Amici del Timone n�38 del 01 dicembre 2014

Stampa ArticoloStampa


1 FECONDAZIONE ARTIFICIALE? NO, GRAZIE!
L'ultima conferenza di Scienza & Vita di Siena ha visto Tommaso Scandroglio analizzare i giusti limiti della scienza e della medicina
di Vanessa Gruosso - Fonte: Toscana Oggi
2 FAMIGLIA CRISTIANA: RITIRARE I FIGLI DA SCUOLA COME UNICA DIFESA CONTRO LA SCUOLA IDEOLOGICA DI STATO?
Bambini di 6 anni costretti ad andare a scuola con rossetto e specchio... lo sfogo di un padre (VIDEO: Mario Adinolfi a Siena presentato da Paolo Delprato)
di Chiara Pelizzoni - Fonte: Famiglia Cristiana
3 SI PARLA SEMPRE DI RIFORMARE LA SCUOLA, SENZA CAMBIARE MAI DAVVERO
La scuola deve essere a misura di bambino, non parcheggio utile ai genitori che lavorano
di Carlo Bellieni - Fonte: Il sussidiario
4 IL SUICIDIO ASSISTITO E L'EUTANASIA NEONATALE
Come si misura il dolore? E come si dà valore alla vita umana?
di Carlo Bellieni - Fonte: Avvenire
5 LA COSTITUZIONE E I DIRITTI SONO SACRI….SOLO ALCUNI!
I medici obiettori? Repubblica li vuole tutti in galera
di Luigi Santambrogio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 PAPA FRANCESCO CONTRO ABORTO, EUTANASIA E FECONDAZIONE ARTIFICIALE
Il Pontefice denuncia che ''il pensiero dominante propone una falsa compassione: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l'aborto, un atto di dignità procurare l'eutanasia, una conquista scientifica produrre un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono'' (VIDEO: Vita umana, prima meraviglia)
Fonte: Tempi
7 DOTTORESSA NELLA BUFERA PERCHE' NON PRESCRIVE LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO
Intervista a Rita Polo: ''Se la gogna che ho subito serve a far sapere che il Norlevo è abortivo, ben venga…''
di Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi
8 MI TRATTAVANO COME UN VEGETALE, MA IO SENTIVO E CAPIVO TUTTO
Mia figlia era l'unica che si sedeva accanto al letto e parlava alla sua mamma (VIDEO: Lo scafandro e la farfalla)
di Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi
9 IN FRANCIA LA PEDOFILIA E' FINANZIATA DALLO STATO
A una mostra il manichino si eccita se il bimbo pigia un pedale, poi c'è la sagoma di una donna nuda dove le bambine possono mettere la testa (e altre curiosità pedopornografiche)
di Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana

1 - FECONDAZIONE ARTIFICIALE? NO, GRAZIE!
L'ultima conferenza di Scienza & Vita di Siena ha visto Tommaso Scandroglio analizzare i giusti limiti della scienza e della medicina
di Vanessa Gruosso - Fonte: Toscana Oggi, 30 novembre 2014

