« Torna alla edizione


LA GIORNATA DEL NEONATO PREMATURO, OCCASIONE DI RIFLESSIONE
Il neonatologo Carlo Bellieni invita a riflettere su come è cambiata la nascita negli ultimi tempi
di Carlo Bellieni

Nel mondo ogni anno circa 13 milioni di bambini nascono prematuri, ma migliora la loro possibilità di sopravvivenza grazie alle terapie intensive neonatali. Al neonato pretermine è dedicata l'odierna Giornata celebrata a livello mondiale. Paolo Ondarza ha intervistato Carlo Valerio Bellieni, neonatologo presso l'Ospedale Universitario Le Scotte di Siena:

R. – Si parla di bambino prematuro quando nasce prima di 37 settimane.
D. – Quale incidenza ha il fenomeno dei bambini prematuri all'interno delle nascite a livello generale?
R. – Bassa perché ormai si riesce a contenere la nascita prematura con sistemi medici sempre più avanzati. In tanti Paesi occidentali, negli ultimi anni, il fatto di avere un figlio in un'età avanzata, magari ricorrendo a tecniche farmacologiche di inseminazione, aumenta il rischio di avere un bambino prematuro.
D. - E' migliorata negli ultimi anni la possibilità di sopravvivenza per i neonati pretermine?
R. – Pensi che nel 1970, prima dei sei mesi di gravidanza era difficile che un bambino che nasceva poteva aver speranza di sopravvivere. Adesso bastano 23, 24 settimane di gravidanza perché si possa sperare ragionevolmente che il bambino possa sopravvivere: sempre con dei rischi, però si sono fatti grandissimi passi.
D. – Dopo quanto tempo si può dire che un bambino nato prematuro sarà in grado di condurre una vita normale?
R. – Questo dipende da bambino a bambino. Purtroppo sappiamo che i bambini prematuri hanno gravi rischi di avere problemi di salute sia a breve termine sia a lungo termine. Diciamo che nei primi giorni di vita, soprattutto al momento della nascita, non si può assolutamente essere sicuri di niente. E' una cosa che si vede con lo svilupparsi dell'età e con lo svilupparsi dei progressi che farà. I primi danni cerebrali si possono vedere dopo una ventina di giorni dalla nascita, non prima, prima si possono avere soltanto degli indizi.
D. – C'è una sufficiente attenzione dal suo punto di vista, verso il tema del bambino nato pretermine a livello di opinione pubblica?
R. – Purtroppo penso di no, c'è ancora molta disinformazione. Inoltre c'è una banalizzazione del fatto che uno può far figli a qualunque età. Questo purtroppo non è vero perché con l'età avanzata aumentano i rischi e questo è bene che le persone lo sappiano.
D. – Età avanzata delle madri, delle gestanti, e anche aumento delle gravidanze medicalmente assistite tra le cause delle nascite pretermine…
R. – Sì perché noi sappiamo che queste gravidanze spesso hanno un tasso maggiore della norma di bambini che sono gemelli e questo è uno dei fattori di rischio per nascere prematuri.
D. – Parlare di neonati pretermine porta inevitabilmente ad una riflessione sul valore della vita intrauterina, quindi ha delle ricadute anche sul dibattito relativo all'interruzione volontaria di gravidanza…
R. - Certo, prima di tutto perché la legge italiana dice che quando il feto può sopravvivere al di fuori dell'utero della mamma, la gravidanza non può essere interrotta volontariamente. Quando la legge 194 (sull'interruzione volontaria di gravidanza) fu fatta nel '78 i bambini non sopravvivevano prima di 26 settimane adesso sopravvivono a 22, 23 settimane quindi il limite per fare l'interruzione di gravidanza deve essere necessariamente, in ottemperanza alla legge, anticipato. Detto questo con la nascita di un bambino prematuro che pure è un fatto faticoso per i genitori, ci rendiamo conto della bellezza della vita: questi bambini, che sarebbero rimasti ancora per alcuni mesi dentro la pancia della mamma, hanno una loro capacità di interagire, sentono il dolore - e quindi noi abbiamo l'obbligo grandissimo di non farglielo sentire - sentono i suoni, i rumori. Quello che prima noi potevamo soltanto immaginare che faceva un feto dentro la pancia della mamma, adesso lo vediamo. In realtà, la distinzione tra feto e bambino è una distinzione che ha realmente pochissimo senso: il feto è un bambino che ancora è dentro la pancia della mamma, il bambino è un feto che è uscito dalla pancia della mamma. Pensiamo soltanto al paradosso che ci sono dei feti arrivati alla fine della gravidanza che ancora dentro la pancia della mamma pesano 4 kg e ci sono bambini prematuri che pesano 4 etti. Quindi un bambino può arrivare a pesare 10 volte meno di un feto!
D. – Celebrare la Giornata internazionale del neonato pretermine vuol dire anche interrogarsi su questo?
R. – Certamente, non ci deve essere nessun criterio di differenza di trattamento tra un paziente di 50 anni e un bambino prematuro che pesa 5 etti.

 
Fonte: Radio Vaticana, 17/11/2015