Amici del Timone n�66 del 16 marzo 2017

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1 LA CHIAMANO FINE VITA PER NON DIRE CHE E' UNA MORTE. DI STATO.
Le bugie con cui vogliono farci sembrare normale uccidere un essere umano
di Carlo Bellieni - Fonte: Il Sussidiario
2 8 MESI DALLA LEGGE IN CANADA E I MEDICI NON CE LA FANNO PIU'
Dare la morte è per sua natura una violenza su chi ha giurato di salvare i malati
di Leone Grotti - Fonte: Tempi
3 PROPAGANDA E IDEOLOGIA INVECE DI COMPASSIONE E INTELLIGENZA
La girandola delle bugie, un pensiero unico su giornali, social e tv per convincersi che la vita non ha valore
di Giuliano Guzzo - Fonte: giulianoguzzo.com
4 CANADA: LA LEGGE SULL'EUTANASIA APRE AI PIU' ABIETTI ABUSI
Fatta la legge per casi pietosi ed estremi, la si ritrova applicata per tutti
di Leone Grotti - Fonte: tempi.it
5 EUTANASIA E DJ FABO: UN FILM RADICALE GIA' VISTO
Tempismo, scelta dei personaggi, battute cult, servizi televisivi, appelli: così sono passati divorzio, aborto, fecondazione artificiale, matrimoni gay, ecc.
di Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 CATERINA SOCCI E DJ FABO, LA CULTURA DELLA VITA CONTRO LA CULTURA DELLA MORTE
Giornalisti, politici, uomini di spettacolo, diffondono la cultura della morte, non la vita per cui mia figlia e altri stanno lottando (VIDEO: 9 motivi di ragione per cui l'eutanasia è un abominio)
di Antonio Socci - Fonte: Libero
7 IL (FALSO) DIRITTO ALL'AUTODETERMINAZIONE CONTRO IL (VERO) DIRITTO ALL'OBIEZIONE DI COSCIENZA
La regione Lazio fa un concorso dove assume solo medici abortisti, del resto l'attacco all'obiezione di coscienza è l'approdo logico ed inevitabile della cultura della morte
di Alfredo De Matteo - Fonte: Corrispondenza Romana
8 L'UNAR FINANZIA CIRCOLI GAY CHE PER FARE SOLDI OFFRONO SESSO A CASO ED ESTREMO CREANDO DIPENDENZA IN PERSONE FRAGILI
Le Iene svelano che per le dark room nei circoli di Andoss lo Stato ha stanziato 400mila euro per perversioni e reati sessuali; Luca Di Tolve (che era gay ed ora sta con lei) l'aveva detto
di Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
9 FARSI CHIAMARE PADRE PER LEGGE E' NEGARE LA REALTA'
Il caso del tribunale di Trento conferma che la stepchild adoption (apparentemente stralciata dalla legge sul matrimonio gay) produce i suoi nefasti crimini strappando i figli alle loro madri
di Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano

1 - LA CHIAMANO FINE VITA PER NON DIRE CHE E' UNA MORTE. DI STATO.
Le bugie con cui vogliono farci sembrare normale uccidere un essere umano
di Carlo Bellieni - Fonte: Il Sussidiario, 02/03/2017

