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IL DDL CIRINNA' DIFESO AD OGNI COSTO DALLA MALA POLITICA
Nemmeno i ruoli istituzionali che dovrebbero essere arbitri sono esenti da partigianeria, uniti contro la famiglia
di Riccardo Cascioli

Se qualcuno era così ingenuo da contare almeno sulla correttezza istituzionale ieri deve avere avuto un brusco risveglio, seguendo le gesta del presidente del Senato Pietro Grasso. Ed è anche chiaro che la Costituzione italiana è un optional in mano al potere che di volta in volta decide a suo uso e consumo come interpretarla.
Ieri Grasso, dopo avere già sorvolato sul mancato passaggio del ddl Cirinnà in Commissione (obbligatorio secondo l'art. 72 della Costituzione) ha impedito il voto segreto su un emendamento di 74 senatori che chiedevano di ristabilire la corretta procedura. Così Grasso ha inteso facilitare il passaggio immediato alla discussione in aula, secondo il desiderio del premier Renzi. Sia ben chiaro, probabilmente il voto segreto non avrebbe avuto esito diverso (ci sarebbero voluti una cinquantina di franchi tiratori per sovvertire il risultato) ma certo quello di ieri è un ulteriore segnale che il "padrone del vapore" non accetta bastoni fra le ruote e vuole procedere spedito. Eventuali guastatori sono avvertiti.
E il presidente del Senato si è adeguato volentieri offrendo anche una disinvolta interpretazione della Costituzione, e anticipando allo stesso tempo quello che dovrà essere il giudizio dell'Aula. Ha detto infatti che il ddl Cirinnà ha a che fare con l'articolo 2 della Costituzione (riferito alle formazioni sociali in cui si svolge la personalità del singolo) e non con gli articoli 29 e seguenti, che si riferiscono alla famiglia fondata sul matrimonio. Peccato che proprio questa sia invece una delle questioni più discusse del ddl Cirinnà, su cui il Senato dovrà decidere.
Ma Grasso è andato anche oltre perché ha affermato che le formazioni sociali definite dall'articolo 2 della Costituzione, includono le «famiglie non fondate sul matrimonio». Il che ha dell'incredibile perché in effetti la Costituzione italiana riconosce una sola famiglia, quella «società naturale fondata sul matrimonio». Le convivenze non sono neanche prese in considerazione dalla Costituzione, figurarsi se possono essere definite famiglia. Ma per il presidente del Senato – che è pure un ex magistrato – queste evidentemente sono sottigliezze.
Del resto, campione di questa lettura della Costituzione «al passo con i tempi» è proprio la Corte Costituzionale che, oltre ad aver sancito un inesistente "diritto al figlio" (nel 2014), è anche responsabile (nel 2010) di avere indicato nell'articolo 2 la chiave per legalizzare le convivenze. Come abbiamo più volte spiegato, in realtà i padri costituenti non avevano affatto in testa qualcosa come le convivenze, scrivendo l'articolo 2. Chi presentò la relazione esplicativa affermò chiaramente che per formazioni sociali vanno intese le "comunità naturali". Per cui, disse all'Assemblea Costituente Giorgio La Pira, «I diritti essenziali della persona umana non sono rispettati – e lo Stato perciò non attua i fini pei quali è stato costruito – se non sono rispettati i diritti della comunità familiare, della comunità religiosa, della comunità di lavoro, della comunità locale, della comunità nazionale». È perciò la famiglia la prima comunità naturale tutelata dall'articolo 2 della Costituzione, che va letto dunque come premessa – e non come aggiunta - all'articolo 29 che più specificamente si riferisce alla famiglia come «società naturale fondata sul matrimonio».
Questo veloce ripasso, a cui andrebbero aggiunte tante sentenze dei tribunali italiani, ci dice però che quando si tratta di vita e famiglia ci si scontra con un "potere superiore" più che mai determinato a distruggerle, sovvertendo anche la Costituzione e ovviamente infischiandosene del popolo, pure quando scende in piazza massicciamente. Del resto lo abbiamo già scritto: il popolo del Circo Massimo ha contro tutti i poteri: politico, economico e anche quello ecclesiastico.
Data questa determinazione nel perseguire il "male comune" e considerati i numeri in Parlamento, si può tranquillamente affermare che allo stato attuale solo un miracolo potrà impedire che il ddl Cirinnà diventi legge (con o senza adozione del figliastro). Ed è appunto per un miracolo che continuiamo a lavorare e pregare.

 
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/02/2016