Amici del Timone n�83 del 10 dicembre 2018

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1 LA SCIENZA SENZA PREGIUDIZIO CONFERMA I MIRACOLI EUCARISTICI
I tessuti esaminati sono «Un cuore vivo che soffre»
di Costanza Signorelli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 BAMBINO OBBLIGATO DALLA MADRE A VESTIRSI DA DONNA. E IL TRIBUNALE L'APPOGGIA
Le instabilità dei genitori avallate da una giustizia che non tutela i bambini ma pensa solo al politicamente corretto
di Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 L'ESSERE UMANO E' IL CULMINE DELLA CREAZIONE
Lo dice la Bibbia, lo conferma la scienza. Ma non si può dire
di Enzo Pennetta - Fonte: Sito Critica Scientifica
4 ESISTE LA SCIENZA O ESISTONO GLI SCIENZIATI?
Possiamo davvero usare come indice di affidabilità le pubblicazioni di paper su riviste scientifiche?
di Stefano Varanelli - Fonte: www.nicolaporro.it
5 ANNUNCIO SUL GIORNALE: SCAMBIO FEMMINA PER UN MASCHIO
Non è una bufala. Ormai i figli sono trattati come oggetti senza vergogna
di Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 GIUSTIZIA E LEGALITA' QUANDO SI TRATTA DI SALUTE
Il caso di Alfie e l'obbligo vaccinale...sono in discussione principi
di Avv. Alessandra Devetag - Fonte: Sito AsSIS
7 LA REGIONE TOSCANA OFFRE CONTRACCETTIVI GRATIS (A NOSTRE SPESE, OVVIAMENTE!)
Profilattici e pillole del giorno dopo gratis ai ragazzi tra i 14 ed i 24 anni... ma anche a donne che hanno partorito o abortito... e pure a chi è povero
Fonte: Corrispondenza Romana
8 ASSASSINO TRANS E STUDENTESSA CHE NON SI PIEGA ALLA DITTATURA GAY: INDOVINATE CHI TRATTANO MEGLIO?
La studentessa che si è rifiutata di votare contro il fatto che si nasce maschi o femmine è stata insultata e minacciata come fosse una criminale, mentre a un assassino e violentatore viene pagata l'operazione per cambiare sesso (costo per lo Stato: 20mila euro)
di Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
9 SE DIO SI VEDESSE, NON SAREBBE DIO
Se si potesse entrare in un computer, non avrebbe senso dire: ''Guarda, nel computer non c'è nessun uomo e quindi il computer si è fatto da sé''
di Francesco Agnoli - Fonte: Libertà e Persona

1 - LA SCIENZA SENZA PREGIUDIZIO CONFERMA I MIRACOLI EUCARISTICI
I tessuti esaminati sono «Un cuore vivo che soffre»
di Costanza Signorelli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25/11/2018

Il cardiologo Franco Serafini analizza tutti i 5 miracoli eucaristici passati al vaglio della scienza e li raffronta con i dossier scientifici sui teli della Passione di Gesù. Il quadro che ne risulta è sbalorditivo: «Una diagnosi clinica precisa, puntuale e dettagliata che collima e a tratti perfettamente combacia con quanto leggiamo nei Vangeli». E se l'uomo di fede, in fondo, non ha bisogno delle analisi di laboratorio per credere, Gesù Eucaristia, nella Sua infinita umiltà, si "dà in pasto" all'uomo moderno pur di farsi amare totalmente e donare a tutti Suo cuore.
«Un cuore sanguinante, che appartiene ad un uomo giovane, pestato e condannato, vessato da un severo stress di tipo psichico-fisico e che, da circa due giorni, si trova sospeso tra la vita e la morte». È questa la concreta descrizione di quanto ricevono i fedeli cattolici nel momento in cui il sacerdote mette sulla loro lingua l'Ostia consacrata. Ebbene: non stiamo riportando la visione mistica, regalata da Dio ad uno dei suoi Santi. Questa volta a parlar chiaro ed in modo incontrovertibile è, "semplicemente", la scienza. Lo rivela il dottor Franco Serafini, nel suo libro: "Un cardiologo visita Gesù. I miracoli eucaristici alla prova della scienza" (Edizioni Studio Domenicano, 2018).
Un libro imperdibile che mette insieme tutti e soli i cinque miracoli eucaristici passati al vaglio della scienza medica: Lanciano (VIII secolo), Buenos Aires (1992-1994-1996), Tixtla (2006), Sokółka (2008), Legnica (2013). A questi ne andrebbe aggiunto un sesto - il miracolo di Betania (1991) - il quale però è stato volutamente estromesso dalla trattazione, con ragioni esposte dall'autore. Di contro, compaiono tra le pagine, i dossier sui teli della Passione, la cui inserzione è stata imposta dagli stessi risultati scientifici, specialmente quelli «sconvolgenti sul gruppo sanguigno», spiega Serafini.
Il cardiologo ci introduce così all'enorme mole di lavoro che ha dovuto affrontare, rianalizzando in prima persona tutte le indagini degli ultimi cinquant'anni e collaborando, ove ancora possibile, con gli scienziati che per primi hanno "trattato" sulle reliquie. Ciò che ne risulta è un quadro sbalorditivo: «Una diagnosi clinica precisa, puntuale e dettagliata che non confligge, anzi, che ben collima e, a tratti, perfettamente combacia con quanto leggiamo nei Vangeli e riceviamo in dono dalla Tradizione cattolica». Ma procediamo con ordine.

