Amici del Timone n�78 del 01 luglio 2018

Stampa ArticoloStampa


1 GRANDE SUCCESSO PER LA VEGLIA DI PREGHIERA IN DIFESA DELLA FAMIGLIA
L'Arcivescovo: ''La preghiera è l'unica arma che abbiamo per difendere la famiglia naturale, formata da un uomo e da una donna''
di Franca Piccini - Fonte: ToscanaOggi
2 LA BATTAGLIA DI ALFIE E IL DIBATTITO SULL'EUTANASIA
Conferenza a San Miniato del ''nostro'' professore Antonio Acquaviva
di Franca Piccini - Fonte: ToscanaOggi
3 UNO STUDIO GENETICO DIMOSTRA CHE LE SPECIE VIVENTI SONO NATE TUTTE INSIEME
La vera scienza non si accontenta dell'ideologia evoluzionista e continua a scoprire prove contrarie
Fonte: Blog di Maurizio Blondet
4 LA MORTE CEREBRALE NON E' UNA VERITA' SCIENTIFICA
L'esperienza e la scienza vera invitano ad essere molto cauti: il rischio è uccidere chi è ancora vivo, come spiega il filosofo Paolo Becchi
di Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 I LAICI AI VESCOVI: PERCHE' STATE IN SILENZIO?
Lebron James e JR Smith: un aneddoto sportivo per spiegare lo smarrimento dei laici
di Aldo Maria Valli - Fonte: aldomariavallli.it
6 ALFIE NON ERA UN CASO ISOLATO: NEL MONDO CONTINUA L'UCCISIONE SILENZIOSA DEI MALATI
In Francia, insieme a Vincent altri casi stanno combattendo....per la vita
di Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana

1 - GRANDE SUCCESSO PER LA VEGLIA DI PREGHIERA IN DIFESA DELLA FAMIGLIA
L'Arcivescovo: ''La preghiera è l'unica arma che abbiamo per difendere la famiglia naturale, formata da un uomo e da una donna''
di Franca Piccini - Fonte: ToscanaOggi, 24/06/2018

La Comunità cattolica senese si è riunita in preghiera insieme all'Arcivescovo monsignor Antonio Buoncristiani sabato 16 giugno nella chiesa di San Cristoforo. Nell'occasione la Chiesa senese si è rivolta alla Madonna, Patrona e Regina di Siena, con la recita del Rosario a cui è seguita l'esposizione eucaristica, dopo è stata recitata la preghiera alla Madonna del Voto composta da monsignor Mario Ismaele Castellano, già arcivescovo di Siena. L'arcivescovo Buoncristiani ha invitato i fedeli ad usare l'arma della preghiera, "unica arma che abbiamo" ha detto, per combattere il peccato e le insidie che minacciano la società. Inoltre si è soffermato sul tema della difesa della famiglia naturale, formata da un uomo e da una donna, un vero e proprio dono di Dio e che oggi è sempre più messo in discussione dalla legittimazione di moduli diversi di fare e di essere famiglia, come le cosiddette famiglie arcobaleno, formate da due donne o da due uomini. Tutto ciò è stato ribadito anche da Papa Francesco, proprio sabato 16 giugno, in occasione dell'incontro, che si è tenuto a Roma tra il Pontefice e il Forum delle famiglie. Nell'occasione Papa Francesco ha bocciato le così dette famiglie arcobaleno ed ha paragonato l'aborto a un "nazismo in guanti bianchi". "Ci siamo scandalizzati per le pratiche naziste di selezione della razza, che prevedeva l'eliminazione dei feti malati, oggi, con l'aborto, avviene la stessa cosa", ha chiosato il Santo Padre. La veglia di preghiera, nella chiesa di San Cristoforo, si e conclusa con l'intonazione dell'inno alla Madonna "O Maria la tua Siena difendi...".

Fonte: ToscanaOggi, 24/06/2018

2 - LA BATTAGLIA DI ALFIE E IL DIBATTITO SULL'EUTANASIA
Conferenza a San Miniato del ''nostro'' professore Antonio Acquaviva
di Franca Piccini - Fonte: ToscanaOggi, 17/06/2018

