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Un importante appoggio alla Marcia per la Vita del 12 maggio è venuto dal card. Raymond Leo Burke che invita i vescovi di tutto il mondo a impegnarsi sul piano individuale contro l'aborto, partecipando alle Marce per la Vita. Riportiamo di seguito una nostra traduzione dell'intervista al Cardinale apparsa su LifeSiteNews del 23 aprile 2013.
I vescovi del mondo devono guidare ciascuno individualmente la lotta alla Cultura della Morte, senza attendere le conferenze episcopali nazionali, ha affermato ieri il cardinale Raymond Burke in un'intervista aLifeSiteNews.com. "Deve essere sottolineato che ciascun vescovo ha una responsabilità precisa in materia. Talvolta invece accade che i singoli vescovi esitino nel fare qualcosa perché aspettano l'iniziativa delle conferenze episcopali nazionali".
Mettendo in guardia da una certa tendenza burocratica alla "verità su commissione" nell'organizzazione della Chiesa, il cardinale Burke ha spiegato che "semplicemente per il modo con cui queste conferenze funzionano possono passare anni prima che un'effettiva direzione sia data loro, e dal momento che spesso tale direzione è poi discussa e dibattuta, essa può anche essere parecchio annacquata". Il card. Burke ha inoltre rimarcato che il coinvolgimento dei vescovi dovrebbe essere costante, e non dovrebbe limitarsi a rilasciare una sola dichiarazione una volta per tutte. "Noi non stiamo scrivendo tesine universitarie, nelle quali basta fare riferimento a un documento precedente e tanto basta". Nella vita pubblica, ha detto, il messaggio deve essere affermato e riaffermato, e tenuto sempre aggiornato.
Le dichiarazioni, ha proseguito il Cardinale, sono solo una parte di questo messaggio. "È ben altra cosa incoraggiare la gente a manifestare attivamente il loro desiderio che la legge morale sia rispettata". Ha spiegato poi Burke che anche in una società "pluralistica" la legge morale è universale e perciò può e deve essere espressa nella legislazione.
Il Prefetto della Segnatura Apostolica, la corte suprema del Vaticano, ha parlato con LifeSiteNews in vista della Marcia Nazionale per la Vita, in programma a Roma il 12 di maggio. Il Cardinale è noto in tutto il mondo per essere una delle voci più forti all'interno della Curia Vaticana in difesa degli insegnamenti della Chiesa sulla sacralità della vita umana in tutti i suoi stadi. Egli ha spiegato che lo sviluppo di marce per la vita, a cominciare dagli Stati Uniti, è indicativo di un cambiamento dell'opinione circa l'aborto in molti paesi del mondo occidentale, specialmente tra i più giovani.
Il cardinal Burke ha poi affermato che l'aborto è la questione sociale più importante in assoluto, anche se parte della gerarchia, persino in Vaticano, non sembri agire in tal senso. La mancanza di entusiasmo nel combattere l'aborto come questione prioritaria in certe alte sfere dell'amministrazione, ha aggiunto, "è qualcosa che andrebbe ripreso".
Il cardinale Burke ha spiegato che, tutto sommato, tra i cardinali "c'è preoccupazione" riguardo all'aborto. "Tuttavia, il modo pratico in cui essi credono che debba essere testimoniata la difesa della vita è tutto un altro discorso. Credo che in alcuni paesi vi sia una grande esitazione tra i prelati nel partecipare a manifestazioni pubbliche. Molti di loro lo vedono come un coinvolgimento in una sorta di attività politica, inadatta al ruolo di un ecclesiastico". Ciononostante, il Cardinale ha assicurato di non avere mai esitato a partecipare, "perché a mio avviso è un problema di bene comune, di dare testimonianza in favore del bene comune. Non si tratta di un'adesione politica nel senso di essere a favore di questo o quel candidato, non è partigianeria: è un bene che unisce tutti". Citando l'enciclica di Papa Benedetto XVI Caritas in Veritate, il Cardinale ha detto che il problema dell'aborto – così come quello della diffusione di strumenti artificiali di contraccezione – deve far parte delle priorità: "Mi sembra che il diritto alla vita costituisca la prima istanza di giustizia sociale". Evidenziando come le marce siano nate anche in centri europei ultra-liberali come Bruxelles e Parigi, e come la marcia nazionale italiana sia aumentata da 1000 a 15.000 partecipanti nell'arco di un solo anno, il cardinale ha affermato: "penso che soprattutto tra i più giovani vi sia grande interesse sulla questione. La gente ha compreso che la cultura sta andando in bancarotta e sta facendo del proprio meglio per far fronte alla situazione". Ha detto che vi è un visibile aumento di interesse anche tra i vescovi, in particolare per la Marcia di Washington. Ha poi aggiunto che l'oscuramento da parte dei media non è stato in grado di impedire l'effetto delle marce sui testimoni diretti. "Credo abbia un grande impatto", ha assicurato. Ha poi invitato la nuova generazione di giovani pro-life a portare le loro istanze anche presso il clero. "Credo anche che, nelle parrocchie e nelle diocesi, i fedeli laici debbano andare dai loro vescovi e dai loro parroci e spingerli a dare quella guida pastorale che sono chiamati ad offrire su questo problema tanto critico. Certo, i laici devono fare la loro parte, una parte davvero importante in tutte le aree della vita pubblica nel dare testimonianza del Vangelo; ma essi dipendono dai preti e dai vescovi per avere insegnamento ed esempio su come affrontare la situazione. Hanno bisogno di una leadership, questo è il punto".
In Italia la Marcia per la vita ha solo tre anni di vita ed è già cresciuta da un piccolo raduno in una cittadina fuori mano nel nord del paese ad una presenza di 15.000 persone l'anno scorso nella capitale. Gli organizzatori sperano di dare il via a un dibattito pubblico, che manca in Italia fin dall'approvazione della legge sull'aborto nel 1978. Per quanto in Italia il tasso di aborti sia relativamente basso e pochi medici diano la propria disponibilità per praticare l'aborto – un 70 % di essi nell'intera nazione si rifiuta di farlo, l'86 % nel Lazio, la regione di cui fa parte Roma –, dal momento della legalizzazione il numero di aborti ha raggiunto l'ordine di grandezza di milioni. Le statistiche più recenti a disposizione stimano all'incirca 115.517 aborti nel 2010 su una popolazione totale di 60.77 milioni, e una percentuale nazionale di 8,5 aborti ogni 1000 donne tra i 18 e i 49 anni. Nel 2009 è stato approvato l'uso del famoso farmaco abortivo, la RU-486, per le gravidanze ai primi stadi. L'ambiguità degli italiani sull'aborto è stata dimostrata nel 1981, quando un referendum nazionale per abrogare la legge è stato respinto dal 68 % dei votanti, mentre un altro che avrebbe voluto rimuovere le restrizioni legali è stato rifiutato dall'88,4 % della popolazione.
Gli organizzatori della Marcia per la Vita hanno chiesto aiuto per le spese pubblicitarie. In un comunicato stampa di oggi hanno spiegato che le pubblicità radiofoniche, sui giornali e con i manifesti avrà un costo totale di 10.000 euro e hanno chiesto "di contribuire secondo le vostre disponibilità, per dare all'evento la maggior risonanza possibile. La vita di un essere umano è senza prezzo e noi saremo in strada per unire le nostre voci in difesa della vita umana innocente che viene soppressa ogni giorno, ogni minuto, nel mondo e in Italia!"
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