Amici del Timone n�25 del 22 ottobre 2013

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1 MI CHIAMO ANTONIO ORIENTE, SONO UN GINECOLOGO E, FINO A QUALCHE ANNO FA, IO CON QUESTE MANI UCCIDEVO I FIGLI DEGLI ALTRI
La straordinaria testimonianza di un abortista pentito (senza giri di parole); sarà ospite di Scienza & Vita a Siena il 5 dicembre!
di Sabrina Pietrangeli Paluzzi - Fonte: L'Ottimista
2 A CAREGGI (FIRENZE) SI VOGLIONO UTILIZZARE COME CAVIE I BAMBINI, DA SACRIFICARE ALL'IDEOLOGIA GENDER
Comunicato stampa de LMPT-Toscana contro l'uso di trattamenti ormonali su bambini affetti da Gender identity disorder (G.I.D.)
Fonte: LMPT-Toscana
3 IL PAPA DICE ''NO'' ALLA CULTURA DELLO SCARTO
Alcuni hanno malinterpretato le parole del Papa espresse nell’intervista a Civiltà Cattolica
di Carlo Bellieni - Fonte: L'Occidentale
4 FECONDAZIONE IN VITRO
La definizione di fecondazione in vitro in 3 punti
di Carlo Bellieni - Fonte: Dizionario di Bioetica
5 PROCREAZIONE ASSISTITA: TUTTO QUELLO CHE NON SI DICE
Presentata come la panacea in ogn caso di infertilità, si tratta di uno strumento delicato, rischioso e spesso inefficace
Fonte: UCCR online
6 L'INSEMINAZIONE ARTIFICIALE GENERA MOSTRI?
A volte i film per quanto debbano vendere non riescono a negare la realtà
di Lupo Glori - Fonte: Corrispondenza Romana
7 LA LEGGE PRO ABORTO AMERICANA SOTTO ATTACCO
Si incrina il fronte legistativo abortista in tanti stati americani
Fonte: UCCR online
8 CIO' CHE IL BUON SENSO GIA' SA LA SCIENZA CONFERMA
Basta la ragione per capire che il feto è un essere umano, ma se anche non bastasse...
di Stefano Btuni - Fonte: UCCR online
9 EUTANASIA, SE IL LOBBYING PER LA LEGALIZZAZIONE E' UN FLOP
Per quanto presentata come un atto di pietà, l'eutanasia è in contrasto insanabile con i «principi etici di base» della medicina
Fonte: UCCR online
10 APPRODO FINALE DELLA RIVOLUZIONE ANTI-UMANA
Il rovesciamento dell'antropologia umana è iniziata con la contraccezione e proseguita poi con divorzio, aborto, fecondazione artificiale, per arrivare all'omosessualismo
di Riccardo Cascioli - Fonte: Il Timone
11 LA TRAGEDIA DI NASCERE DA FECONDAZIONE ARTIFICIALE
L'involontaria ammissione dell’Espresso: ''è come essere stato investito da un treno''
di Ilaria Vidi - Fonte: Notizie Pro Vita
12 TUTTE LE ASSURDITA' DELLA LEGGE ANTI-VIVISEZIONE
Questa assurda legge ideologica paralizza la ricerca, danneggia l'uomo e, tra l'altro, non fa bene neanche agli animali
di Emmanuele Michela - Fonte: I Tempi
13 LA NIPOTE DI MARTIN LUTHER KING ABORTISCE DUE VOLTE, POI SE NE PENTE E DIVENTA PROLIFE
Fonda la ''King for America'' (VIDEO: stupenda testimonianza di Myra Myers, una delle tante donne pentite di aver abortito)
di Rino Cammilleri - Fonte: Antidoti

1 - MI CHIAMO ANTONIO ORIENTE, SONO UN GINECOLOGO E, FINO A QUALCHE ANNO FA, IO CON QUESTE MANI UCCIDEVO I FIGLI DEGLI ALTRI
La straordinaria testimonianza di un abortista pentito (senza giri di parole); sarà ospite di Scienza & Vita a Siena il 5 dicembre!
di Sabrina Pietrangeli Paluzzi - Fonte: L'Ottimista, 16 Novembre 2010