"Quando la vita è degna di essere vissuta? La battaglia di Alfie ed il fine vita", è stato l'argomento trattato dal professor Antonio Acquaviva il 6 giugno scorso, presso il Centro per iniziative socio culturali "La Terza età" del quartiere di San Miniato e promosso da Marisa Caselli e Giuseppe Mercurio, due persone note nel mondo cattolico senese. Il professor Acquaviva ha ripercorso, con il supporto di slide, la tragica storia di Alfie Evans, il bambino inglese affetto da una rara malattia neurologica degenerativa e poi deceduto. Nel corso del suo intervento il relatore ha posto l'accento su tutti i punti del protocollo della
medicina inglese, che tendono ad impedire di perseguire tutte le strade possibili per tenere in vita chi è affetto da gravi patologie. In modo particolare è stato messo in rilievo il fatto che non sia stato permesso ai genitori di poter portare il loro bambino all'ospedale Bambin Gesù di Roma, che si era offerto di accoglierlo e di inserirlo in un protocollo di cure sperimentali, cure che, a detta dei medici di questo ospedale, stanno dando buoni risultati. In Inghilterra la legge non funziona come in Italia, dove una persona, o se si tratta di minore, i genitori, può o possono decidere di lasciare l'ospedale, firmando una dichiarazione dove ci si assume la responsabilità di questo atto.
Sembrerà strano, ma nella "evoluta Inghilterra" è l'ospedale ad avere l'ultima parola. Si va verso l'affermazione del così detto "best interest", cioè la migliore soluzione nell'interesse della società, ma non del paziente; la migliore soluzione per il paziente, ma anche per la società in generale non sarà mai togliere le cure necessarie, come l'aiuto a respirare, l'idratazione, l'alimentazione, ma i protocolli medici dovranno sempre tendere a perseguire il mantenimento in vita della persona malata, perché nessuno, né giudici, né medici, né parenti devono avere il potere di stabilire fino a quando una persona deve vivere e quando deve morire, sia questa persona minorenne o maggiorenne. E qui si torna all'etica cristiana della sacralità della vita, che mette al centro l'uomo e l'agire nel suo interesse, che sarà sempre quello di essere curato al meglio, solo così si salvaguarda la dignità umana, senza sacrificarla sull'altare della sostenibilità economica, naturalmente evitando episodi di accanimento terapeutico.
In Italia non funziona come in Inghilterra, ma un attacco alla sacralità della vita umana viene dalle cosiddette DAT, acronimo che sta per Disposizioni Anticipate di Trattamento, legge 219 del 22 dicembre 2017, entrata in vigore il 31 gennaio 2018, governo a guida Partito democratico. Da queste disposizioni di legge, che prevedono il testamento biologico e il consenso informato, può venire un vero e proprio attacco alla vita, in quanto si rimette la decisione di staccare la spina o di interrompere le cure necessarie per tenere in vita una persona, in mano ad altre persone che siano essi giudici, medici o familiari del malato.
All'intervento del professor Acquaviva è seguito un intenso dibattito che ha visto intervenire molti tra i numerosi partecipanti e da questo incontro è partito l'appello a vigilare a tutti i livelli, sia sanitario, che legale, che politico, perché l'attacco alla vita in nome dell'interesse economico e del "tanto che ci fa al mondo in quelle condizioni", non prevalga, ma prevalga il rispetto per la persona umana, unica ed irripetibile, che Dio ha voluto che nascesse e che la medicina deve curare, che la legge deve tutelare, con la politica che deve legiferare in suo favore, perché la vita è sempre degna di essere vissuta e che la fine della vita di una persona non deve essere decisa da altre persone.

Fonte: ToscanaOggi, 17/06/2018

3 - UNO STUDIO GENETICO DIMOSTRA CHE LE SPECIE VIVENTI SONO NATE TUTTE INSIEME
La vera scienza non si accontenta dell'ideologia evoluzionista e continua a scoprire prove contrarie
Fonte Blog di Maurizio Blondet, 10/06/2018