LANCIANO: UN CUORE CHE BATTE DA 13 SECOLI
Tutto parte con il miracolo di Lanciano, (Abruzzo, provincia di Chieti). In un certo senso si tratta di un "outsider" rispetto al complesso dei miracoli eucaristici riportati, ma forse - anche per questo - è il prediletto dal dottor Serafini: «E' un prodigio misterioso che ha davvero delle caratteristiche incredibili. Sebbene sia poco valorizzato, si può tranquillamente dire che siamo di fronte ad una delle più importanti reliquie della cristianità, che sopravvive da 13 secoli di storia. Inoltre – spiega il cardiologo - è stato un miracolo assolutamente generoso: non si tratta di un'Ostia che ha sanguinato "un pochino", ma quel giorno accadde che tutto il Pane divenne Carne e tutto il Vino divenne Sangue». Tale miracolo esce dal coro per due ragioni: anzitutto è l'unico che non appartiene all'epoca moderna, essendosi verificato nell'VIII secolo d.C., in secondo luogo esso si differenzia per le specifiche modalità con le quali si è manifestato. I miracoli eucaristici recenti, infatti, si sono quasi tutti verificati a seguito dello "smaltimento" di un'Ostia consacrata ed irrimediabilmente compromessa.
A chi non fosse noto, ricordiamo che in questi casi la procedura canonica prevede di riporre la particola in un recipiente d'acqua sino a completo scioglimento, ovvero pochi giorni, a seguito dei quali l'acqua di abluzione dev'esser riversata nel sacrario. Ebbene, è proprio in questo passaggio che avviene il prodigio, poiché l'Ostia consacrata, invece che dissolversi, si manifesta in carne e sangue: così è accaduto a Buenos Aires, a Sokółka e a Legnica. A Lanciano non fu così: il fatto prodigioso avvenne, puntualmente, durante la Consacrazione eucaristica, coinvolgendo per intero non solo l'Ostia, ma anche il Calice. Inoltre, sottolinea Serafini: «Mi piace perché è un miracolo che persiste e ci accompagna da oltre 1.300 anni, tramandato ininterrottamente da una generazione all'altra: questo è molto confortante». Vi è infatti una "storia nella storia": così come nel 700 il monaco di San Basilio aveva dubitato della presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche - dubbio grazie al quale prese il via l'evento prodigioso – allo stesso modo i monaci francescani della scorsa generazione, trovatisi in eredità una reliquia poco conosciuta e assai "ingombrante", furono anch'essi vessati da pesanti incertezze. Per questo nel 1970 i religiosi commissionarono al professor Odoardo Linoli copiosi studi scientifici. Fu così che, dal secondo dubbio, nacque il secondo miracolo perché, proprio a seguito di quelle analisi, si ottenne una scoperta senza precedenti nella storia: «L'antico tessuto analizzato – si legge nel referto - presenta caratteristiche tipiche e inconfondibili delle cellule miocardiche. Non è solo l'aspetto microscopico che richiama il muscolo cardiaco: è l'intera struttura macroscopica della carne che ricorda una sezione intera del cuore».
Detto in altre parole: l'11 dicembre del 1970 il professor Linoli, riferendo ai monaci le prime risultanze degli studi, scriverà così: «In principio erat Verbum, et Verbum caro factum est!» (In principio era il Verbo, e il Verbo si è fatto carne, ndr). Ad esami ultimati non vi sono più dubbi di sorta: l'Ostia è carne e la carne è un cuore umano. Colpo su colpo: a Buenos Aires, a Tixtla, a Sokolka, a Legnica le indagini sempre confermeranno: siamo di fronte ad un cuore umano. Ma non è finita.

LA SCIENZA NON HA DUBBI: L'OSTIA SOFFRE ANCORA
C'è un aspetto tutto particolare in cui la scienza può dare un autentico valore aggiunto al fedele che si accosta al Mistero eucaristico e, allo stesso tempo, genera un vero sussulto in chi ancora non crede. Serafini lo racconta così: «Il tessuto miocardico analizzato presenta una doppia caratteristica: da una parte la frammentazione-segmentazione delle fibre e dall'altra l'infiltrazione leucocitaria». Tradotto: «Questa descrizione squisitamente medica –spiega il cardiologo - ci fa comprendere che la sofferenza di Gesù non è una questione generica, cioè dire che Gesù ha sofferto non è affatto un termine vago o astrattamente spirituale. Al contrario, questo si traduce in concetti ben precisi di tipo anatomopatologico o istopatologico da cui, come vedremo, è possibile dedurre ipotesi diagnostiche». Ma vi è di più: i leucociti esaminati sono attivi, ciò significa che il campione di tessuto, nel momento in cui è stato prelevato per le analisi, era ancora vivo! Siamo di fronte ad un risultato semplicemente inspiegabile dal punto di vista scientifico e Serafini ci spiega perché: «I leucociti non possono sopravvivere in acqua, senza dissolversi, per più di qualche minuto, al massimo un'ora, una volta separati dall'organismo vivente da cui provengono o dopo la morte di questo». Per comprendere lo stupore degli scienziati, basti pensare che, nel caso della reliquia di Buenos Aires, il tessuto studiato è stato conservato in acqua distillata e senza nutrienti per oltre tre anni!
Ma procediamo. Definito che il tessuto è vivo e sofferente, la domanda giunge spontanea: a quale tipo di sofferenza ci troviamo di fronte? Anche in questo caso la diagnosi che si prefigura è assolutamente precisa e coerente con il dato di fede: «Per quanto riguarda il sangue – dettaglia il cardiologo - la linfocitosi e la ipogammaglobulinemia riscontrate in laboratorio, sono compatibili con il quadro clinico di un paziente politraumatizzato: una persona pestata, picchiata o vittima di un grave incidente, sottoposta ad uno choc grave, che verte in una situazione di stress psico-fisico acuto o subacuto, ove si possono fornire le tempistiche di uno/due giorni dall'esordio». Analogo discorso vale per il tessuto cardiaco che ci rivela «non tanto una malattia cardiaca o un infarto che dipende da difetti delle coronarie, quanto piuttosto un severo danno da stress che è mediato dalle catecolamine... ovvero parliamo di tutte quelle situazioni che ritroviamo nelle biopsie o nelle autopsie di pazienti che hanno subito una grave prostrazione di tipo psichico o farmacologico o traumatico. Ad esempio, vittime di un incidente aereo o… condannati a morte».

