Amici del Timone n�99 del 30 agosto 2021

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1 PADRE ARRESTATO PER AVER DIFESO SUA FIGLIA
Tra poco con il ddl Zan anche da noi ci sarà questo rischio
di Caterina Giojelli - Fonte: tempi.it
2 LA DONAZIONE DEGLI ORGANI: UNA BARBARIE AMMANTATA DI ALTRUISMO
Anche molti ambienti cattolici cadono nell'equivoco
di Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 L'ACQUA RADIOATTIVA DI FUKUSHIMA E' UNA TAZZINA DA CAFFE'
I media ingigantiscono le notizie in una ideologia contro l'atomica (video)
di Geopop - Fonte: Youtube
4 LA VACCINAZIONE ANTI COVID NON DEVE ESSERE SPERIMENTATA SU BAMBINI
Appello di 93 medici israeliani: le conseguenze non sono ancora tutte note
di Arutz Sheva Staff - Fonte: israelnationalnews.com; tradotto da Luna per comedonchisciotte.org
5 IL COVID CI HA MESSO DI FRONTE ALLA NOSTRA PAURA DI MORIRE...MA CHE NOVITA' E' CHE MORIREMO TUTTI?
«Non siamo procioni immortali. La fifa non ci salva la vita, ce la toglie»
di Caterina Giojelli - Fonte: tempi.it
6 SIAMO PIU' ORFANI DOPO LA MORTE DI DE DONNO, IL MEDICO CHE AVEVA VINTO IL COVID CON IL PLASMA
Giuseppe De Donno ha applicato con risultati eccellenti la terapia col plasma immune, ma anziché gloria e onore ha subito attacchi e boicottaggi che lo hanno spinto a farsi da parte (VIDEO: Intervista a De Donno)
di Silvana De Mari - Fonte: Blog di Silvana De Mari
7 VACCINARE I GIOVANI E' IMMORALE (OLTRE CHE PERICOLOSO PER LA LORO SALUTE)
La vaccinazione di massa prende di mira i minorenni senza supporto scientifico e con il ricatto della perdita della libertà (in questo il Comitato Nazionale di Bioetica aiuta il governo)
di Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 LE STATISTICHE UFFICIALI CONFERMANO CHE IL VACCINO NON SERVE A BLOCCARE IL CORONAVIRUS
I cosiddetti vaccini anti-covid sono farmaci in fase sperimentale che sono stati imposti grazie alla massiccia propaganda dei media di regime (VIDEO IRONICO: Se non fai il vaccino, muori)
di Silvana de Mari - Fonte: Blog di Silvana De Mari
9 CONTRO IL GREEN PASS SOSPENDO LA PROIEZIONE DEL FILM UNPLANNED
Federica Picchi afferma: ''E' una scelta di libertà, un segnale che mi costa caro perché il film stava facendo il tutto esaurito dove è stato proiettato'' (VIDEO IRONICO: Se bastasse una sola iniezione)
di Federico Cenci - Fonte: International Family News

1 - PADRE ARRESTATO PER AVER DIFESO SUA FIGLIA
Tra poco con il ddl Zan anche da noi ci sarà questo rischio
di Caterina Giojelli - Fonte: tempi.it, 15/04/2021