In principio fu Bernard Nathanson. Parliamo del famoso ginecologo statunitense che al suo attivo collezionò circa 75.000 aborti, fino a quando si rese conto dell'"umanità" del feto e fece un vero cammino di conversione che lo portò a scrivere il libro The hand of God ("La mano di Dio"). Da quel momento in poi, il suo lavoro è divenuto totalmente a favore della vita nascente. Ma "la mano di Dio" continua ad operare in ogni continente, e anche in Italia, abbiamo il nostro Nathanson: è il dottor Antonio Oriente. Anche lui, come Nathanson, viveva la sua quotidianità praticando aborti di routine. Abbiamo ascoltato la sua testimonianza nel corso di un convegno dell'AIGOC. Sì, perché lui oggi è il vicepresidente e uno dei fondatori di questa Associazione Italiana Ginecologi e Ostetrici Cattolici... Praticamente una totale inversione di tendenza, rispetto al modo precedente di vivere la sua professione.
La sua testimonianza inizia così: "Mi chiamo Antonio Oriente, sono un ginecologo e, fino a qualche anno fa, io, con queste mani, uccidevo i figli degli altri". Gelo. Silenzio. La frase pronunciata è secca, senza esitazione, lucida. La verità senza falsi pietismi, con la tipica netta crudezza e semplicità di chi ha capito e già pagato il conto. Di chi ha avuto il tempo di chiedere perdono.
Due cose colpiscono di questa frase e sono due enormi verità: la parola "uccidevo", che svela l'inganno del termine interruzione volontaria, e la parola "figli". Non embrioni, non grumi di cellule, ma figli. Semplicemente. E questa sua pratica quotidiana dell'aborto, il dottor Oriente la riteneva una forma di assistenza alle persone che avevano un "problema".
"Venivano nel mio studio – racconta – e mi dicevano: Dottore, ho avuto una scappatella con una ragazzetta... io non voglio lasciare la mia famiglia, amo mia moglie. Ma ora questa ragazza è incinta. Mi aiuti... Ed io lo aiutavo. Oppure arrivava la ragazzina: Dottore, è stato il mio primo rapporto... non è il ragazzo da sposare, è stato un rapporto occasionale. Mio padre mi ammazza: mi aiuti!". Ed io la aiutavo. Non pensavo di sbagliare".
Ma la vita continuava a presentare il conto: lui, ginecologo, i bambini li faceva anche nascere. Sua moglie pediatra i bambini degli altri li curava. Ma non riuscivano ad avere figli propri. Una sterilità immotivata ed insidiosa era la risposta alla sua vita quotidiana. "Mia moglie è sempre stata una donna di Dio. È grazie a lei e alla sua preghiera se qualcosa è cambiato. Per lei non avere figli era una sofferenza immensa, enorme. Ogni sera che tornavo la trovavo triste e depressa. Non ne potevo più. Dopo anni di questo calvario, una sera come tante, non avevo proprio il coraggio di tornare a casa. Disperato, piegai il capo sulla mia scrivania e cominciai a piangere come un bambino".
E lì, la mano di Dio si fa presente in una coppia che il dottor Oriente segue da tempo. Vedono le luci accese nello studio, temono un malore e salgono. Trovano il dottore in quello stato che lui definisce "pietoso" e lui per la prima volta apre il suo cuore a due persone che erano solo dei pazienti, praticamente quasi degli sconosciuti. Gli dicono: "Dottore, noi non abbiamo una soluzione al suo problema. Abbiamo però da presentarle una persona che può dargli un senso: Gesù Cristo". E lo invitano ad un incontro di preghiera. Che lui dribbla abilmente.
Passano dei giorni ed una sera, sempre incerto se tornare a casa o meno, decide di avviarsi a piedi e, nel passare sotto un edificio, rimane attratto da una musica. Entra, si trova in una sala dove alcune persone (guarda caso il gruppo di preghiera della coppia che lo aveva invitato) stanno cantando. Nel giro di poco tempo, si ritrova in ginocchio a piangere e riceve rivelazione sulla propria vita: "Come posso io chiedere un figlio al Signore, quando uccido quelli degli altri?".
Preso da un fervore improvviso, prende un pezzo di carta e scrive il suo testamento spirituale: "Mai più morte, fino alla morte". Poi chiama il suo "Amico" e glielo consegna, ammonendolo di vegliare sulla sua costanza e fede. Passano le settimane e il dottor Oriente comincia a vivere in modo diverso. Comincia anche a collezionare rogne, soprattutto tra i colleghi nel suo ambiente. In certi casi il "non fare" diventa un problema: professionale, economico, di immagine.
Una sera torna a casa e trova la moglie che vomita in continuazione. Pensa a qualche indigestione ma nei giorni seguenti il malessere continua. Invita allora la moglie a fare un test di gravidanza ma lei si rifiuta con veemenza. Troppi erano i mesi in cui lei, silenziosamente, li faceva quei test e quante coltellate nel vedere che erano sempre negativi... Ma dopo un mese di questi malesseri, lui la costringe a fare un esame del sangue, che rivela la presenza del BetaHCG: sono in attesa di un bambino!
Sono passati degli anni. I due bambini che la famiglia Oriente ha ricevuto in dono, oggi sono ragazzi. La vita di questo medico è totalmente cambiata. È meno ricco, meno famoso, una mosca bianca in un ambiente dove l'aborto è ancora considerato "una forma di aiuto" a chi, a causa di una vita sregolata o di un inganno, vi ricorre. Ma lui si sente ricco, profondamente ricco. Della gioia familiare, dei suoi valori, dell'amore di Dio, quella mano che lo carezza ogni giorno facendolo sentire degno di essere un "Suo figlio".

Scienza & Vita di Siena organizza un incontro dal titolo "Sono pentito: basta aborti!". Sarà presente Antonio Oriente, ginecologo.
Presenta la serata Paolo Delprato, presidente di Scienza & Vita di Siena.
L'incontro, organizzato da Scienza & Vita in collaborazione con CAV (Centro di Aiuto alla Vita) e Cappella Universitaria, si svolgerà giovedì 5 dicembre alle 18.00 presso la Chiesa di San Vigilio a Siena.
Per informazioni, clicca qui!

Fonte: L'Ottimista, 16 Novembre 2010

2 - A CAREGGI (FIRENZE) SI VOGLIONO UTILIZZARE COME CAVIE I BAMBINI, DA SACRIFICARE ALL'IDEOLOGIA GENDER
Comunicato stampa de LMPT-Toscana contro l'uso di trattamenti ormonali su bambini affetti da Gender identity disorder (G.I.D.)
Fonte LMPT-Toscana, 30 Ottobre 2013

La nascita di un figlio si accompagna ad una serie di attese e attenzioni che i genitori hanno verso il loro bambino, e la salute è sicuramente la prima e più importante. La salute fisica e quella psichica, ma soprattutto quest'ultima, sono delicate perché legate alla crescita e allo sviluppo del bambino che risentono di molti fattori. Il contesto familiare soprattutto, ma anche quello sociale e culturale, nel quale il bambino cresce e si sviluppa è fondamentale e, al di là di molte difficoltà che la famiglia oggi incontra, da sempre la letteratura scientifica pediatrica e psicopedagogica sottolinea il ruolo insostituibile del padre e della madre nella crescita serena e armoniosa del bambino.
In questo quadro si situano le problematiche legate ai disturbi dell'età evolutiva, che come dice la parola è età caratterizzata da continue trasformazioni fisiche e psichiche, che procedono insieme, stimolate e condizionate dall'ambiente familiare (dove le dinamiche relazionali con la figura materna e con quella paterna hanno un ruolo centralissimo nella formazione della propria identità) e sociale. E' stato visto che proprio in ambienti di disagio familiare si sviluppano la stragrande maggioranza dei disordini legati all'identità sessuale (G.I.D.) dell'infanzia (secondo la letteratura il 95% dei casi).
Alla Regione Toscana è stato chiesto dal primario del reparto di Medicina della Sessualità dell'ospedale Careggi di Firenze di poter effettuare trattamenti ormonali su bambini con questi problemi con la motivazione, quanto mai bizzarra, di consentire al piccolo paziente (preadolescente) di avere tempo di orientarsi verso il "sesso che sente"! In linea con le conclusioni della rivista Pediatrics chiediamo che l'opinione pubblica sia informata veramente dei gravi rischi psicologici e fisici della soppressione puberale ormonale nei bambini e chiediamo che siano resi noti i reali benefici di tali supposte terapie. Chiediamo come mai invece di usare i bambini come cavie, non si aiutino loro e le loro famiglie ad uscire da un disagio di natura psicologica attraverso un accompagnamento psicoterapeutico adeguato.
Riteniamo che questa richiesta, in realtà, presupponga degli assunti ideologici per i quali l'identità di genere (cioè il sentirsi appartenente al sesso biologico dato) escluda il dato biologico-anatomico, per dipendere esclusivamente dal dato culturale-sociale e da ciò che ognuno si sente di essere.
Quindi alla luce delle autorevoli pubblicazioni scientifiche contrarie a questi trattamenti (le quali hanno evidenziato che i problemi il più delle volte sono psichici o legati a fattori socio culturali, educativi, familiari, tenuto conto che c'è ancora molto da indagare perché i trattamenti ormonali hanno un'invasività che può risultare drammatica, specie nei bambini) e del buon senso, nonché alla luce dell'obiettivo primo della medicina (primum non nocere!), chiediamo formalmente alla Regione Toscana di non dar corso ad alcuna autorizzazione "sperimentale" di impiego di terapie ormonali sui bambini nel senso e con le finalità indicate dal Primario di Medicina della Sessualità di Careggi ed a promuovere piuttosto ogni ricerca in questo campo attingendo esclusivamente a studi scientifici di comprovata autorevolezza onde evitare di utilizzare dei bambini come vere e proprie "cavie" umane".