IL GRUPPO SANGUIGNO E... LA BOMBA DI GRAZIA
Tra i numerosi aspetti su cui si sono concentrate le ricerche, ve n'è uno in particolare di fronte al quale la scienza rimane quasi senza repliche. Si tratta della scoperta del gruppo sanguigno, laddove siano state eseguite ricerche in merito – parliamo perciò di Lanciano, Tixtla e dei tre principali teli della Passione: la Sindone di Torino, il Sudario di Oviedo e la Tunica di Argenteuil. Ebbene, cinque volte su cinque si è ritrovato, senza eccezioni, lo stesso gruppo sanguigno: AB. «Questo risultato – spiega Serafini - è a dir poco sconvolgente perché sostenuto da un dato di statistica matematica che elimina pressoché qualsiasi dubbio sulla casualità e sulla veridicità di questi prodigi eucaristici». Il perché è presto detto: «Cinque reperti ematici, provenienti da materiali diversi, separati tra loro da epoche storiche lontanissime, da distanze geografiche anche transoceaniche, quattro dei quali tramandatici da epoche in cui i gruppi sanguigni erano semplicemente sconosciuti e quindi, a maggior ragione, non prevedibili da un eventuale falsario…ebbene tutti e cinque, secondo i dati talora ripetuti più volte, con metodiche diverse e ottenuti da laboratori indipendenti, appartengono sempre al gruppo sanguigno AB!». Si tratta di una vera e propria bomba statistica che - ci spiega lo scienziato coi numeri alla mano - porta a dimostrare l'autenticità di questi tessuti al 99,99996875%. In poche parole ci troviamo di fronte ad un miracolo nel miracolo che, secondo Serafini, è poco conosciuto e assolutamente sottovalutato.
In conclusione: se lo studio in oggetto ha il merito di fornire un'analisi scientifica di altissimo livello, il libro del dottor Serafini vanta un pregio ulteriore. Partendo da una domanda solo apparentemente retorica, ma in realtà fondamentale - «L'uomo di fede ha veramente bisogno della prova scientifica per credere nel miracolo eucaristico?» - egli giunge ad una risposta finale illuminante: «Il miracolo eucaristico si "dà in pasto" all'uomo moderno, si dona e si offre ad esso senza riserve per sostenere la sua fede vacillante, proprio come il Pane spezzato». E lo fa con l'infinita umiltà e delicatezza di Gesù Cristo: «La luce che emana da questi prodigi non è mai abbagliante. Per quanto alcuni risultati scientifici siano sconvolgenti, è evidente che il miracolo eucaristico si trattiene, si autolimita e non vuole schiacciare con la sua evidenza il tesoro fragile della nostra fede». Insomma, se Dio volesse, nella sua Onnipotenza, potrebbe condurci a qualsiasi evidenza scientifica, sufficiente a convincere chiunque della Sua Verità. Ma, evidentemente, non è questa la Volontà di Nostro Signore. Ce lo dice la fede e ce lo ripete la scienza: Gesù Eucaristia vuole essere creduto, amato e adorato dall'uomo libero che Lo desidera con totale passione. Ecco la Comunione viva con Colui che ci ama per primo: il dono del Suo cuore.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25/11/2018

2 - BAMBINO OBBLIGATO DALLA MADRE A VESTIRSI DA DONNA. E IL TRIBUNALE L'APPOGGIA
Le instabilità dei genitori avallate da una giustizia che non tutela i bambini ma pensa solo al politicamente corretto
di Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 02/12/2018

"Save James" è il motto di chi si è unito alla battaglia per salvare un bambino, non da una malattia o da uno Stato che vuole decidere della sua morte, ma da un'ideologia che mira a bombardarlo di ormoni affinché appaia femmina come vuole la madre. Nello stesso tempo sul New York Times un uomo che si sente donna, ammette: «Gli ormoni e l'intervento chirurgico fanno solo peggio. Ma rivendico il diritto di stare male».
«Cari amici, alcuni di voi sanno che la nostra famiglia si è fatta molto vicina ad una famiglia che sta passando un momento di grande prova…ho deciso di condividere questa storia con voi e di chiedervi di pregare…».
La richiesta della famiglia Scott è apparsa sui media americani grazie al blog che racconta ogni aspetto della vicenda del piccolo James, di 6 anni, residente a Dallas (Texas). "Save James" è il motto di chi si è unito alla battaglia per salvare questo bambino. E questa volta non da una malattia o da uno Stato che vuole decidere della sua morte, ma da un'ideologia che mira a bombardare il piccolo di ormoni affinché appaia una femmina per soddisfare il desiderio materno.
Tutto è cominciato quando Anne Georgulas, la madre di James, ha cominciato a chiamarlo "Luna" e a vestirlo come una bambina, chiedendo la rimozione della patria potestà dell'ex marito, Jeffrey Younger, che invece si rifiutava di considerare il figlio una femmina. Di fatto quando il piccolo va a casa del padre, senza che lui gli dica o insegni nulla (gli è stato vietato dal tribunale pena la sottrazione del minore), il piccolo sceglie vestiti da maschio e si fa trattare come tale.
A confermarlo è la stessa famiglia Scott, che parla così di James e del suo gemello Jude: «Sono molto simili ai nostri figli con gli stessi interessi e personalità. Non diresti mai che sta accadendo tutto questo nelle vite quotidiane di questi dolci bambini». Anche il pastore della chiesa di Christ Church Carrollton, Bill Lovell, ha affermato che «ho passato del tempo con lui e direi che agisce e appare inconfondibilmente come un bambino di 6 anni pienamente sano».
Eppure, sebbene le insegnanti sappiano che il piccolo è un maschio, la madre lo fa chiamare loro "Luna", agghindandolo in modo tale che i compagni di classe e le loro famiglie siano all'oscuro della sua vera identità. La perizia psichiatrica ordinata dalla madre su James, e portata in tribunale, è di "disforia di genere", mentre al padre è stato impedito di chiederne una nuova. Sebbene tale diagnosi debba rispettare dei parametri come quello del comportamento persistente e non oscillante verso il sesso opposto, al contrario di quanto si riscontra in questo caso. È chiaro infatti che se quando può, e non è costretto, il piccolo sceglie liberamente vestiti maschili e di farsi chiamare James, il problema deve essere un altro.
Eppure la madre, facoltosa pediatra, sta continuando la sua battaglia legale affinché il piccolo tra due anni (ad 8 anni) sia sottoposto al trattamento ormonale che ne bloccherebbe lo sviluppo, di fatto castrandolo per prepararlo alla rimozione dei genitali. Il The Federalist ha aggiunto poi che la madre vuole che sia il padre a pagare uno psicologo che sposa la terapia affermativa e che mira al cosiddetto (perché non avverrà mai) cambiamento di sesso. Parlando con il padre, il giornale ha spiegato che quando è con lui James rifiuta con forza ogni indumento femminile che lui è costretto dal tribunale a presentargli come un'opzione.
Ma qual è allora il problema di James? Solo il presidente dell'American College of Pediatricians, Michelle Cretella, ha avuto il coraggio di infrangere il vero tabù segnalando che il piccolo si trova a vivere in una situazione di dolore profondo, dove coloro che insieme dovrebbero amarlo e prendersi cura di lui e sulla cui unità si fonda la sua identità e stabilità, sono in conflitto: «La cosa migliore - ha spiegato alla Cbn News Cretella - sarebbe trovare un terapista capace di guardare oggettivamente a James e alla difficile situazione in cui si trova: è una situazione di divorzio. Il fatto che si comporti diversamente quando sta con la madre e quando sta con il padre fa pensare…non conosco personalmente i genitori, ma esiste il caso in cui alcune madri possono vivere un lutto per il sesso del figlio. Mamme che volevano disperatamente una femmina, ma non ne hanno mai partorita una, possono entrare in una depressione profonda. Depressione che si risolve solo quando uno dei figli agisce in modo femminile oppure permette alla mamma di vestirlo come una bambina. Ci sono casi come questi nella letteratura scientifica».
Ma la seconda verità sulla vicenda l'ha svelata il progressista New York Times attraverso il racconto di un uomo che si sta sottoponendo alla terapia ormonale in vista dell'operazione chirurgica per apparire donna. L'uomo rivendicando il suo diritto ad essere operato, di fatto ammette che l'intervento chirurgico in queste condizioni non solo non migliora chi soffre di disforia di genere, ma probabilmente ne peggiora (come anche la terapia ormonale) la condizione psicologica. Andrea Long Chu scrive: «La disforia è come sentirsi incapaci di essere riscaldati, nonostante i vestiti che tu possa indossare. È come avere fame senza avere appetito. È come salire su un aereo per tornare a casa e realizzare a metà viaggio che rimarrai per il reso della tua vita sull'aeroplano». Ossia è desiderare di essere del sesso opposto senza mai esserlo, al di là di qualsiasi trattamento.
Ma il vero outing, che dimostra la natura perversa di questa ideologia, arriva qui: «Mi sento ovviamente peggio da quando ho cominciato la terapia ormonale…sono pieno di rimorsi…prendo poi gli estrogeni - effettivamente, provocano tristezza», ma soprattutto «non pensavo al suicidio prima di prendere gli ormoni. Ora lo faccio spesso». Eppure, chiarisce Long Chu, «voglio continuare così. Voglio le lacrime, voglio sentire il dolore. La trasformazione non deve rendermi felice perché io la voglia. Lasciate a se stesse le persone raramente raggiungeranno ciò che può farle felici a lungo termine. Il desiderio di qualcosa e la felicità sono agenti indipendenti». E infine, dopo l'ammissione di preferire il male alla felicità, la conferma dell'autolesionismo contenuto in tutte le dipendenze e le fissazioni che si perseguono pur sapendo che provocano danni: «Le passioni negative - il dolore, l'odio per se stessi, la vergogna, il rimpianto - sono tanto un diritto umano quanto l'assistenza sanitaria universale o il cibo».
Questo e l'intervento di Cretella dimostrano entrambi una verità, che se un tempo il sogno irraggiungibile, perché irreale, di essere quello che non si è o di una madre di trasformare il figlio nella figlia che non ha avuto veniva trattato come una malattia da guarire cercandone le cause, oggi diventa un diritto. Per cui i medici, gli educatori e la società sono costretti ad assecondare chi si fa del male e chi lo fa ad altri innocenti (come questa mamma). Mentre a pagare sono coloro che ancora difendono l'innocenza o il diritto di medici ed educatori a fare del bene rispettando la realtà. Ma almeno il Nyt ha fatto outing gettando la maschera del buonismo e chiarendo il male che provocano all'uomo i comportamenti contro natura.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 02/12/2018

