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Erano appena un migliaio in quel di Desenzano nella primavera del 2011. Erano saliti a quota 15mila nel 2012 a Roma. Ieri, sempre per le strade della Capitale, hanno sfilato in più di 30mila. È il popolo prolife italiano, che si è radunato per la terza edizione della Marcia per la Vita in favore della difesa della vita umana dal concepimento alla morte naturale.
La rilevanza dell’evento, il principale nel suo genere nel Paese, va però molto al di là dei suoi numeri. Esso ha infatti costituito il tanto atteso momento della ritrovata unità per il mondo prolife nazionale, per troppo tempo percorso da divisioni al suo interno. Ma il fatto ancor più dirompente che la Marcia ha messo davanti agli occhi dell’Italia è che l’intero discorso che ruota attorno alla vita umana può (e deve) finalmente riprendersi lo spazio pubblico che gli spetta.
Perché la domanda che sorge di questi tempi è una sola: di fronte a certe realtà come il progressivo obnubilarsi delle coscienze riguardo al dramma dell’aborto, di fronte ai tentativi di sdoganare l’eutanasia in nome di un malinteso senso di pietà e davanti all’esplicito tentativo di smantellare la famiglia naturale basata sull’unione feconda di un uomo e di una donna, può una persona – sia essa ispirata dalla fede o semplicemente dalla retta ragione – restare silente nei confronti di fenomeni che silenziosamente ma pervicacemente consumano nel profondo, sia sul piano personale che sociale, la nostra umanità?
È un interrogativo che non può più essere eluso e ognuno di noi dovrà provare a dare una risposta. La Marcia della Vita, pur avendo soltanto un paio di anni, ha certamente avuto il merito di costringere ad aprire gli occhi un po’ a tutti, anche a chi si ritiene distante dagli ideali che ispirano l’evento. Ed è proprio grazie a iniziative come questa che il popolo prolife, attualmente minoritario sul piano culturale ma in continua e costante crescita, può finalmente forgiarsi, svilupparsi e prendere forza.
La speranza – ma vorrei già poterla chiamare certezza – che emerge dopo questo 12 maggio è che il tema della difesa della vita umana non sia più un tabù; una questione che non potrà essere più essere colpevolmente dimenticata dalle nostre coscienze, dalla politica e dalla società, a maggior ragione in un periodo in cui la storia ci impone di discutere a trecentosessanta gradi sui nostri valori e sulle nostre azioni. Ecco perché la Marcia continuerà ad andare avanti instancabile nel suo cammino. Appuntamento dunque alla prossima tappa: il 4 maggio 2014, per la quarta edizione della Marcia della Vita! E in questi dodici mesi il mondo prolife non starà a guardare.
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