Questo comunicato stampa è stato diffuso dall'associazione "La Manif Pour Tous - Toscana". Per informazioni su LMPT, clicca qui!

Fonte: LMPT-Toscana, 30 Ottobre 2013

3 - IL PAPA DICE ''NO'' ALLA CULTURA DELLO SCARTO
Alcuni hanno malinterpretato le parole del Papa espresse nell’intervista a Civiltà Cattolica
di Carlo Bellieni - Fonte: L'Occidentale

Alcuni hanno malinterpretato le parole del Papa espresse nell’intervista a Civiltà Cattolica. Malinterpretando, hanno subito commentato: “Il Papa apre a questo e a quello…!”, “Il Papa non parla più di bioetica!”. Commento sbagliato: le novità non sono nella direzione che pensano loro. Il Papa parla di abbracciare anche chi sbaglia… ma con uno sforzo di ricostruzione di un “io” dell’uomo occidentale distrutto e immiserito, dove sarebbe stravolgente puntare il dito su questo o quell’errore, quando il disastro è dentro.
In questo ci apre il cuore, perché risuonano parole antiche e un’urgenza che avvertivamo e proponevamo da tempo: meno leggi e più cultura che parli al cuore. Bisogna mirare prima a chi fa sbagliare, invece che a chi – per dolore o per solitudine o ignoranza -  sbaglia. Il Papa chiama questa disastrosa cultura che ti porta a sbagliare “cultura dello scarto”, e da buon medico addita la malattia piuttosto che i sintomi; poi richiama anche i sintomi (sfruttamento, abbandono, aborto), ma prima chiama col suo nome la malattia. E’ la cultura dello scarto quello che fa pensare che ci sono persone che devono essere scartate (e non è un’esagerazione: tanti filosofi oggi sostengono che neonati e disabili mentali non sono persone), e se qualcuno poi scarta davvero qualcun altro, è perché – come diceva la Litizzetto in una azzeccatissima satira sulla discriminazione – “il fiammifero in mano glielo abbiamo messo noi”, cioè la società occidentale così come la viviamo e di cui siamo parte.
Il Papa non tace dei temi etici: contestualizza. “Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto”. “Contestualizzare”, dunque dice nell’intervista. Ed è esempio per tutti: mai parlare dell’errore come se fosse un puro fatto di malvagità spuntato come un fungo, ma andare a cercare sempre il perché: un perché da combattere e una persona che sbaglia da abbracciare. Questo è contestualizzare. Altrimenti, continua, si ha una pastorale missionaria “ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza”. Invece nulla deve essere disarticolato, nulla deve essere decontestualizzato, come servisse un mansionario e non una cultura che amando mette in guardia dall’errore, perdona e abbraccia chi capisce di aver sbagliato.
Torneremo sulla cultura dello scarto! Resta qui la soddisfazione di veder premiata una linea: in primo luogo non la legge ma la cultura. Per questo scrivemmo pochi anni or sono il libro “Una gravidanza ecologica” (Ed SEF) in cui con dei chimici ed ecologisti – invece di dare giudizi etici negativi sui soliti temi - puntammo il dito sulla cultura occidentale che genera sterilità per l’ambiente insalubre, per il rimandare obbligatorio dell’età feconda, e per dare come unica soluzione invece della prevenzione della sterilità la sua incompleta soluzione medicalmente assistita. Per questo da anni ho parlato e scritto che il problema è risolvere quella che io chiamavo “la cultura del rifiuto” in cui nessuno ormai è in grado di accettare se stesso e il diverso, e che crea rifiuti urbani, problema ecologico emerso prepotentemente da 50 anni.
E’ la cultura del rifiuto di cui parlavano Zigmunt Bauman e tanti ecologisti, che produce rifiuti umani e rifiuti urbani. Il termine “rifiuto” è pari al termine “scarto”, traduzione entrambi del termine “cultura del volquete” che papa Bergoglio usava quando era a Buenos Aires… e il volquete è il camion della immondizia! Come scrivevo sull’Osservatore Romano il 3 febbraio, “La 'società del rifiuto' consuma e scarta, finisce per farlo con le stesse persone, diventando autodistruttiva. E nella prima era in cui l’uomo produce rifiuti in maniera irresponsabile, è significativo l’allarme di Zygmunt Bauman: accanto a quelli urbani, la società consumistica produce “rifiuti umani”, entrambi assimilati da una presunta inutilità. Senza rispetto per la vita non si ama l’ambiente e il bene dell’uomo, e senza un amore che comprenda ambiente e scelte sociali a favore di chi ha bisogno, la difesa della vita resta zoppa. Invece scelta per la vita e scelta per l’uomo vanno di pari passo; non a caso laici e credenti si sono incontrati fianco a fianco in alcune lotte contro le manipolazioni genetiche o contro la brevettabilità degli esseri viventi, incontro che potrebbe continuare in tanti altri ambiti dell’alba e del tramonto della vita. Non è un incontro impossibile.”
Dalla condanna della cultura che fa sbagliare nasce anche un abbraccio che arriva a tutte le “periferie”: quelle di chi sbaglia e deve essere redento, quelle di chi è emarginato per la povertà… ma anche quelle di chi è emarginato perché resiste e non accetta di fare lo “scartatore”: la persecuzione è nelle nostre scuole, uffici, ospedali verso chi si oppone con le parole e i gesti ad un mondo che “scarta”.  Prima la cultura, poi le leggi, ci mostra il Papa… perché questo è l’ordine logico, e perché i primi cristiani non si misero a far leggi ma a far comunità, a fare un mondo nuovo; le leggi poi furono la conseguenza ovvia. 
Ma non si illuda qualcuno che il Papa guardi di buon occhio quello che sa tuttavia perdonare.