Non ci sarà alcun processo, Robert Hoogland ha ammesso di aver violato gli ordini della Corte Suprema della British Columbia che gli impedivano di parlare pubblicamente del "suo caso" – quello di un padre che si oppone alla transizione di genere avviata dai medici senza il suo consenso sulla figlia minorenne -, patteggiando col procuratore generale una pena pari a 18 mesi di libertà vigilata. Se il giudice accetterà i termini del patteggiamento (la decisione che dovrebbe essere stata presa in queste ore non è ancora stata resa pubblica), Robert Hoogland verrà rilasciato dal centro di detenzione canadese North Fraser. Rischiava cinque anni di carcere.
Arresto e incarcerazione (con tanto di libertà su cauzione negata) risalgono al 16 marzo, ma il "suo caso" inizia nel 2017: è allora che Hoogland scopre che sua figlia, a soli 12 anni, viene trattata come un maschio da tutta la scuola e che, aiutata dal suo consulente scolastico, ha scelto anche un nuovo nome maschile. Fino ad allora nessuno lo aveva informato: le direttive Sogi (Sexual Orientation and Gender Identity) alle quali il ministero della Pubblica istruzione ha imposto agli istituti della British Columbia di adeguarsi, proteggono la riservatezza dello studente e conoscere sesso genere o nome preferito della ragazza a scuola non è prerogativa del genitore.
LA CORTE ESAUTORA I GENITORI
Tempi vi aveva già raccontato qui la drammatica vicenda di Hoogland (seguita e a più riprese aggiornata dal The Federalist) che porterà, il 27 febbraio 2019, all'incredibile sentenza con cui Corte Suprema della British Columbia ha stabilito che una quattordicenne può sottoporsi a un trattamento a base di iniezioni di testosterone per cambiare sesso senza il consenso dei suoi genitori. E che se madre o padre venissero sorpresi riferirsi a lei utilizzando un pronome femminile, o chiamandola col suo nome di nascita, o ancora cercando di farla desistere dal trattamento, sarebbero stati riconosciuti colpevoli di violenza familiare ai sensi del Family Law Act.
LA SOFFERENZA DI UNA BAMBINA
Usando pseudonimi o iniziali riportate nei documenti legali, in seguito alla sentenza Hoogland inizierà a rilasciare interviste sul "suo caso", quello di un papà di una ragazzina che in seguito alla separazione dei genitori (quando aveva 10 anni) ha iniziato a manifestare grande fragilità, autolesionismo, infatuazione per i suoi professori, una "fase lesbica", un tentativo di suicidio che secondo la sua mamma (e la scuola) è da attribuirsi alla disforia di genere (un coming out scattato, secondo il National Post, dopo che la ragazza è incappata su YouTube nel cortometraggio danese Boy, che racconta lo scontro tra Emilie, una ragazza transgender, e sua madre).
TESTOSTERONE SENZA CONSENSO
All'insaputa del padre la ragazzina inizia così ad essere seguita da un celebre psicologo e attivista Lgbt che la indirizza a un ospedale pediatrico per iniziare a ricevere iniezioni di testosterone: è qui che iniziano i guai, la ragazzina ha ormai quasi 14 anni ma le serve il consenso di entrambi i genitori per procedere al trattamento. Il padre si rifiuta, convinto che per la ragazzina sia bene aspettare la maggiore età per prendere qualunque decisione definitiva sul suo corpo e la sua identità di genere, tuttavia viene informato, attraverso una lettera firmata da un medico del BC Children's Hospital, che il trattamento inizierà lo stesso ai sensi del BC Infants Act senza autorizzazione dei genitori: «Il team concorda che il trattamento proposto è nel suo migliore interesse (…) né lei né sua madre potete prendere questa decisione per lui».
"Lui": preoccupato della natura ancora sperimentale della cura e dagli effetti irreversibili del testosterone, nonché convinto che non sia il desiderio represso di una bambina di diventare maschio la causa della sofferenza di sua figlia, quanto un effetto di tale sofferenza, Hoogland porta il caso alle corti provinciali, il National Post lo sbatte in copertina sollevando il quesito: chi decide il migliore interesse di un ragazzino? Il ragazzino stesso, i medici o i genitori?
DAI PRONOMI ALL'ARRESTO
Il caso, va da sé, diventa giudiziario e politico: per un anno Hoogland collabora con le corti e rispetta il silenzio imposto dalle sentenze sperando che il trattamento venga bloccato da un tribunale. Fallito ogni tentativo, minacciato di arresto da un altro giudice nel 2020 se si fosse rifiutato di collaborare alla transizione della figlia biologica e avesse insistito con atti di violenza familiare come riferirsi a lei con nomi o pronomi femminili, l'uomo decide allora di tornare a denunciare pubblicamente la sua storia. Lo fa omettendo sempre il nome della bambina, non il proprio, non quello dei medici che l'hanno avviata alla transizione (nomi che comparivano in documenti legali e pubblici), infrangendo i divieti di anonimato e riservatezza imposti dalla Corte.
Spunta fuori un lungo rapporto della Vancouver Cybercrime Unit che documenta ogni volta in cui l'uomo ha citato i medici e si è riferito pubblicamente a sua figlia come a una femmina e ha usato i pronomi femminili al posto di quelli maschili. Segue l'arresto.
LA LEGGE ZAN CANADESE
«Questo non potrebbe mai accadere, dicevano quanti definivano allarmista la mia posizione contro la Bill C16», ha commentato il professore di psicologia dell'Università di Toronto, Jordan B. Peterson, protagonista di un'infuocata battaglia contro la legge voluta da Trudeau che dal 2017 aggiunge "identità o espressione di genere" all'elenco dei motivi di discriminazione vietati nel Canadian Human Rights Act e all'elenco delle caratteristiche dei gruppi identificabili protetti dalla propaganda d'odio nel codice penale.
Allora Peterson preconizzava un futuro in cui un canadese sarebbe stato incriminato se si fosse rifiutato di utilizzare i pronomi di genere. Gli diedero del visionario bigotto, proprio come accade a chi oggi contesta la legge Zan che al pari della Bill C-16 consegna spazio immenso alla discrezionalità interpretativa del giudice circa cosa rappresenti libera manifestazione di pensiero o condotta discriminatoria da punire in ambito pubblico o privato. «Ho letto la legge e al contrario, era inevitabile», dice Peterson del caso Hoogland. Inevitabile quanto il fatto che un padre violasse una legge bavaglio: «Voglio che mia figlia sappia che ho fatto davvero tutto il possibile, semmai tra 5 o 10 anni dovesse pentirsi di ciò che le hanno fatto subire da bambina».