Praticamente tutte le specie animali oggi esistenti, compreso l'uomo,sono apparse sulla Terra allo stesso tempo: fra i 100 mila e i 200 mila anni fa, in un periodo geologicamente breve.
E' la stupefacente conclusione cui sono giunti due genetisti, David Thaler dell'università di Basilea, e Mark Stoekle della Rockefeller, analizzando il DNA mitocondriale di 100 mila specie viventi attualmente nei continenti e negli oceani del globo, dopo aver esaminato 5 milioni di "codici identificativi" delle suddette specie. Una messe enorme di dati, che rende il risultato indiscutibile.
Questa immensa campionatura è stata resa possibile da una recente metodologia d'indagine, che esamina il DNA mitocondriale, più facile a decodificare rispetto al DNA del nucleo della cellula, che è proprio di ogni individuo, coi suoi tre miliardi di paia di molecole organizzate in migliaia di geni. I mitocondri sono, nella cellula, i minuscoli "motori" forniscono energia alla cellula e la fanno respirare: il loro DNA ha solo 37 geni. Uno di essi, detto COI (sigla per cytochrome oxidase I), è stato definito il "codice a barre DNA" perché esso identifica alla perfezione la specie cui appartiene, tanto che viene usato per scoprire frodi alimentari, se per esempio nell'hamburger di bue c'è carne di cavallo, o se nel kebab halal c'è la presenza di maiale.
Il gene COI ha una sequenza genetica assolutamente simile in tutti gli animali, il che lo rende facile da "vedere" a confrontare; d'altra parte, presenza differenze caratteristiche, proprie di ciascuna specie. Insomma è davvero un "codice a barre" che identifica con semplicità e precisione ogni specie animale. Il metodo è anche economico, ciò che ha permesso ai due genetisti di passare in rassegna, in una decina d'anni, appunto 5 milioni di codici a barre di 100 mila specie attualmente viventi.
La prima, e per loro stupefacente, scoperta dei due genetisti è questa: che non si aspettavano una tale "uniformità" all'interno della stessa specie, e una totale assenza di quelle che loro definiscono "passerelle" fra una specie e l'altra. I loro dati smentiscono definitivamente il mito evoluzionista per cui una specie si sarebbe "evoluta" dall'altra, attraverso ipotetici "anelli di congiunzione" poi estinti. Ogni specie studiata è in modo impressionante "fissa", una specie "rana" è identica geneticamente sia che viva nei nostri stagni sia nel Mato Grosso, e la specie Homo sia che viva qui che in Cina; le differenze morfologiche, minime, sono indifferenti al loro codice a barre genetico.
L'altra cosa che hanno scoperto, è che la diversità genetica non varia con la numerosità e l'estensione sulla terra di una specie. I manuali evoluzionisti insegnano che più una specie è numerosa, antica e diffusa in zone climatiche differenti, più dovrebbe presentare variazioni genetiche, dovute all'accumularsi di variazioni nel DNA in funzione della sua moltiplicazione attraverso le epoche. Niente di più falso: i 7,5 miliardi di esseri umani, i 500 mila passeri, i centomila beccaccini, hanno all'incirca la stessa diversità genetica: limitatissima.
Da qui la terza e più inattesa scoperta: studiando le variazioni genetiche "neutrali", le piccole variazioni genetiche del DNA, né dannose né utili, che si succedono e si trasmettono fra generazioni, i genetisti hanno dovuto ammettere che esse sono molto, ma molto meno frequenti di quanto "previsto" dagli evoluzionisti, e per quanto grande sia il numero degli individui che la compongono. Il che non è poi così strano: il DNA è la materia vivente più costante, si "difende attivamente" contro le mutazioni, azzerandole.
Il punto è che gli evoluzionisti si basano su queste variazioni neutrali, che suppongono essere avvenute in cadenze regolari, per determinare l'età di una specie, il momento in cui è apparsa sulla Terra – un po' come gli anelli dei vecchi alberi tagliati ne mostrano l'età. Fatti e rifatti i calcoli, i due genetisti sono giunti alla conclusione più clamorosa: che il 90% delle specie oggi viventi sulla Terra, sono nate tutte insieme, 100-200 mila anni fa.