Nota di Scienza & Vita: ecco le parole di Papa Francesco ai partecipanti all'incontro dei ginecologi cattolici (20 settembre 2013):
"Una diffusa mentalità dell’utile, la "cultura dello scarto", che oggi schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti, ha un altissimo costo: richiede di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente o socialmente più deboli. [...] La nostra risposta a questa mentalità è un "sì" deciso e senza tentennamenti alla vita. Le cose hanno un prezzo e sono vendibili, ma le persone hanno una dignità, valgono più delle cose e non hanno prezzo. [...] Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente ad essere abortito, ha il volto di Gesù Cristo, ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato ha sperimentato il rifiuto del mondo. E ogni anziano [...] anche se infermo o alla fine dei suoi giorni, porta in sé il volto di Cristo. Non si possono scartare, come ci propone la "cultura dello scarto"! Non si possono scartare!"
Papa Francesco

Fonte: L'Occidentale

4 - FECONDAZIONE IN VITRO
La definizione di fecondazione in vitro in 3 punti
di Carlo Bellieni - Fonte: Dizionario di Bioetica

La definizione di fecondazione in vitro in 3 punti:
Realismo
Si tratta di un insieme di tecniche che, dopo aver ottenuto dai due partner una certa quantità di ovociti e di spermatozoi, li uniscono in laboratorio e ottengono un certo numero di embrioni. In alcuni casi tutti gli embrioni così formati sono inseriti nell’utero, in altri casi solo una parte, gli altri vengono congelati. In certi casi oociti e spermatozoi sono di una coppia sposata, in altri di conviventi, in altri casi infine, provengono da donatori che possono essere o non essere anonimi. Per ottenere gli ovociti serve somministrare un certo quantitativo di ormoni alla donna; per ottenere gli spermatozoi si ricorre alla masturbazione o in certi casi al prelievo dai testicoli. Per ottenere l’embrione si può far entrare semplicemente in contatto ovocita e spermatozoo o in alcuni casi è necessario inserire con un microago lo spermatozoo nell’ovocita. Con questi sistemi, molte coppie che non riescono ad avere figli possono concepire. Ricorrono a questo sistema, dove la legge lo permette, anche coppie che possono concepire ma che hanno un rischio di avere un figlio con malattia genetica; in questo caso, vengono analizzati gli embrioni prodotti e scartati quelli malati.
La ragione
Cosa vale la pena sottolineare?  Le tecniche di fecondazione in vitro sono sempre più diffuse. Bisogna tenere presente che la loro efficacia è limitata ad un successo ogni 3-4 tentativi, e che in molti casi vengono scartati degli embrioni, impiantando solo quelli “migliori” o in modo casuale. L’ambiente ideale per il concepimento è il buio e il composto di ormoni e proteine della tuba uterina, ambiente che si cerca di ricostruire in laboratorio, ma con difficoltà varie. Questa differenza è stata messa in rapporto con l’apparire di alcune rarissime malattie dell’imprinting genomico. Infine ricorderemo che è possibile eseguire una diagnosi pre-impianto e scartare l’embrione malato, così come quello/a che non ha le caratteristiche (sesso, ad es) volute.
Da che substrato nasce la forte diffusione della fecondazione in vitro? Si tratta di una tecnica che viene vista come un toccasana per le coppie non fertili, e su cui vi è una forte pressione sociale per determinarne l’accettazione, tanto da aver dato il premio Nobel all’inventore di questi sistemi dopo 30 anni dalla scoperta. Ed è comprensibile, perché la serilità è una fatica per molte coppie. Quello che lascia perplessi è che non c’è invece altrettanta pressione massmediatica e politica per politiche che favoriscano la fertilità, tanto da arrivare al paradosso che le risorse sono impiegate per riparare, in maniera insufficiente, i danni fatti proprio dalla mancanza di prevenzione e informazione. Né c’è adeguata informazione sui rischi per la salute provocati da queste tecniche sia nei confronti della donna che viene sottoposta a forti stimolazioni ormonali, sia nei confronti del figlio, che ha un rischio di malformazioni e di danno cerebrale superiore alla media. I primi livelli di intervento per la fecondità umana dovrebbero essere in campo sociale, per favorire concepimenti ad un’età consona alla fertilità, e ambientale, per ripulire ambiente e cibo da sostanze che rovinano la fecondità umana. Il fatto che questi interventi non si facciano, rende perplessi sull’eticità delle tecniche fecondatorie, perché è come chiudere il cancello quando i buoi sono fuggiti: la sterilità in Occidente è in pauroso aumento. L’ingresso forte della medicina in questo ambito, quando sarebbe molto meglio non ricorrere a medicine e chirurgie, è indice di incapacità di prevenzione e anche di mancanza di volontà politica.
Il sentimento
Non si può parlare di fecondazione e fertilità senza avvertire la fatica delle coppie e senza riflettere sui diritti di chi viene concepito. La fatica di una coppia che non riesce ad aver figli dovrebbe muovere il legislatore verso una politica sociale e ambientale che favorisca la fecondità. La risposta tecnico-medica, per i rischi che comporta verso il figlio concepito, dovrebbe far riflettere.
Maggiori informazioni http://glossario.webnode.it/fecondazione/

Fonte: Dizionario di Bioetica

5 - PROCREAZIONE ASSISTITA: TUTTO QUELLO CHE NON SI DICE
Presentata come la panacea in ogn caso di infertilità, si tratta di uno strumento delicato, rischioso e spesso inefficace
Fonte UCCR online