C'è molto di terrificante e di antidemocratico nella corsa all'individualismo che percorre l'Europa. Tutte le scelte politiche da prima pagina nel vecchio continente vanno nel senso di soddisfare scelte individuali: dalla liberalizzazione del gioco d'azzardo alle leggi sulle convivenze o sul fine-vita. Ed è significativo questo cambio di rotta in 50 anni, da uno stato centralista cui facevano resistenza gli organi intermedi (famiglia, partiti) ad uno stato transnazionale, cioè imprecisato come entità, che non trova nessuna resistenza nel popolo cui elargisce scorciatoie ai gravi problemi - invece di prevenirli – e in cui famiglia e partiti sono stati svuotati di significato, tanto da sgretolarsi fragili e contumaci. La prevenzione la si potrebbe fare rendendo la gente responsabile e virtuosa, ma un popolo cosciente sarebbe un impedimento allo stato impalpabile e transnazionale che vuole soppiantare la democrazia popolare, la repubblica "basata sul lavoro", per cui assistiamo all'esplodere di leggi basate sul bisogno individuale e al crollo di quelle basate sul bisogno sociale.
E il paradosso è che la politica non previene più il disagio; semplicemente lo asseconda. Lo vediamo con i recenti casi di suicidio assistito in Svizzera, e con la messa in primo piano nel dibattito parlamentare delle leggi sul fine-vita. Con il paradosso ulteriore che tanti si danno da fare per prevenire i suicidi, ma se il suicidio diventa un diritto, con quale forza morale si tenterà di dissuadere chi vuol farla finita? O si arriverà a denunciare chi interrompe un atto suicidario che non ha ottenuto l'autorizzazione statale? L'American Journal of Public Health di questo mese mostra che il tasso di suicidi in California è aumentato del 12,5% negli ultimi 10 anni. E questo è l'ultimo dato di un trend esteso a tutti i Paesi industrializzati. Cosa fa lo Stato? Legalizza il suicidio: in certi casi, a certe condizioni, ma certo non fa prevenzione; e questa è la cosa grave. In Slovacchia si è avuto un incremento di suicidi dal 2007, con la crisi economica dopo un periodo di stabilizzazione di questo fenomeno, secondo l'ufficio di statistica della repubblica Slovacca, e anche questo è un dato significativo che mostra che il suicidio è di chi subisce un attentato al proprio io, di persone fragili e non aiutate, come conferma uno studio condotto in Inghilterra e Galles; che il suicidio sarebbe prevenibile. Purtroppo si sottovaluta anche il fenomeno dell'emulazione, ben noto negli studi sul suicidio, e anche questo dovrebbe far riflettere: mettere tanta enfasi sul suicidio come diritto, porta ad una sua accettazione e normalizzazione, ad un suo sdoganamento e chi è solo e fragile non cercherà rivendicazione per i suoi diritti, non cercherà compagnia; e chi lo potrà aiutare avrà dallo stato un segnale di interessarsi dei propri affari e "rispettare" chi in solitudine, amara solitudine, sceglie la morte.
Questa è la legge che segna tanti fenomeni: chiudere gli occhi sulla prevenzione e aprire scorciatoie all'individuale. E' molto più facile e costa meno, molto meno, aprire le scorciatoie piuttosto che fare prevenzione, tant'è che una legge sulla liberalizzazione della cannabis è bell'e pronta in parlamento. Ci piacerebbe vedere invece uno stato che mette nelle leggi finanziarie al primo punto la prevenzione della emarginazione e della povertà; potrà fallire e non essere in grado, potrà accampare la mancanza di fondi ma almeno sarebbe chiara una priorità: prima vengono gli ultimi; poi tutto il resto. E impostare delle priorità di questo tipo sarebbe esemplare e lo sottoscriverebbe la maggioranza del popolo, anche se per questo dovesse fare sacrifici.
Non ci piacciono i possibili paladini di una stupido accanimento terapeutico, che voglia far insistere con cure inutili e dolorose; per questo si deve parlare e trovare un modo di dire basta alle medicine quando non servono o sono addirittura dolorose. Non ci piace nemmeno chi si oppone per pregiudizio a tutto. Serve il colloquio franco e costruttivo. Ma il problema è: come si può colloquiare con in politica si sente a suo agio tra le scorciatoie che costano poco e sceglie di non fare una costosa ma democratica e civile prevenzione del disagio? Prevenire il disagio costa, non è popolare (è più popolare sui massmedia il saltare a conclusioni drammatiche e spettacolari), ma dovrebbe essere chiaro che lo stato democratico è lo stato della solidarietà, dei legami e delle scelte sociali, non delle solitudini. La droga non è democratica; il gioco d'azzardo non è democratico perché distraggono dal passo necessario e purtroppo negato: l'intervento del sociale in soccorso dell'individuale. Lasciar morire senza aver dato non 1000 ma 100.000 aiuti a chi è nel disagio non è democratico ma pilatesco.

Fonte: Il Sussidiario, 02/03/2017

2 - 8 MESI DALLA LEGGE IN CANADA E I MEDICI NON CE LA FANNO PIU'
Dare la morte è per sua natura una violenza su chi ha giurato di salvare i malati
di Leone Grotti - Fonte: Tempi, 03/03/2017

«Togli il mio nome dalla lista. Non posso più farlo». È quello che il ministero della Sanità si è sentito ripetere nell'ultimo mese da 54 medici dell'Ontario, che dopo aver procurato la morte con l'eutanasia ai loro pazienti, hanno deciso di smettere. Così hanno chiesto alle autorità della provincia canadese di espungere il loro nome da una lista di medici disponibili a somministrare la "buona morte".