Fonte: tempi.it, 15/04/2021

2 - LA DONAZIONE DEGLI ORGANI: UNA BARBARIE AMMANTATA DI ALTRUISMO
Anche molti ambienti cattolici cadono nell'equivoco
di Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27/05/2020

L'Inghilterra modifica la legge sui trapianti: il maggiorenne che non rifiuta di essere donatore lo diventa, suo malgrado. Ma la stessa linea guida c'è anche in Italia. Col silenzio assenso c'è l'elevatissimo rischio di consegnare allo Stato persone vive, ma il cui stato di salute è così compromesso che si preferisce ucciderle per salvare altre persone che, dal punto di vista della qualità della vita, valgono di più.
Chi tace acconsente. In buona sintesi questo è il principio della neo legge inglese del 20 maggio scorso che ha modificato la disciplina normativa sul trapianto di organi. E dunque il maggiorenne che espressamente non rifiuta di essere donatore lo diventa, magari suo malgrado. I parenti non potranno opporsi. In tal modo tutti coloro che formalmente non hanno dichiarato che non vogliono essere donatori di organi diventano potenziali magazzini di organi per il trapianto.
Il criterio del silenzio assenso è anche quello seguito dalla nostra disciplina normativa. Nel settembre scorso l'allora Ministro della Salute Giulia Grillo firmò il decreto ministeriale che contiene le norme del regolamento sul Sistema Informativo Trapianti (Sit), previsto dalla legge n. 91 del primo aprile 1999. La riforma dovrà diventare operativa entro settembre 2020.
Questa disciplina normativa, sposata sia dal Regno Unito che dall'Italia e da altri Paesi, presenta almeno due importanti criticità. La prima: il consenso tramite un atto omissivo. Lo strumento del silenzio assenso si usa in ambito amministrativo e non certo per diritti personalissimi, quali il diritto all'integrità fisica e il relativo diritto alla donazione degli organi. Il silenzio assenso è strumento che assegna all'inerzia della pubblica amministrazione il valore di provvedimento di accoglimento dell'istanza presentata dal privato (art. 20 della legge 241/90). Insomma una modalità assai pratica per far fronte alle lungaggini della pubblica amministrazione, ma è modalità inadeguata se applicata ai diritti della persona.
E quindi uno strumento pensato per interessi legittimi in ambito amministrativo, viene usato per depredare organi alle persone in modo illegittimo. Infatti quando in gioco ci sono diritti personalissimi – come quelli che attengono al nostro corpo – non si può far affidamento all'inerzia del privato cittadino per assegnare alla stessa il valore di un consenso, ma è necessario un consenso esplicito e formale, che confermi in modo chiaro che c'è una volontà consapevole e libera alla donazione degli organi. Così come avviene per qualsiasi altra questione sanitaria. Infatti non si comprende il motivo per cui per fare un Tac occorre firmare il modulo del consenso, e quindi esplicitare formalmente il proprio assenso, e invece per vedersi espiantare i propri organi sia sufficiente un atto omissivo. La nostra vita civica è strapiena di firme da apporre: i rogiti, le compravendite di beni immobili e mobili di valore, i contratti di assicurazione, quelli di servizi come luce, gas e telefonia etc.
E stiamo parlando di beni patrimoniali. A maggior ragione quando si parla di beni senza il cartellino del prezzo attaccato, come i nostri organi. In questi casi sarebbe necessario una bella firma per certificare la volontà di una persona di diventare donatore. Senza poi tenere in conto che la maggior parte dei cittadini non si registrerà come non donatore, non perché vorrà donare i propri organi, ma semplicemente per dimenticanza, trascuratezza, superficialità. Ovviamente si è scelta la strada furba ed iniqua del silenzio assenso perché in tal modo – facendo leva proprio sulla ben nota pigrizia e indolenza del cittadino medio (anche in parte giustificata dato che lo stesso è schiacciato dal peso elefantiaco della burocrazia) – si allargherà a dismisura il bacino di corpi utili al prelievo.
