparazione di mutazioni. Il Gene editing presenta prospettive interessanti per l'agricoltura - molte colture verrebbero rese più resistenti con vantaggi per il soddisfacimento dei bisogni alimentari in gran parte del mondo - ma il tema è caldissimo soprattutto quando si parla di applicazione sull'uomo. Le riserve sono innanzitutto morali. Il Gene editing, quando utilizzato a livello embrionale, presuppone il ricorso alla fecondazione artificiale, pratica in se stessa inaccettabile a prescindere dal fine per il quale la si applica. Inoltre, come detto, la manipolazione genetica si configura a tutt'oggi come un vero e proprio esperimento su cavie umane che, nel caso in cui si parli di embrioni, sono destinate ad essere eliminate. È quanto accaduto, ad esempio, in Cina, dove presso l'università di San Yat-sen di Guangzhou si è tenuto uno dei primi esperimenti di gene editing cui è seguita la pubblicazione dei risultati sulla rivista scientifica Protein and cell. Nei laboratori dell'ateneo cinese si sono prodotti degli embrioni, per poi congelare quelli identificati come adatti alle ricerche da effettuare: la descrizione del Processo è impressionante, per la freddezza con cui si parla di embrioni umani quasi fossero surgelati da supermercato. Se gli stessi esperimenti si conducessero su un topo o su un pomodoro, si può star certi che animalisti ed ambientalisti scenderebbero in piazza. Ma quando di mezzo ci sono esseri umani allo stato embrionale, la sensibilità di quella fetta di opinione pubblica è come anestetizzata. Molti addetti ai lavori hanno chiesto di interrompere subito le manipolazioni genetiche su embrioni umani, facendo notare che il più grande rischio consiste nell'impossibilità di prevedere come queste modifiche del DNA si ripercuoteranno sulle generazioni future. Un problema inquietante e che, in base al principio di precauzione, dovrebbe suggerire un immediato ripensamento all'intera comunità scientifica. A chiederlo, tra gli altri, anche Francis Collins, illustre genetista e direttore dell'ente statunitense National Institute of Health (Nih). Collins ha manifestato timori proprio sulle conseguenze del Gene editing sui figli di chi ha subito modifiche del genoma, oltre a evidenziare che le manipolazioni genetiche hanno come obiettivo quello del miglioramento della specie. Quanto sia concreta la tentazione eugenetica lo dimostra un articolo comparso a fine giugno sul Financial Times, a firma di Anjana Aliuja, autorevole commentatrice in ambito scientifico. Il titolo è molto esplicito: «Gene editing: un passo avanti verso l'homo perfectus» ed altrettanto chiara è la definizione che si dà delle tecniche di manipolazione genetica: «Un salto verso l'ignoto››. Nell'articolo si parla dell'approvazione da parte di una commissione del Nih di una campagna di esperimenti clinici su pazienti affetti da cancro. La tecnica, infatti, non si applica solo su embrioni, ma anche su pazienti adulti. Alcune cellule vengono estratte per manipolarne il genoma e rafforzarne la capacità di combattere quelle tumorali, per poi essere iniettate nuovamente nel malato. Le cellule modificate vengono controllate prima di introdurle nel sangue del paziente, ma ciò che è impossibile prevedere è se, e come, l'enzima deputato al "taglio" del DNA possa continuare ad agire nell'organismo della persona. Tanto che l'obiettivo di queste ricerche non è quello di sconfiggere il cancro, ma di dimostrare la sicurezza del Gene editing applicato sull'uomo. Ma, conclude Anjana Ahuja alludendo all'inevitabíle esito eugenetico, se adesso possiamo correggere il genoma umano, perché non dovremmo renderlo migliore? Owiamente, la possibilità di manipolare il DNA viene spesso presentata come un fondamentale passo in avanti per il bene dell'umanità: si può leggere sulle più disparate riviste scientifiche e divulgative che in futuro hiv, cancro, Alzheimer e tante altre malattie saranno sconñtte grazie al Gene editing. Difficilmente sarà fatto cenno agli scenari futuri che potrebbero concretizzarsi per l'intero genere umano. La visione materialista alla base di queste ricerche è ben esplicitata dalla parole di Andrew May, direttore scientifico della Caribou Bíoscíences, azienda leader negli studi applicativi del CRISPR: «Se si pensa al DNA come ad un codice software alla base di computer quali sono le cellule, [con il Gene editing, ndr] si sta essenzialmente programmando queste cellule». L'uomo inteso come prodotto, identificato con i suoi geni e nulla più, l'eliminazione di confini invalicabili per la scienza, sono l'essenza di questo tipo di ricerche. È ragionevole prevedere che nei prossimi anni si sentirà parlare di questo argomento con sempre maggiore frequenza. Perciò è utile essere informati e prepararsi alle usuali accuse di essere contrari al progresso scientifico. Saremo con ogni probabilità i soli a difendere la persona umana nella sua dignità e sacralità, mentre il mondo si preoccuperà che a bietole e chicchi di riso non venga torto un capello.

 
Fonte: Il Timone, settembre-ottobre 2016 (n.156)