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DA EMBRIONE A FIGLIO: APRIRE GLI OCCHI PER CAPIRE DAVVERO
La Chiesa insegna da sempre quello che chiunque guardando la realtà può capire
di Carlo Bellieni

Negli ultimi anni si è accresciuta la consapevolezza di cosa sia un embrione, pur permanendo stabile il paradosso che si sa cosa è ma non si vuole ammetterlo. Sappiamo che l'embrione è vivo ed è umano ma si continua a volerlo manipolare, a farne cellule da studio. Sappiamo sempre più cose sulla capacità di sviluppo dell'embrione umano e sulla sua fragilità. Il genetista David Hollar spiega come un ambiente embrionale alterato possa segnare per il resto della vita l'espressione del Dna, cosa che dovrebbe mettere in guardia da manipolazioni e sperimentazioni, perché per quanto in teoria qualcuno sostenga che una cellula embrionale possa essere usata per curare, siamo certi che la cellula sarà la stessa dopo averla lavorata in laboratorio? E in che modo sarà cambiata? Sappiamo della bellezza dello sviluppo dell'embrione umano, sia per le possibilità che i ginecologi oggi hanno di mostrare il suo cuore che batte e le sue fattezze (embrione si dice fino a 8 settimane dal concepimento) sia per la ricerca immunologica che va svelando un paradosso meraviglioso: a differenza di qualunque altro corpo estraneo, il corpo materno non rigetta come un trapianto difettoso l'embrione annidato nell'utero, pur non essendone una sua parte. Basterebbe raccontare la bellezza per aiutare tanti a capire cosa abbiamo davvero davanti: un embrione, il cui nome, in maniera significativa, deriva dal greco en-bryon, «che fiorisce dentro». Papa Francesco ha mosso le acque in questo àmbito chiedendo a credenti e non credenti che non si parli di vita prenatale come qualcosa di isolato dal resto della vita e proponendo un impegno più ampio, di difesa della vita infantile, della vita alla sua alba, che comprende il mondo prenatale e quello dell'infanzia già nata. Questo piccolo ma importante spostamento di prospettiva richiama chi ha sempre sostenuto l'importanza di difendere l'embrione a occuparsi anche della cura dei bambini con problemi sociali e sanitari; e chi difende i bambini a farlo sin dall'alba della vita, come già accade con campagne internazionali per la difesa dei 1000 giorni fondamentali, cioè quelli dal concepimento al secondo anno di vita. È un'indicazione paterna, capace di mostrare come la Chiesa non si voglia dimenticare di nessuno, anche quando guarda qualcuno con particolare affetto.

 
Fonte: Avvenire, 18/04/2016