La massima parte delle specie, siano uccelli, pesci, falene o uomini, sono apparsi così recentemente da non aver avuto tempo di sviluppare molta diversità genetica. La diversità genetica dell'umanità d'oggi è in media dello 0,1% : se prendiamo queste variazioni come la cadenza di un orologio genetico, ciò che farebbe risalire la divergenza di umani come specie distinta a 100-200 mila anni fa.  [Ovviamente il profano potrebbe sospettare che l'orologio genetico delle variazioni non ha la cadenza regolare che gli scienziati pretendono: ma questo è un argomento che gli scienziati non paiono disposti a discutere].
Dai "primitivi" rettili ai marsupiali, dagli ovipari ai vivipari, fino all'"evoluto" Homo Sapiens, sono tutti contemporanei: ciò che noi pensiamo sia il risultato di una evoluzione, non lo è. Il rettile non è più primordiale di un mammifero, né un marsupiale più primitivo di un placentato, né gli anfibi ci hanno "preceduto" nel tempo perché meno complessi. Né noi, l'orgogliosa specie Homo, siamo venuti "dopo" il cardellino o la trota. Saremmo nati tutti insieme. In un periodo oltretutto alquanto recente, 200 mila anni fa, o meno.
L'intero regno animale – almeno quello presente oggi – sembra essere apparso insieme sulla Terra? Lo stesso David Thaler, uno dei due autori della scoperta, ammette: "L'ho combattuta finché ho potuto". Il motivo è ovvio. Non è solo che i risultati della sua scoperta demoliscono ogni possibile teoria evoluzionista, per quanto "riformata" e "corretta" (lo è stata molte volte, dopo Darwin), ma la stessa ideologia dell'evoluzione, in quanto "fede"implicita i tutti gli studiosi del vivente, il pilastro a cui appendono le loro certezze.
Il vostro cronista intravvede una certa difficoltà a conciliare questa scoperta con i dati della paleontologia e stratigrafia geologica, che retrodatano la vita di milioni di anni, non di cento-200 mila. Il Cenozoico, in cui appaiono i mammiferi, sarebbe iniziato 6,5 milioni di anni fa. Fino a che punto le datazioni stratigrafiche sono "sicure" e credibili? Fino a che punto la retrodatazione è il presupposto ideologico per dare alla evoluzione "Il tempo" di evolversi?
Come avevo illustrato nel mio "L'uccellosauro ed altri animali", le datazioni stratigrafiche o con radio-isotopi  danno danno estremamente variabili e improbabili: un Proconsul (una scimmia estinta) è stato datato fra i 14 e 15 milioni di anni, benché le misurazioni con isotopi abbiano dato una variazione fra 42 e 264 milioni di anni. Alla fine, la datazione di 15 milioni è stata accettata, e le altre scartate, "perché si integra nella scala fanerozoica", ossia nell'immaginaria cronologia asserita dai darwinisti. Ossia: il pregiudizio serve a "datare" dati discordanti. Non a caso, nel 1974 è stata istituita una Commissione Internazionale di Stratigrafia, che "definisce standard" delle "sezioni stratigrafiche" nella geologia terrestre per metter d'accordo paleontologia e geo-biologia e unificare in qualche modo dati discutibili: stabilendo una sorta di rigorosa convenzione sulle datazioni.
Certo anche la detta Commissione avrà qualcosa di dire se la vita animale esistente è apparsa, per i genetisti, in epoche così recenti.
C'è stata forse una estinzione di massa centomila anni fa, che ha ridotto il numero delle specie per lasciar sopravvivere solo quelle che condividono con noi il mondo odierno? O una catastrofe non meglio identificata che ha permesso il fiorire di tante specie in uno stesso e breve tempo? Se lo sono chiesto i ricercatori. Ma l'impatto di un asteroide, come quello che avrebbe distrutto i dinosauri (e spazzato via il 70% della vita) 65 milioni di anni fa, non sembra essersi riprodotto in epoca tanto più recente: altrimenti avrebbe lasciato tracce identificabili.
Stoeckle ha imbastito una mezza ipotesi che suona così: "L'interpretazione più semplice è che la vita è in costante evoluzione , e che ad ogni epoca dell'evoluzione, gli animali viventi ad un momento dato sono apparsi più o meno nello stesso periodo, con una durata di vita limitata, per poi trasformarsi in qualcos'altro". Insomma l'evoluzionismo vince sempre.