Nella conferenza organizzata da Scienza & Vita il 21 novembre, a cui sono accorse un centinaio di persone, si è affrontato un tema assai dibattuto ed estremamente attuale: la fecondazione artificiale.
Nel presentare la conferenza Angela Petraglia, vicepresidente di Scienza & Vita ha ricordato il Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri 2376-2378 nei quali si dichiara "moralmente inaccettabile" la fecondazione artificiale sia nella forma omologa (praticata in seno alla coppia) che in quella eterologa (nella quale interviene un soggetto terzo rispetto alla coppia con dono di sperma o di ovocita o prestito dell'utero).
Sia la fecondazione artificiale omologa che eterologa, prosegue il Catechismo, "dissociano l'atto sessuale dall'atto procreatore. L'atto che fonda l'esistenza del figlio non è più un atto con il quale due persone si donano l'una all'altra, bensì un atto che affida la vita e l'identità dell'embrione al potere dei medici e dei biologi e instaura un dominio della tecnica sull'origine e sul destino della persona umana. (...) Il figlio non è qualcosa di dovuto, ma un dono. Il dono più grande del matrimonio: è una persona umana. Il figlio non può essere considerato come oggetto di proprietà: a ciò condurrebbe il riconoscimento di un preteso diritto al figlio. In questo campo, soltanto il figlio ha veri diritti: quello di essere il frutto dell'atto specifico dell'amore coniugale dei suoi genitori e anche il diritto a essere rispettato come persona dal momento del suo concepimento."
Anche Papa Francesco ha condannato aborto, eutanasia e fecondazione artificiale. All’Associazione Medici Cattolici Italiani, ricevuta la settimana scorsa in Aula Paolo VI, ha detto: "Il pensiero dominante propone a volte una falsa compassione: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica produrre un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono". Paolo Delprato, presidente di Scienza & Vita, ha commentato queste parole del Papa dicendo che queste riflessioni non sono filosofiche e religiose, ma accessibili alla retta ragione che utilizza la scienza in maniera rispettosa della dignità di ogni uomo, anche se piccolissimo o anziano.
A questo punto è iniziato l'intervento di Tommaso Scandroglio, docente di etica e bioetica all’Università Europea di Roma, membro dei Giuristi per la Vita, giornalista per l’inserto di bioetica "È Vita" di Avvenire.
Scandroglio ha esordito ricordando la recente abrogazione del divieto di fecondazione eterologa, presente nella legge 40, da parte della Corte Costituzionale, contraddicendo la volontà popolare che aveva invece confermato questo divieto con il referendum del 2005.
La Consulta, non considerando i diritti del bambino, ha ritenuto prevalente il diritto dei genitori di avere il figlio. Infatti, secondo la Corte, il primo buon motivo per permettere l'eterologa è l'autodeterminazione dei genitori, un diritto secondo lei assoluto, per raggiungere il quale lo Stato dovrebbe fornire tutti gli strumenti necessari. Tale diritto viene inteso secondo la definizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che definisce la salute come un perfetto benessere psico-fisico della persona. Ma viene da chiederci, ha incalzato Scandroglio: in quanti momenti della vita non raggiungiamo questo fantomatico e irraggiungibile perfetto benessere psicofisico? Eppure non ci sono leggi ad hoc per tutti questi momenti.
Una seconda ragione per consentire l'eterologa è quella secondo cui il divieto sarebbe discriminatorio; infatti, poiché le persone più abbienti avrebbero comunque potuto praticare l'eterologa all'estero, allora tanto vale, spiega la Corte, renderla lecita anche in Italia. Sarebbe come dire che, siccome all'estero è legale la marjuana, sarebbe meglio legalizzarla anche in Italia. Ma il legislatore non dovrebbe mai tener conto della diffusione di un comportamento per decidere se legalizzarlo, solo del giudizio di valore. Anche gli omicidi sono molto diffusi, ma non per questo vengono depenalizzati.
Nella seconda parte della sua esposizione, Scandroglio ha poi continuato illustrando i problemi di tipo bioetico che riguardano entrambi i tipi di fecondazione artificiale. Pur essendo decisamente peggiore la fecondazione eterologa, anche quella omologa infatti reca in sé molti problemi di tipo morale. Entrambe, infatti, cancellano l'atto sessuale, atto d'amore fra gli sposi dal quale si forma una nuova vita. Tale atto d'amore viene sostituito dai medici che creano la vita in provetta. Così il concepimento non avviene più all'interno del corpo della mamma ma in un laboratorio. Ciò svilisce altamente la dignità che ognuno di noi ha in quanto persona e la preziosità della vita. Sarebbe come appendere un quadro di Van Gogh in una stalla: la sua preziosità intrinseca resta, ma il luogo non è degno di tale preziosità; allo stesso modo, un bambino concepito in provetta, possiede questa altissima dignità in quanto persona, ma il luogo del concepimento non è degno di questo suo valore.
