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RIFIUTI URBANI E RIFIUTI UMANI
La ''società del rifiuto'' che consuma e scarta, finisce per farlo con le stesse persone, diventando autodistruttiva
di Carlo Bellieni

Nel suo ultimo libro Bon pour la casse. les déraisons de l'obsolescence programmée (Paris, Les liens qui liberent, pagine 138, euro 13) l’economista Serge Latouche lancia un allarme: è lo stesso consumismo a incrinare le basi dell’economia; il consumismo che per sopravvivere deve creare bisogni inesistenti e far passare «da una concezione di vita basata su sobrietà ed economia a una basata sulla soddisfazione immediata». È bene riprendere queste parole in occasione della Giornata per la vita: considerare l’ecosistema come oggetto da usare e gettare a piacere e considerare la vita umana come qualcosa da usare e sfruttare solo quando ha certe qualità, vanno di pari passo.
La “società del rifiuto” consuma e scarta, finisce per farlo con le stesse persone, diventando autodistruttiva. Ridurre gli individui utilitaristicamente a consumatori è un problema anche per la medicina, come scriveva Wolfram Henn sul «Journal of Medical Ethics» (2000) parlando di «consumismo nella diagnosi prenatale», o come spiega il «Journal of Intellectual Disabilities» (2012) parlando di un’illusoria utilità del mondo consumista per chi non è “normodotato”. E nella prima era in cui l’uomo produce rifiuti in maniera irresponsabile, è significativo l’allarme di Zygmunt Bauman: accanto a quelli urbani, la società consumistica produce “rifiuti umani”, entrambi assimilati da una presunta inutilità.
Senza rispetto per la vita non si ama l’ambiente e il bene dell’uomo, e senza un amore che comprenda ambiente e scelte sociali a favore di chi ha bisogno, la difesa della vita resta zoppa. Invece scelta per la vita e scelta per l’uomo vanno di pari passo; non a caso laici e credenti si sono incontrati fianco a fianco in alcune lotte contro le manipolazioni genetiche o contro la brevettabilità degli esseri viventi, incontro che potrebbe continuare in tanti altri ambiti dell’alba e del tramonto della vita. Non è un incontro impossibile.

 
Fonte: L'Osservatore Romano