Amici del Timone n�92 del 01 febbraio 2020

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1 LA VICENDA DI GIOVANNINO COMMUOVE....MA NESSUNO PARLA DELLA FECONDAZIONE ETEROLOGA CHE L'HA FATTO NASCERE
Finita l'onda emotiva, speriamo si possa riflettere su una pratica disumana, che mercifica i figli fino all'assurdo di desiderare di abbandonarli se non corrispondono ai nostri desideri
di Leone Grotti - Fonte: Tempi
2 IL CAMBIO DI SESSO E' UN'ILLUSIONE: CHIRURGIA ALLA FRANKESTEIN DA CUI NON SI TORNA INDIETRO
Sono ormai tantissimi i pentiti del transgenderismo che devono affrontare interventi e terapie costosissime per cercare di rimediare alla mutilazione del proprio corpo
di Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 L'ABORTO TRASFORMATO IN UN DIRITTO CI PORTA A VEDERE NEGATE LE CURE AI MALATI DI TUMORE E GARANTITI INVECE GLI OMICIDI DI STATO
L'emergenza Coronavirus porta al pettine tanti nodi: ce ne ricorderemo?
di Giulia Tanel - Fonte: Sito del Timone
4 LO STUDIOSO DEL GENDER AMMETTE: HO SBAGLIATO TUTTO: IL SESSO E' UNA REALTA' BIOLOGICA
La costruzione della teoria gener è in buona sostanza un'invenzione, per stessa ammissione di uno dei suoi inventori
di Roberto Vivaldelli - Fonte: Il Giornale
5 UNA GENERAZIONE DI ORFANI
La maggior parte dei genitori, distratti dal lavoro, lasciano i figli in balia di se stessi, della scuola, del cellulare, dei coetanei, ecc.
di Luciano Leone - Fonte: Notizie Provita & Famiglia
6 IL BONUS PER IL LATTE ARTIFICIALE E' SCANDALOSO
Niente è meglio dell'allattamento al seno, ma il governo, per favorire le multinazionali, inventa il bonus per il latte in polvere e così va contro la natura (lo ammettono pure Organizzazione Mondiale per la Salute e UNICEF)
di Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana

1 - LA VICENDA DI GIOVANNINO COMMUOVE....MA NESSUNO PARLA DELLA FECONDAZIONE ETEROLOGA CHE L'HA FATTO NASCERE
Finita l'onda emotiva, speriamo si possa riflettere su una pratica disumana, che mercifica i figli fino all'assurdo di desiderare di abbandonarli se non corrispondono ai nostri desideri
di Leone Grotti - Fonte: Tempi, 07/11/2019