NUMERI ALTI.
In Canada l'eutanasia è legale da appena otto mesi e secondo l'Associazione dei medici canadesi sono in tanti ad aver praticato un'eutanasia e a non volerlo più fare. Solo l'Ontario ha dichiarato quanti sono i professionisti riluttanti, i numeri a livello nazionale non sono disponibili, ma secondo l'Associazione dei medici canadesi (Cma) «il numero è così alto che il governo se n'è accorto».

LEGGE IPER PERMISSIVA.
Secondo i dati diffusi da CTV News a gennaio, dopo i primi sei mesi sono già morte 744 persone e quella canadese è una delle leggi più permissive al mondo. In base al Bill C-14, infatti, per ottenere la l'eutanasia bisogna essere affetti da una malattia incurabile per la quale «la morte naturale è ragionevolmente prevedibile». Il problema è che sia la malattia incurabile che la sua ragionevole prevedibilità non devono essere stabiliti da dati medici oggettivi, è sufficiente che «il personale medico o infermieristico sia dell'opinione che la persona soddisfi tutti i criteri». Non è richiesto dunque che la legge venga rispettata, ma che il medico pensi che sia rispettata.

«NON POSSO PIÙ FARLO».
Secondo Jeff Blackmer, vicepresidente di Cma, «molti dottori dopo una prima esperienza con l'eutanasia non se la sentono più di rifarla perché la considerano travolgente, troppo difficile. Ci sono quelli che dicono: "Non posso più farlo"». Per tanti altri invece il problema è di natura pratica: la legge è vaga e temono di andare troppo oltre, procurando la morte a chi non ne avrebbe diritto. In Quebec, dopo i primi otto mesi, la commissione di controllo ha riscontrato 21 violazioni della legge su 262 casi di eutanasia. In teoria dovrebbe passare i fascicoli ai giudici, i quali dovrebbero condannare i medici. Ma finora nel mondo, a fronte di diverse violazioni, non è mai avvenuta una sola condanna. La commissione del Quebec non ha ancora passato i casi ai magistrati e sta valutando il da farsi. «Immagina di essere un medico che somministra l'eutanasia, non è bello che una commissione venga a controllare quello che fai», ha dichiarato al canadese National Post James Downar, esperto di cure palliative.

IL CASO DI OMICIDIO.
In Ontario sono rimasti 107 medici disposti a praticare l'eutanasia. Altri 30 sono disponibili solo a dare un secondo parere ma non a somministrare l'iniezione letale. A neanche un anno dall'entrata in vigore della legge, si sono prodotti effetti perversi sulla società: la scorsa settimana un uomo di Montreal è stato denunciato per omicidio volontario dopo l'uccisione della moglie di 60 anni, affetta da Alzheimer. L'uomo aveva chiesto che potesse essere uccisa con l'eutanasia, ma i medici avevano riscontrato l'assenza dei criteri necessari, rifiutando la domanda.

Fonte: Tempi, 03/03/2017

3 - PROPAGANDA E IDEOLOGIA INVECE DI COMPASSIONE E INTELLIGENZA
La girandola delle bugie, un pensiero unico su giornali, social e tv per convincersi che la vita non ha valore
di Giuliano Guzzo - Fonte: giulianoguzzo.com