3 - L'ESSERE UMANO E' IL CULMINE DELLA CREAZIONE
Lo dice la Bibbia, lo conferma la scienza. Ma non si può dire
di Enzo Pennetta - Fonte: Sito Critica Scientifica, 12/11/2018

Quello che tutti comprendono intuitivamente è confermato dalla ricerca scientifica: l'essere umano è davvero una realtà a parte.
Ma non si può dire per motivi ideologici. Questo emerge da un articolo su Le scienze di Novembre.
E' molto diretto il Prof. Kevin Laland di biologia comportamentale ed evolutiva dell'università di St. Andrews in Scozia, le sue parole non ci girano intorno: siamo unici tra i viventi ma non si può dire per timore di favorire una visione religiosa.
"E' curioso notare come gli scienziati meglio qualificati per valutare questa affermazione sembrino spesso restii a riconoscere l'unicità diHomo Sapiens, forse per paura di rinforzare l'idea dell'eccezionalità dell'essere umano portata avanti nelle dottrine religiose."
Una frase posta in apertura e quindi particolarmente rilevante, una dichiarazione che mostra ancora una volta come la scienza sia condizionata da preconcetti ideologici che stabiliscono i limiti di quello che si può dire o no. Il mondo scientifico della modernità ha un'ossessione, quella di confrontarsi continuamente con la religione, tanto da accettare che vengano nascosti risultati e aspetti ritenuti a torto o a ragione in grado di avvantaggiare in un modo o nell'altro una visione religiosa della realtà.
Ma una ricerca pura non deve avere retropensieri o condizionamenti, i risultati vanno presentati per quello che sono senza pensare alle conseguenze su l'una o l'altra visione del mondo. Censurare o spesso, autocensurare, una realtà comporta cadere in una pratica della quale vengono paradossalmente accusate le religioni, possiamo dunque dire che quando la scienza si censura si comporta a tutti gli effetti come una religione e per di più intollerante. Al riguardo ecco cosa diceva nel 2009 Massimo Piattelli Palmarini nel suo libro di critica al darwinismo (passaggio riportato in "Inchiesta sul darwinismo – 2011):
"-Bisogna scegliere tra fede in Dio e fede inDarwin; e se si vuole essere umanisti laici, meglio optare per la seconda.- Così ci dicono. […] Entrambi ci proclamiamo atei - completamente, ufficialmente, fino all'osso e irriducibilmente atei."
Un'antiabiura atea veniva ritenuta necessaria per poter parlare di darwinismo, ma neanche questo salvò Piattellli Palmarini da una reazione violentissima dell'ambito darwinista.
Così come il timore di favorire una visione religiosa tiene ostaggio la teoria dell'evoluzione impedendole di superare il darwinismo, allo stesso modo lo studio antropologico viene sterilizzato per lo stesso timore impedendo di comprendere meglio e liberamente cosa sia l'essere umano.
Il mondo scientifico evoluzionistico si comporta come quei moralisti che ossessionati dal sesso lo vedono ovunque, non lo praticano loro e non vogliono che lo pratichi nessun'altro, così allo stesso modo i mastini del darwinismo sono ossessionati dalla religione, la vedono ovunque, la sentono impura e vorrebbero che nessuno la praticasse.
Per poter finalmente "credere allegramente" che l'essere umano sia speciale, diverso dagli altri esseri viventi, si dovrà prima liberare la scienza dai censori che la tengono in ostaggio e cioè i cani da guardia della religione fai da te (i creazionismi antiscientifici) e quelli dell'anti-religione dell'ateismo (che è esso stesso un atto di fede). Queste visioni non hanno posto e non devono averlo nelle affermazioni della scienza.
L'essere umano ha una sua eccezionalità che va ancora compresa pienamente, e questo va riconosciuto, la religione non c'entra niente.