Entrambe, inoltre, presentano una mortalità molto elevata degli embrioni impiantati: su 100 coppie che praticano la fecondazione, meno del 15% riesce a stringere un bimbo in braccio. Nessun farmaco sarebbe commercializzato con questa scarsa probabilità di successo. Nel 2012, sono stati prodotti in laboratorio 114.000 embrioni. Di questi, solo 12.100 hanno visto la luce. 98.000 sono morti e 19.000 sono crioconservati in azoto liquido a -196°. Una volta scongelati, solo 1 su 14 sopravvive. I genitori e i tecnici, per giustificarsi, potrebbero obiettare che non vogliono la morte di tutti questi embrioni, ma ciò accade indirettamente. Non è una buona giustificazione, perché le loro azioni presentano un dolo eventuale, esattamente come chi va a 100 chilometri all'ora in un centro abitato e investe una persona: egli sa che quasi certamente ucciderà qualcuno, ma ciononostante accetta il rischio.
Infine, nei bambini concepiti in provetta l'incidenza delle malattie genetiche è maggiore, venendo a mancare quella selezione naturale attraverso cui, nel rapporto sessuale, fra 300 milioni di spermatozoi solo uno, il migliore, feconda l'ovulo. Il tecnico di laboratorio, invece, sceglie uno spermatozoo all'interno di un campione molto più piccolo e senza la selezione che avviene nel corpo della donna e lo impianta in un ovocita anch'esso di scarsa qualità, perché la stimolazione ovarica, cui viene sottoposta la donna, le fa produrre sì molti ovociti, ma non ottimi come accadrebbe rispettando i ritmi della natura.
Oltre a questi problemi che sono comuni sia alla fecondazione artificiale omologa che eterologa, per quest'ultima si hanno anche ulteriori problemi.
La mercificazione della vita umana, innanzitutto, è fortemente incentivata. Negli USA, molte studentesse vendono i propri ovociti per mantenersi gli studi, Da notare che i donatori (in realtà sono venditori) di sperma guadagnano alcune centinaia di dollari, una ragazza che dona (in realtà vende) ovociti ne guadagna alcune migliaia.
Inoltre si crea il problema dell'incesto, cioè di unione tra fratelli inconsapevoli di essere tali. Infatti è ovvio che molto verosimilmente il donatore e poi le persone che accederanno alla fecondazione, lo faranno entrambe nel luogo di residenza o comunque in quello più vicino. Sempre negli USA è già stato riscontrato tale problema, in quanto è stato registrato che alcuni donatori maschi avevano figli sparsi in un raggio d'azione molto breve. Se si pensa poi, che un uomo può donare il proprio sperma fino a 10 volte, che possono diventare 20, se tutte le famiglie richiedenti desiderassero dare a proprio figlio anche un fratellino proveniente dallo stesso donatore, tale rischio diventa una realtà ancora più vicina.
In ultima analisi, ha concluso il relatore, l'eterologa crea dei nuovi orfani, rendendosi responsabile proprio di quei danni che invece la pratica dell'adozione tenta di riparare. Infatti, l'adozione, spesso paragonata alla fecondazione eterologa, per il fatto che anche i bimbi adottati non conoscono i propri genitori biologici, è un atto di carità, perché cerca di aiutare bimbi che sono orfani per cause di forza maggiore di cui i genitori adottanti non sono responsabili. Essi, anzi, si prestano a supplire ad una mancanza preesistente. La pratica dell'eterologa invece, non solo calpesta il diritto del bambino di sapere da dove proviene, ma lo espone a problemi di tipo psicologico, perché una volta cresciuto potrebbe rinfacciare alla mamma e al papà non biologici di averlo volutamente strappato dai genitori biologici e di aver giocato con lui alla roulette russa, essendo scampato per fortuna alla selezione del tecnico. Senza dimenticare che molti suoi fratelli sono morti a causa della tecnica usata.
In conclusione questa conferenza ha fatto capire bene che con la fecondazione artificiale i rischi sono veramente grandi e disumanizzanti.
Il prossimo appuntamento a Siena con la bioetica sarà il 6 febbraio in occasione della Giornata per la Vita, per una conferenza di Renzo Puccetti, presidente di Scienza & Vita Pisa-Livorno, dal titolo "Pillole che uccidono".