La storia del piccolo Giovannino, abbandonato all'ospedale Sant'Anna di Torino dai genitori perché affetto da una patologia gravissima chiamata Ittiosi Arlecchino, si è conquistata le prime pagine di tutti i giornali. Ed è davvero paradossale che un bambino così piccolo, appena quattro mesi, che non può stare alla luce a causa della sua malattia, sia riuscito a illuminare i cuori delle decine di persone che hanno chiamato in ospedale per adottarlo, non ultimo il Cottolengo, e risvegliare la coscienza intorpidita di migliaia di italiani.
Ma quella di Giovannino è una storia in chiaroscuro, piena di luci e ombre. L'ombra non è soltanto la decisione dei suoi genitori di lasciarlo in ospedale e di non riconoscerlo, ma anche il modo in cui è stato concepito, cioè tramite fecondazione eterologa, e i pericoli insiti in questa pratica. Ed è un'ombra così grande e così scomoda, tanto per i media quanto per la società, che ieri i siti del Corriere e di Repubblica, riprendendo la storia raccontata per prima dalla Stampa, hanno deciso di ometterla.
Alla base della fecondazione eterologa infatti, che prevede la fabbricazione in provetta di un embrione con l'utilizzo di gameti appartenenti a soggetti estranei alla coppia, c'è l'idea (cosciente o no poco importa) del progetto umano. Quando la Corte Costituzionale, nell'aprile 2014, abolì il divieto di fecondazione eterologa contenuto nella legge 40, lo fece nel nome del «diritto al figlio» che lo Stato doveva riconoscere a ogni coppia che lo "desideri".
Ma un conto è proiettare i propri desideri su un figlio che sta per arrivare, un altro è selezionare in base alla qualità genetica ovuli e spermatozoi per realizzare un desiderio. Che cosa succede infatti quando un bambino, non generato nella carne, ma creato grazie alla manipolazione biotecnologica, non corrisponde al desiderio iniziale, alla qualità "selezionata" e voluta? La verità, ed è la verità che ci insegna Giovannino, è che è molto facile scartarlo.
È sul ricorso alla pratica della fecondazione eterologa fatta dai genitori, che instilla il criterio della qualità del nascituro e lo reifica, rendendo così più ardua l'accoglienza, anche della fragilità e della malattia, qualora si verifichi, che bisogna soffermarsi. E come ha spiegato il dottor Daniele Farina, primario della divisione pediatrica neonatale del Sant'Anna, quella di Giovannino «è una patologia non diagnosticabile con i normali esami eseguiti durante la gestazione. Se uno dei genitori è a conoscenza di una familiarità genetica può richiedere approfondimenti mirati sul Dna». Ma in questo caso metà del patrimonio cromosomico del feto era esterno alla coppia. Una metà che Giovannino non potrà neanche mai conoscere perché anonima.
Massimo Gramellini scrive oggi nella sua rubrica sul Corriere che Giovannino «è venuto al mondo per ricordarci chi siamo». Ha ragione. Ma sbaglia quando aggiunge che dobbiamo «smettere di pensare e cominciare a sentire». È vero il contrario: quando si sarà esaurito lo slancio emotivo che sta spingendo in modo meraviglioso decine di coppie a chiedere di adottarlo, bisognerà cominciare a porsi le domande giuste. Vogliamo essere figli generati nella carne, soggetti certi della nostra origine (amorevole o meno), o creati in laboratorio, oggetti di desideri e volontà, per loro natura volubili?

Fonte: Tempi, 07/11/2019

2 - IL CAMBIO DI SESSO E' UN'ILLUSIONE: CHIRURGIA ALLA FRANKESTEIN DA CUI NON SI TORNA INDIETRO
Sono ormai tantissimi i pentiti del transgenderismo che devono affrontare interventi e terapie costosissime per cercare di rimediare alla mutilazione del proprio corpo
di Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/12/2019