Fonte: Sito Critica Scientifica, 12/11/2018

4 - ESISTE LA SCIENZA O ESISTONO GLI SCIENZIATI?
Possiamo davvero usare come indice di affidabilità le pubblicazioni di paper su riviste scientifiche?
di Stefano Varanelli - Fonte: www.nicolaporro.it, ottobre 2018

Si chiamano James Lindsay, Helen Pluckrose, Peter Boghossian. Sono tre ricercatori il cui clamoroso “scherzo” ha messo in imbarazzo l’università made in Usa. I tre si sono messi a scrivere dei finti paper scientifici, dalle argomentazioni ridicole, e li hanno inviati ad altrettante riviste accademiche di studi sociali, identitari e “gender studies”.
Scopo della messinscena era di dimostrare come questo settore dell’accademia sia ormai così ideologizzato da aver perso qualunque criterio di scientificità. E ci sono perfettamente riusciti.
L’elenco dei finti paper proposti dal trio è esilarante (se non ci fosse da piangere).
In uno si attacca il bodybulding in quanto “discriminatorio contro i grassi” (fat exclusionary) e si argomenta in favore dell’adozione di un termine più inclusivo: “Fat bodybulding”.
In un altro si afferma che un uomo che pratichi l’autostimolazione (si masturbi) pensando ad una conoscente, sia paragonabile ad uno stupro se non ha il consenso esplicito di quest’ultima. Una forma di “oggettificazione metasessuale” della donna, ovviamente.
Che dire poi del fondamentale studio “Sulla Cultura dello Stupro nei parchi dei cani” (ora ritirato).
L’autore (il trio ha sempre usato false identità) in un anno di osservazioni serrate di un parco per cani di Portland, descrive l’opprimente ambiente di prevaricazione sessuale a cui sono esposti i cani femmina. Si dilunga poi sulla discriminazione subita dai cani omosessuali per colpa del pregiudizio dei loro padroni. Si dispiace, infine, che la sua prospettiva “antropocentrica” impedisca “di valutare adeguatamente il grado di consenso” degli animali.
Questo ridicolo finto paper viene pubblicato senza problemi. O meglio, un problema c’è. Un revisore avanza la seguente critica: come mai, ai soggetti umani descritti nell’articolo, è stato garantito l’anonimato, mentre l’autore non si fa problemi a “intrudere negli spazi intimi degli animali per esaminare e registrare i loro genitali”?.
L’articolo era finto, la risposta del revisore purtroppo no.
Un altro paper, proposto alla rivista scientifica di filosofia femminista Hypatia, propone un nuovo metodo di insegnamento per far “empatizzare” gli studenti bianchi con il clima di oppressione quotidianamente subito dalle minoranze. In pratica, a chi è bianco “verrà impedito di esprimersi in classe ed interrotto ogni volta che prova a parlare”. Per rendere più completa l’esperienza, i bianchi verranno invitati a “sedersi per terra” e “ad indossare catene su spalle, polsi e caviglie per la durata della lezione” (nel testo, però, si specifica “catene leggere”).
Questo paper, almeno, è stato respinto. Sentiamo però con quali motivazioni. Invece di denunciare il tutto alle autorità, i revisori di Hypatia rispondono: “Mi piace molto questo progetto”, bisogna però trovare un modo per far “sentire gli studenti privilegiati a disagio in modalità umilianti ed efficaci” ma non così a disagio “da provocare una reazione opposta”. Cioè, presumo, mandare a quel paese l’insegnante e tutti gli altri studenti non-privilegiati.
Ricevono, invece, luce verde un saggio tratto da un capitolo del Mein Kampf di Hitler ma leggermente rifraseggiato in modo da apparire femminista e un’altro che propone di aiutare i maschi etero a combattere l’omofobia tramite l’uso di sex toy anali, esplicitamente titolato: “Going in Through the Back Door” (“Entrando dal retro”).
La burla sarebbe andata avanti ancora per molto se non fosse stato per le indagini di un giornalista del Wall Street Journal. I primi di ottobre, Lindsay e gli altri vengono allo scoperto, pubblicando un video confessione su Youtube. Dichiarano che il loro obiettivo era di dimostrare quanto la “follia identitaria” e l’attivismo militante stiano minando la credibilità della ricerca. Perché, ed è il vero punto, i finti saggi ricalcano, estremizzandoli solo di poco, i concetti e le teorie ormai diffusissimi negli studi sociologico-identitari delle università americane.
Questi finti articoli, privi di metodologia scientifica, sono riusciti a filtrare indenni attraverso i controlli della peer review per un semplice ed unico motivo: dicevano ciò che i revisori volevano sentirsi dire.

Fonte: www.nicolaporro.it, ottobre 2018

5 - ANNUNCIO SUL GIORNALE: SCAMBIO FEMMINA PER UN MASCHIO
Non è una bufala. Ormai i figli sono trattati come oggetti senza vergogna
di Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08/11/2018