Come accennato vi è un secondo inciampo relativo a tale nuova disciplina sul trapianto di organi. Per poter procedere al trapianto di organi occorre che la persona sia dichiarata cerebralmente morta. Un paio di mesi fa ci eravamo già soffermati sul problema del criterio della morte cerebrale, criterio non sicuro per accertare l'effettiva morte di una persona. Riportiamo qui in sintesi le riflessioni appuntate nell'articolo del marzo scorso (per un approfondimento cfr. R. de Mattei [ed.], Finis vitae. La morte cerebrale è ancora vita?, Rubbettino). Un organismo è vivente quando siamo in presenza di un ente operativamente integrato, un tutt'uno funzionalmente connesso. La morte è dunque la dis-integrazione di quello che era un organismo.
Una tesi sostiene che è il cervello ad essere l'organo che permette agli organi e apparati di funzionare in modo integrato. La tesi, sfornata guarda caso proprio all'indomani del primo trapianto di cuore, è assai fragile. Infatti, su un piano clinico-osservazionale, si è avuta ampia evidenza che in molti casi, nonostante l'asserita morte cerebrale, questo ente operativamente integrato persisteva, ossia si era ancora in presenza di un organismo vivente seppur con un cervello "spento". E dunque non si prelevavano degli organi ex cadavere ¬– così come richiesto anche dalla Chiesa – ma da persona vivente. In altri seppur crudi termini, si uccidevano persone per donare i loro organi.
Come avevamo già avuto modo di scrivere, in molte occasioni, le operazioni fisiologiche di un organismo sussistono anche se il cervello è stato dichiarato morto. Ad esempio continua lo scambio gassoso nei polmoni con la respirazione seppur assistita (se applichiamo ad un cadavere un ventilatore non c'è scambio gassoso), il battito cardiaco è presente, il sistema termoregolatorio e immunitario funzionano (c'è risposta alle infezioni), l'omeostasi biologica è presente così come sono presenti le funzioni endocrina, digerente ed escretiva, il metabolismo generale si conserva, se il paziente è bambino il corpo cresce, le ferite guariscono, sono presenti le risposte autonome agli stress (a seguito ad esempio della incisione della cute), così come la secrezione dell'ormone antidiuretico, etc. il tutto per giorni se non per settimane. Si sono poi registrati casi in cui donne incinte, dichiarate cerebralmente morte, hanno partorito: e un cadavere non può partorire.
Inoltre c'è il dubbio che in alcuni casi l'attività cerebrale sia presente, ma le apparecchiature mediche non siano adeguate per rilevarla. In secondo luogo un cervello spento, non è necessariamente un cervello morto, perché le sue cellule, seppur inattive, non sono in necrosi. In terzo luogo, in alcuni casi, è assai imprudente dal punto di vista scientifico affermare che l'attività cerebrale non possa più essere recuperata. Si aggiunge che alcuni protocolli prevedono di immobilizzare il donatore o sottoporlo ad anestesia: ma un cadavere non ha bisogno di essere immobilizzato, né può sentire dolore.
In sintesi, con il silenzio assenso c'è l'elevatissimo rischio di consegnare allo Stato persone vive, ma il cui stato di salute è così compromesso che si preferisce ucciderle per salvare altre persone che, dal punto di vista della qualità della vita, valgono di più.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27/05/2020

3 - L'ACQUA RADIOATTIVA DI FUKUSHIMA E' UNA TAZZINA DA CAFFE'
I media ingigantiscono le notizie in una ideologia contro l'atomica (video)
di Geopop - Fonte: Youtube, 15/04/2021

