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FECONDAZIONE ARTIFICIALE? NO, GRAZIE!
L'ultima conferenza di Scienza & Vita di Siena ha visto Tommaso Scandroglio analizzare i giusti limiti della scienza e della medicina
di Vanessa Gruosso

Nella conferenza organizzata da Scienza & Vita il 21 novembre, a cui sono accorse un centinaio di persone, si è affrontato un tema assai dibattuto ed estremamente attuale: la fecondazione artificiale.
Nel presentare la conferenza Angela Petraglia, vicepresidente di Scienza & Vita ha ricordato il Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri 2376-2378 nei quali si dichiara "moralmente inaccettabile" la fecondazione artificiale sia nella forma omologa (praticata in seno alla coppia) che in quella eterologa (nella quale interviene un soggetto terzo rispetto alla coppia con dono di sperma o di ovocita o prestito dell'utero).
Sia la fecondazione artificiale omologa che eterologa, prosegue il Catechismo, "dissociano l'atto sessuale dall'atto procreatore. L'atto che fonda l'esistenza del figlio non è più un atto con il quale due persone si donano l'una all'altra, bensì un atto che affida la vita e l'identità dell'embrione al potere dei medici e dei biologi e instaura un dominio della tecnica sull'origine e sul destino della persona umana. (...) Il figlio non è qualcosa di dovuto, ma un dono. Il dono più grande del matrimonio: è una persona umana. Il figlio non può essere considerato come oggetto di proprietà: a ciò condurrebbe il riconoscimento di un preteso diritto al figlio. In questo campo, soltanto il figlio ha veri diritti: quello di essere il frutto dell'atto specifico dell'amore coniugale dei suoi genitori e anche il diritto a essere rispettato come persona dal momento del suo concepimento."
Anche Papa Francesco ha condannato aborto, eutanasia e fecondazione artificiale. All’Associazione Medici Cattolici Italiani, ricevuta la settimana scorsa in Aula Paolo VI, ha detto: "Il pensiero dominante propone a volte una falsa compassione: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica produrre un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono". Paolo Delprato, presidente di Scienza & Vita, ha commentato queste parole del Papa dicendo che queste riflessioni non sono filosofiche e religiose, ma accessibili alla retta ragione che utilizza la scienza in maniera rispettosa della dignità di ogni uomo, anche se piccolissimo o anziano.
A questo punto è iniziato l'intervento di Tommaso Scandroglio, docente di etica e bioetica all’Università Europea di Roma, membro dei Giuristi per la Vita, giornalista per l’inserto di bioetica "È Vita" di Avvenire.
Scandroglio ha esordito ricordando la recente abrogazione del divieto di fecondazione eterologa, presente nella legge 40, da parte della Corte Costituzionale, contraddicendo la volontà popolare che aveva invece confermato questo divieto con il referendum del 2005.
La Consulta, non considerando i diritti del bambino, ha ritenuto prevalente il diritto dei genitori di avere il figlio. Infatti, secondo la Corte, il primo buon motivo per permettere l'eterologa è l'autodeterminazione dei genitori, un diritto secondo lei assoluto, per raggiungere il quale lo Stato dovrebbe fornire tutti gli strumenti necessari. Tale diritto viene inteso secondo la definizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che definisce la salute come un perfetto benessere psico-fisico della persona. Ma viene da chiederci, ha incalzato Scandroglio: in quanti momenti della vita non raggiungiamo questo fantomatico e irraggiungibile perfetto benessere psicofisico? Eppure non ci sono leggi ad hoc per tutti questi momenti.
Una seconda ragione per consentire l'eterologa è quella secondo cui il divieto sarebbe discriminatorio; infatti, poiché le persone più abbienti avrebbero comunque potuto praticare l'eterologa all'estero, allora tanto vale, spiega la Corte, renderla lecita anche in Italia. Sarebbe come dire che, siccome all'estero è legale la marjuana, sarebbe meglio legalizzarla anche in Italia. Ma il legislatore non dovrebbe mai tener conto della diffusione di un comportamento per decidere se legalizzarlo, solo del giudizio di valore. Anche gli omicidi sono molto diffusi, ma non per questo vengono depenalizzati.
Nella seconda parte della sua esposizione, Scandroglio ha poi continuato illustrando i problemi di tipo bioetico che riguardano entrambi i tipi di fecondazione artificiale. Pur essendo decisamente peggiore la fecondazione eterologa, anche quella omologa infatti reca in sé molti problemi di tipo morale. Entrambe, infatti, cancellano l'atto sessuale, atto d'amore fra gli sposi dal quale si forma una nuova vita. Tale atto d'amore viene sostituito dai medici che creano la vita in provetta. Così il concepimento non avviene più all'interno del corpo della mamma ma in un laboratorio. Ciò svilisce altamente la dignità che ognuno di noi ha in quanto persona e la preziosità della vita. Sarebbe come appendere un quadro di Van Gogh in una stalla: la sua preziosità intrinseca resta, ma il luogo non è degno di tale preziosità; allo stesso modo, un bambino concepito in provetta, possiede questa altissima dignità in quanto persona, ma il luogo del concepimento non è degno di questo suo valore.