"Lisa" ha lanciato un appello sul Nyp, dicendosi disperata: il bimbo prodotto in laboratorio per accontentare il figlio di 5 anni, che desiderava un fratello, è una femmina, per cui vorrebbe scambiare l'embrione con quello maschile di un'altra coppia. Le molte risposte ricevute dimostrano che la mentalità del figlio-oggetto (merce di scambio) è ben radicata. E se nessuno si scandalizza, è perché l'accettazione della Pma esclude Dio dall'orizzonte.
Lisa, un'attrice americana, residente a New York, che non ha voluto rivelare la sua identità ha rivolto un appello straziante al New York Post dicendosi «disperata». Il motivo della crisi della donna è stato l'esito del processo di fecondazione artificiale a cui si è sottoposta insieme al marito: fra gli embrioni prodotti in laboratorio non c'era nemmeno un maschio, che tanto avrebbe voluto regalare a suo figlio di 5 anni. «Ciao, abbiamo provato a dare un fratello a mio figlio per tre anni…vogliamo completare la nostra famiglia con un altro figlio maschio. Abbiamo un embrione femmina di alta qualità. Penseresti ad uno scambio?».
Eh sì, perché «quando avrò un fratello?», le chiedeva il piccolo Daniel sognando di avere un compagno con cui dividere la stanza, giocare e tifare la squadra del cuore. Alla domanda Lisa non aveva risposto, pur dispiaciuta, che i bimbi non arrivano a comando, né aveva pensato ad adottare. E pur di non deludere il figlio alla fine ha deciso di sottoporsi alla fecondazione assistita e di produrre embrioni nella speranza che fra questi ci fosse il fratellino tanto agognato. Ma nemmeno davanti alla figlia femmina, "confezionata" su richiesta, l'attrice si è fermata, magari chiedendo a Daniel di accogliere come compagna quella sorella.
«Lo faccio per mio figlio», ha chiaramente spiegato al Post. E poi «mio marito è cresciuto con le sue sorelle e anche lui vuole un bambino. Questo è il modo con cui vogliamo completare la nostra famiglia». E non importa se quella bambina, se accolta da un'altra famiglia, scoprirà di essere stata rifiutata e scambiata come una merce perché non corrispondente alla volontà di suo fratello, suo papà e sua mamma. Non importa neppure se l'ipotetico fratellino di Daniel crescendo scoprirà di non essere figlio di Lisa e del marito, ma di essere stato fabbricato dai suoi genitori, congelato e poi rifiutato.
Ma come è possibile che si possa arrivare a tanto, a non vedere né considerare più nemmeno i diritti basilari di un altro essere umano e addirittura a calpestarli se serve a realizzare i propri progetti? È chiaro che nel momento in cui il figlio diventa un elemento necessario a costruire la propria vita secondo un proprio progetto, da fabbricare quando lo si desidera con mani umane tramite la fecondazione assistita, omologa o eterologa che sia, questa mentalità diventa normale. Basti pensare al modo in cui Lisa ha pensato di rispondere alle richieste di Daniel, cercando di regalargli un fratello su misura come fosse un oggetto e parlando di sua figlia come "un embrione di qualità", come se anche la felicità di un figlio passasse dalla soddisfazione continua delle sue pretese.
Perché non c'è nulla da fare, quando un figlio non nasce più come dono, in un momento non totalmente prevedibile dai genitori e in una donazione d'amore fra loro, ma viene comprato e prodotto in laboratorio, la persona umana si "cosifica". Volenti o nolenti si è portati a concepirla come un oggetto del proprio volere e una risposta ai propri desideri la cui realizzazione coincide con lo scopo della propria vita: Lisa vorrebbe rimanere incinta per Natale, così che il divario di età fra i fratelli non sia troppo e siccome Daniel ha i capelli rossi cerca un embrione simile, spiegando alle altre coppie che la sua bambina sarà probabilmente rossa o bionda e che suo marito ha frequento la Yale University.
Se quindi la vicenda assurda dello scambio di embrioni in base al sesso, mostra con evidenza che queste tecniche rendono gli esseri umani delle cose, non si deve credere che questo caso sia una stortura di un processo nobile come quello della Pma. A dimostrare quanto la mentalità dei figli-merce sia diffusa è sempre il Nyp che con toni trionfalistici commenta: «Coppie di tutto il mondo hanno contattato il Post dopo la pubblicazione della richiesta dell'attrice di 37 anni "Lisa" di scambiare la sua figlia biologica con il maschio di un'altra coppia». Fra le tante risposte, spiega il giornale, «in testa alla classifica dei contendenti c'è un embrione di Manhattan (gli altri in lizza provengono dalla California e dall'Australia), offerto da una mamma casalinga (Valerie, nome di fantasia) di 40 anni, che cerca disperatamente una figlia». Perché, spiega Valerie, già mamma di un bambino di 5 anni, «è qualcosa che ho sempre desiderato fin da piccola» ma che non è mai riuscita ad ottenere (perciò dieci suoi embrioni maschi sono stati congelati). Lisa, in contatto con tutte queste coppie, ha commentato che quanto sta avvenendo «é incredibilmente eccitante».
Fecondazione o meno, la mentalità che accetta una stortura simile pare solo la conseguenza dell'assenza di Dio dall'orizzonte umano, per cui si fa coincidere la riuscita della vita con la realizzazione dei propri progetti. Tanto che, se non si materializzano, ci si dispera. Ecco perché Lisa non ha saputo rispondere a Daniel che ogni desiderio è buono ma che va affidato a Chi sa ciò di cui abbiamo realmente bisogno. E non è riuscita a dire un legittimo "no" ad un bambino che a furia di vedere realizzati i propri sogni anche nei modi più folli crescerà probabilmente capriccioso e incapace di subire frustrazioni.
È chiaro che le mezze misure vanno sempre più riducendosi, perché a lungo andare, persa la fede in un Dio che più dell'uomo conosce la sua felicità, grazie alle tecniche moderne l'uomo è in grado di creare idoli sempre più mostruosi. Al contrario, la fede aiuta l'uomo a comprendere che il figlio è un essere la cui realizzazione passerà dal progetto di Dio e dalle sue leggi (non dalla volontà dei genitori), per cui andrà accolto senza pretese né progetti, come qualcuno da amare perché c'è e da aiutare nel cammino verso il suo Creatore.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08/11/2018

6 - GIUSTIZIA E LEGALITA' QUANDO SI TRATTA DI SALUTE
Il caso di Alfie e l'obbligo vaccinale...sono in discussione principi
di Avv. Alessandra Devetag - Fonte: Sito AsSIS, 15/11/2018