A dieci anni dall'incidente nucleare, il governo giapponese riverserà in mare 1.2 milioni di metri cubi di acqua radioattiva adoperata per il raffreddamento della centrale di Fukushima. Tokyo annuncia che lo sversamento avverrà tra due anni, scatenando le proteste degli ambientalisti e generando divisione nell'opinione pubblica. La domanda che tutti si pongono è: il rilascio dell'acqua radioattiva di Fukushima nel Pacifico che conseguenze comporta? La reazione internazionale è chiara e mentre gli Stati Uniti hanno scelto una linea morbida, Cina e Corea del Sud hanno criticato con forza la decisione del Giappone. C'è tanta disinformazione e in questo video capiremo come stanno veramente i fatti e analizzeremo i valori di radioattività di quest'acqua. Ne parliamo con l'Avvocato dell'Atomo.


https://www.youtube.com/watch?v=IPH3uqi0a-w

Fonte: Youtube, 15/04/2021

4 - LA VACCINAZIONE ANTI COVID NON DEVE ESSERE SPERIMENTATA SU BAMBINI
Appello di 93 medici israeliani: le conseguenze non sono ancora tutte note
di Arutz Sheva Staff - Fonte: israelnationalnews.com; tradotto da Luna per comedonchisciotte.org

93 medici hanno firmato una lettera congiunta di protesta chiedendo di non somministrare il vaccino Covid 19 ai bambini.
In una lettere inviata stamane a Channel 12 (emittente televisiva israeliana), i medici hanno spiegato che "Non c'è alcun motivo per vaccinare ora i bambini," fondano il loro appello sui "valori della cautela e dell'umiltà" e sostengono che "la fretta è diabolica." Asseriscono inoltre che "è necessario riconoscere che non abbiamo ancora compreso appieno il virus ed il vaccino che lo vuole combattere" e che" l'imperativo fondamentale della medicina è 'primo non nuocere.""
La lettera include le firme del Dr. Amir Shachar, direttore del pronto soccorso del Laniado Hospital, del Dr. Yoav Yehezkeli, esperto medico internista e docente all'Università di Tel Aviv, e del Dr. Avi Mizrahi, direttore dell'unità di terapia intensiva al Kaplan Hospital.
I medici hanno indirizzato la lettera "ai dirigenti del Ministero della Salute, ai loro colleghi medici della nazione e alla popolazione intera."
Hanno fatto osservare che "l'opinione prevalente e sempre più condivisa nella comunità scientifica è che il vaccino non possa portare all'immunità di gregge, pertanto non vi è alcuna giustificazione 'di tipo altruistico' per la vaccinazione dei bambini, al fine di proteggere la parte della popolazione considerata a rischio."
Hanno aggiunto che, ancora oggi, non è ben chiaro se il vaccino riuscirà ad evitare la diffusione del virus ed il periodo per cui conferirà protezione e sottolineano che si stanno continuamente manifestando nuove varianti, che potrebbero rivelarsi più resistenti alla vaccinazione.
"Pensiamo che neppure un numero esiguo di bambini possa essere messo in pericolo da una vaccinazione di massa contro un virus che per loro non rappresenta alcun rischio," hanno scritto. "Inoltre, non si può escludere che il vaccino possa causare nel lungo periodo reazioni avverse che, attualmente, non sono ancora state rilevate, riguardanti anche la crescita, il sistema riproduttivo e la fertilità. Ai bambini dovrebbe essere permesso un rapido ritorno alla normalità: i numerosi test e i continui cicli di isolamento dovrebbero essere interrotti e non dovrebbe essere creata alcuna separazione nella sfera pubblica tra i vaccinati ed i non vaccinati. Dovrebbe essere permessa la vaccinazione della popolazione a rischio e, dopo la quasi completa vaccinazione di questa parte della popolazione, sarà possibile ritornare alla normale routine (con eventuali adeguamenti periodici) persino in presenza del virus COVID19."