Fonte: Toscana Oggi, 30 novembre 2014

2 - FAMIGLIA CRISTIANA: RITIRARE I FIGLI DA SCUOLA COME UNICA DIFESA CONTRO LA SCUOLA IDEOLOGICA DI STATO?
Bambini di 6 anni costretti ad andare a scuola con rossetto e specchio... lo sfogo di un padre (VIDEO: Mario Adinolfi a Siena presentato da Paolo Delprato)
di Chiara Pelizzoni - Fonte: Famiglia Cristiana, 14/11/2014

Non ha molte parole da dire Mauro quando ripensa a quanto accaduto lo scorso anno nel plesso dove andavano a scuola due dei suoi quattro figli. «Un giorno» ricorda, «è tornato a casa quello di sei che faceva la prima elementare dicendomi che la maestra gli faceva mettere il rossetto e li faceva parlare davanti allo specchio per imparare a scandire le parole». Saranno i compagni, aveva risposto Mauro cercando di sdrammatizzare «o una tua compagnetta; finché un giorno l'insegnate ha scritto sul quaderno, nero su bianco, proprio quella richiesta: portare a scuola rossetto e specchietto».
Mauro immediatamente ha scritto di fianco alla richiesta di spiegarne il perché: «Uno è anti-igenico passarsi il rossetto; due, magari lo chiedi prima a me che a mio figlio di sei anni; tre, è umiliante per lui che vede solo la mamma mettere il rossetto. Non serve il rossetto basterebbe lo specchietto se è per la pronuncia delle parole. Oltretutto, con specificato "rossetto rosso". Ho chiesto spiegazioni alla dirigente scolastica ma niente, solo dopo due mesi ho visto l'insegnante. Sosteneva che non ci fosse nulla di male nel far mettere il rossetto anche a un bambino. Da lì, poi, sono successe una serie di cose concatenate fino ai corsi sulla sessualità. Anche per il più piccolo di quattro anni, all'asilo nello stesso plesso. Un giorno è venuto da me piangendo dicendomi che la maestra gli aveva detto che poteva diventare una femminuccia compiuti i quattro anni».
E questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Mauro ha spostato entrambi i figli, sia il mezzano che il piccolo. «E oggi chi è rimasto in quella scuola lotta perché vogliono introdurre l'educazione al gender nel piano di offerta formativa (pof). Senza capire che così travi l'innocenza dei bambini nel loro inconscio togliendogli la bellezza della vita che sta anche nello scoprire l'altro. I genitori sono lì apposta per spiegare, al momento giusto e solo loro sanno qual è, la sessualità, l'affettività e cosa vuol dire volere bene».