I pentimenti per aver cambiato sesso in età adulta sono drammatici ma il rimorso degli adolescenti ingannati fin da piccoli è ancora più doloroso. Alla lista di quelli noti (che si allunga, vedi qui) si è aggiunto Nathaniel, 19 anni, che meno di un anno più tardi dall'operazione di rimozione dei genitali ha pianto amaramente: «Tutto questa storia è stata una terribile idea. Ho 19 anni e mi sento di aver rovinato la mia vita».
Nathaniel usa giustamente il singolare, ché nel mondo dei sogni individualista quella del giovane è stata una sua scelta. Peccato che la legge non gli abbia impedito di agire contro se stesso e che il mondo medico sia ormai tutto a favore di questi interventi autolesionisti. A parlare di lui infatti non sono le cronache che dipingono il mondo transessuale come un sogno fatto di paillettes, lustrini e felicità, ma Walt Heyer (clicca qui) che, avendo provato sulla sua pelle l'inganno, oggi lotta per gridare la verità nonostante il rumore dominante sembri silenziare la sua voce. Heyer ha recentemente scritto sul The Daily Signal che «mi si spezza il cuore ogni volta che ricevo una lettera da parte di qualcuno che si è sottoposto all'operazione chirurgica per il cambio di sesso (che mai avverrà, ndr) e che si pente, specialmente quando si tratta di qualcuno giovane come Nathaniel.
Con il permesso del ragazzo, Heyer ha voluto raccontare la sua storia sperando che la testimonianza possa portare chi crede di risolvere i suoi problemi psicologici nel medesimo modo a tornare sui suoi passi. Nathaniel «ha detto di essere stato bullizzato dai maschi alle scuole elementari perché era sensibile e preferiva fare i giochi delle bambine. Quando è cresciuto ha scoperto la pornografia su internet, ha sentito parlare del transgenderismo, e come ha detto lui, "mi sono convinto che si trattava di quello che ero"».
Così, a 14 anni, ha confessato alla mamma la sua convinzione portandola a prendere appuntamento con un dottore. Dopodiché, continua Heyer, ha «iniziato a vedere il dottore una settimana dopo il suo quindicesimo compleanno e da come descrive i successivi anni della sua adolescenza, direi che andare in clinica non ha migliorato la sua vita». Scrive infatti Nathaniel: «Da lì in poi mi sono lentamente distaccato da tutto fino a quando sono rimasto a casa, giocando ai videogiochi e andando su Internet tutto il giorno. Ho smesso di leggere, di disegnare, di andare in bicicletta».
Insomma, la clinica invece che aiutarlo ad abbracciare la propria identità maschile per aiutarlo a camminare sicuro nel mondo, lo ha confermato nella sua confusione spingendolo a sentirsi diverso e quindi a fuggire da tutto. «Mi sono isolato - continua il ragazzo - in una cavità di eco che ha sostenuto e convalidato le mie decisioni sbagliate, perché anche loro, purtroppo, erano bloccati dentro quella buca».
Tanto che dopo aver compiuto 18 anni, il ragazzo è stato operato per dare ai suoi genitali una parvenza femminile e, in seguito a complicanze, ha dovuto operarsi nuovamente per poi sottoporsi ad un terzo intervento di chirurgia plastica che rendesse il suo volto più femminile. L'articolo prosegue facendo notare che per quanto l'uomo si ostini a pensare di poter mutare la realtà a suo piacimento, «un uomo non sarà mai una donna e non potrà mai diventarlo». E sebbene sia proibito dirlo nel regime politicamente corretto, c'è poco da obiettare quando a rivelare la scomoda verità è la vittima principale di questa ideologia. Scrive infatti Nathaniel nove mesi dopo l'intervento: «Ora che sono guarito dagli interventi chirurgici, me ne pento. Il risultato dell'intervento chirurgico sembra nella migliore delle ipotesi un lavoro di taglia e cuci alla Frankenstein, il che mi ha fatto pensare criticamente a me stesso. Mi sono trasformato in un facsimile chirurgico di una donna, ma sapevo di non esserlo. Sono diventato (e in parte, lo sono ancora) profondamente depresso».
E se tutti sono corsi ad "aiutare" il ragazzo quando diceva di sentirsi donna, fa notare Heyer, grazie al "consenso informato" la clinica ora «se ne è lavata le mani». Così come è accaduto con altri giovani a cui «è accaduto qualcosa che li ha portati a non voler essere chi sono e a tentare di diventare qualcun altro»; e quando hanno cercato aiuto per superare l'angoscia, «l'ideologia di genere, la clinica e i chirurghi hanno affermato il falso pensiero». A dire la leggerezza e la noncuranza tipiche dell'ideologia a cui interessa solo raggiungere il suo obiettivo era stata un'atra giovane: «Sydney che "è passata" (come si dice per chi si sottopone a questi interventi, ndr) a 18 anni. Ora, a 21 anni, ha recentemente raccontato la sua storia» in cui si «articola chiaramente l'assenza di consulenza prima della prescrizione del potente ormone maschile, il testosterone, e gli effetti orribili che ha avuto anche se per un breve periodo sul suo corpo femminile».
L'articolo prosegue descrivendo il mondo devastante e tremendo delle cliniche di "riassegnazione di genere", dei bambini trattati come femmine e delle bambine trattate come maschi. Spiegando, però, che anche questo disastro non è la fine se c'è chi si batte per la verità e per incontrare le fragili prede della bestia arcobaleno. Lo stesso Heyer ha vissuto quello che hanno vissuto questi ragazzi, finché la fede in Dio gli fece riabbracciare con forza la sua identità, regalandogli la pace che tanto cercava. Per questo l'uomo parla con speranza anche di Nathaniel e Sydney, che ora «stanno ravvivando la loro fede in Gesù e, come ben noto dalla mia vita di esperienza transgender, la fede in Dio porta alla restaurazione, se noi lo permettiamo».