[I relatori della lettera] hanno dedicato una sezione a parte al fatto che non esiste ancora un quadro completo dei gravi e rari effetti collaterali del vaccino, visto che molte persone non segnalano le reazioni avverse a cui vanno incontro. "Di conseguenza, noi pensiamo che, attualmente, vi sia una sottostima del numero di reazioni avverse. Inoltre, una relazione causale tra gli eventi emergerà solo in itinere, mano a mano che sempre più eventi di un certo tipo si manifesteranno. Per esempio, se c'è un evento sanitario grave che, In Israele, si manifesta in 12 giovani all'anno (ossia una media di 1 caso al mese) e, nel frattempo, il vaccino causa questo evento grave in modo sporadico, ci vorranno molti mesi prima che si possa notare un aumento dell'incidenza di quell'evento e la correlazione tra il vaccino ed il manifestarsi di quello stesso evento."
"Non affrettatevi a vaccinare i bambini finché il quadro non sarà chiaro. Il coronavirus non mette in pericolo i bambini e l'imperativo categorico in medicina è 'primo non nuocere.' Il quadro completo si avrà tra molti mesi, forse anni. Inoltre, si dovrebbe attendere questa documentazione non solo in relazione allo stato di Israele, ma integrando i dati mondiali. In questo contesto, è il caso di aggiungere che le avvertenze a cui prestare particolare attenzione – avvertenze cioè di effetti collaterali gravi e rischiosi per la vita — si accumulano per mesi ed anni dopo l'approvazione di un farmaco, a causa del fatto che gli effetti gravi, ma rari, appaiono, di solito, solo dopo un certo tempo."
Sulla base della stima di una terza dose che sarà richiesta agli adulti, scrivono "non riteniamo opportuno imporre i rischi di una vaccinazione alla popolazione pediatrica, dove il coronavirus non rappresenta un pericolo, soprattutto in questa fase, dove l'efficacia del vaccino nel lungo periodo non è affatto certa." A loro parere, "La pediatria in Israele è una delle migliori al mondo e la terapia intensiva pediatrica ancora di più. È estremamente raro che un bambino possa morire a causa di una infezione virale e questo può accadere, purtroppo, a causa di una varietà di virus. Riteniamo non sia corretto gestire la vita privata e la politica di salute pubblica sulla base della attuale paura di una malattia virale che è molto raro possa danneggiare la vita dei nostri bambini."
"Alla luce del fatto che la vaccinazione della popolazione vulnerabile riduce il tasso di degenza ospedaliera e la mortalità da Covid, pensiamo che gli effetti negativi del virus saranno di gran lunga minori quando la maggioranza della popolazione a rischio sarà stata vaccinata, come inizia ad accadere nella nostra nazione, e questo senza la necessità di vaccinare i bambini," hanno spiegato.
"Pensiamo che ai nostri bambini dovrebbe essere permesso ritornare immediatamente alla normalità della loro vite innocenti e che non dovrebbero essere vaccinati contro il Covid 19," hanno concluso i medici nella loro lettera. "I test sui bambini asintomatici, che non hanno rilevanza clinica ma causano un danno indiretto molto vasto, e i cicli di isolamento generale nel contesto scolastico dovrebbero essere immediatamente interrotti. Dovrebbe essere evidenziato alla popolazione che anche le persone vaccinate possono essere infettate ed infettare a loro volta e che le stesse regole di comportamento si applicano a tutti, senza alcuna relazione al loro status vaccinale. Dobbiamo smetterla di puntare il dito verso i non vaccinati, e dobbiamo smetterla di violare i diritti degli individui. Dobbiamo immediatamente fermare tutte le forme di esclusione e di separazione interpersonale nella sfera pubblica."

Fonte: israelnationalnews.com; tradotto da Luna per comedonchisciotte.org

5 - IL COVID CI HA MESSO DI FRONTE ALLA NOSTRA PAURA DI MORIRE...MA CHE NOVITA' E' CHE MORIREMO TUTTI?
«Non siamo procioni immortali. La fifa non ci salva la vita, ce la toglie»
di Caterina Giojelli - Fonte: tempi.it, 22/02/2021