In Italia purtroppo è permessa la fecondazione assistita, tramite la Legge 40, quando il seme e l’ovulo utilizzati nella fecondazione assistita appartengono alla coppia di genitori del nascituro. E’ invece vietata la fecondazione eterologa, cioè quando essi (o uno di essi) provengono da un soggetto esterno alla coppia e questo produce malumori in area femminista e Radicale (hanno recentemente perso una causa contro Carlo Giovanardi).
Un recente ricorso alla Consulta da parte di un giudice di Firenze è stato motivato sulla base di una presunta incostituzionalità del divieto di eterologa contenuto nella legge 40. Ma Paolo Maddalena, presidente emerito della Corte Costituzionale, ha replicato: «A mio parere è vero il contrario, ossia che l’eterologa viola la razionalità giuridica presente in tutto l’ordinamento». Ha quindi spiegato: «L’unica volta in cui la Costituzione fa riferimento al concetto di “natura” è nell’articolo 29 a proposito del matrimonio, definito appunto società naturale. Dobbiamo ricordare che quando parliamo di questi argomenti c’è un riferimento da cui non possiamo prescindere che riguarda la famiglia, dove i genitori sono appunto coloro che hanno generato i figli. Nell’eterologa questi concetti vengono alterati e ciò produce disuguaglianze perché il riconoscimento della famiglia come società naturale si applicherebbe solo in alcuni casi».
Oltre a questo, comunque, davvero non si riesce a capire l’attenzione spasmodica verso la fecondazione artificiale. Non solo l’infertilità si può prevenire, non solo l’infertilità si può curare, non solo la Fivet ha un basso tasso di successo, ma procura frequentemente danni pesanti al futuro bambino e alla madre, oltre ad uccidere (scartare) dieci embrioni umani per uno che viene impiantato.
L’infertilità si previene. Ormai è un dato certo, esistono opuscoli e documenti molto approfonditi per informarsi, segnaliamo in ogni caso il sito web www.informalatuafertilità.it per tutte le informazioni necessarie.
L’infertilità si cura. Questo argomento è completamente tabù perché mina al grande “business della provetta” (nelle strutture private i costi per la fecondazione vanno dalle 3000 alle 4000€). Eppure esistono due alternative alla Fivet: per il primo basta recarsi al Policlino Gemelli di Roma, precisamente all’Istituto scientifico internazionale Paolo VI di ricerca sulla fertilità e infertilità (ISI), guidato dal dott. Riccardo Marana. Ogni anno ci sono 500 nuove coppie che si fanno avanti, 1.200 quelle seguite in totale e il numero di gravidanze note ottenute è di oltre 700.
Il secondo metodo è la Naprotecnologia (“Natural Procreative Technology”) che si basa sul modello Creighton per valutare la diagnosi delle cause della infertilità, poi a seconda del verdetto saranno scelte cure farmacologiche o chirurgiche. Nonostante tutto questo le coppie con problemi di sterilità vengono comunque spinte a bypassare il problema ricorrendo alla provetta.
La Fivet ha un basso tasso di successo. Come ha spiegato Eleonora Porcu, responsabile del Centro di infertilità e fecondazione assistita dell’ospedale Sant’Orsola Malpighi di Bologna, «con la procreazione assistita nelle trentenni la percentuale di gravidanza è del 60%, nelle over 40 si passa al 20% e in quelle di 45 si scende al 5%». E le percentuali diminuiscono ancora di più se si considerano i dati dei “bambini in braccio”, cioè realmente nati. Ma alle coppie non viene quasi mai ricordata la percentuale negativa rispetto a quella positiva. Proporre la fecondazione «in modo automatico nella maggior parte dei casi di sterilità, ma soprattutto senza un’indagine approfondita, è segno di un atteggiamento generale che è quello di sostituire i percorsi naturali con quelli di laboratorio», ha commentato la dott.ssa Porcu.
La Fivet procura danni al bambino e alla madre. Di questo ci siamo occupati tante volte su questo sito web, numerosi i nostri articoli sugli studi più recenti. Anche oggi vogliamo segnalarvi quelli usciti in questi ultimi due mesi: sull’“International Journal of Obstetrics and Gynaecology” una ricerca ha mostrato che le donne che concepiscono attraverso la riproduzione assistita hanno più probabilità di subire un forte impatto traumatico per un aborto spontaneo. Su “Acta Paediatrica“ si è osservato che i bambini nati tramite fecondazione assistita hanno un maggior rischio di nascere prematuri, con anomalie congenite e mortalità perinatale. Il 2 luglio 2013 sul “Journal of American Medical Association” un altro studio ha rilevato che i trattamenti di fecondazione in vitro (nei casi di infertilità maschile) sono associati ad un aumentato rischio di ritardo mentale e autismo nei bambini sono associati. Ogni mese escono studi simili, completamente ignorati dai media.
Tornando alle parole del giurista Paolo Maddalena, egli ha anche smentito in modo ragionevole l’indebita pressione esercitata verso la politica italiana, con la richiesta di adeguarsi ai Paesi che hanno liberalizzato completamente la procreazione assistita: «Sinceramente, in questo periodo di crisi non solo economica ma anche valoriale e culturale, non sarei così certo che ciò che fanno gli altri Paesi europei su queste materie sia sempre la cosa giusta. Sarebbe più saggio, invece, pensare a cosa sono i diritti umani, fondati sul diritto naturale. Orazio afferma “vi è una misura nelle cose: alla fine vi sono dei confini certi rispetto ai quali ciò che è retto non può stare da una parte e dall’altra”».

Fonte: UCCR online

6 - L'INSEMINAZIONE ARTIFICIALE GENERA MOSTRI?
A volte i film per quanto debbano vendere non riescono a negare la realtà
di Lupo Glori - Fonte: Corrispondenza Romana

Il 29 agosto 2013 è arrivata nelle sale italiane la commedia canadese diretta da Ken Scott, Starbuck ‒ 533 figli e…non saperlo!, dove un giovane di nome David, che per mantenersi donava il proprio seme ad un clinica di fertilità, all’età di 42 anni scopre di essere padre di ben 533 figli, 142 dei quali vogliono scoprire l’identità del padre e sono sulle sue tracce.
Il film ha avuto un grande successo in Canada tanto che Steven Spielberg con la sua “Dreamworks” ne ha prodotto un remake statunitense, in uscita a novembre, diretto sempre da Scott, con Vince Vaughn protagonista e dal titolo The Delivery Man. Tale notizia ha riportato sui giornali il dibattito, sempre vivo, attorno alla fecondazione assistita e alle gravi storture che tale pratica spesso provoca. Infatti, a ricorrere ai donatori e alla banca del seme sono, oltre alle classiche coppie eterosessuali sterili, sempre più coppie omosessuali di entrambi i sessi e single che desiderano generare il proprio figlio in autonomia senza alcun partner.
La rivista di gossip, moda e cultura “Vanity Fair”, nel suo ultimo numero del 4 settembre 2013, in un articolo di Michele Neri dedica due pagine ai “papà in provetta” raccontando alcune storie che mostrano con chiarezza le anomalie e gli abusi nei confronti dei bambini innocenti provocati dalle leggi sulle donazioni di seme. Una di queste riguarda l’attore Jason Patric, il quale, nel 2009, «ha accettato di fare un figlio con la sua ex, Danielle Schreiber, attraverso l’inseminazione artificiale e con un patto: non si sarebbe occupato né di lei né del piccolo. Da quando è nato Gus, Patric però gli si è affezionato e lo vorrebbe riconoscere. La madre si è opposta. Del caso si sta occupando lo Stato della California».
Se verrà approvato un nuovo disegno di legge, il donatore Patric potrà vedersi riconosciuto il diritto alla genitorialità sul piccolo Gus. Diana e Samuele sono, invece, una coppia che si è conosciuta su uno dei tanti siti on-line che fanno incontrare le richieste e le offerte di spermatozoi. Diana, professionista di 35 anni, dopo alcune infelici esperienza sentimentali ha deciso di volere un figlio, ma «senza coinvolgimenti, senza un padre». Samuele, studente fuori corso di 25 anni, in cerca di qualche soldo, risponde all’annuncio e i due s’incontrano. Diana, dopo aver sottoposto il ragazzo a numerosi “test d’affidabilità” decide che Samuele è l’uomo che fa per lei. Come riporta l’articolo, «si accordano per vedersi una o due volte al mese, nei periodi giusti; a casa di lei, e per una cifra che dovrà a lui per ogni donazione, che avverrà per via naturale».
Quando il bambino nasce Samuele è all’estero, al suo rientro, qualche tempo dopo, avviene l’incontro fra i tre. Alla fine Diana e Samuele , dopo tanti pensieri e turbamenti, arrivano alla conclusione che al bambino manca la figura di un padre, cosi «ad un anno, Leonardo ha scoperto che quello è il suo papà. Ora Samuele lo ha riconosciuto e corrisponde una cifra per il mantenimento».
Paradossale infine la storia di Tren Arsenault, ingegnere di San Francisco, che attraverso un sito web ha messo a disposizione il suo seme per coppie lesbiche diventando padre di ben 15 figli. «Senza mai perdere la verginità», ha dichiarato felicissimo in Tv, «a quarant’anni, la sua unica attività sessuale era sempre stata riempire una provetta». Come anticipato, sul Web sono presenti numerosi siti specializzati sull’argomento. Uno di questi è “www.co-genitori.it” che si propone di fornire tutti i servizi e gli strumenti necessari «per coloro che desiderano intraprendere un Progetto di Cogenitorialità».
Nelle condizioni generali di utilizzo i proprietari del sito affermano che tale progetto «consiste in un modo convenzionale, non previsto da alcuna legge specifica, di condividere diritti e responsabilità dei genitori (omosessuali o eterosessuali) nei confronti dei bambini. (…) il progetto di due genitori, che siano una coppia o no, single, sposati o divorziati, o dello stesso sesso, di crescere un bambino. Con Progetto di cogenitorialità, ai sensi delle presente Condizioni e essendo il sito aperto anche a coloro che desiderano semplicemente donare il loro sperma o i loro ovociti, o a coloro che sono alla ricerca di donatori di sperma o ovociti, s’intenderanno anche questo tipo di progetti». Il sito, dedicato alla co-genitorialità, definita «come come la possibilità, per 2 persone, di avere un figlio insieme senza condividere una vita di coppia», di fatto è una bacheca di annunci, scorrendo i quali si rimane allibiti, per fare incontrare tutti coloro che vogliono portare a termine un “progetto di genitorialità” di qualsiasi genere, non importa se eterosessuali, omosessuali o single.
L’inseminazione artificiale, come il sonno della ragione di Goya, genera mostri? A sentire queste storie sembra proprio che la risposta sia sì, eccome. Purtroppo, quando si superano i confini morali, sostituendo la legge naturale con la legge del desiderio, si apre la strada a qualsivoglia deriva etica. I fatti lo dimostrano. Lo ammette lo stesso Gran Rabbino di Francia Gilles Bernheim, nel suo saggio intitolato Quello che spesso si dimentica di dire. Matrimonio omosessuale, omogenitorialità e adozione (Parigi 2012), scrivendo che: «l’amore non è sufficiente, (…) ridurre la relazione genitoriale agli aspetti emotivi ed educativi è misconoscere che il legame di filiazione è un vettore psichico e che è fondamentale per il senso d’identità del bambino».
L’ideologia omosessualista rifiuta i concetti di paternità e maternità “che implicano legami biologici” e li sostituisce con l’ambiguo termine genitorialità «che riduce il ruolo del genitore all’esercizio delle sue funzioni specialmente educative». I bambini ne sono le prime vittime innocenti. Saranno loro a dover sopportare i traumi più duri dell’egoismo di una società che ha messo da parte la ragione. 