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/12/2019

3 - L'ABORTO TRASFORMATO IN UN DIRITTO CI PORTA A VEDERE NEGATE LE CURE AI MALATI DI TUMORE E GARANTITI INVECE GLI OMICIDI DI STATO
L'emergenza Coronavirus porta al pettine tanti nodi: ce ne ricorderemo?
di Giulia Tanel - Fonte: Sito del Timone, 25/03/2020

Per far fronte all'emergenza Coronavirus il sistema sanitario nostrano, com'è noto, ha deciso di differire tutti gli appuntamenti già fissati e le chirurgie non strettamente necessarie. Paradosso vuole, tuttavia, che tra le attività che continuano a essere svolte rientri l'aborto: se in un'ala dell'ospedale, dunque, si lotta strenuamente (e con le poche risorse disponibili) contro la morte, in un'altra non si pone freno alla macchina di morte che – stando ai dati ministeriali –, in Italia, uccide circa 80.000 bambini ogni anno, ossia 220 ogni giorno. E si tratta di stime al ribasso, che non tengono conto di tutti gli aborti cosiddetti chimici e di quelli determinati dall'uso di modalità contraccettive che agiscono a concepimento avvenuto. Allargando poi lo sguardo al mondo, i numeri rendono un'immagine ancora più impietosa: con 42.4 milioni di esseri umani uccisi nel grembo materno nel solo 2019, e anche qui il dato è sottostimato, l'aborto risulta essere la prima causa di morte nel mondo. Eppure, anche nel pieno della pandemia di Covid-19 quando ogni bambino che viene al mondo è ancora di più un segno di speranza nel futuro, la cultura di morte prosegue imperturbata la propria strada.
A margine di questo discorso, va inoltre aggiunto il fatto che, in alcune zone d'Italia ma per fortuna non in tutte, proprio a causa delle limitazioni cui tutti siamo costretti in questo momento di emergenza nazionale, l'evento del parto e i giorni immediatamente conseguenti alla nascita, fino alla dimissione, vengono preclusi ai padri dei bambini, ai quali viene addirittura impedito di entrare in ospedale. Ed è così che dei protocolli di sicurezza, assolutamente comprensibili e doverosi in caso di conclamata infezione da Covid-19, vanno a intaccare anche un momento familiare così intimo e delicato, non da ultimo sotto il profilo psicologico e relazionale.

DALL'ITALIA, ALL'INGHILTERRA
Ad ogni modo, l'Italia non è la sola ad aver deciso di non sospendere gli aborti. Nel Regno Unito, anzi, il Governo ha deciso di adottare una misura in un certo senso ancora più controversa, andando a favorire l'aborto chimico con Ru-486 che, oltre a essere fonte di morte per il bambino, è molto pericoloso per la salute fisica e psicologica delle donne, che peraltro si trovano a vivere questo drammatico evento nel privato delle loro mura domestiche. Donne che, nel pieno della pandemia, magari arrivano a prendere la decisione di uccidere la vita che hanno in grembo anche solo per paura di malformazioni derivate da un eventuale contagio – che, la lettura scientifica afferma, non si verificano – o per una perdita di speranza nel futuro.
Riporta Live Action: «Il Segretario di Stato per la salute e l'assistenza sociale ha approvato due misure temporanee in Inghilterra per limitare la trasmissione del Coronavirus (COVID-19) e garantire l'accesso continuo ai servizi di aborto medico precoce:
le donne e le ragazze saranno in grado di assumere entrambe le pillole per l'aborto medico precoce nelle proprie case, senza la necessità di frequentare prima un ospedale o una clinica;
i medici saranno in grado di prescrivere entrambe le pillole per il trattamento dell'aborto medico precoce da casa propria».
Insomma, per ottenere le pillole per abortire (le componenti che la donna deve assumere sono infatti due: il mifepristone, uno steroide sintetico atto ad interrompere la produzione di progesterone, impedendo in tal modo all'embrione di crescere e svilupparsi per mancanza di principi nutritivi, e il misoprostol, una prostaglandina che rilassa il collo dell'utero e induce le contrazioni, permettendo l'espulsione del sacco amniotico contenente l'embrione) basta un semplice click sul mouse da parte di un sedicente medico. Ed è così che il valore della vita viene ancora una volta, inesorabilmente, banalizzato.

