« Torna alla edizione


LA FAMIGLIA PROTEGGE LE DONNE
E' falso affermare che ci sarebbe più violenza contro le donne all'interno della famiglia; è vero il contrario
di Giuliano Guzzo

Se c'è un tormentone che, oramai da anni, viene ripetuto ossessivamente e che, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre scorso, è guarda caso tornato di attualità, è quello secondo cui la maggior parte delle violenze contro le donne avverrebbe «in famiglia», dove il marito-padre-padrone, confidando nel silenzio della consorte, si sentirebbe libero di scatenarsi in atti di violenza agendo di conseguenza.
E' una tesi che si è liberi di sostenere, naturalmente: a patto, però, che non si abbia il desiderio di tentare di dimostrarla. In quel caso infatti il rischio, anzi la certezza è di essere smentiti da studi e ricerche internazionali che, quasi senza eccezioni, da decenni indicano per esempio la convivenza extramatrimoniale, più che la condizione coniugale, come l'ambito di coppia nel quale si registrano i più elevati tassi di violenza domestica (BMC Public Health, 2011; Intimate Violence in Families, 1997; Journal of Marriage and Family, 1991, Interpersonal Violence among Married and Cohabiting Couples, 1981).
In letteratura vi sono persino evidenze secondo le quali le donne divorziate, separate o nubili, in media, risulterebbero vittime di violenza addirittura quattro volte di più di quelle sposate (Heritage Foundation Backgrounder, 2002; Sex, Power, Conflict, Oxford University Press, 1996). Esagerazioni, si obietterà.
Peccato che anche l'Istat – fra l'altro in un report diffuso nel giugno di quest'anno, e che su questo punto non ha avuto la visibilità che avrebbe meritato – sia pervenuto a conclusioni analoghe: considerando le donne dai 16 ai 70 anni rimaste vittime, gli ultimi cinque anni, di violenza fisica o sessuale da un uomo nel 2006 si è infatti registrata come categoria più esposta quella delle nubili, quindi le separate o divorziate e solo dopo le donne coniugate; la stessa rilevazione, per l'anno 2014, ha visto donne coniugate come percentualmente le meno esposte al rischio di subire violenza (6,5%), superate solo dalle vedove (4,0%), verosimilmente perché donne più avanti con l'età e che escono pure meno frequentemente di casa. Spiegano i ricercatori: «Sono le donne più giovani (fino a 34 anni), le nubili, le separate o divorziate, le studentesse le donne più a rischio di violenza fisica o sessuale», specificando la «maggiore esposizione al rischio delle donne separate e divorziate sia per le violenze da ex partner, sia da uomini non partner. Queste donne sono più a rischio di subire tutti i tipi di violenze, sia quelle fisiche da parte degli ex, sia quelle sessuali da parte di altri uomini».
Dunque l'idea che «la maggior parte delle violenze» avvenga in famiglia è semplicemente falsa e plausibile solo in termini assoluti per l'ovvio fatto che i nuclei familiari intatti, rispetto alle convivenze o ad altre situazioni, sono numericamente la maggioranza. Si può tuttavia affermare, senza timore di essere smentiti, che per una donna la vituperata famiglia non costituisca pericolo alcuno. Tutt'altro.

 
Fonte: Uccr online, 10/12/2015