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BASTA ABORTI: IL DOTTOR ORIENTE OSPITE A SIENA
Ha dichiarato: ''Con queste mie mani uccidevo i bambini degli altri, poi mi sono accorto che è un abominio e ho detto: basta''
di Vanessa Gruosso

Una testimonianza toccante quella del dottor Antonio Oriente, Direttore del reparto materno infantile dell'Ospedale di Messina e Vice Presidente dell'Associazione Ginecologi Ostetrici Cattolici, invitato a parlare giovedì 4 dicembre a Siena da Scienza & Vita e dal CAV.
Erika Bettarini, presidente del CAV, ha parlato delle importanti attività del Centro di Aiuto alla Vita di Siena che sta cercando di radicarsi sempre più nel territorio. L'ingresso di alcuni giovani nuovi volontari ha permesso di migliorare il servizio in favore delle donne che durante la gravidanza abbiano problemi di coscienza o economici. Dopo il saluto di Paolo Delprato, presidente di Scienza & Vita, è stata la volta dell'attesissimo intervento del dottor Antonio Oriente che è venuto dalla Sicilia apposta per questo incontro senese.
Da medico abortista a coraggioso evangelizzatore per la vita, egli ha da poco avuto il privilegio e la grazia di poter parlare con il Santo Padre, consegnandogli i ferri chirurgici con i quali procurava gli aborti, e ricevendo in cambio, oltre alla benedizione e all'imposizione delle mani, il mandato a diffondere la cultura della vita, anche in paesi più lontani, come il Perù e l'Argentina, verso cui partirà a breve. Egli raccontando dell'incontro con il Santo Padre dice: "E' stato un vero e proprio miracolo, perché io non dovevo neppure esserci a quell'incontro, che Papa Francesco tenne nella Sala Clementina con i Ginecologi Ostetrici Cattolici". Egli ha raccontato che sia lui, sia il presidente dell'associazione, Pino Noia, avevano il suocero gravemente ammalato e non sapevano come fare a prenotare un appuntamento così importante; però era importante esserci e Noia riuscì ad ottenere due pass per parlare con il Papa. La persona incaricata di comunicare i due nomi agli uomini della sicurezza però, con un colpo di mano, sostituì il nome di Oriente con il proprio. Oriente ormai aveva già prenotato il volo e fu combattuto fino all'ultimo se recarsi o meno a Roma, pur sapendo che poteva assistere alla relazione del Papa, ma non avvicinarsi a lui e consegnargli i ferri chirurgici, come desiderava. All'una di notte si alzò come un sonnambulo, qualcosa lo spinse ad andare nel suo studio al consultorio e a guardare sotto l'imbottitura di una poltrona: là trovò un santino raffigurante la Madonna di Lujàn, protettrice dell'Argentina e sentì una voce nel cuore che gli diceva: "Va' a Roma, sarò io il tuo pass". Una volta a Roma, ovviamente non gli fu possibile sedersi nelle prime file, dove erano coloro che potevano avvicinarsi al Papa, ma guardando il suo santino disse alla Madonna: "Mi hai fatto arrivare qui, fammi arrivare anche dal Papa". Nel pensare queste cose non si accorse di rivolgere il santino verso il Santo Padre, il quale chiamato a sé il suo segretario personale gli disse: "Voglio parlare anche con quel giovane là".
Dopo il suo cambio di rotta, il dottor Oriente aveva immediatamente iniziato a recarsi là dove poteva per raccontare la sua storia e svelare gli studi scientifici "debitamente occultati" che mostrano i danni psichici e fisici provocati dall'aborto volontario. Lui definisce l'aborto "un concentrato di sofferenza che compromette la salute psichica, fisica e gestazionale della donna, la quale, dopo l'aborto, si porta dietro un imprimatur di ricordi che influiranno poi nella sua vita e nelle successive gravidanze". Queste sofferenze passano inevitabilmente dalle donne che abortiscono al personale sanitario, attraverso l'empatia che si instaura fra medico e paziente e tutto il peso ricade poi sulla società intera.