https://phe.rockefeller.edu/news/wp-content/uploads/2018/05/Stoeckle-Thaler-Final-reduced.pdf

Fonte: Blog di Maurizio Blondet, 10/06/2018

4 - LA MORTE CEREBRALE NON E' UNA VERITA' SCIENTIFICA
L'esperienza e la scienza vera invitano ad essere molto cauti: il rischio è uccidere chi è ancora vivo, come spiega il filosofo Paolo Becchi
di Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/06/2018

La morte del piccolo Alfie ha rigettato luce su un vecchio diabattito che si vuole considerare risolto anche se i dissensi sia nel mondo filosofico, sia etico, sia scientifico crescono. Il fatto che L'Alder Hey Hospital di Liverpool, dove era ricoverato il bimbo inglese, fosse stato coinvolto in un enorme scandalo di organi insieme a numerosi ospedali inglesi, ha riaperto il problema degli espianti, che, volenti o nolenti, hanno influito su una concezione della dignità della vita legata alla quantità di funzionamento del cervello (come ha spiegato il dottor Byrne alla Nuova BQ) la cui inattività (cervello, cervelletto e tronco encefalico) viene fatta coincidere con la morte della persona. Ma i tanti casi riportati dalla Nuova BQ di persone giudicate morte, che si sono poi risvegliate dal coma, fa pensare non solo alla strumentalizzazione della diagnosi. Infatti ci si domanda se, anche in assenza rilevata della totalità delle funzioni encefaliche, si possa parlare davvero di morte della persona. Secondo i suoi difensori, la morte cerebrale renderebbe il corpo un ammasso di organi in parte funzionanti, ma privo di vita umana e per chi crede di un'anima. Ma ci sono scienziati, filosofi, medici e teologi che contestano questa visione. Fra loro il professor Paolo Becchi, docente di Filosofia pratica e Bioetica giuridica all'università di Genova.
Professore, lei ha scritto diversi saggi e libri in merito, perché nel 1968 una commissione si riunì ad Harvard cambiando di punto in bianco la definizione di morte?
Christiaan Barnard, il 3 dicembre 1967, aveva espiantato per la prima volta il cuore da una giovane donna, per trapiantarlo in un uomo di mezza età e secondo le leggi di allora era un omicida. Non a caso il trapianto avvenne a Città del Capo, mentre un collega di Barnard, David Hume, che negli Stati Uniti aveva fatto lo stesso, era stato accusato di omicidio. La commissione qualche mese dopo si riunì ad Harvard con l'obiettivo di legalizzare il trapianto di organi che non possono essere prelevati se non provocando la morte di qualcun altro.
Barnard era considerato un senza scrupoli, "un tracotante che riteneva di poter superare qualsiasi limite, violando leggi, usanze e tradizioni condivise" come lo descrissero i suoi colleghi. Eppure…
Eppure per garantire ai medici di operare in questo modo ci fu bisogno di dire che i pazienti in coma irreversibile e con funzioni encefaliche completamente compromesse erano morti. Così qualche mese dopo, nell'agosto del '68, la commissione stese il documento che presenta due aspetti: uno dice cosa possiamo fare in una situazione di lesione completa dell'encefalo, ossia come tenere in vita la persona in modo da prelevare organi vitali, il secondo, in una sola riga, ammette che la vecchia definizione di morte (arresto cardiaco respiratorio e dell'encefalo insieme) era un ostacolo ai trapianti. Mi pare un discorso utilitarista più che scientifico. Ma fu sprecata una sola riga per mettere in sordina il vero obiettivo di questo cambiamento di paradigma. Per legittimare dal punto di vista medico-giuridico il trapianto da persone viventi.
Lei condanna il trapianto di organi che la Chiesa nel Catechismo definisce un atto nobile?
È nobile per quanto riguarda gli organi che si possono trapiantare fra vivi (penso al rene) o da morti (penso alla cornea che resiste per delle ore dopo l'arresto cardiaco). Con le tecniche di respirazione artificiale scoperte in questi anni ci si accorse che situazioni prima irreversibili non lo erano più, che la ventilazione meccanica poteva salvare molte vite, ma alcune invece rimanevano in questa situazione del tutto nuova e inattesa, per cui il cervello era del tutto danneggiato, ma l'insieme degli organi e il loro funzionamento integrato continuava.
Cosa ne pensa delle persone che si sono "risvegliate" dagli stati di morte cerebrale diagnosticati accuratamente?
Sono più propenso a credere che, se la "morte cerebrale" è diagnosticata in maniera esatta, con la fine di tutte le funzioni cerebrali, compreso il tronco encefalico, e con tutti gli altri strumenti di cui disponiamo, sia difficile pensare ad un risveglio. Anche se è vero che normalmente, solo poche ore dopo l'accertamento, vengono spenti tutti i supporti vitali che conducono alla morte reale con l'arresto cardiaco.
Inoltre i casi di cronaca riportati di persone definite "cerebralmente morte" e che si sono risvegliate li conosciamo per via dei parenti che si sono opposti e hanno protratto il tempo stabilito per la rimozione dei sostegni vitali.
Anche questo è vero, ma anche non si fossero mai risvegliati di sicuro non erano morti. Il caso riportato dal professor Shewmon fa pensare.
Ci spieghi.
