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Si chiama paralogismo, e ai bei tempi in cui si studiava ancora la filosofia - che non si riduce alla storia della filosofia - lo si presentava agli studenti come modello della deduzione sbagliata, in latino «non sequitur», cioè una conseguenza che non segue logicamente dalla premessa. «Mia nonna ha sposato mio nonno, mio nonno è un maschio, dunque mia nonna è un maschio». Il paralogismo è finito in prima pagina a proposito delle dichiarazioni del segretario della Conferenza Episcopale Italiana mons. Nunzio Galantino il quale ha criticato chi protesta contro l’aborto fuori degli ospedali. «Mons. Galantino sembra aprire all’aborto, il Papa ha nominato mons. Galantino, dunque il Papa apre all’aborto». È la stessa logica per cui la nonna diventa un maschio, ma non l’abbiamo sentita solo su «Radio Radicale»: chi osanna il Papa in modo manipolatorio, o chi non perde occasione per parlarne male, continua a riproporci lo stesso ragionamento.
La vicenda - mi permetto di scriverlo - mi ha ricordato il ruolo indispensabile che svolge La nuova Bussola quotidiana quando tutti i giorni, metodicamente, spiega ai lettori che cosa ha veramente detto il Papa. Non, come scrive qualcuno, «arrampicandosi sugli specchi» ma semplicemente aprendo e chiudendo, con pazienza, le virgolette per far conoscere le parole esatte del Papa e non le loro più o meno maliziose interpretazioni.
Che cosa insegna Papa Francesco sull’aborto non è oggetto di illazioni, né abbiamo bisogno di chiederlo a mons. Galantino. L’espressione coniata da San Giovanni Paolo II (1920-2005) e ripresa da Benedetto XVI per opporsi all’aborto e all’eutanasia - la vita si difende «dal concepimento alla morte naturale», oppure la sua difesa è fasulla - torna costantemente nel Magistero di Papa Francesco.
Ne cito solo alcuni esempi. Nel Regina Coeli del 12 maggio 2013 , salutando i partecipanti alla Marcia per la Vita e alla raccolta di firme «Uno di noi», il Papa ha sottolineato «il tema così importante del rispetto per la vita umana sin dal momento del suo concepimento» e il dovere per gli Stati di «garantire protezione giuridica all’embrione, tutelando ogni essere umano sin dal primo istante della sua esistenza».
Il 15 maggio 2013, nell’udienza generale, il Pontefice ha voluto ricordare «a tutti la necessità di promuovere e difendere la vita umana dal concepimento al suo naturale declino». Il 19 agosto 2013 Papa Francesco ha scritto ai partecipanti al Meeting di Rimini, auspicando che i loro lavori dessero spazio «all’unicità e preziosità di ogni esistenza umana dal concepimento fino al termine naturale». Il 20 settembre 2013, parlando alla Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici, il Papa ha affermato: «Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente ad essere abortito, ha il volto di Gesù Cristo, ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato ha sperimentato il rifiuto del mondo». «La nostra risposta a questa mentalità è un “sì” deciso e senza tentennamenti alla vita. Il primo diritto di una persona umana è la sua vita. Essa ha altri beni e alcuni di essi sono più preziosi; ma è quello il bene fondamentale, condizione per tutti gli altri (Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione sull’aborto procurato, 18 novembre 1974, 11). Le cose hanno un prezzo e sono vendibili, ma le persone hanno una dignità, valgono più delle cose e non hanno prezzo. Tante volte, ci troviamo in situazioni dove vediamo che quello che costa di meno è la vita».
Il 24 marzo 2014, rivolgendosi alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, il Papa ha ripetuto che «nella custodia e nella promozione della vita, in qualunque stadio e condizione si trovi, possiamo riconoscere la dignità e il valore di ogni singolo essere umano, dal concepimento fino alla morte». L’11 aprile 2014, incontrando il Movimento per la Vita, Papa Francesco ha voluto «ribadire la più ferma opposizione ad ogni diretto attentato alla vita, specialmente innocente e indifesa, e il nascituro nel seno materno è l’innocente per antonomasia. Ricordiamo le parole del Concilio Vaticano II: “La vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; l’aborto e l’infanticidio sono delitti abominevoli”». Il giorno successivo, il 12 aprile 2014, agli specialisti di chirurgia oncologica il Pontefice ha detto che «la condivisione fraterna con i malati ci apre alla vera bellezza della vita umana, che comprende anche la sua fragilità, così che possiamo riconoscere la dignità e il valore di ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi, dal concepimento fino alla morte». L’8 maggio 2014, ai dirigenti - in gran parte abortisti - delle Nazioni Unite Francesco ha ricordato che «proteggere la vita dal suo concepimento alla sua fine naturale» è un imperativo che «deve essere sempre al di sopra dei sistemi e delle teorie economiche e sociali».
Va aggiunto il riferimento - implicito ma terribile - all’aborto nella predica del 18 novembre 2013 dedicata al romanzo «Il padrone del mondo» di Robert Hugh Benson (1871-1914) e ai «sacrifici umani» imposti dalla dittatura del «pensiero unico» nei tempi ultimi. «Ma voi - ha chiesto il Papa - pensate che oggi non si facciano, i sacrifici umani? Se ne fanno tanti, tanti! E ci sono delle leggi che li proteggono».
Concludo con il documento più importante, la carta programmatica del pontificato: l’esortazione apostolica Evangelii gaudium. Un documento lodato da tanti per la sua attenzione agli «ultimi». Gli «ultimi»: certo. Ma, spiega l’esortazione apostolica, quando si parla di deboli e di ultimi, non di deve poi mai dimenticare che tra loro «ci sono anche i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo». Spesso si cerca di «ridicolizzare allegramente la difesa che la Chiesa fa delle vite dei nascituri». Ma la violazione del diritto alla vita, con la moltiplicazione del numero degli aborti, «grida vendetta al cospetto di Dio e si configura come offesa al Creatore dell’uomo». Sbaglia di grosso, precisa Papa Francesco, chi si aspetta «che la Chiesa cambi la sua posizione su questa questione. Voglio essere del tutto onesto al riguardo. Questo non è un argomento soggetto a presunte riforme o a “modernizzazioni”. Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana».
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