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Un'epidemia di sterilità percorre il mondo industrializzato. Il quotidiano Bloomberg news in settembre traccia il calo demografico Usa, descrivendo un'ipotetica 25enne felice di aver fatto crescere per un anno un bonsai, ma non ancora pronta per avere un cagnolino e «men che meno un bambino»; il Telegraph lamenta che anche gli immigrati, che finora avevano sostenuto il tasso di fertilità inglese, stanno accodandosi alla media di figli/donna dei britannici; e secondo un rapporto presentato al Parlamento locale, la Corea del Sud va verso l'estinzione nei prossimi decenni, con un tasso di 1,19 figli per donna. Anche in Italia vediamo il minimo storico: 1,29 figli/ donna secondo l'Istat, complice certo la crisi economica, ma anche una riduzione patologica di fertilità. Già, perché anche chi vuole avere un figlio oggi vi riesce con molta più difficoltà di anni addietro. La rivista Environmental international di questo mese riporta un ampio studio in cui mostra il legame tra inquinamento ambientale, traffico, e infertilità; e in maggio su Fertility and sterility un importante studio riportava che la presenza di plastiche nell'organismo nei maschi porta un calo del 20% in fertilità. Per non parlare del tasso di infertilità che cala con l'aumentare dell'età materna (per moda o per esigenze di lavoro ormai sempre più avanzata): nelle ventenni la possibilità di concepire durante un ciclo mestruale è 1 su quattro, ma cala a 1 su 5 a 30 anni per crollare a 1 su 20 dopo i 40 (dati American Society of Reproductive Medicine e ministero della Sanità canadese).
Crollano le percentuali di chi riesce a mettere al mondo un bebè, ma invece di ricercare le cause si continua a ignorare l'avanzare di un mondo inquinato e vecchio. E il ricorso alla provetta è frutto dell'illusione che «la medicina può tutto»
Il Daily Mail riporta che una coppia su sei in Inghilterra ha difficoltà a concepire.
Insomma, la società del benessere è malata di sterilità, ma invece di puntare il dito su chi non ha fatto prevenzione – e i rischi sono sotto gli occhi di tutti, basti pensare al diffondersi di pesticidi, di plastiche, di solventi, di lavori stressanti, di gravidanze procrastinate – si dà la caccia a chi vuole discutere sulle glorificazioni acritiche delle tecniche di laboratorio per concepire. Così non va: la sterilità è in crescita.
Cresce per motivi sociali o ambientali: perché si fanno figli quando inizia a diventare difficile concepire, o perché l'inquinamento genera nell'ambiente sostanze che entrano nell'organismo con una struttura simile a quella dei nostri ormoni, tanto che alla fine l'organismo gli ormoni finisce per produrli di meno con varie conseguenze, tra cui l'infertilità. E in questo clima epidemico, di coppie che arrivano alla disperazione perché non riescono a fare figli, tutto quello che vediamo pubblicizzato a gran voce sui giornali sono i mille modi di fecondazione che sono però una corsa ai ripari quando l'epidemia è già scoppiata. Ma non si parla di prevenzione. È un po' come se si volesse combattere la malaria distribuendo un po' di chinino invece di bonificare le paludi. È un modo di agire che guarda solo a correggere alcune conseguenze invece che le cause.
L'impressione è che si è più attenti a dare spazio ai cosiddetti «nuovi diritti riproduttivi» – molto di moda – piuttosto che a una seria lotta all'infertilità.
Addirittura l'eccesso nel decantare la Fiv può essere un ulteriore problema, inducendo a procrastinare la gravidanza, nell'illusione che «tanto la medicina può tutto»; tanto che la rivista Plos One recentemente pubblicava uno studio tedesco in cui si mostrava che la popolazione sottostimava il rischio che l'avanzare dell'età porta alla fertilità, e sovrastimava molto le possibilità di successo della fecondazione in vitro. Senza ricordare che anche la Fiv dopo una certa età – o in presenza di certi fattori inquinanti – ha basse possibilità. Forse tanto chiacchierare sul diritto alla Fiv è un'arma inconscia di distrazione di massa per non guardare in faccia il progressivo ammalarsi di un mondo inquinato e invecchiato, di cui la sterilità è solo un sintomo e ai cui rimedi non vuole metter mano.
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