« Torna alla edizione


NELLA NOSTRA SOCIETA' IPOCRITA IL RISPETTO NON E' UN DIRITTO DI TUTTI
Se è Charlie Hebdo che offende le minoranze si tratta di acume satirico?
di Carlo Bellieni

Recentemente il giornale satirico francese Charlie Hebdo ha messo in prima pagina un disegno che vorrebbe essere satira, mostrando una bambina con sindrome Down e spiegando che è "la figlia trisomica [Down] tenuta nascosta" di de Gaulle. Sarà satira, ma dalle reazioni dei parenti delle persone con trisomia sembra aver ferito molti nella loro sensibilità; e anche dalle reazioni di molti che non hanno persone con sindrome Down in famiglia. Perché additare una malattia o un difetto fisico come qualcosa di cui ci si deve vergognare o come qualcosa da usare per stigmatizzare un avversario è fuori della cultura millenaria dell'Europa. Era così profondo il senso di appartenenza del disabile al suo popolo, che nella Francia medievale veniva appellato come "cristiano per eccellenza", proprio per mostrare che non si trattava di un corpo estraneo. Oggi qualcosa è cambiato nella società della perfezione (dove, ricorderemo, si nasce solo se sei passato al giudizio dell'esame di idoneità prenatale). E si usa disinvoltamente in politica attaccare l'avversario sottolineandone i difetti, senza pensare che il danno non si fa alla persona che si sta attaccando e che di solito è corazzato/a agli insulti, ma si fa a tutti quelli che hanno lo stesso difetto e che non vorrebbero proprio che la loro caratteristica fisica che sono magari riusciti ad accettare con sforzo e caparbietà salti fuori come appellativo offensivo. In questi giorni abbiamo letto sui giornali di un personaggio romano associato a problemi giudiziari gravi e appellato come "cecato" perché invalido da un occhio: lui lo appellavano così, pare, da tempo; ma non per questo i giornali si devono adeguare, se non per dare un'impronta negativa; ma essere "cieco" o "cecato" è un'impronta negativa? Viene da pensare a come l'abbiano presa i non vedenti, sentendo usare la loro caratteristica con un termine sgradevole e con tanto scarso garbo. Ma ricordiamo come ci sia stato e c'è ancora chi usa il termine "nano" per evocare il sorriso di superiorità verso un avversario politico; e forse non si rende conto chi usa questa parola (che non dovrebbe essere usata per indicare chi ha una bassa statura), che sono serviti secoli per far uscire i cosiddetti nani dal ruolo di personaggi burleschi nella mentalità popolare e che forse si sentono aggrediti dall'usare la loro caratteristica come offesa o dileggio. Il problema, insomma, non è il destinatario dell'offesa, che di solito sa reagire; ma le migliaia di altri che ci restano male. Oltretutto ci sono alcune offese che non sono permesse perché esistono offese di moda e offese non di moda; ma quelle di moda vengono usate a man bassa. Non è che le discriminazioni per fattori fisici se le siano inventate oggi, ma speravamo almeno di non tornare indietro; oltretutto ammantando l'offesa con un sorriso di superiorità che proprio non perdoniamo.

 
Fonte: carlobellieni.com, 06/11/2015