Entrambe, inoltre, presentano una mortalità molto elevata degli embrioni impiantati: su 100 coppie che praticano la fecondazione, meno del 15% riesce a stringere un bimbo in braccio. Nessun farmaco sarebbe commercializzato con questa scarsa probabilità di successo. Nel 2012, sono stati prodotti in laboratorio 114.000 embrioni. Di questi, solo 12.100 hanno visto la luce. 98.000 sono morti e 19.000 sono crioconservati in azoto liquido a -196°. Una volta scongelati, solo 1 su 14 sopravvive. I genitori e i tecnici, per giustificarsi, potrebbero obiettare che non vogliono la morte di tutti questi embrioni, ma ciò accade indirettamente. Non è una buona giustificazione, perché le loro azioni presentano un dolo eventuale, esattamente come chi va a 100 chilometri all'ora in un centro abitato e investe una persona: egli sa che quasi certamente ucciderà qualcuno, ma ciononostante accetta il rischio.
Infine, nei bambini concepiti in provetta l'incidenza delle malattie genetiche è maggiore, venendo a mancare quella selezione naturale attraverso cui, nel rapporto sessuale, fra 300 milioni di spermatozoi solo uno, il migliore, feconda l'ovulo. Il tecnico di laboratorio, invece, sceglie uno spermatozoo all'interno di un campione molto più piccolo e senza la selezione che avviene nel corpo della donna e lo impianta in un ovocita anch'esso di scarsa qualità, perché la stimolazione ovarica, cui viene sottoposta la donna, le fa produrre sì molti ovociti, ma non ottimi come accadrebbe rispettando i ritmi della natura.
Oltre a questi problemi che sono comuni sia alla fecondazione artificiale omologa che eterologa, per quest'ultima si hanno anche ulteriori problemi.
La mercificazione della vita umana, innanzitutto, è fortemente incentivata. Negli USA, molte studentesse vendono i propri ovociti per mantenersi gli studi, Da notare che i donatori (in realtà sono venditori) di sperma guadagnano alcune centinaia di dollari, una ragazza che dona (in realtà vende) ovociti ne guadagna alcune migliaia.
Inoltre si crea il problema dell'incesto, cioè di unione tra fratelli inconsapevoli di essere tali. Infatti è ovvio che molto verosimilmente il donatore e poi le persone che accederanno alla fecondazione, lo faranno entrambe nel luogo di residenza o comunque in quello più vicino. Sempre negli USA è già stato riscontrato tale problema, in quanto è stato registrato che alcuni donatori maschi avevano figli sparsi in un raggio d'azione molto breve. Se si pensa poi, che un uomo può donare il proprio sperma fino a 10 volte, che possono diventare 20, se tutte le famiglie richiedenti desiderassero dare a proprio figlio anche un fratellino proveniente dallo stesso donatore, tale rischio diventa una realtà ancora più vicina.
In ultima analisi, ha concluso il relatore, l'eterologa crea dei nuovi orfani, rendendosi responsabile proprio di quei danni che invece la pratica dell'adozione tenta di riparare. Infatti, l'adozione, spesso paragonata alla fecondazione eterologa, per il fatto che anche i bimbi adottati non conoscono i propri genitori biologici, è un atto di carità, perché cerca di aiutare bimbi che sono orfani per cause di forza maggiore di cui i genitori adottanti non sono responsabili. Essi, anzi, si prestano a supplire ad una mancanza preesistente. La pratica dell'eterologa invece, non solo calpesta il diritto del bambino di sapere da dove proviene, ma lo espone a problemi di tipo psicologico, perché una volta cresciuto potrebbe rinfacciare alla mamma e al papà non biologici di averlo volutamente strappato dai genitori biologici e di aver giocato con lui alla roulette russa, essendo scampato per fortuna alla selezione del tecnico. Senza dimenticare che molti suoi fratelli sono morti a causa della tecnica usata.
In conclusione questa conferenza ha fatto capire bene che con la fecondazione artificiale i rischi sono veramente grandi e disumanizzanti.
Il prossimo appuntamento a Siena con la bioetica sarà il 6 febbraio in occasione della Giornata per la Vita, per una conferenza di Renzo Puccetti, presidente di Scienza & Vita Pisa-Livorno, dal titolo "Pillole che uccidono".

 
Fonte: Toscana Oggi, 30 novembre 2014