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I sostenitori dell'aborto possono soltanto essere favorevoli a leggi che permettano l'aborto completamente libero, cioè fino al momento del parto, altrimenti dovrebbero dimostrare l'istante in cui, durante il suo sviluppo intrauterino, l'embrione/feto umano diventa una "persona umana", dunque titolare dei diritti come quello alla vita. Se invece si sostiene che il feto umano non sia una persona e non si riesce a dimostrare "quando" diventi persona, allora risulta insensata ogni legge che limiti la possibilità di interrompere la gravidanza in un certo periodo di tempo. Perché mai, infatti, questo limite?
La legge italiana, come quella degli altri Paesi europei e non, è basata infatti su una clamorosa contraddizione: fino alla 24° settimana dal concepimento permette l'interruzione di gravidanza, oltre tale momento impone alla donna di portarla a termine. Tuttavia non dimostra affatto perché dopo 90 giorni l'embrione privo di diritti debba acquisire magicamente il diritto alla vita, dunque "diventando" persona. A 23 settimane e 6 giorni non è persona, poi dopo poche ore lo diventa. Curioso, no?
Allo stesso modo si contraddice, lo abbiamo visto più volte, chi è contro l'aborto ma favorevole alla legalizzazione. Perché essere contro l'aborto? L'unico motivo è perché quello ucciso è un bambino non ancora nato, non avrebbe senso altrimenti essere contrari all'aborto di un grumo di cellule. Contrari all'omicidio, dunque, ma favorevoli alla sua legalizzazione?
Ma la posizione abortista ha mostrato tutta la sua inconsistenza pochi giorni fa in Inghilterra, dove la Corte d'Appello non ha ritenuto colpevole una donna che durante la gravidanza beveva otto lattine di birra e mezza bottiglia di vodka al giorno. In conseguenza di questo, la bimba che portava in grembo è nata deforme e cerebrolesa e tuttora, a sette anni dalla nascita, presenta un ritardo nella crescita, problemi comportamentali e di memoria. La bimba, prima di nascere, era affetta da "sindrome alcolica fetale" a causa dei comportamenti della madre, ma secondo i giudici nessuno le deve chiedere scusa perché un crimine è tale solo se commesso contro una persona umana. E lei non lo era, allora. Perfino "Il Fatto Quotidiano", portavoce italiano della "cultura dello scarto", si è accorto che qualcosa non torna in tale sentenza e ha commentato: «Da oggi quindi le donne britanniche sono più libere di fare quello che vogliono durante la gravidanza, il loro status legale non è stato compromesso. Rimane da capire che cosa pensino di esse, o che cosa penseranno in futuro, tutti quei bambini (si stima oltre 200) che ogni anno nel regno di sua maestà nascono con disturbi da sindrome alcolica fetale». Le femministe hanno invece esultato: l'importante è che la donna faccia tutto quello che vuole, pazienza se le sue azioni abbiano conseguenze gravi su altri esseri umani.
Tutto il dolore che la piccola ha subito, subisce e continuerà a subire nel corso della sua vita è la diretta conseguenza del danno che le è stato inflitto quando era nel grembo di sua madre, ma per il tribunale e le femministe non c'è alcun danno e non c'è alcun colpevole perché lei, prima, non era una persona umana. Toccherà alla Corte Suprema pronunciarsi in modo definitivo, tuttavia confermerà quasi sicuramente la decisione contraddittoria -perché non dimostra quanto afferma, ovvero che il feto non è una persona e che diventerà tale non si sa bene quando-, perché ribaltare il giudizio significherebbe ammettere quel che afferma la scienza embriologica, ovvero che «Lo sviluppo umano inizia al momento della fecondazione, cioè il processo durante il quale il gamete maschile o spermatozoo si unisce ad un gamete femminile (ovulo) per formare una singola cellula chiamata zigote. Questa cellula totipotente altamente specializzata segna il nostro inizio come individuo unico […]. Un zigote è l'inizio di un nuovo essere umano (cioè, l'embrione)» (K.L. Moore, "The Developing Human: Clinically Oriented Embryology", Saunders 2003, p. 16). L'essere umano è tale fin dal concepimento e da lì in poi si assiste ad uno sviluppo omogeneo e continuo che lo porterà, dopo diversi anni, all'età adulta, alla vecchiaia e alla morte.
Perché dunque chiunque sostenga l'aborto cade in contraddizione? Perché è impossibile evitarla quando si vuole legalizzare l'omicidio, legittimandolo soltanto per alcune persone. L'omicidio è protetto in Italia dalla legge 194/78, come ha affermato Papa Francesco parlando di tali leggi e di quelle che permettono la pena di morte: «Voi pensate che oggi non si fanno sacrifici umani? Se ne fanno tanti, tanti. E ci sono delle leggi che li proteggono». E ancora: «E' un problema scientifico, perché lì c'è una vita umana e non è lecito fare fuori una vita umana per risolvere un problema. Nel pensiero antico e nel pensiero moderno, la parola uccidere significa lo stesso».
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