Nota di Scienza & Vita: vi invitiamo a guardare il video della stupenda conferenza del 25 settembre 2014 tenuta da Mario Adinolfi a Siena, nella prestigiosa sala Patrizi, invitato dalle associazioni "La Manif Pour Tous" e "Sentinelle in piedi". L'ex parlamentare del PD presenta il suo libro "Voglio la mamma" dove spiega con parole semplici l'assurdità dell'ideologia gender che vuole privare i bambini della possibilità di avere un padre e una madre, come ha previsto la natura umana.


https://www.youtube.com/watch?v=w5NS5i9TDrQ

Per il resoconto sulla conferenza di Adinolfi, clicca nel link qui sotto
http://www.scienzaevita-siena.it/it/articoli.php?id=376

Fonte: Famiglia Cristiana, 14/11/2014

3 - SI PARLA SEMPRE DI RIFORMARE LA SCUOLA, SENZA CAMBIARE MAI DAVVERO
La scuola deve essere a misura di bambino, non parcheggio utile ai genitori che lavorano
di Carlo Bellieni - Fonte: Il sussidiario, 05/10/2014

La scuola è iniziata, me ogni anno si riparla di riformarla e sembra che la riforma possa essere solo di tipo produttivo: attaccare il carro-scuola ai cavalli dell'impresa, cioè più inglese e computer. Certo, tanto di cappello se riesce, e se riesce l'impresa dell'assunzione dei precari voluta dal governo Renzi. Ma è davvero tutto qui e basta?
Un osservatore che venisse da un altro pianeta e guardasse la scuola così come è nei paesi occidentali, così la descriverebbe: "I piccoli esseri umani, senza eccezioni, vengono condotti nella prima metà della giornata in ampi edifici e tenuti seduti - salvo brevi periodi pause - dalle 4 alle 6 ore in piccole stanze in cui seguono un apprendistato di circa tredici anni per apprendere nozioni che avranno poi da utilizzare quando inizieranno un impegno lavorativo remunerato, salvo che gli anni seguenti potranno essere di ulteriore studio (università) o di attesa (disoccupazione)".
Paola Mastrocola (Togliamo il disturbo, 2011) docente e scrittrice, fa un ritratto cupo sul livello di apprendimento ("I ragazzi di oggi sono di una povertà lessicale sconcertante") e culturale ("Questa generazione a scuola sì ci va, ma a dispetto della sostanza stessa della scuola, che sarebbe il fatto di dover studiare") dei giovani. Spiega che dalla scuola manca il criterio di fatica e applicazione, così come dai giovani manca il senso del sacrificio ma troppo spesso anche quello - quando sarebbe opportuno - di una sana vergogna non tanto dell'insuccesso (fallire è umano), quanto della dimostrazione di mancanza palese e sfacciata di impegno.
Il sistema scolastico occidentale sembra fatto di "formazione per" e poco di "formazione di". Dovrebbe incrementare allora un punto di vista pediatrico, cioè deve imparare a guardare al bambino non come un adulto in formazione ma come un soggetto con peculiarità proprie da valorizzare, approfondire, scoprire, far innamorare di sé, del mondo, degli altri. Serve un'ecologia della scuola a misura di bambino-ragazzo, non solo a misura di adulto! Invece ancora siamo lontani da questo traguardo.
Pensiamo agli spazi e ai tempi: far iniziare la giornata quando il corpo fisiologicamente dormirebbe ancora a lungo non è ecologico e pediatrico. E' certamente a misura di società del lavoro dei genitori che ormai non sanno a chi lasciare il piccolo. Così come far passare le ore dentro aule in cui per forza di cose gli occhi si stancano nel momento del loro sviluppo (il cristallino si riposa solo quando guarda oggetti a distanza di almeno otto metri) non è a misura pediatrica; così come far durare le lezioni per tre quarti dell'anno, spesso con rientri pomeridiani legati alla comprensibile ma non ecologica esigenza delle famiglie in cui i genitori sono fuori casa a lavorare. In questo guardiamo alla recente riforma inglese, in cui l'orario di inizio delle lezioni in alcune località è spostato in avanti permettendo ai ragazzi di entrare più tardi, molto più tardi delle fatidiche 8,20.
Perché esistono dei ritmi fisiologici che si devono rispettare. L'American Academy of Pediatrics ha dato delle indicazioni sui limiti e i rischi del contatto eccessivo con i computer, sui vantaggi dell'educazione ad una sana alimentazione e a una pratica sportiva. Non ignoriamoli.
Pensiamo ai contenuti: storia, geografia e matematica, certo, ma c'è altro. La scuola dovrebbe rifondarsi mostrando attenzione alle mille forme creative del lavoro manuale (che nessuno vuole più fare perché così gli abbiamo insegnato); usando il web ma spiegando che internet è uno strumento di lavoro, non un compagno di giochi; insegnando quello che oggi è censurato come la voglia di famiglia e di genitorialità; stigmatizzando lo spreco di risorse ambientali e umane, valorizzando la propria cultura su un'esterofilia spacciata per cosmopolitismo.
Ma riformare luoghi e contenuti non basta: bisogna sapere cosa si vuole dalla scuola, non solo "come si fa" la scuola. Cosa è la scuola: una baby-sitter? Un centro di formazione-adulti? O un luogo dove si incontrano persone per imparare ad essere più se stessi (e non solo "bravi e produttivi consumatori")? Ma non si incontra la realtà se non si incontra una persona, un maestro, in cui questo approccio adulto alla realtà è in parte avviato o compiuto. E quanto coincide l'istruzione di oggi o quella computerizzata e a distanza che alcuni auspicano, con il contatto con un maestro? E quanto sono aiutati i professori ad essere - come tanti di loro vogliono e ancora fortunatamente si ostinano ad essere - non solo insegnanti di dettagli tecnici ma docenti, cioè capaci di introdurre alla totalità del reale? Non basta accontentarsi di una scuola disegnata sui metri degli adulti e del mercato, cioè una scuola supplente della famiglia in quanto baby-sitter, istruttrice, forgiatrice di affettività, in un mondo in cui i genitori sono sempre più costretti (dal punto di vista lavorativo ma anche come cultura) a vivere in un universo distante da quello dei figli.
Riflessione finale: la scuola non si salva riformando la scuola…ma la società non si salva se non si riforma la scuola. Insomma, la riforma della scuola è un'urgenza sociale fondamentale, non fine a se stessa perché non isolata dal mondo; e non può essere fondata solo su riforme tecniche, ma su una scuola disegnata a immagine di bambino e non calcolata sugli orari e sui tempi dei genitori e sulle esigenze future e utilitaristiche del mercato.

