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LA CONVIVENZA PREMATRIMONIALE FA MALE ANCHE SECONDO GLI ULTIMI STUDI
La Chiesa non mostra una strada moralista per il gusto di farlo: le leggi di Dio sono fatte per il bene dell'uomo
da UCCR (Unione Cristiani Cattolici Razionali)

Più volte Papa Francesco si è soffermato sul matrimonio e sui fattori che cooperano alla crisi della sua istituzione: «Sono nuove forme, totalmente distruttive e limitative della grandezza dell'amore del matrimonio. Ci sono tante convivenze e separazioni e divorzi», ha spiegato nell'ottobre scorso.
La cultura dello scarto, di cui spesso parla, coinvolge anche la famiglia la quale «è non di rado fatta oggetto di scarto, a causa di una sempre più diffusa cultura individualista ed egoista che rescinde i legami e tende a favorire il drammatico fenomeno della denatalità, nonché di legislazioni che privilegiano diverse forme di convivenza piuttosto che sostenere adeguatamente la famiglia per il bene di tutta la società», ha avvisato nel gennaio 2015.
La convivenza è per ben due volte citata dal Papa come una forma limitativa dell'amore tra due persone, non è certo un giudizio che raccoglierà molti applausi: su molti quotidiani sono comparse inchieste sulla fine del matrimonio a discapito delle convivenze (dove oltretutto si spiega che è un problema di «incertezza esistenziale»). Francesco parla giustamente di «diverse forme di convivenza», le principali sono quella tra giovani fidanzati (che hanno poi magari l'intenzione di sposarsi in futuro) e quella tra adulti che invece non hanno intenzione di sposarsi. Oggi ci concentriamo sulla prima forma di convivenza, quella definita prematrimoniale: perché la Chiesa invita a rivedere questa scelta?
Lo ha ben spiegato il teologo padre Angelo Bellon: «il motivo principale per cui la convivenza prematrimoniale è sbagliata viene dal fatto che poggia sull'esperienza sessuale, che in se stessa è falsata prima del matrimonio. Ma è proprio l'esperienza sessuale non vissuta secondo Dio che è all'origine dell'insicurezza. Infatti non vi è un vero donarsi. Nei rapporti prematrimoniali e nella convivenza prematrimoniale ci si dona "limitatamente". Vi è anche un altro fatto: i due, consegnandosi in fretta prima del tempo e in maniera sbagliata, non mettono le loro risorse nel costruire il vero edificio che rende sicuro il loro matrimonio. Parlo dell'edificio spirituale, fatto di condivisione di esperienza di fede e di vita, l'unico all'interno del quale si trova la vera sintonia, quella che fa amare l'altro perdutamente perché lo si sente proprio come la metà di se stesso».
Il giudizio di padre Angelo è chiaro e netto, come sempre, oltretutto trova conferma nelle indagini sociologiche. Si è scoperto, infatti, che «i coniugi che convivevano prima del matrimonio hanno dimostrato comportamenti più negativi e meno positivi di problem solving e di supporto reciproco rispetto ai coniugi che non convivevano prima di sposarsi». Un altro studio ha concluso: «le coppie che convivevano prima del matrimonio hanno riferito una qualità inferiore e un impegno minore nel loro matrimonio, una visione più individualistica (solo le mogli), e una maggiore probabilità di divorzio rispetto alle coppie che non convivevano». Una ricerca sul Journal of Family Issues ha rilevato: «L'idea che la convivenza migliora la selezione del partner e le formazione coniugale dev'essere respinta. La convivenza è negativamente correlata all'interazione coniugale e positivamente correlata al disaccordo coniugale, predisposizione per il divorzio e per la probabilità di divorzio».
Sono le donne, in particolare, a percepire ripercussioni più gravi: in Svezia i ricercatori hanno concluso: «i nostri risultati indicano che le donne che sono coinvolte in rapporti prematrimoniali hanno tassi di dissoluzione coniugale quasi dell'80% più elevati rispetto a coloro che non convivono». Lo stesso è stato verificato negli Stati Uniti: «abbiamo scoperto che la convivenza negli Stati Uniti è associata ad un maggior rischio di scioglimento». Su Demography è spiegato: «I risultati sono in linea con le ipotesi precedenti che suggeriscono che la convivenza è selettive di uomini e donne che sono meno impegnati nel loro matrimonio e più inclini al divorzio. I risultati sono in linea anche con la conclusione che le esperienze di convivenza aumentano significativamente l'accettazione del divorzio dei giovani». Sul Journal of Family Psychology è stato invece rilevato che «la continenza sessuale prima del matrimonio è stata associata con migliori risultati di relazione». Proprio recentemente una ricerca ha mostrato che le «coppie che vivono insieme prima del matrimonio hanno meno probabilità di sposarsi» in seguito.
Qualche mese fa anche Papa Francesco ha parlato del periodo del fidanzamento, confermando: «Dovremo forse impegnarci di più su questo punto, perché le nostre "coordinate sentimentali" sono andate un po' in confusione. Chi pretende di volere tutto e subito, poi cede anche su tutto – e subito – alla prima difficoltà (o alla prima occasione). Non c'è speranza per la fiducia e la fedeltà del dono di sé, se prevale l'abitudine a consumare l'amore come una specie di "integratore" del benessere psico-fisico. Il fidanzamento è un percorso di vita che deve maturare come la frutta, è una strada di maturazione nell'amore, fino al momento che diventa matrimonio. Aspettare quel momento; è un momento, è un percorso che va lentamente avanti, ma è un percorso di maturazione. Le tappe del cammino non devono essere bruciate. La maturazione si fa così, passo a passo».

 
Fonte: UCCR (Unione Cristiani Cattolici Razionali), 04/05/2016