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Mika Gissler dell'Istituto nazionale per la salute e il benessere finlandese, è stato l'autore principale di uno studio del 1997 che ha rilevato che il tasso di suicidi tra le donne che hanno avuto aborti è di tre volte superiore rispetto alla donne che non hanno abortito, e sei volte superiore rispetto alle donne che hanno partorito. Da allora sono state attuate delle linee guida di assistenza psicologica post aborto, ma la auspicata riduzione del tasso dei suicidi non c'è stata: le donne che hanno avuto di recente un aborto volontario, hanno ancora un rischio di suicidio doppio rispetto a quelle che non l'hanno avuto.
In Australia, nel Queensland, il rapporto dell'ente governativo per la cura materna e perinatale del 2013 ha osservato che il suicidio è la principale causa di morte nelle donne dopo l'interruzione della gravidanza e auspica che si realizzi un adeguato follow-up delle donne che abortiscono, anche per prevenire problemi di salute mentale. Il presidente dell'ente citato, il professor Michael Humphrey, ha detto che l'incidenza del suicidio post aborto è spaventosa, e si riscontra non solo in Australia, ma anche in Nuova Zelanda e nel Regno Unito.
I dati dello studio finlandese sono confermati da ricerche condotte negli Stati Uniti e in Danimarca.
Infine, nonostante che gli abortisti continuino a sostenere che l'aborto serve per la salute mentale delle donne non pronte alla gravidanza, uno studio del 2011, pubblicato sul British Journal of Psychiatry ha rilevato che il 10 per cento dei problemi di salute mentale tra le donne, tra cui il 35 per cento dei comportamenti suicidari, può essere attribuibile all'aborto. Questi risultati sono stati tratti dalla ricerca incrociata su tutti gli studi pubblicati tra il 1995 e il 2009, su un campione di 877.181 donne provenienti da sei paesi: le donne che hanno abortito hanno l' 81 % più probabilità di avere problemi di salute mentale rispetto alle donne che non hanno abortito, e il 55% di probabilità in più di avere problemi di salute mentale rispetto alle donne che hanno partorito dopo una gravidanza non programmata o indesiderata.
Inoltre, una meta-analisi che combina i risultati di otto studi condotti su donne che hanno sperimentato gravidanze indesiderate, pubblicata nel 2013, ha concluso che "non ci sono prove a disposizione per suggerire che l'aborto ha effetti terapeutici e che riduce i rischi per la salute mentale di donne che devono affrontare gravidanze indesiderate".
L'autore principale, il professor David Fergusson, che si definisce ateo e pro-choice, nel 2008 aveva pubblicato uno studio che aveva portato a conclusioni analoghe.
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