TK, all'età di 4 anni contrasse la meningite. Esami multipli sulle onde cerebrali diedero risultati negativi e nei 14 anni successivi non furono rilevati né riflessi del tronco encefalico, né respirazione spontanea (la risonanza magnetica non mostrava flusso sanguigno intracranico, l'intero cervello, incluso il tronco, era stato sostituito da un'ombra di tessuti e da fluidi proteici disorganizzati). La diagnosi di morte cerebrale era accurata, perciò i medici volevano interrompere il supporto vitale, ma la madre del bambino si oppose. Tk rimase collegato ad un ventilatore, mangiava tramite il sondino, urinava spontaneamente e aveva superato diverse infezioni fino alla morte avvenuta a 20 anni. Il ragazzo esaminato: non aveva nessuna funzione del tronco cerebrale, ma quando Shewmon pizzicò varie parti del suo corpo, aumentarono la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna. Non a livello del viso, però, i cui impulsi sensoriali dipendono dal tronco cerebrale. Anche l'autopsia confermò la distruzione dell'intero encefalo e del tronco encefalico».
Ci sono medici che mettono in dubbio la definizione di morte cerebrale?
Sono sempre di più. Uno, pur non essendo contrario a trapianti e all'autodeterminazione è l'allora primario di neurologia Carlo Alberto Defanti, che ha ammesso «l'impossibilità di esplorare le funzioni di ampi settori del cervello nell'individuo in stato di coma», riconoscendo che la "morte cerebrale" «non dimostra compiutamente l'assenza irreversibile di tutte le funzioni dell'encefalo». Me lo scrisse dopo aver analizzato alcuni miei scritti a cui mi aspettavo che ribattesse criticandomi.
Cosa significa che non siamo in grado di «esplorare» e quindi di «accertare la morte di ampi settori del cervello»?
Che non siamo in grado di accertare la totale e irreversibile fine di tute le funzioni cerebrali. Inoltre alcune alcune aree di un cervello dichiarato morto funzionano, ad esempio producono ormoni. Ciò è accertato scientificamente, motivo per cui, nel 1992 i medici e ricercatori Robert Troug e James Fackler, avanzarono i primi dubbi sulla definizione di Harvard, dimostrando che i mezzi clinici impiegati per accertare la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell'encefalo in realtà non riescono a farlo del tutto.
Come fa, chi pensa che la morte cerebrale coincida con la morte, a giustificare la differenza fra un cadavere e una persona il cui cuore è battente?
La differenza dal punto di vista filosofico è facile: se siamo dualisti, pensando che da una parte c'è l'anima e dall'altra corpo, che da una parte c'è la mente e dall'altra il corpo, se quindi abbiamo una concezione cartesiana della morte allora possiamo giustificare il fatto che la una persona è morta anche se il suo cuore batte, il sangue scorre nelle vene e diverse funzioni del corpo si integrano ancora.
Beh, parte della Chiesa ha parzialmente accettato la morte cerebrale non su questa base, ma proprio su una base unitaria: siccome la presenza dell'anima è garantita dalla presenza di un corpo vivente, se il cervello smette di funzionare, non parliamo più di un corpo vivente e unitariamente attivo, ma di un insieme di organi che funzionano da soli.
È una contraddizione abissale, infatti lo Stato Vaticano non accetta la definizione di morte cerebrale. La legislazione ammette solo quella reale (arresto cardiaco). Inoltre il dibattito scientifico sulle funzioni integrate è molto aperto e la dottrina non impone la visione di morte cerebrale.
Cosa implica in generale nello sguardo del medico al paziente questo nuovo parametro di morte. Non si rischia così di misurare la dignità della vita in base a quanto funziona il cervello?
Il problema è evidente: quando il medico vede il paziente in quello stato non lo vede più come vivo, pensa agli organi. Non è più un essere umano, ma un cadavere. Quindi è chiaro che muta tutto lo sguardo sulla persona in base all'attività del cervello.
La comunità scientifica e medica però è quasi unanime.
Non unanime, anche se si tratta di un dogma, tanto che non esiste nemmeno la possibilità dell'obiezione di coscienza.
Ratzinger ribadì che il trapianto era possibile solo ex cadavere diversamente da un discorso fatto da Giovanni Paolo II nel 2000 agli operatori del campo dei trapianti. Perché secondo lei?
So che le posizioni di Ratzinger erano più affini alle mie, così come quelle del cardinal Meisner, con cui mi sono scritto (nel mio libro ho pubblicato la corrispondenza).
In America il mercato dei trapianti è miliardario, cosa dice oggi la legge italiana?
Gli organi mancano in Italia perché vige il divieto della commercializzazione di organi, ma la richiesta è sempre maggiore, cresce sempre di più.
Cosa accade a chi mette in discussione la definizione di Harvard?
Ripeto che questo è un dogma su cui non si vuole nemmeno discutere. Quando giravo a fare conferenze sul tema, ero inseguito dalle proteste. È più leale il Giappone che rifiuta la definizione di morte cerebrale: lì la legge ammette che gli organi si espiantano su persone in procinto di morire non morte. Ma il mercato teme di ritornare indietro, perché sa che una legislazione come quella giapponese ridurrebbe il numero di donatori. Dovremmo discutere poi se questo è lecito o meno, ma la verità prima di tutto: non si può fondare un sistema su un'incertezza solo per far sentite le coscienza a posto.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/06/2018