«La misura è colma: o si cambia, o davvero si rischia la vita, e non solo per il Covid 19». Lo scriveva Claudio Risé sulla Verità il 6 dicembre scorso e lo ribadisce oggi a Tempi, «è in atto un disastro antropologico, un completo rovesciamento della realtà del vivere». È passato un anno e il percorso di chi cammina, si muove, esiste, è ancora ingombrato dalle vittime della pandemia. Non c'è stato alcun impegno a vivere in loro nome e onore, scriveva il grande psicanalista:
«I morti sono stati invece utilizzati per controllare i vivi: ci hanno spiegato che dovevamo smettere di lavorare, non andare più a messa, non cantare, interrompere ogni attività, per rispetto verso di loro, i morti per il Covid. In ciò, però, non c'è né il lutto, né la sua elaborazione. C'è solo il tentativo di fermare la vita, la moltiplicazione della paura e l'invito alla passività. (…) Elaborazione del lutto vuol dire partecipare profondamente e con serietà a una fase drammatica per le persone e la collettività, e trasformarla in comportamenti e attività con nuove direzioni e forme di vita, più sane e forti. (…) L'istinto vitale ti porta a voler vivere con pienezza l'esistenza con le sue difficoltà, così come a elaborare seriamente il lutto per i morti, che poi ti impegnano ancora di più nella vita e nella sua continuazione. Il resto sono acrobazie mentali, che nascondono un sostanziale egoismo e uno sguardo terrorizzato sull'esistenza».
DAI MORTI COME RICATTO DI MASSA AL DISPREZZO PER IL LAVORO DELL'UOMO
È un gran pezzo, questo sul tema delle vittime della pandemia ridotto a mero fatto contabile o arma di ricatto di massa da parte di un governo che per mesi ci ha propinato un'unica icona: «L'arresto, la stasi: tutti fermi, a casa, in tuta o pigiama, con la barba lunga come i propri ministri, confidando in eventuali successivi rimborsi, e riaperture, ormai neppure troppo sperate». Di contro, non è stata tentata alcuna riconversione produttiva nel piano di "gestione della pandemia", nessuna valorizzazione degli sforzi di chi chiedeva solo disperatamente di lavorare: l'assenza di mete, di orizzonti e «fatiche sensate» è culminata, il weekend scorso, nella proroga delle chiusure decisa in extremis (leggi: con solo 24 ore di preavviso) dal ministero della Salute, rigettando nella disperazione gestori degli impianti e lavoratori della montagna.
Sacrifici economici, investimenti, contratti, per adempiere ai protocolli di sicurezza: tutto è andato in fumo, tanto, assicurano dal ministero, "arriveranno i ristori". «Che visione meschina e grettamente materialista dell'uomo», commenta a Tempi Risé, «la cifra più evidente, in mezzo questa glorificazione dei lockdown, delle chiusure, del procione come eroe dei giorni nostri, è il disprezzo per il lavoro: il disprezzo della condizione dei lavoratori, del loro bisogno di lavorare per vivere, ma anche il disprezzo del senso del lavoro per la vita umana, trattato alla stregua di un peso dai cui i vari comitati di salvezza nazionale ci vogliono graziosamente liberare costringendoci a tapparci in casa con la mancetta del ristoro. Come se il lavoro non fosse un'esperienza vitale, non solo educativa e di apprendimento: un'espressione di sé, assolutamente centrale nella vita umana».
SALUTE E DIVANO. LA RIDUZIONE A PROCIONI SENZA DESIDERI
Risé cita studi a dozzine, in tutte le lingue e provenienti da tutte le parti del mondo, sull'altra pandemia, quella innescata dalla svalutazione degli effetti psicologici dati dall'annichilimento della forza vitale dell'uomo: qualcosa di profondo sta ammalando l'uomo-procione che ha preso a relazionarsi con l'impresa del vivere e l'altro attraverso gli schermi, «malattie per le quali non c'è ancora il vaccino, come le psicosi, sviluppi depressivi, deliranti, dissociativi. La Genesi non è uno scherzo ha un senso che l'uomo debba guadagnare per vivere, procurarsi cibo col sudore della fronte. Non si tratta di una punizione o di un peso ma di una realtà antropologica. E le neuroscienze spiegano bene come a un'attività che sottopone le persone a sforzi, impegno, corrisponda un determinato sviluppo cerebrale, mentre allo stare sul divano ne corrisponde un altro, molto più misero e problematico».
Una visione parziale dell'uomo dominata dalla malafede e dal lockdown come destino: lo shopping diventa "selvaggio", gli assembramenti "intollerabili, irrazionali, ingiustificabili", gli sciatori (o i runner, i turisti, gli amanti del calcetto, i giovani) "irresponsabili", andare a messa a mezzanotte a Natale "un'eresia", andare ai musei vaticani significa creare un "carnaio infernale", perfino il tempo delle vacanze è propizio alle chiusure perché "non si lavora e non si va a scuola", «ma questa semplificazione della complessità del reale è figlia della riduzione di uno sguardo sull'uomo: il legislatore, o chi per lui, proietta sugli altri la povertà del suo ragionamento, come se il tempo libero, la vacanza, non fosse un tempo significativo per la libertà. Come se al di là dello stare fermo in casa, dotato di pc o smartphone per lavorare o studiare, l'uomo non avesse obiettivi o desideri oltre alla tutela della salute. Ma il senso della vita non è evitare la morte».
LA FIFA CHE DIVENTA VIRTÙ, IL DELIRIO DI EVITARE LA MORTE E LA CROCE
Mentre le cronache vengono abitate dalle prime vittime dei lockdown "antivitali", bambini e ragazzi scomparsi dalle strade e finiti a ferirsi o tentare di uccidersi (a volte riuscendoci) in cameretta, la paura celebrata come virtù adulta – «ma che non è altro che la vecchia viltà, la volgarissima fifa, il non assumersi la responsabilità della situazione e scaricarla vigliaccamente sugli altri», come ha ribadito Risé in un altro pezzo perfetto) – ha aperto la strada all'astio verso chiunque voglia tornare libero.
«Eppure la vita – ci spiega il professore – altro non è che un grande rischio, una lotta per la sopravvivenza continua, una prova da attraversare dalla nascita in poi. Grandi sono le gioie e le sue ricompense, eppure non possiamo assolutamente evitare l'aspetto rischioso e definitivamente doloroso che la vita ha in sé. Gesù Cristo muore in croce, si incarna entrando nel corpo dell'uomo mortale: perfino il figlio di Dio muore e la sua vicenda è quella della storia di ogni singola persona, di ogni singolo paziente. Questo delirante evitamento della morte, del dramma umano, è una delle cifre della modernità a partire dalla Rivoluzione francese in particolare in poi: uscire dalla sofferenza per costruire una vita di piacere, sonnolenza e tranquillità. Ma questa è una vita del tutto immaginaria. Quella al rischio, al dramma, alla morte è un'immunità immaginaria. Giusto è difendersi con tutti i mezzi anche offerti dalla scienza a nostra disposizione, ma noi non saremo mai immuni, saremo sempre morituri. È il segno tragico e al contempo di grandezza di tutta la storia umana. Anche il procione, questo eroe dei giorni nostri, alla fine muore. La vita non è una malattia. E viverla riparati da quattro mura non ci renderà immortali».