Fonte: Il sussidiario, 05/10/2014

4 - IL SUICIDIO ASSISTITO E L'EUTANASIA NEONATALE
Come si misura il dolore? E come si dà valore alla vita umana?
di Carlo Bellieni - Fonte: Avvenire, 08/11/2014

Il caso della giovane Brittany Maynard, affetta da cancro al cervello, e che ha chiesto e ottenuto di morire pur non essendo in fase terminale, riporta nel dibattito pubblico il tema dell'eutanasia e del suicidio assistito, perché ne è una ulteriore evoluzione. Che sia chiaro: il dolore richiede compassione, cura ben fatta e capacità di fermarsi quando le cure diventano inutili. Quello che non ci piacciono sono le scorciatoie, e l'eutanasia è una di queste. Come tutte le cose di moda in questo periodo, l'eutanasia non sfugge alla metodica di propaganda fatta di massicce campagne pubblicitarie, testimonial e casi tristemente pietosi. Tanto da far passare in secondo piano l'oggetto-morte e il soggetto-persona cui invece gli stati dovrebbero concedere e garantire sempre migliori cure e aiuti sociali reali e tangibili. Ma ormai, ottenuto il placet popolare, le scorciatoie si moltiplicano. Valga l'esempio dell'eutanasia infantile approvata in vari Paesi: ormai si discute come farla finita una volta presa la decisione, magari con i miorilassanti tipo curaro, se l'agonia è lunga o – comprensibile ma estraneo ad un diretto interesse del bambino - i genitori non riescono ad affrontare una lunga agonia dopo aver sospeso le cure (Pediatrics 2014). Ma si semplificano le cose anche negli adulti: dopo l'arresto cardiaco c'è un periodo di tempo da far passare per decretare la morte, ma questi tempi si possono anche accorciare alla bisogna se si è già decretato che la vita comunque non merita ulteriori chances. "Nei protocolli per questo tipo di donazione di organi" spiegava (Agosto 2008) un editoriale del New England Journal of Medicine"i pazienti che non sono in morte cerebrale ma su cui è in corso una sospensione dei trattamenti di supporto vitale, vengono monitorizzati per cogliere l'insorgenza di arresto cardiaco" e "sono dichiarati morti dopo 2-5 minuti dall'arresto cardiaco e gli organi vengono rimossi". Continua così l'editoriale: "Sebbene tutti concordino che molti pazienti possano essere ancora rianimati dopo 2-5 minuti di arresto cardiaco, i sostenitori di questi protocolli dicono che possono essere considerati morti perché è stata presa la decisione di non rianimarli (…)"Molti obietteranno che non si dovrebbero togliere gli organi e provocare così la morte." Ma, si risponde, "nelle moderne rianimazioni le decisioni etiche sono già la causa terminale di morte". E come si poteva immaginare, questa speciale attenzione è ricaduta anche sui neonati, in cui, avverte James Bernat, sempre sul NEJM, il periodo di osservazione prima di partire con l'espianto scenderebbe a 75 secondi. Questo certo non accade in Italia, ma come è facile scivolare quando si inizia ad andare su un piano scivoloso inclinato. Il Mail Online del 3 ottobre così titola: " Il numero di pazienti con malattia mentale triplica in Olanda e i dottori mettono in guardia che il suicidio assistito è fuori di controllo": 3600 persone eutanasizzate con malattia terminale, ma anche un centinaio con malattia psichiatrica, con un aumento del 150% negli ultimi sette anni. Anche la rivista Current Opinion in Anesthesiology di aprile 2014 spiega i rischi aperti dall'eutanasia per le persone fragili mentalmente.
Non siamo certo noi fautori di un accanimento terapeutico: le cure hanno un limite perché lo scopo della medicina non è prolungare la vita, ma prendersi cura, cosa che significa anche non far cose senza senso. Ma ci domandiamo tre cose.
La prima riguarda chi decide in caso di eutanasia infantile: quanto ha senso sospendere le cure non solo sulla base dei dati oggettivi, ma sul parere dei genitori? La cosa a prima vista sembrerebbe ragionevole, se non si tiene conto del fatto che i genitori non hanno le conoscenze mediche e non le possono imparare in poche fiammanti sedute, che possono avere un conflitto di interessi col figlio o fra di loro, e che soprattutto sono sotto grave stress, cosa che controindica prendere decisioni irreversibili. Non a caso il Journal of the American Medical Association pubblicava in maggio un articolo dal titolo: "Eutanasia Pediatrica in Belgio: Sviluppi Inquietanti"
Sempre riguardo i bambini, ci domandiamo quanto conti l'oggettività dei segni clinici. Per i bambini, secondo il protocollo di Groningen, una delle categorie per cui è prevista l'eutanasia è quella con sofferenza insopportabile a giudizio dei genitori e dei medici. E qui viene da domandarsi perché, avendo strumenti per valutare oggettivamente il dolore, ci si debba rifare al parere soggettivo dei genitori, che pur dovendo sempre essere informati al massimo e protagonisti delle cure, hanno i limiti di cui sopra. E perché si includa nel novero delle forme di sofferenza insopportabile quelle che possono portare a una qualità di vita "bassa", come la spina bifida, concetto messo in discussione proprio dai medici stessi che curano la spina bifida e recentemente daun'indagine tra i medici austriaci. Il problema di cosa sia poi "sofferenza insopportabile" rischia facilmente di sfuggire di mano: un'indagine tra i medici europei mostra che ne esiste una grossa percentuale – con l'Italia in coda fortunatamente - che pensa che la vita con disabilità fisica sia peggio della morte.
Infine dovremmo chiederci quanto questo dibattito per la corsa ad un'eutanasia sempre più rapida e agevole non sia una scorciatoia per non parlare del disagio della famiglie e del paziente: insomma, ti do la maniera di morire, ma non ci venite a far perder tempo parlando su come vivere meglio: quanti studi parlano della depressione nelle persone con malattia cronica e quante spiegano che questa depressione non è spesso curata o viene curata male? Per non parlare del problema sociale ed economico che grida vendetta: famiglie abbandonate a spese insostenibili di fronte alle quali la morte sembra la via più percorribile… almeno per gli Stati. Non che la malattia grave e cronica non sia un dolore fortissimo, ma che nulla si faccia per aiutare queste persone a non essere sole è ingiusto e indegno. Sembra allora che, aperta la breccia con il concetto dell'eutanasia per chi sta morendo e soffre, poi il concetto vada espandendosi: nell'affrettare ancor più la morte, nel dare la morte a chi non può chiederla e nel darla non a chi ha un dolore in atto ma una (neanche certa) bassa qualità di vita futura. Insomma, una volta partiti per la strada dell'autodeterminazione e non per quella di un arresto delle cure inutili su basi oggettive, il rischio è che i deboli, i bambini, i disabili e le loro famiglie si trovino –come in tanti altri settori - con minori tutele.