La morte di Fabiano Antoniani, 40 anni compiuti il 9 febbraio scorso, il dj rimasto cieco e tetraplegico dal 2014, in seguito ad un incidente stradale – e recatosi in Svizzera per porre fine a quella che considerava «una lunga notte senza fine» – è al centro, come prevedibile, di un dibattito inteso, senza dubbio appassionato, ma estremamente disonesto, nel quale le imprecisioni abbondano a tutto vantaggio di una lettura emotiva e non ragionata dei fatti. Per cercare di rimettere ordine, ritengo opportuno mettere a fuoco alcuni aspetti fondamentali, al di là dei quali l'intera vicenda continuerà ad essere equivocata. Anzitutto, c'è da dire che Dj Fabo non era un paziente terminale dilaniato dalle sofferenze fisiche. Era, certo, una persona colpita da una condizione molto grave e senza, sulla base delle conoscenze attuali, concreta prospettiva di ripresa, ma non stava morendo. Versava cioè in una situazione serissima, ma la malattia e l'accanimento terapeutico – che si concreta nella somministrazione di cure inutili, sproporzionate o addirittura controproducenti per la salute di un paziente – non c'entravano affatto col suo stato. Sostenere il contrario, molto semplicemente, significa ignorare i contorni dell'intera vicenda.
Una vicenda – secondo aspetto da considerare – che non si è conclusa con un'eutanasia ma, più precisamente, con un suicidio assistito. L'eutanasia propriamente detta, infatti, è legale solo nei tre paesi del Benelux (Paesi Bassi, Belgio e Lussembugo), mentre Dj Fabo era stato accolto per morire nella clinica Dignitas di Forck, ad una decina di chilometri da Zurigo, poiché in Svizzera il suicidio assistito è legale. Come mai i media, da bravi, preferiscono parlare di eutanasia? La risposta è semplice: perché sono molti più gli italiani favorevoli all'eutanasia che al suicidio assistito. E chi vuole condizionare l'opinione pubblica, lo sa benissimo.
Un terzo aspetto da considerare è strettamente procedurale. Dignitas stessa, infatti, tiene a precisare che «per ogni singolo caso, un viaggio di questo genere, il colloquio con un medico, la redazione di una ricetta e il suicidio assistito è preceduto da un iter che normalmente richiede fino a tre mesi, ma che può durare anche più a lungo. Solo dopo questa procedura preparatoria, entro tre o quattro settimane, potrà aver luogo il suicidio assistito» (Come funziona Dignitas, p.4). Ora, come sappiamo Dj Fabo è morto ieri, lunedì 27 febbraio. Ecco, anche se molti non lo fanno osservare, non si tratta di una data casuale. Per un motivo semplice: è lo stesso giorno in cui era stato calendarizzato dalla conferenza dei capigruppo della Camera dei Deputati, l'inizio della discussione del disegno di legge sulle direttive anticipate e sul consenso informato. Ora, possibile che una morte che richiede – secondo Dignitas – un iter di diverse settimane, sia avvenuta proprio in questa data, o forse tutto ciò risponde ad un disegno politico? Pare il caso di chiederselo. Di certo la tempistica, come si è visto, dà da pensare. Inclusa quella di diffusione della notizia. A chi non l'avesse notato, infatti, ricordiamo che dj Fabo è morto alle 11:40, neppure dieci minuti dopo – alle 11:48 – Marco Cappato, che lo aveva accompagnato in Svizzera, ha twittato "la notizia", che alle 11.55 era già il titolo di apertura di tutte le grandi testate nonché quella di tutti i telegiornali. Nessun complottismo, sia chiaro, ma se qualcuno avesse cinicamente pianificato a tavolino il tutto, per dare una eco mediatica massima a questo fatto, non avrebbe potuto fare di meglio.
A questo punto, uno potrebbe intelligentemente obiettare che si sta parlando di una morte per suicidio assistito, mentre il Parlamento si sta occupando di biotestamento. Ebbene, questo qualcuno coglierebbe nel segno nell'evidenziare che o le due cose – il suicidio assistito di Fabo e il testamento biologico – sono disgiunte, oppure strettamente connesse pur sembrando distinte. L'ipotesi corretta è la seconda. Infatti, anche se formalmente il suicidio assistito in Italia è punito (smettiamola, per piacere, di mentire dicendo che in Italia una legge non c'è: esiste eccome, e sanziona quello che correttamente definisce omicidio del consenziente), introducendo il biotestamento, apripista dell'eutanasia omissiva, si mira a renderlo presto legale, magari grazie a qualche sentenza "creativa" della magistratura. Morale della favola, al di là del dolore per la morte del quarantenne italiano, quella che resta è la sensazione d'aver assistito ad un macabro teatrino allestito per condizionare l'opinione pubblica. Nascondendo alla gente molte curiose coincidenze così come il fatto che laddove si riconosce il diritto a morire, la morte si fa cultura e porta oltre l'immaginabile. Cito due esempi soltanto. Il primo è quello dell'Oregon, dove il suicidio assistito è legale dal 1998, il tasso di suicidi nella popolazione generale è del 49% più elevato rispetto alla media nazionale; la stessa Svizzera ha un tasso di suicidio circa doppio a quello italiano. Il suicidio assistito può favorire una tendenza al suicidio? Così sembrerebbe, ma non ve lo raccontano: i dubbi seri, a chi fa propaganda, non interessano. Secondo esempio per riflettere. E' la storia di Anne, un'insegnante britannica recatasi pure lei nella clinica Svizzera Dignitas per ottenere il suicidio assistito. Il motivo? Non riusciva ad adattarsi alle tecnologie e ai tempi moderni, ai computer e alle e-mail, e anche al consumismo e ai fast food. Perciò ha chiesto di morire ed è stata accontentata: ne parlava Repubblica il 7 aprile 2014. Non è una bufala. Le bufale le raccontano i promotori della cosiddetta autodeterminazione assoluta, che da una parte allestiscono teatrini di morte, e dall'altra ci fanno credere che la contrarietà al suicidio sia un valore cattolico, quando basterebbe leggersi Immanuel Kant: «Chi si toglie la vita […] si priva della sua persona. Ciò è contrario al più alto dei doveri verso se stessi, perché viene soppressa la condizione di tutti gli altri doveri» (Lezioni di etica, Laterza, Bari, 2004, pp. 170-171). Che dire? Mentono, mentono sempre. Ed hanno i media dalla loro. Ma non il buon senso, che rimane esclusiva degli apoti, quelli che non la bevono.