Fonte: tempi.it, 22/02/2021

6 - SIAMO PIU' ORFANI DOPO LA MORTE DI DE DONNO, IL MEDICO CHE AVEVA VINTO IL COVID CON IL PLASMA
Giuseppe De Donno ha applicato con risultati eccellenti la terapia col plasma immune, ma anziché gloria e onore ha subito attacchi e boicottaggi che lo hanno spinto a farsi da parte (VIDEO: Intervista a De Donno)
di Silvana De Mari - Fonte: Blog di Silvana De Mari, 29 luglio 2021
Fonte: Blog di Silvana De Mari, 29 luglio 2021

7 - VACCINARE I GIOVANI E' IMMORALE (OLTRE CHE PERICOLOSO PER LA LORO SALUTE)
La vaccinazione di massa prende di mira i minorenni senza supporto scientifico e con il ricatto della perdita della libertà (in questo il Comitato Nazionale di Bioetica aiuta il governo)
di Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03-08-2021
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03-08-2021

8 - LE STATISTICHE UFFICIALI CONFERMANO CHE IL VACCINO NON SERVE A BLOCCARE IL CORONAVIRUS
I cosiddetti vaccini anti-covid sono farmaci in fase sperimentale che sono stati imposti grazie alla massiccia propaganda dei media di regime (VIDEO IRONICO: Se non fai il vaccino, muori)
di Silvana de Mari - Fonte: Blog di Silvana De Mari, 11 agosto 2021
Fonte: Blog di Silvana De Mari, 11 agosto 2021

9 - CONTRO IL GREEN PASS SOSPENDO LA PROIEZIONE DEL FILM UNPLANNED
Federica Picchi afferma: ''E' una scelta di libertà, un segnale che mi costa caro perché il film stava facendo il tutto esaurito dove è stato proiettato'' (VIDEO IRONICO: Se bastasse una sola iniezione)
di Federico Cenci - Fonte: International Family News, 05/08/2021
Fonte: International Family News, 05/08/2021

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