Grazie al mio lavoro di avvocato sono stata, di recente, invitata a tenere una lezione in un liceo della mia città sulla differenza tra Legalità e Giustizia. Il mio intervento seguiva la rappresentazione teatrale, inscenata dagli studenti, del dialogo tra Ismene e Antigone, tratto dall'omonima opera di Sofocle. Per chi non ha fatto studi classici un breve riassunto: Creonte, Re di Tebe, ha emesso un editto con cui vieta di dare sepoltura alle spoglie di Polinice, fratello di Antigone ed Ismene. Il corpo di Polinice dovrà, quindi, giacere alla mercé degli avvoltoi. Antigone decide di ribellarsi perchè sente quel comando contrario, non solo alla sua morale, ma alle stesse leggi divine, e confida alla sorella Ismene che darà sepoltura alle spoglie del fratello, costi quel che costi. Inutile dire che la decisione di Antigone porterà sciagura e morte su tutti i protagonisti della vicenda (altrimenti, che tragedia greca sarebbe?).
Mentre preparo il testo del mio intervento comprendo che il tema è molto attuale: obbedire o non obbedire a una legge ingiusta? Quello che però, più di tutto, mi scuote nel profondo non è tanto l'ammirevole coraggio di Antigone, bensì, a monte, la sua capacità di sentire che una cosa è sbagliata.
Mi sono domandata se noi oggi, nel XXI secolo, anestetizzati da un relativismo che permea ogni settore dell'umana esistenza, siamo ancora in grado di ripudiare una condotta perché, semplicemente, ingiusta.
Inutile dire che la risposta è stata impietosa e che, contemporaneamente, avevo trovato l'argomento del mio intervento. In un liceo che insegna i Classici della letteratura greca e latina, che eleva gli studenti a sentire ciò che muove il nostro animo, che contraddistingue questa nostra sciagurata, eppure immensa, storia umana, o le domande sono alte o, semplicemente, non sono.
COSI' HO DECISO…
Dopo una breve introduzione, per calare nella attualità le vicende di Antigone, ho raccontato loro la storia di Alfie Evans, bambino inglese di neanche due anni che da mesi era costretto a vivere attaccato a dei macchinari all'ospedale di Liverpool perché affetto da una patologia sconosciuta, che aveva compromesso irrimediabilmente le sue funzioni cerebrali. A detta dei medici Alfie non vedeva, non sentiva, non provava emozioni, anche se il suo corpo svolgeva le primarie funzioni vitali, tranne la respirazione e l'alimentazione che erano garantite, appunto, dalle macchine. I genitori, appena ventenni, erano presenti e amorevoli e volevano tentare delle cure sperimentali. L'Italia aveva offerto ad Alfie la possibilità di un ricovero all'Ospedale Bambin Gesù di Roma, per tentare una qualche terapia. Uguale possibilità era stata proposta da un ospedale di Monaco di Baviera, laddove anche l'Italia si fosse arresa. Particolare non irrilevante: tutto lasciava supporre che Alfie non soffrisse. E ciò perché, semplicemente, non provava nulla.
Il team medico dell'ospedale, però, era persuaso che Alfie non avesse alcuna speranza di miglioramento e, contro il parere dei genitori, voleva essere autorizzato a staccare la spina.
Così adì la High Court Of Justice, che nella persona del Giudice Hayden emise una lunga sentenza, che ho tradotto e letto, in brani, agli studenti.
Pur riconoscendo che probabilmente Alfie non soffriva, pur avendo raccolto il parere di un esperto, venuto apposta dalla Germania, che aveva decretato la "piena trasportabilità" di Alfie ovunque i genitori avessero voluto, pur di fronte al disperato appello di questi ultimi, il Giudice Hayden accolse il ricorso dell'ospedale e decretò che ad Alfie venissero sospesi i presidi vitali. E ci aggiunse una considerazione che, se non fosse drammatica, sarebbe comica: trasportarlo avrebbe messo a rischio la sua salute, e sarebbe stato davvero spiacevole se Alfie fosse morto in viaggio.
I genitori di Alfie impugnarono la pronuncia davanti alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, la quale dichiarò il ricorso "inadmissible".
IRRICEVIBILE
La macchina della Giustizia, implacabile, travolse così la famiglia Evans.
Alfie venne staccato dai macchinari il 23 aprile 2018, mentre l'ospedale veniva presidiato da una decina di poliziotti in divisa, in modo da evitare spiacevoli interferenze. I genitori vennero lasciati in sua compagnia. Peccato però che, invece che pochi minuti come era stato garantito, Alfie impiegò cinque giorni a morire, durante i quali, ostinato piccolo combattente, imparò a respirare da solo, senza ausili, tanto che gli vennero riattivate idratazione e alimentazione, per non farlo morire di stenti. I genitori rimasero in camera con lui, implorarono di riattaccare il respiratore, gli fecero la respirazione bocca a bocca quando sembrava che se ne stesse andando, il tutto nell'indifferenza glaciale dell'ospedale, di quei medici il cui giuramento recita Primum Non Nocere.
"Alla fine una crisi respiratoria si portò via Alfie il 28 aprile.
Quando finii il racconto nella sala non volava una mosca.
Cosa avrebbe fatto Antigone?
Beh, la risposta è ovvia: avrebbe riattaccato il respiratore e fatto ciò che chiedevano i genitori.
Avrebbe sentito, in modo inesorabile, che ciò che veniva perpetrato, tra le quattro mura di quell'ospedale, era mostruoso.
Prima ancora che la sua mente, glielo avrebbero gridato le sue viscere.
Eppure nessuno ha impedito una simile atrocità.
Perchè? Io una risposta ce l'ho."
PROVIAMO A RISCRIVERE L'ANTIGONE
Immaginiamo che, durante il confronto con la sorella Ismene, qualcuno le si avvicini e le chieda di riflettere, sedersi a un tavolo per discutere della sua decisione. Da subito ottiene un primo risultato: smorzare l'emotività di Antigone e trasferire il dialogo su un piano più alto (o più basso?), più razionale. Nessuno può rifiutarsi, quanto meno di discutere, su un argomento, anche se discutere, di per sé, significa già aprire la porta alla concessione, al ripensamento. Una volta eliminata l'emotività, immaginate che quella persona esponga ad Antigone tutta una serie di considerazioni tecnico-scientifiche in base alle quali la sepoltura di Polinice appaia inopportuna, financo lesiva degli interessi della collettività o dello stesso Polinice. E immaginiamo che, dietro queste argomentazioni, ci siano, ad esempio, dei dogmi scientifici proposti come assoluti, che Antigone "non può comprendere perché non ha le adeguate conoscenze." Ecco che l'etica, la morale di Antigone vengono vivisezionate, disinfettate dai retaggi istintuali e collegate a nozioni che giacciono al di fuori di lei. Non le appartengono più, appartengono alla "Tecnica".
DOVE VOGLIO ARRIVARE?
E' presto detto (ed è una mia personale opinione, che offro a questo uditorio come mero spunto di riflessione): noi stiamo appaltando a entità esterne a noi, entità a cui abbiamo aprioristicamente attribuito una autorevolezza indiscutibile, la nostra stessa moralità.
In nome di una Scienza sempre più dogmatica, che qualcuno definisce "non democratica", come fosse non Scienza ma già Verità, siamo divenuti capaci delle peggiori atrocità e le portiamo a compimento senza battere ciglio. Anzi, ci sentiamo persino giusti, pietosi, nel farlo.
Così la Scienza diceva che Alfie non aveva possibilità di guarigione.
E' vero. Non le aveva. Quanto meno, non in base alle attuali conoscenze.
Ma questo significa forse che il desiderio di combattere dei suoi genitori fosse, di per sé, già accanimento terapeutico, foriero di sofferenze che andavano interrotte immediatamente?
Da un lato c'era la Scienza, ma dall'altro c'era l'Amore. Alfie era sfortunato ma aveva loro, la Mamma e il Papà. Il loro Amore conosceva il miracolo e, ove non avesse potuto guarire, o curare, lo avrebbe accompagnato fino all'ultima soglia, magari in quel lettino che a casa lo aspettava da mesi. Non avevano, forse, diritto di tentare? Che non vi siano alternative significa che è giusto sostituirsi, non già a due genitori assenti e negligenti, ma presenti e amorevoli? E ciò non per salvare, si badi bene, ma per uccidere! Era davvero questo l' "Alfie's best interest", l'espressione tanto abusata nella sentenza del Giudice Hayden?
O ancora, per venire a esempi nostrani, in una società che introduce la locuzione "genitore 1" e "genitore 2" nei documenti, per non urtare gli omosessuali, possiamo tollerare che un bambino venga espulso dall'asilo, ad anno già iniziato, perché gli manca qualche vaccino?
Immaginare un genitore che deve spiegare al proprio figlio, di quattro o cinque anni, che dal giorno dopo non potrà più andare all'asilo, giocare con i suoi compagni, stare con le maestre è di per sé inconcepibile in un Paese firmatario della Dichiarazione Universale dei Diritti del Fanciullo, che, all'art. 2, vieta ogni discriminazione per qualsivoglia ragione, ivi comprese le opinioni o scelte dei genitori.
Tuttavia, se ci sediamo a un tavolo e ascoltiamo le ragioni scientifico-sanitarie di questa aberrazione, ecco che l'istinto sfuma, il bene e il male si confondono. Poco importa se l'obiezione sanitaria cade alla prima, ovvia considerazione: ma se l'obiettivo è tutelare i bambini deboli (immunodepressi o non vaccinabili) non dovremmo allontanare anche bambini già malati, come i sieropositivi, o portatori di epatite B? E' ovvio che ripugna, e chi scrive rifiuta anche solo di pensarlo, ma la tutela del debole imporrebbe queste estreme soluzioni. Non dovremmo, ancora, verificare se i restanti bambini, vaccinati, sono davvero immunizzati? Ove non lo fossero, costituirebbero pericolo, al pari di un non vaccinato. Se tutto ciò non si fa, ma ci si limita a emarginare il non vaccinato, è evidente che l'obiettivo non è sanitario ma punitivo: non si vuole proteggere il debole, ma punire il genitore indisciplinato. Il sieropositivo è incolpevole. Il non immunizzato, ma vaccinato, è incolpevole. Il bambino non vaccinato porta la colpa dei suoi genitori. Per educare loro, si punisce lui.
"I bambini devono capire che ciò che vuole lo Stato
vale di più di ciò che vogliono mamma e papà"
Così scriveva Ferdinando Camon sul Messaggero Veneto nel settembre del 2017.
Messaggio tanto cristallino quanto inquietante: lo Stato è Etico, è Terapeutico, sa cosa è Bene e cosa è Male, ed agisce con o senza il consenso dei suoi sudditi.
Allora parliamo di questa Scienza.
Negli anni '50 i camici bianchi sponsorizzavano il fumo di sigaretta.
Nel 1936 il dott. Antonio Egas Moniz inventò la lobotomia, che gli valse il Premio Nobel ed oggi è considerata una pratica criminale.
Negli anni '70 l'elettroshock era considerato tra le terapie psichiatriche più efficaci in assoluto.
Riuscite a immaginare le conseguenze devastanti per l'umanità se, all'epoca, la scienza avesse rifiutato il confronto su queste scoperte, nel perverso convincimento di essere giunta, niente meno, che alla Verità?
E se domani la Scienza, quella vera, quella che coltiva il dubbio, scoprisse, ad esempio, che le reazioni avverse alle vaccinazioni sono state grandemente sottostimate, che la vaccinazione di massa indiscriminata è lesiva della individualità di ogni singolo bambino, come peraltro sostengono, non quattro genitori invasati, ma niente meno che l'Ordine dei Biologi, molti pediatri e ricercatori, alcuni Premi Nobel, la Società Italiana di Psico Neuro Endocrinologia (SIPNEI), migliaia di studi scientifici e tanti altri ancora? O, per esempio, scoprisse che la patologia di Alfie non gli impediva di sentire l'amore assoluto e folle di quei due ragazzini che aveva avuto la fortuna di avere come genitori, le loro carezze, i loro baci, che avrebbe potuto vivere ancora, un po', molto forse, o anche solo addormentarsi tra le loro braccia quando fosse stato il momento, senza che ciò significasse per lui alcun accanimento terapeutico? Se scoprissimo che, nella tragedia, gli abbiamo strappato anche l'unica cosa bella della sua vita? Se così fosse…. che sarà di noi?
Io, nel dubbio, sto con Antigone. E al suo fianco continuerò a dire no. Costi quel che costi.