Fonte: giulianoguzzo.com

4 - CANADA: LA LEGGE SULL'EUTANASIA APRE AI PIU' ABIETTI ABUSI
Fatta la legge per casi pietosi ed estremi, la si ritrova applicata per tutti
di Leone Grotti - Fonte: tempi.it, 05/01/2017

L'eutanasia in Canada è stata legalizzata solo nel giugno del 2016 e almeno 744 persone sono già morte con l'iniezione letale. I dati, diffusi da CTV News, sono altissimi ma secondo la dottoressa di Vancouver Ellen Wiebe, che quest'anno ha dichiarato di avere ucciso almeno 40 pazienti, «i numeri cresceranno, ne sono certa. Mi aspetto che raggiungeremo l'Olanda e il Belgio perché abbiamo leggi simili. Questo significa che l'eutanasia rappresenterà il 5 per cento di tutte le morti del paese».
LA LEGGE
La dottoressa si sbaglia, perché la legge canadese è molto meno restrittiva di quelle di Belgio e Olanda. In base al Bill C-14, infatti, per essere uccisi bisogna essere affetti da una malattia incurabile per la quale «la morte naturale è ragionevolmente prevedibile». Il problema è che sia la malattia incurabile che la sua ragionevole prevedibilità non devono essere stabiliti da dati medici oggettivi, è sufficiente che «il personale medico o infermieristico sia dell'opinione che la persona soddisfi tutti i criteri». Non è richiesto dunque che la legge venga rispettata, ma che il medico pensi che sia rispettata.

IMMUNITÀ TOTALE
La differenza è importante, soprattutto perché la legge specifica che un medico non può essere incriminato di omicidio neanche quando la sua opinione sul rispetto dei criteri della legge si riveli «errata». Il testo della norma, infine, garantisce una inedita immunità a «chiunque» faccia «qualsiasi cosa» per procurare la morte di un terzo che ne abbia fatto richiesta.

UCCIDERE I DEPRESSI
Come si possono impedire abusi di qualunque genere? Non si può. E infatti dopo appena sei mesi non mancano drammatiche testimonianze. Will Johnston è un medico di famiglia di Vancouver e da mesi racconta casi in cui la legge è stata violata, senza che il governo o il sistema giudiziario del Canada si sentano in dovere di intervenire in alcun modo. Uno di questi casi riguarda un uomo, il cui nome è stato omesso per ragioni di privacy, con una malattia neurologica che l'ha reso parzialmente disabile. L'uomo, «che io ho visitato e che non era neanche lontanamente vicino alla morte, era fortemente depresso. Non usciva più di casa, aveva perso la speranza e sentiva che la sua vita non aveva più senso. Per questo voleva morire».