Fonte: Corrispondenza Romana

7 - LA LEGGE PRO ABORTO AMERICANA SOTTO ATTACCO
Si incrina il fronte legistativo abortista in tanti stati americani
Fonte UCCR online

Il prof. Karen O’Connor, docente di Scienze politiche alla “American University”, ha sostenuto che la legge americana Roe vs Wade che legalizza l’aborto «sta per essere ribaltata», probabilmente entro il 2015. Una legge approvata grazie ad una marea di menzogne, così come è stato per quella italiana.
Planned Parenthood, la più potente ONG dedicata alla diffusione dell’aborto nata da militanti eugenisti del’900, è finalmente finita sotto inchiesta da parte del “General Accounting Office” e probabilmente le verranno tolti i fondi statali (nel 2013 ha già dovuto chiudere 23 cliniche), la maggioranza degli americani è sempre più contraria all’aborto (sopratutto le donne, come informa il “Washington Post”) e sono ormai tantissimi gli stati che ogni mese stanno favorendo la vita approvando sempre più restrizioni all’interruzione di gravidanza. Ecco una piccola carrellata di novità:
North Dakota
Il North Dakota è diventato nella primavera 2013 lo Stato con leggi più restrittive, vietando ogni aborto non appena si sente il battito cardiaco del neoconcepito (6 settimane).
South Dakota
Nel febbraio 2013 è stato approvato l’House Bill 1237 che ha imposto alle donne in cerca di aborto di avere informazioni su quel che stanno per fare e di aspettare 72 ore prima di abortire. La proposta messa sul tavolo una legge contestata 2011. Chi si oppone a tale legge invoca l’ignoranza delle donne a conoscere la personalità dell’embrione e le cause sulla salute delle donne che provoca l’aborto per questo moltissimi cliniche abortiste, rifiutandosi di rendere informate le donne, stanno rischiando la chiusura.
Kansas
Il governo del Kansas è uno dei più attivi a favore della vita e delle donne, avendo approvato una dozzina di leggi in due anni tra cui il periodo di attesa obbligatorio, la legge sul “diritto di sapere” per le donne (come in South Dakota) e la proibizione dell’aborto dopo la 20° settimana, quando il bambino sperimenta certamente il dolore.
Arkansas
Come in North Dakota, a febbraio si è deciso di impedire l’aborto dalla 20° settimana alla 12° settimane, momento in cui è ascoltabile il battito cardiaco.
Virginia
La nuova legge di fine 2012 ha imposto che le cliniche abortistiche seguano gli standard igenici e sanitari di ogni centro chirurgico e questo sta portando tali cliniche alla chiusura, una dopo l’altra.
Mississippi
La legge TRAP ha richiesto un minimo di educazione sanitaria da parte del personale delle cliniche abortiste, con un certificato rilasciato da un istituto di istruzione dello Stato stesso. Non avendo soddisfatto questo requisito, l’ultima clinica abortista del Paese è stata chiusa nel gennaio scorso.
North Carolina
Anche qui è stato recentemente firmato in legge un disegno restrittivo all’aborto, vietando le interruzioni di gravidanza in base al sesso e fondi statali alle cliniche abortiste. Inoltre, si è estesa l’obiezione di coscienza a tutti i professionisti medici per motivazioni religiose o morali, mentre in precedenza era concesse solo ai medici e agli infermieri.
Texas
Oltre alla legge che vieta l’aborto fino alla 20° settimana, una nuova legge dà la possibilità alle donne in cerca di aborto un di frequentare un corso per conoscere l’adozione e altri servizi analoghi.
Una sola vita umana salvata è già una vittoria, ma queste leggi stanno e salveranno milioni di bambini!