5 - I LAICI AI VESCOVI: PERCHE' STATE IN SILENZIO?
Lebron James e JR Smith: un aneddoto sportivo per spiegare lo smarrimento dei laici
di Aldo Maria Valli - Fonte: aldomariavallli.it, 15/06/2018

Lebron James sta fermo a centrocampo, le mani tese davanti a sé. E lancia al compagno J.R. Smith un'occhiata che è tutto un programma. Significa: ma come hai fatto a non capire dove ho mandato la palla? Da parte sua il povero Smith ha l'aria di chi, in effetti, non ha capito un bel niente di quanto accaduto negli ultimi secondi e se ne sta lì impalato. Il problema è che la pallacanestro è tutta velocità, e se tu non capisci al volo fai delle gran brutte figure.
L'immagine risale a gara 1 della sfida tra Cleveland Cavaliers e Golden State Warriors, le due squadre che si sono affrontate nelle finali NBA di quest'anno, dalle quali sono usciti vincitori per quattro partite a zero i guerrieri di Steph Curry e Kevin Durant, al loro secondo titolo consecutivo, il terzo in quattro anni e il sesto nella loro storia.
Quattro a zero è un risultato nettissimo, come se i Cavaliers fossero stati asfaltati da un rullo compressore. Negli ultimi quattro anni la sfida finale tra le due squadre è stata una costante, ma non era mai successo che i Warriors vincessero così nettamente. LeBron James è fortissimo, una vera macchina da canestri, ma la sua potenza non è bastata. La squadra non l'ha sorretto, e l'immagine che abbiamo descritto all'inizio è un po' il simbolo del fallimento.
Si dice che LeBron, dopo aver regalato a Cleveland il titolo 2016, in una sfida vinta per quattro partite a tre, ora cambierà squadra. Vedremo. Ma vi starete chiedendo: perché ci stiamo occupando di lui e dei playoff NBA?
Domanda legittima. Il fatto è che l'immagine dalla quale siamo partiti è diventata un meme, e tra migliaia di altre persone l'ha utilizzata anche un vescovo. Si chiama Richard Umbers, ausiliare di Sidney, il quale ha una vera passione per i social e in particolare per Twitter e i meme, che usa in continuazione perché dice che il linguaggio dei social è ciò che abbiamo oggi a disposizione per evangelizzare e certamente Gesù, se fosse vissuto nel nostro tempo, avrebbe utilizzato tutto ciò che la tecnologia della comunicazione ci mette a disposizione.
Quarantasettenne (per gli standard della Chiesa un vescovo-bambino), Umbers, origini neozelandesi, è dell'Opus Dei ed ha uno spiccato senso dell'umorismo. Ecco perché usa i meme. Ed ecco perché, vista l'immagine di cui sopra, ha pensato subito di reinterpretarla in chiave ecclesiale. Accanto allo sconcertato LeBron ha messo così la parola Laity, e accanto a Smith ha scritto: Bishops not speaking out on moral issues. Ovvero: accanto a LeBron "laicato", e accanto a Smith "i vescovi che non si esprimono circa la questioni morali".
I meme, come si sa, vogliono soprattutto far ridere. Accostando immagini e parole pescate da contesti diversi, reinterpretano una situazione lavorando di fantasia per dar vita a un messaggio curioso ed esilarante. Nel caso dell'immagine con LeBron e Smith abbiamo visto meme di ogni tipo, da un LeBron che con le sue manone strangola Smith a un LeBron con la faccia di Messi e uno Smith con la faccia di Higuain. Difficile però immaginarne un utilizzo in campo ecclesiale, e invece Umbers c'è riuscito. E così ecco LeBron (il laicato cattolico) che, rivolto a Smith (i vescovi cattolici), chiede: "Ma come fate a non capire? Perché non vi pronunciate sui valori morali? Perché state in silenzio? A che cosa state pensando? Non vi rendete conto della situazione?". Ed ecco i vescovi che se ne stanno lì fermi, imbambolati, con l'aria di chi è talmente disorientato da non saper che pesci prendere.
C'è da ridere, ma forse anche da piangere. E c'è da riflettere sul ruolo al quale sono chiamati i laici cattolici oggi, nei confronti di una gerarchia che tanto spesso appare confusa, impegnata a occuparsi di cose delle quali tutto sommato non dovrebbe occuparsi, mentre è timida o, peggio, inadempiente a proposito dei temi nevralgici che riguardano la vita, la morte, la verità, il bene, il male, la legge divina e il destino eterno dell'anima.
Dicono le cronache che LeBron James anche in questi play off è stato un gigante, tanto che quando è uscito, nell'ultima partita, ha ricevuto una standing ovation. Però il basket è sport di squadra, e se non c'è la squadra è molto difficile che un singolo giocatore, per quanto eccelso, possa garantire la vittoria.
LeBron si è caricato la squadra sulle spalle sia al primo turno, contro gli Indiana Pacers (4-3), sia al secondo, contro i Toronto Raptors (4-0) e poi nella finale di Conference contro i Boston Celtics (4-3). Ma nulla ha potuto contro i Warriors, il cui gioco di squadra ha surclassato quello dei Cavaliers.
Anche in questi dati c'è forse una lezione su cui riflettere per noi laici cattolici. Grazie dunque al vescovo Umbers e al suo umorismo. "Ho una visione artistica, ma talento zero", dice con autoironia quando gli chiedono perché ricorre ai meme. Non mi sembra che il talento sia pari a zero. Anzi. Provocare un sorriso può essere oggi un'arma molto utile per proporre questioni serissime senza apparire bellicosi. E se poi, come nel caso del sottoscritto, ti piace il basket, tanto di guadagnato!