«È COSÌ FACILE»
Ora, scrive Johnston, «a qualunque altra persona non disabile sarebbe stato offerto un aiuto psicologico per uscire da questa brutta situazione». E invece l'uomo è stato ucciso da una dottoressa di Vancouver, che al telefono ha detto esplicitamente alla moglie che «la legge si può aggirare dichiarando che in qualunque momento può morire per un'infezione e che di conseguenza la morte è "ragionevolmente prevedibile"». Johnston è tornato dalla moglie dell'uomo dopo che il marito è stato ucciso con l'iniezione letale e lei gli ha detto: «Non pensavo fosse così facile» essere uccisi «con la nuova legge».

«SIAMO UN PO' PREOCCUPATI»
Davanti a casi simili le parole di un docente dell'università di Toronto, Trudo Lemmens, raccolte sempre da CTV News, appaiono quasi come un eufemismo: «Siamo un po' preoccupati perché persone vulnerabili o che si trovano in una situazione di vulnerabilità potrebbero essere pressate consapevolmente o inconsapevolmente a scegliere l'assistenza medica alla morte o per motivi economici o perché gli aiuti medici richiesti non sono disponibili».

LA VERA "OPPRESSIONE"
In base al testo della norma, il governo dovrà redigere un rapporto ufficiale sull'andamento della legge solo dopo cinque anni dall'approvazione, cioè nel 2021. Nel frattempo, qualunque abuso potrà essere compiuto nella più totale illegalità, dal momento che i casi di eutanasia devono essere denunciati dai medici stessi, ma nel caso non vogliano farlo per qualsiasi motivo nessun organo è preposto al controllo. Nel frattempo, medici come Ellen Wiebe, sono molto preoccupati da tutti quegli ospedali e case di cura religiosi che non vogliono permettere l'eutanasia nelle proprie strutture per ragioni di coscienza: «Abbiamo molti centri che non permettono neanche di discutere i temi del fine vita. Credo che questa sia una vera forma di oppressione».

Fonte: tempi.it, 05/01/2017

5 - EUTANASIA E DJ FABO: UN FILM RADICALE GIA' VISTO
Tempismo, scelta dei personaggi, battute cult, servizi televisivi, appelli: così sono passati divorzio, aborto, fecondazione artificiale, matrimoni gay, ecc.
di Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28/02/2017
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28/02/2017

6 - CATERINA SOCCI E DJ FABO, LA CULTURA DELLA VITA CONTRO LA CULTURA DELLA MORTE
Giornalisti, politici, uomini di spettacolo, diffondono la cultura della morte, non la vita per cui mia figlia e altri stanno lottando (VIDEO: 9 motivi di ragione per cui l'eutanasia è un abominio)
di Antonio Socci - Fonte: Libero, 01/03/2017
Fonte: Libero, 01/03/2017

7 - IL (FALSO) DIRITTO ALL'AUTODETERMINAZIONE CONTRO IL (VERO) DIRITTO ALL'OBIEZIONE DI COSCIENZA
La regione Lazio fa un concorso dove assume solo medici abortisti, del resto l'attacco all'obiezione di coscienza è l'approdo logico ed inevitabile della cultura della morte
di Alfredo De Matteo - Fonte: Corrispondenza Romana, 01/03/2017
Fonte: Corrispondenza Romana, 01/03/2017

8 - L'UNAR FINANZIA CIRCOLI GAY CHE PER FARE SOLDI OFFRONO SESSO A CASO ED ESTREMO CREANDO DIPENDENZA IN PERSONE FRAGILI
Le Iene svelano che per le dark room nei circoli di Andoss lo Stato ha stanziato 400mila euro per perversioni e reati sessuali; Luca Di Tolve (che era gay ed ora sta con lei) l'aveva detto
di Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24/02/2017
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24/02/2017

9 - FARSI CHIAMARE PADRE PER LEGGE E' NEGARE LA REALTA'
Il caso del tribunale di Trento conferma che la stepchild adoption (apparentemente stralciata dalla legge sul matrimonio gay) produce i suoi nefasti crimini strappando i figli alle loro madri
di Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 01/03/2017
Fonte: Blog di Costanza Miriano, 01/03/2017

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