Fonte: Sito AsSIS, 15/11/2018

7 - LA REGIONE TOSCANA OFFRE CONTRACCETTIVI GRATIS (A NOSTRE SPESE, OVVIAMENTE!)
Profilattici e pillole del giorno dopo gratis ai ragazzi tra i 14 ed i 24 anni... ma anche a donne che hanno partorito o abortito... e pure a chi è povero
Fonte Corrispondenza Romana, 14/11/2018
Fonte: Corrispondenza Romana, 14/11/2018

8 - ASSASSINO TRANS E STUDENTESSA CHE NON SI PIEGA ALLA DITTATURA GAY: INDOVINATE CHI TRATTANO MEGLIO?
La studentessa che si è rifiutata di votare contro il fatto che si nasce maschi o femmine è stata insultata e minacciata come fosse una criminale, mentre a un assassino e violentatore viene pagata l'operazione per cambiare sesso (costo per lo Stato: 20mila euro)
di Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20/11/2018
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20/11/2018

9 - SE DIO SI VEDESSE, NON SAREBBE DIO
Se si potesse entrare in un computer, non avrebbe senso dire: ''Guarda, nel computer non c'è nessun uomo e quindi il computer si è fatto da sé''
di Francesco Agnoli - Fonte: Libertà e Persona, 14/11/2018
Fonte: Libertà e Persona, 14/11/2018

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