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Molto di nuovo sul fronte orientale. Il settimanale diocesano di Trieste Vita Nuova è impegnato a contrastare l’offensiva a tenaglia di Comune di Trieste e Regione Friuli Venezia Giulia. Sul numero di oggi venerdì 28 marzo, il Vescovo Giampaolo Crepaldi scrive una lettera al direttore del settimanale per partecipare «gratitudine e per incoraggiare a proseguire su questa strada perché le sfide, che in molti campi si profilano, sono assai impegnative».
Si parlava di manovra a tenaglia. La giunta comunale ha approvato una delibera per la costituzione del deposito delle DAT (Dichiarazioni anticipate di trattamento). Subito dopo, la Presidente della Regione Debora Serracchiani annuncia una prossima legge sul fine vita. Gioco di sponda a cui si è opposto fin da subito Vita Nuova sostenendo, a chi diceva che tra la delibera sulle DAT e l’eutanasia non c’era nessuna relazione, che quanto deliberato dal comune sarebbe stato usato in seguito come punto di appoggio per qualcosa di altro e di peggio. Ed infatti la Serracchiani si fa forte di 34 comuni, tra cui quello di Trieste, che hanno già approvato il registro DAT. A fugare ogni ombra di dubbio sull’esito eutanasico della vicenda, la Presidente afferma di aver recepito e di volere trasformare in legge la mozione dell’associazione “per Eluana” di Beppino Englaro. Perché? Perché avrebbe raccolto cinquemila firme. Cosa sono cinquemila firme su una popolazione regionale di 1 milione e 325 mila abitanti? E cosa sono 34 comuni? Non raggiungono nemmeno i 40 per cento della popolazione residente. Però per la Presidente la cosa avrebbe una base democratica e sarebbe “richiesta dai cittadini”.
Lo stesso concetto avevano detto e scritto il Sindaco di Trieste Roberto Cosolini e la vicesindaco Fabiana Martini, autrice della proposta di delibera in Giunta. Ma chi sono questi cittadini che avrebbero richiesto il deposito delle DAT e una legge regionale sul fine vita? E quanti sono? Sono per caso quelli che hanno firmato la proposta di legge sull’eutanasia dei Radicali, tra i quali, guarda caso, anche il sindaco Cosolini? Vita Nuova aveva chiesto che si discutesse della questione nella società civile con la partecipazione delle famiglie culturali della composita realtà triestina, tra le quali occupa il proprio posto anche la Chiesa cattolica. Se ne è discusso invece solo in giunta e nei consigli circoscrizionali, ossia nei luoghi ove comandano i partiti e vigono i criteri politici ed infatti sono tanti i consiglieri comunali, anche dichiaratamente cattolici, che tacciono sulla vicenda per ossequio ai criteri politici di partito.
Vita Nuova ha continuato per settimane a fornire approfondimenti ed argomenti. Non ha adoperato frasi fatte o slogan, ma ragionamenti bioetici, giuridici, amministrativi e … di buon senso. Il Sindaco ha accusato il giornale di non rispettare la laicità delle istituzioni. Ma, richiesto di specificare cosa intendesse per laicità delle istituzioni, non ha risposto. Ha denunciato i “rozzi attacchi” contro di lui, ma tra gli argomenti forniti da Vita Nuova e quelli dei politici della maggioranza in comune si è evidenziato un abisso. Il Sindaco ha anche detto che il direttore di Vita Nuova non rappresenta i fedeli e si è detto speranzoso che il Vescovo la pensi diversamente. Ma oggi, come già ricordato, Vita Nuova pubblica la lettera del Vescovo al direttore: «Ho apprezzato il modo serio e chiaro con cui Vita Nuova ha affrontato a più riprese l’argomento, fornendo ai suoi lettori su questa delicata questione illuminanti approfondimenti bioetici, giuridici, amministrativi. Il tutto è stato svolto con opportuno e doveroso riferimento al Magistero della Chiesa in materia. Ciò non ha impedito a Vita Nuova di usare un tono propriamente giornalistico, anche se sempre rispettoso del confronto democratico, come si addice ad un Settimanale». Con buona pace del Sindaco, e non solo di lui.
Nel frattempo si è aperto un nuovo fronte. Due conviventi gay hanno ottenuto dalla regione il riconoscimento del contributo pubblico per l’acquisto della prima casa. L’intervento della Regione, a fronte di un ricorso degli interessati, ha annullato la decisione della banca Mediocredito Fvg che in precedenza aveva negato tale contributo, previsto solo per le coppie sposate. Nuovo fronte di impegno per Vita Nuova, che sta sostenendo l’ingiustizia del provvedimento che toglie soldi alle famiglie per darli ai conviventi gay, che adopera i soldi del contribuente per fini impropri forzandolo in futuro all’obiezione di coscienza fiscale e, soprattutto, che equipara a livello amministrativo la convivenza omo alla famiglia.
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