Fonte: Avvenire, 08/11/2014

5 - LA COSTITUZIONE E I DIRITTI SONO SACRI….SOLO ALCUNI!
I medici obiettori? Repubblica li vuole tutti in galera
di Luigi Santambrogio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19/11/2014

Per dire bugie e raccontare panzane senza arrossire occorre avere tutto il glamour e lo stile mascarato della grande stampa di informazione. Che poi, a guardare bene, di informazione non ne fa mai troppa perché più spesso preferisce truccare le carte e usare mazzi farlocchi. Anche quando il tema in esame richiederebbe un surplus di onestà e rispetto per i lettori. E la salute è argomento sul quale è preferibile non scherzare, tantomeno propalare balle a scopi politici. Come hanno fatto, invece, i due big dell'informazione, Corriere della Serae Repubblica nelle loro inserti settimanali. Il primo con un pezzo sulle nuove medicine anti cancro, l'altro rilanciando un suo vecchio, ma sempre buono, ronzino di battaglia: l'aborto e i crudeli medici obiettori che costringono le donne alla clandestinità.
Il titolo del Corriere è da brividi e suona alquanto sinistro per chi abbia purtroppo a che fare non con le solite influenze di stagione ma con più seri e gravi malanni. "Quanto valgono tre mesi di vita? Costi altissimi dei farmaci oncologici". Con un titolo così c'è solo da aspettarsi il peggio, e cioè: perché spendere cifre da capogiro per uno che non arriverà a mangiare il panettone? No, la questione è seria e, a dispetto della titolazione attira gonzi e spaventapasseri, l'articolo è una ben documentata inchiesta sui nuovi farmaci oncologici e in che termini vale la pena che la società si faccia carico dei loro altissimi costi. Domanda imposta dalle cifre: fino ai primi anni 2000 negli Usa un anno di trattamento con un farmaco oncologico costava, in media, meno di 10mila dollari per paziente; dal 2005 al 2011 la cifra è salita a 30-50mila dollari. Nel 2012, dei 13 nuovi farmaci approvati dalla Fda (Food and Drug Administration) 12 costavano più di 100mila dollari per anno. In Europa la tendenza è stata più o meno la stessa. Il paragone è con il Sofobuvir, il nuovo farmaco per il trattamento contro l'epatite C che ha un'altissima efficacia ma ha costi che nessun paziente potrebbe permettersi. «Volendo però riflettere in puri (e duri) termini farmaco-economici», scrive il Corriere, «un medicinale come questo, a fronte di una spesa "secca", per quanto ingente, guarisce un malato di epatite C e solleva il Servizio Sanitario Nazionale dai costi, diretti o indiretti, che deve sostenere per lui». Da qui il dubbio che, seguendo lo stesso criterio, la spesa per i farmaci oncologici "renda" altrettanto. La risposta è no, e a dirlo sono esperti come Silvio Garattini. In Italia, infatti, non esistono ancora norme e criteri per stabilire l'effettiva superiorità di un nuovo farmaco rispetto agli esistenti (vige solo il criterio di "non inferiorità") né l'efficacia sulla sopravvivenza del malato e sulla sua qualità di vita, considerando anche la sua tossicità. Bene, messa così la questione è condivisibile e, brutto titolo a parte, qui non si nascondono viscidi tentativi di far passare l'eutanasia come rimedio ai bilanci in profondo rosso della Sanità.
A fare il gioco sporco, invece, è Repubblica che apre la sezione Salute con una foto di gruppo di medici e infermieri, e sotto ci piazza un titolo che merita l'Oscar del doppio senso. "Ginecologi senza obiezioni", e subito pensi ai pompieri eroi delle Twin Tower che senza fare calcoli e rischiando la vita si sono subito messi a scavare tra le macerie alla ricerca dei superstiti. Ovvio che nella messinscena repubblichina, la parte di Bin Laden e dei terroristi dirottatori tocchi agli altri ginecologi, quelli che invece l'obiezione ce l'hanno nella coscienza e la dichiarano pubblicamente. Repubblica li accusa di essere gli indiretti responsabili degli aborti clandestini, oggi in preoccupante aumento. Mentre gli eroi non obiettori, scarseggiano, le cifre dei ginecologi che si rifiutano di praticare gli aborti sono, scrive Repubblica, «iperboliche… e domenica hanno avuto anche l'appoggio di Papa Francesco». Pure Sua Santità, anche se amico di Scalfari, è complice e responsabile degli aborti clandestini che sarebbero stati tra 10 e 15.000, secondo io dati del ministero della Sanità».
Lo scenario che il quotidiano ci rifila è apocalittico: ospedali con organici striminziti, turn over bloccati, spazi per gli interventi di Ivg angusti e tempi lunghi di attesa per le donne costrette a cambiare regione o a rifugiarsi addirittura nella clandestinità. Tutto questo inferno per colpa dei medici obiettori, per i quali quasi quasi ci vorrebbe il carcere. Repubblica lo fa dire a Massimo Srebot, direttore di Ostetricia e Ginecologia e responsabile area materno-infantile della Usl 5 di Pisa. Il dottore dichiara senza mezzi termini che «allungare le liste d'attesa è un'azione ai limiti del reato perché si favorisce l'aborto clandestino». Da qui alcune proposte che il quotidiano rilancia senza riserve: «Snidare l'obiezione di comodo per cominciare. Con incentivi economici, come quelli riconosciuti alle cliniche convenzionate per l'Ivg. Ma anche con progressi di carriera, come la direzione di una struttura semplice a un non obiettore». Insomma, si vorrebbe fare dell'aborto non solo un diritto, ma anche un trampolino professionale.
La caccia ai medici obiettori si allunga per due intere pagine, con la "testimonianza" di tal Carla Ciccone che lavora da 35 anni nella divisione di Ostetricia e ginecologia dell'Azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino. «Un'isola felice», la descrive con entusiasmo il cronista, in una regione al top della classifica dell'obiezione. Del resto la Ciccone, che di questo paradiso degli aborti si è assunto il ruolo della portinaia, si dice «orgogliosa, perché nel nostro centro si prenota e si abortisce nel giro di una sola settimana». Dunque, niente code né tempi lunghi: la donna entra, firma il consenso informato, si libera del bimbo e torna a casa appena possibile. E soprattutto, senza la seccatura degli obiettori che, dichiara la Ciccone «dovrebbero essere aboliti per legge». E poi dicono che sono i cattolici a voler cancellare la 194. Ma tant'è, alla Repubblica bastano e avanzano tipine come la dottoressa di Avellino che non ha nessuna remora a confessare che lei avvia all'aborto terapeutico donne fino alla 24esima settimana. La magistratura dovrebbe aprire un'indagine.
Il trucco è il solito, quello collaudato a lungo dai radicali e che Repubblica, quotidiano della rive rosèe in cerca di nuovi lettori tra i pascoli dei "nuovi diritti", ripropone a ogni cambio si stagione. Dipingere l'obiezione di coscienza come il killer del diritto all'aborto, moderna mammana che costringe le donne ai ferri da calza o agli infusi di prezzemolo per liberarsi del bambino in pancia. In questo gioco delle tre carte, l'obiezione garantita dalla legge 194 ne impedisce invece l'applicazione, svelando così, al di là di ogni chiacchiera sulla difesa della maternità, che il vero e unico scopo di quella legge è il diritto all'aborto. Impedito dai suoi "nemici", cioè gli obiettori di coscienza. Che andrebbero, secondo Repubblica, registrati in appositi albi da appendere agli ingressi degli ospedali (in modo che tutti sappiano), impiegati per sopperire alle carenze dei medici non obiettori, esclusi da incentivi economici e scatti di carriera (da riservare invece a quelli che l'aborto lo praticano senza eccepire). In attesa che il Parlamento si decida a varare una nuova legge in sostituzione della 194 che prevede il carcere o la messa al bando dei medici obiettori, come si augura il medico pisano e la guardiana dell'isola felice ammazzabimbi di Avellino.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19/11/2014