Uno studio di Priscilla Coleman dimostra l'influenza dell'aborto volontario sulle successive gravidanze. Infatti, il nostro organismo riceve sia messaggi esogeni (dall'esterno), cioè tutti gli eventi che ci accadono, che messaggi endogeni (dall'interno), come ad esempio le febbri, i dolori mestruali o le coliche. Entrambi questi messaggi arrivano a bombardare il rivestimento esterno del cervello, la corteccia cerebrale. Questa funziona come una spugna, assorbe tutti i messaggi gonfiandosi sempre più e andrebbe a scoppiare se non avesse una valvola di sfogo: l'ipotalamo. I messaggi ricevuti arrivano all'ipotalamo sottoforma di sostanze che vengono trasformate in pre-ormoni e si immettono nel circolo sanguigno. Questi pre-ormoni agiscono su tutte le valvole del nostro organismo (ovaie, testicoli, mammelle, tiroide, pancreas) che sono sotto controllo diretto dell'ipofisi. Ecco perché la parte psicologica gioca un ruolo fondamentale nell'infertilità. E certo un evento così importante come un aborto procurato causa molti danni a livello psicologico e lancia messaggi negativi verso l'organismo.
Ma come è avvenuta la conversione del Dott. Antonio Oriente? Egli lavorava con Ettore Cittadini allo studio delle tecniche di fecondazione artificiale in una clinica pilota di Palermo. Cercava così di risolvere i problemi di infertilità delle coppie e contemporaneamente uccideva bambini attraverso gli aborti. Lo faceva, secondo la sua testimonianza, senza apparente sofferenza. Finché incontrò una donna che amava moltissimo i bambini, a tal punto che era diventata un medico pediatra. Si erano sposati e avevano lasciato i loro rispettivi lavori come ricercatori, per dedicare più tempo alla famiglia. Ma i figli non venivano e nonostante tutta la scienza e l'aver eliminato i problemi di infertilità che entrambi avevano, i figli continuavano a non venire. La moglie poteva stringere ogni giorno i figli degli altri, ma non ne aveva di suoi da stringere. La sera si ritrovava completamente sola, perché non c'era neanche il marito, che spesso doveva restare via per lavoro anche qualche giorno (dovendo assistere le partorienti fino al momento del parto e trovandosi l'ospedale in cui lavorava a 50 km da casa).
 Il dottor Oriente non ne poteva più di vedere la moglie piangere e sentiva la sua impotenza, non potendo risolverle il problema. Una sera, nella disperazione più totale, Oriente rimase in ufficio, perché non aveva il coraggio di tornare a casa. Pianse amaramente e pensò: "Antonio, tutto ciò che ti sei guadagnato (la grande villa con parco, le tre macchine di grossa cilindrata), a cosa ti serve, se poi non riesci a dare un sorriso a tua moglie? In quel momento una coppia che stava seguendo come pazienti per i loro problemi di infertilità, vedendo la luce accesa nell'ufficio del dottore a quell'ora così tarda, decisero di salire. Lo trovarono in uno stato pietoso ed egli, pensando di avere di fronte delle persone che potevano capire come si sentisse, si aprì e confidò loro la sua grande sofferenza.
Essi lo invitarono ad andare alle preghiere che facevano con il gruppo del Rinnovamento nello Spirito Santo. Essi erano andati  molto titubanti le prime volte alle preghiere, ma ogni volta uscivano di lì con la gioia nel cuore, sentendo che potevano andare a visitare una persona, il Signore, nella Santa Messa, perché Egli per primo li aveva visitati nella loro sofferenza. Oriente li ringraziò molto ma non pensò neanche lontanamente di recarsi a quelle preghiere. Una sera però, mentre vagava con la macchina, sempre per non rientrare a casa, udì una musica che veniva da un fabbricato; pensò ad una discoteca così decise di andare a vedere, per svagarsi un po'. "E in effetti", ha esclamato Oriente durante la sua testimonianza, "era proprio una discoteca: la discoteca del Signore!". Il dottor Oriente sperimentò per la prima volta che il Signore lo stava aspettando. Piano piano iniziò a maturare in lui questa domanda: "Ma quanto può essere misericordioso questo Padre al quale io chiedo il dono di un figlio mentre uccido i figli degli altri?". Così su un foglio scrisse il suo testamento spirituale: "Mai più morte, fino alla morte". Dopo solo un mese da questa profonda scelta di cambiare vita, sua moglie rimase incinta. Adesso hanno due figli: Domenico e Luigi. Antonio Oriente ha concluso dicendo che prima non era pronto a capire e accogliere la vita. Adesso si batte per difendere la vita nascente ed esorta tutti noi a darci da fare, perché questa battaglia per la vita non sia persa.
La conferenza, ospitata dalla Cappella Universitaria nella chiesa di San Vigilio, ha visto accorrere oltre centocinquanta persone soprattutto giovani universitari e volontari del CAV di Siena. Il lungo applauso finale ha dimostrato apprezzamento per i contenuti e vicinanza affettiva per la forte e commovente testimonianza in favore della vita.

 
Fonte: Toscana Oggi, 5 gennaio 2014