Fonte: UCCR online

8 - CIO' CHE IL BUON SENSO GIA' SA LA SCIENZA CONFERMA
Basta la ragione per capire che il feto è un essere umano, ma se anche non bastasse...
di Stefano Btuni - Fonte: UCCR online

Tanto per cominciare, sgombriamo subito il campo da possibili equivoci. La vita umana è tale, e come tale va rispettata, dal momento del concepimento al momento del suo termine ultimo.
Ciò che viene a determinarsi a seguito dell’unione di uno spermatozoo e di una cellula uovo umani è un nuovo essere umano vivente, unico ed irripetibile che, in un susseguirsi progressivo di quotidiani e meravigliosi eventi maturativi arriva ad essere, in condizioni fisiologiche in un periodo di nove mesi, quella meravigliosa creatura che è il neonato. Il quale, a sua volta, è solo uno stadio intermedio, ma non per questo meno perfetto o meno umano, di ciò che progressivamente diventerà un bambino, poi un adolescente, quindi un giovane uomo e un adulto e infine un anziano.
In questo continuo processo di sviluppo, lo zigote unicellulare di 0,1 mm di diametro circa (concepito nell’utero materno in maniera naturale ma anche prodotto in laboratorio e poi congelato), il feto in ogni stadio della sua progressiva maturazione, il neonato medio di 3,500 kg di peso per 50 cm di lunghezza, l’adulto di 70 kg e 175 cm e persino il malato terminale sceso a 35 kg di peso, tutto pelle e ossa e sofferenza, tutti sono espressione dello stesso essere umano la cui vita NON è nella disponibilità degli altri esseri umani, nemmeno in quella dei suoi cari, in primis della sua mamma.
La dignità dell’essere umano è indipendente dal numero di cellule da cui è composto il suo corpo o dal grado di maturazione dei suoi organi ed apparati, ivi incluso il sistema nervoso centrale (che, lo ricordo, non è completamente maturo fino all’età adulta, come, tra gli altri e solo a mero scopo esemplificativo, gli studi della dottoressa Sarah-Jayne Blakemore, dell’University College di Londra, hanno ampiamente dimostrato). Così come è indipendente dalle sue competenze, dalla sua coscienza di se stesso, dalla sua abilità a sopravvivere autonomamente, dalle sue capacità di rapportarsi con l’ambiente e gli altri esseri umani, dal suo stato di salute.
Dunque sopprimere la vita di un essere umano, anche se ancora in sviluppo nel grembo materno, magari da alcuni anni non è più considerato un omicidio grazie ad una legge che lo permette e lo rende “legale”, ma resta un assassinio intollerabile, tanto più perché atto violento compiuto contro un essere umano indifeso e per di più proprio da coloro (genitori e medici) che della vita umana dovrebbero maggiormente avere cura. E lo stesso vale per l’uccisione di un bambino nei primi mesi di vita, da alcuni teorizzato sulla base delle supposte “incompetenze” di quest’ultimo, sano o malato che sia (personaggi come Singer o la Warren o Tooley, sono arrivati a teorizzare l’eticità dell’uccisione di bambini dopo la nascita così come quella dei feti prima della nascita e le loro teorie hanno portato, tra l’altro, ad aberrazioni come il Protocollo di Groningen proposto da Eduard Verhagen nel 2005).
Date le suddette premesse trovo comunque molto interessanti i risultati dei nuovi studi scientifici che, in maniera assolutamente rigorosa, ogni giorno vengono pubblicati e ci spiegano come il bambino piccolo o il feto abbiano, a dispetto di quanto qualche loro detrattore si ostina a voler far credere, competenze assolutamente meravigliose se contestualizzate alle loro “proporzioni”, piccole se paragonate a quelle di un essere umano adulto. Semplicemente, oggi chi sostiene che un feto o un neonato o un bambino piccolo possono essere ammazzati in quanto non hanno competenze che si vorrebbero appannaggio solo dell’età adulta, deve prendere atto che le basi su cui poggia il proprio ragionamento non sussistono più (sempre che siano mai state una giustificazione accettabile, il che non è). Ogni giorno, nuove acquisizioni scientifiche ci dicono che l’essere umano è uno solo in tutte le fasi del suo sviluppo che sono un continuum e non c’è un dopo senza un prima; dunque non si può stabilire una “gradazione” di dignità o personalità o diritto alla vita. Almeno non se si è in buona fede.
Lo scorso Aprile, su Science (credo di non dover specificare che si tratta di una rivista scientifica peer reviewed  tra le più prestigiose) un gruppo europeo di esperti nel campo delle neuroscienze ha pubblicato i risultati di un interessante studio effettuato su un gruppo di bambini di 5, 12 e 15 mesi di vita, volto all’individuazione di un marker neurologico di coscienza percettiva. L’articolo è un po’ complesso per i non esperti ma in estrema sintesi proverò in modo semplice a spiegare cos’hanno fatto gli autori e quali sono stati i loro risultati.
Come nell’introduzione al loro lavoro dicono gli autori stessi, oggi sappiamo bene che i bambini, già dai primi mesi di vita, hanno un sofisticato repertorio comportamentale e cognitivo suggestivo della loro abilità a presentare riflessi coscienti. Tuttavia nel bimbo, che non può ancora parlare e manifestare chiaramente i propri pensieri, la dimostrazione di ciò è complicata. Questi ricercatori dunque hanno pensato di applicare ai bambini una tecnica già consolidata negli adulti per dimostrare la presenza della coscienza attraverso l’evidenza di uno specifico dato elettrofisiologico; nello specifico questa “firma” elettrofisiologica corrisponde ad una risposta corticale tardiva non lineare che viene attivata dalla visualizzazione di immagini mostrate al soggetto in studio per un breve periodo.
Nel soggetto adulto la risposta del cervello ad uno stimolo visivo (registrabile con opportuni strumenti non invasivi) si caratterizza per una prima fase (entro i primi 200-300 ms dallo stimolo) in cui l’attivazione della corteccia procede linearmente con l’intensità dello stimolo e in una seconda fase ( dopo i primi 300 ms, nei soggetti con coscienza intatta) con una nuova risposta più complessa, non lineare, appunto, espressione dell’attivazione di più aree cerebrali. Questa seconda fase permette il mantenimento della rappresentazione percettiva anche molto tempo dopo che la somministrazione dello  stimolo è cessata e corrisponde ai report soggettivi di visione. In altre parole solo la presenza della seconda fase descritta abilita l’individuo all’esperienza visiva cosciente.
Ebbene, applicando la stessa tecnica a bambini di 5, 12 e 15 mesi di età i ricercatori hanno trovato le stesse dinamiche note per l’adulto. Unica differenza: tempi di latenza (un po’ più lunghi), picchi di voltaggio e “forma” delle componenti del riflesso sono quantitativamente un po’ diverse rispetto a quanto evidenziato nei bimbi di 12-15 mesi che hanno caratteristiche più vicine a quelle dell’adulto. Ciò è evidentemente da mettere in relazione con lo stato maturativo (progressivo) delle strutture cerebrali e in particolare con la mielinizzazione di strutture che sappiamo bene comunque essere già presenti nel lattante e, prima ancora, nel feto, e con lo sviluppo dei dendriti e la sinaptogenesi che, iniziate ben prima della nascita, presentano un particolare incremento alla fine del primo anno di vita (per poi continuare per molto tempo successivamente). Questo studio dimostra quindi come anche i bambini molto piccoli sono dotati degli stessi meccanismi cerebrali responsabili della percezione cosciente la quale dunque è già presente in epoche molto precoci dello sviluppo e continua ed accelera durante lo sviluppo postnatale.
In un mio articolo precedente avevo riferito di analoghe prove, dirette e indirette, che ci permettono di affermare scientificamente che anche nel feto questa percezione cosciente è evidenziabile in epoche molto precoci dello sviluppo. Certo le suddette informazioni non possono e non devono costituire il presupposto per la scelta di un termine, del tutto arbitrario e pretestuoso, prima del quale si possa considerare lecito sopprimere una vita umana: mai è lecito sopprimere una vita umana, come già sottolineato in precedenza, perché (e questo è il valore degli studi che ho riportato) ogni momento del suo sviluppo chiaramente e inconfutabilmente rappresenta una tappa di un continuum che è la vita umana.
Non è certo perché lo dice la scienza che io credo che l’embrione, il feto, il bambino piccolo non possono essere uccisi. È semplicemente il buon senso che mi dice che io sono stato un embrione e che quell’embrione era semplicemente e meravigliosamente il primo stadio del mio sviluppo; e poi sono stato un neonato, incapace di compiere calcoli matematici o imparare poesie a memoria o guadagnarmi da vivere, dipendente com’ero per la mia stessa sopravvivenza dalla mia mamma; e poi sono stato un adolescente brufoloso, spesso più istintivo che razionale, ombroso; ed ora sono un adulto (nemmeno più troppo giovane, ahimè!). Sono stato tutto questo e tanto altro ancora dovrò essere: in altre parole sono stato, sono e sempre sarò uomo. E mi seccherebbe parecchio, ora, se qualcuno, ormai diversi anni fa, avesse deciso che non ero degno di vivere perché “incompetente”.
Il buon senso mi convince già abbastanza, dunque. Però la scienza, che alcuni vorrebbero usare per sostenere la liceità di aborto e infanticidio, al contrario mi sembra chiaro che contribuisce a rafforzare l’idea opposta.