6 - PAPA FRANCESCO CONTRO ABORTO, EUTANASIA E FECONDAZIONE ARTIFICIALE
Il Pontefice denuncia che ''il pensiero dominante propone una falsa compassione: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l'aborto, un atto di dignità procurare l'eutanasia, una conquista scientifica produrre un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono'' (VIDEO: Vita umana, prima meraviglia)
Fonte Tempi, 15/11/2014
Fonte: Tempi, 15/11/2014

7 - DOTTORESSA NELLA BUFERA PERCHE' NON PRESCRIVE LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO
Intervista a Rita Polo: ''Se la gogna che ho subito serve a far sapere che il Norlevo è abortivo, ben venga…''
di Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi, 06/11/2014
Fonte: Tempi, 06/11/2014

8 - MI TRATTAVANO COME UN VEGETALE, MA IO SENTIVO E CAPIVO TUTTO
Mia figlia era l'unica che si sedeva accanto al letto e parlava alla sua mamma (VIDEO: Lo scafandro e la farfalla)
di Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi, 26/10/2014
Fonte: Tempi, 26/10/2014

9 - IN FRANCIA LA PEDOFILIA E' FINANZIATA DALLO STATO
A una mostra il manichino si eccita se il bimbo pigia un pedale, poi c'è la sagoma di una donna nuda dove le bambine possono mettere la testa (e altre curiosità pedopornografiche)
di Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29/10/2014
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29/10/2014

Stampa ArticoloStampa


- Scienza & Vita - Il materiale che si trova in questo sito è pubblicato senza fini di lucro e a solo scopo di studio, commento didattico e ricerca. Eventuali violazioni di copyright segnalate dagli aventi diritto saranno celermente rimosse.