Fonte: Sito del Timone, 25/03/2020

4 - LO STUDIOSO DEL GENDER AMMETTE: HO SBAGLIATO TUTTO: IL SESSO E' UNA REALTA' BIOLOGICA
La costruzione della teoria gener è in buona sostanza un'invenzione, per stessa ammissione di uno dei suoi inventori
di Roberto Vivaldelli - Fonte: Il Giornale, 05/11/2019

Non solo l'ideologia gender esiste, ma chi l'ha sponsorizzata per anni ora si pente e ammette di aver falsificato le conclusioni delle sue ricerche. Parliamo del docente canadese Christopher Dummitt, professore associato di storia presso la Trent University di Peterborough, autore di due libri: The Manly Modern: Masculinity in the Postwar Years (Vancouver 2007) e Contesting Clio's Craft: New Directions and Discussates in Canadian History (London, 2009). Il primo, in particolare, è definito "il primo grande libro sulla storia della mascolinità in Canada" e "si rivolge a studiosi e studenti di storia, studi di genere e studi culturali", nonché ai "lettori interessati alla storia e alla costruzione sociale del genere". Il "genere" inteso dunque come una costruzione sociale e culturale, in una visione dei sessi in cui nulla è determinato: anche il corpo e la biologia sarebbero sottoposti all'agire umano, secondo una prospettiva post-moderna e costruttivista.
Ora Dummitt, ideologo del gender e docente di fama, ammette di essersi profondamente sbagliato. In un articolo intitolato Confessioni di un costruttivista sociale pubblicato su Quillette e tradotto da Le Pointe, il professore osserva che, inizialmente, "molte persone non erano della mia opinione. Chiunque - quasi tutti - non fosse pratico delle teorie sul genere aveva difficoltà a credere che il sesso fosse un costrutto sociale, tanto era contro il buon senso. Ma oggi le mie idee sono ovunque. Nei dibattiti sui diritti dei transessuali e sulla politica da adottare in merito ai trans nello sport". Per molti attivisti, sottolinea, "dire che il sesso è una realtà biologica equivale a hate speech" e gli ultra-progressisti "accusano chiunque lo affermi di negare l'identità delle persone transessuali e ciò equivale a voler causare danni a un altro essere umano. A tal proposito, il cambiamento culturale è stato stupefacente".
Piccolo problema: lo studioso del gender ammette di essersi sbagliato e di aver, in buona parte, essersi inventato tutto dalla A alla Z. È lo stesso professore canadese a illustrare la fallacia delle sue argomentazioni sugli studi di genere. "Innanzitutto - afferma - ho sottolineato come storico che il genere non è stato sempre e ovunque definito allo stesso modo. Come ho scritto in The Manly Modern, il genere è una raccolta di concetti e relazioni storicamente mutevoli che danno senso alle differenze tra uomini e donne". Secondo aspetto: il potere, quello che, secondo gli studi di Dummitt, era alla base di tutto. "Pertanto - prosegue - se qualcuno negava che il sesso e il genere fossero variabili, se insinuava che c'era qualcosa di intramontabile o biologico nel sesso e nel gender, allora stava effettivamente cercando di giustificare il potere. E quindi legittimare le oppressioni".
Nell'articolo-confessione pubblicato su Quillette, Dummitt ammette: "La mia ricerca non ha dimostrato nulla, in un modo o nell'altro. Supponevo che il genere fosse un costrutto sociale e ricamavo tutte le mie 'argomentazioni' su quella base". Le uniche critiche che il professore ha ricevuto, racconta lui stesso, cercavano di rafforzare ulteriormente il paradigma gender o di lottare per altre identità o contro altre forme di oppressione. In buona sostanza, in questa prospettiva costruttivista c'era (e c'è, ancora oggi), molta ideologia e pochissima scienza. Studi che si sono perfettamente sposati con il politically correct e con la politicità dell'identità imperante nelle università liberal canadesi e americane. Le conseguenze devastanti di questa deriva le spiega lo stesso professore: "Il mio ragionamento rozzo e altre opere accademiche che sfruttano lo stesso pensiero errato sono ora ripresi da attivisti e governi per imporre un nuovo codice di condotta morale".

Fonte: Il Giornale, 05/11/2019

5 - UNA GENERAZIONE DI ORFANI
La maggior parte dei genitori, distratti dal lavoro, lasciano i figli in balia di se stessi, della scuola, del cellulare, dei coetanei, ecc.
di Luciano Leone - Fonte: Notizie Provita & Famiglia, n. 79 (novembre 2019)
Fonte: Notizie Provita & Famiglia, n. 79 (novembre 2019)

6 - IL BONUS PER IL LATTE ARTIFICIALE E' SCANDALOSO
Niente è meglio dell'allattamento al seno, ma il governo, per favorire le multinazionali, inventa il bonus per il latte in polvere e così va contro la natura (lo ammettono pure Organizzazione Mondiale per la Salute e UNICEF)
di Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16/12/2019
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16/12/2019

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