Fonte: UCCR online

9 - EUTANASIA, SE IL LOBBYING PER LA LEGALIZZAZIONE E' UN FLOP
Per quanto presentata come un atto di pietà, l'eutanasia è in contrasto insanabile con i «principi etici di base» della medicina
Fonte UCCR online

La pratica della ‘dolce morte’ sembra avere più di qualche problema ad imporsi nel panorama giudirico-culturale, almeno per quanto riguarda il Nord America. Nonostante infatti, tutti gli sforzi dei paladini del cosiddetto ‘diritto a morire’, negli Stati Uniti dopo settant’anni di campagne ed attività lobbistiche, due stati (su cinquanta) hanno introdotto il suicidio assistito nella propria legislazione. Non va molto meglio in Canada, dove, da un recente sondaggio della Canadian Medical Association (Cma), emerge come solo una esigua percentuale di medici sarebbe disposto a praticare l’eutanasia.
Nella fattispecie, in terra canadese, riporta LifeSiteNews.com, in seguito al controverso caso Carter che ha riaperto il dibattito sul fine-vita, un sondaggio del Cma su più di 2000 medici, ha fatto emergere come solo il 16% dei dottori canadesi sarebbe disposto a praticare la dolce morte, se fosse legalizzata. Dati che trovano conferma nei risultati di una ricerca analoga della Canadian Society of Palliative Care Physicians (Cspcp), in cui l’88 e l’80% si sono dichiarati contrari alla legalizzazione, rispettivamente, dell’eutanasia e del suicidio assistito, mentre il 90% ha dichiarato non praticherebbe il primo e l’80% il secondo.
Alla riluttanza dei dottori canadesi potrebbe aver contribuito anche i risultati della recente ricerca portata avanti alla Western University nell’Ontario, dove con l’ausilio di una particolare risonanza magnetica, come riporta il Corriere della Sera, alcuni pazienti in stato vegetativo sono riusciti a comunicare con i ricercatori. Evento che si è andato ad aggiungere alla vasta letteratura scientifica sullo stato di coscienza durante il coma e che più che una novità rappresenta una conferma. Infatti, appena qualche mese prima, nella stessa università, un altro paziente in stato vegetativo da 12 anni, «sarebbe stato in grado di rispondere ad alcune domande [...], segnalando di non provare dolore fisico», riporta sempre il Corsera.
Certamente, a concorrere al flop del lobbying pro-eutanasia negli Stati Uniti e in Canada è anche la recente risoluzione dell’Associazione Medica Mondiale (Wma), che conferma quanto già riaffermato dalla stessa in numerose altre occasioni in passato, ovvero la «non-eticità» di tale pratica, che necessita dunque di una «condanna dalla professione medica». Senza grossi giri di parole, la Wma inoltre incoraggia fortemente i medici, essendo l’eutanasia in contrasto con i «principi etici di base» della medicina, ad «astenersi dal partecipare», anche se questa fosse permessa dalla legge o «decriminalizzata a certe condizioni».
La cosa in realtà non riguarda solo il l’America del Nord. Segnali positivi vengono anche da Londra, dove la magistratura britannica si è espressa, di nuovo, negativamente contro il suicidio assistito. Paul Lamb, paralizzato in seguito ad un incidente, aveva infatti riproposto all’Alta Corte, la stessa istanza presentata da Tony Nicklinson, affetto dalla sindrome Locked-in, ricevendo la stessa, unanime, sentenza negativa. La corte ha spiegato che l’eutanasia «solleva questioni profondamente sensibili circa la natura della nostra società», su cui, eventualmente, la competenza è del Parlamento.

Fonte: UCCR online

10 - APPRODO FINALE DELLA RIVOLUZIONE ANTI-UMANA
Il rovesciamento dell'antropologia umana è iniziata con la contraccezione e proseguita poi con divorzio, aborto, fecondazione artificiale, per arrivare all'omosessualismo
di Riccardo Cascioli - Fonte: Il Timone
Fonte: Il Timone

11 - LA TRAGEDIA DI NASCERE DA FECONDAZIONE ARTIFICIALE
L'involontaria ammissione dell’Espresso: ''è come essere stato investito da un treno''
di Ilaria Vidi - Fonte: Notizie Pro Vita
Fonte: Notizie Pro Vita

12 - TUTTE LE ASSURDITA' DELLA LEGGE ANTI-VIVISEZIONE
Questa assurda legge ideologica paralizza la ricerca, danneggia l'uomo e, tra l'altro, non fa bene neanche agli animali
di Emmanuele Michela - Fonte: I Tempi
Fonte: I Tempi

13 - LA NIPOTE DI MARTIN LUTHER KING ABORTISCE DUE VOLTE, POI SE NE PENTE E DIVENTA PROLIFE
Fonda la ''King for America'' (VIDEO: stupenda testimonianza di Myra Myers, una delle tante donne pentite di aver abortito)
di Rino Cammilleri - Fonte: Antidoti
Fonte: Antidoti

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