Fonte: aldomariavallli.it, 15/06/2018

6 - ALFIE NON ERA UN CASO ISOLATO: NEL MONDO CONTINUA L'UCCISIONE SILENZIOSA DEI MALATI
In Francia, insieme a Vincent altri casi stanno combattendo....per la vita
di Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24/06/2018

Da Reims, dove Vincent Lambert sta attendendo la decisione del tribunale di Châlons-en-Champagne, spostandosi verso est poco più di 200 km, siamo a Nancy, dove una sentenza di morte è già stata consumata.
Inés, 14 anni, in coma dal 22 giugno 2017 è morta giovedì scorso, anzi è stata uccisa, dopo che martedì, in ottemperanza alla legge Claeys-Leonetti (2016) sul fine vita, i medici hanno deciso di cessare di ventilare, nutrire e di idratare la giovane. Contrari i genitori, ma poco importa il loro parere. Di fronte ad un minore, sono i medici, "riuniti in procedura collegiale" - tengono a precisare - a poter decidere. Il consesso scientifico non ammette replica.
E così hanno sentenziato, nel loro delirio di onnipotenza, che "le possibilità di miglioramento sono quasi nulle" e che lo stato vegetativo persistente in cui si trova Inés "non le permetterà mai più di avere la minima relazione con i suoi familiari". La politica ha rinunciato alla sua vocazione ed ha consegnato nelle mani della scienza, degli esperti, dei periti il potere di trasformare possibilità di miglioramento quasi nulle in totalmente nulle; abbiamo concesso loro il potere di prevedere il futuro in modo infallibile e di decidere che cosa sia una relazione.
A nulla erano valsi i ripetuti ricorsi dei genitori, prima al tribunale amministrativo, poi alla Corte d'appello, al Consiglio di Stato e infine alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Ma che ci stanno a fare tutti questi organismi, se non difendono la vita di una ragazza da una morte certa e terribile? E se non difendono i suoi genitori dal vedersela ammazzare senza poter far nulla? Forse, come scriveva Platone nella Repubblica, è perché l'opera d'arte dell'ingiustizia è quella di apparire giusta, senza esserlo: e allora servono apparati specializzati in apparenza. Fatto sta che la giustizia è ormai divenuta molto peggio dell'ingiustizia. E che se dall'ingiustizia in qualche modo ci si può difendere, sembra ormai impossibile divincolarsi dalle mani della giustizia.
I professionalissimi medici dell'ospedale di Nancy hanno provveduto a tutto, compresa la presenza "delle forze dell'ordine per calmare e far fronte ad ogni situazione". Magari anche alla reazione di un genitore reazionario che a vedere morire ammazzata la propria figlia proprio non ci sta. Sembra di rivedere la vicenda di Alfie, quasi fin nei minimi particolari. La madre ha raccontato che erano presenti otto agenti, quattro per tenere lei e quattro per il padre…
E non è questo il solo lato straziante della vicenda. E' sempre la madre a raccontare quei due terribili giorni in cui lei e il marito hanno dovuto assistere impotenti alla morte della figlia, che "diventava sempre più blu". Anche loro hanno chiesto, come i genitori di Alfie, un po' di ossigeno per alleviare la sofferenza della figlia, ma niente da fare. "Ho detto loro che non erano umani, che non avevano cuore". Così si esprime il buon senso, che da tempo non abita più nei palazzi di giustizia e negli studi medici.
L'avvocato aveva provato un ultimo tentativo: "Ho inviato un ufficiale giudiziario per fare un'intimazione ed ottenere l'accesso all'intero dossier medico d'Ines. Perché io sono avvocato, ma anche medico e avrei voluto dare il mio punto di vista". Ma il tentativo è andato a sbattere contro il muro di gomma della dolce morte. E a quella fredda, tremenda fretta di togliersi dai piedi un essere umano ritenuto inutile.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24/06/2018

Stampa ArticoloStampa


- Scienza & Vita - Il materiale che si trova in questo sito è pubblicato senza fini di lucro e a solo scopo di studio, commento didattico e ricerca. Eventuali violazioni di copyright segnalate dagli aventi diritto saranno celermente rimosse.