Amici del Timone n�67 del 01 maggio 2017

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1 L'UNICO MEDICO E' GESU'
Perchè in tante malattie la fede è una risposta che fa bene non solo all'anima:l'esperienza dell'anoressia
di La redazione - Fonte: Uccr online
2 LA VOCE GROSSA SUI VACCINI E' CONTROPRODUCENTE
Lo stato non deve obbliare, ma rispondere alla richiesta di informazioni delle famiglie
di Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 MA SE INVECE DI SCONTRARSI SUI VACCINI CI CHIEDESSIMO SE LA VITA SESSUALE LIBERADEI NOSTRI FIGLI E' SBAGLIATA?
Report parla di papilloma virus, ma non si dice mai che astinenza e fedeltà fanno bene, e non solo alla salute
di Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 IL NUCLEARE ECOLOGICO E' UNA SCOPERTA ITALIANA
Il recupero della sovranità nazionale passa anche dall'indipendenza energetica (intanto Trump lancia saggiamente la guerra mondiale contro i signori del clima)
di Antonio Socci - Fonte: Libero
5 LA RISURREZIONE PER IL MATEMATICO JACOB BERNOULLI
Un nuovo libro svela che la maggior parte dei grandi matematici crede in Dio (il che è ovvio, visto che la matematica è il linguaggio usato da Dio nella natura)
di Francesco Agnoli - Fonte: Libertà e Persona
6 DOPO UNA LUNGA BATTAGLIA, CONFERMATO ALLA CORTE SUPREMA IL NUOVO GIUDICE PROVITA PROMESSO DA TRUMP
Nella contrapposizione fra giusnaturalisti (è legge ciò che è giusto) e positivisti (è legge ciò che viene deciso dagli uomini) Neil Gorsuch è schierato con i primi e per questo è stato scelto da Trump (VIDEO: Trump contro aborto e sterilizzazione)
di Marco Respinti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 IMPENNATA DI VENDITE DI ELLAONE, LA PILLOLA DEI 5 GIORNI DOPO
Venduta come contraccettivo, funziona in realtà come la Ru486 e quindi aumentano gli aborti senza controllo
di Caterina Giojelli - Fonte: Tempi
8 TRANSGENDER A 16 ANNI, ORA E' UN GIOCATTOLO
Altre notizie dal mondo gay: l'Arcigay contro la preside che informa le famiglie, arriva il Testo unificato sull'educazione gender, proposto il coming-out collettivo per i calciatori
Fonte: Notizie Provita
9 LA LEGGE SULLE DAT E' UNA CATTIVA LEGGE
Inutile ammantarla di valori pietosi, è e resta un errore
di Carlo Bellieni - Fonte: carlobellieni.com
10 IL CONSENSO INFORMATO E' UN PROBLEMA PER LA BUONA MEDICINA
E' l'ennesima invenzione del mito dei diritti ovunque, che tenta di sovvertire il corretto rapporto tra medico e paziente
di Carlo Bellieni - Fonte: ilsussidiario.net
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Fonte:
12 NON RIUSCIVA AD ABORTIRE PER COLPA DEGLI OBIETTORI: MA NON ERA VERO
Perchè gli abortisti hanno solo bugie da usare contro la vita e la verità
di Giuliano Guzzo - Fonte: giulianoguzzo.com

1 - L'UNICO MEDICO E' GESU'
Perchè in tante malattie la fede è una risposta che fa bene non solo all'anima:l'esperienza dell'anoressia
di La redazione - Fonte: Uccr online, 28/03/2017

La giornalista Emily Stimpson è una apprezzata scrittrice americana, autrice di un un blog intitolato The Catholic Table, dove si trovano ricette culinarie e racconti di vita.
Il rapporto con il cibo è però stato molto conflittuale per lei, che per un lungo periodo è stata vittima dell'anoressia, incapace di superarla. Recentemente Emily ha raccontato di soffrire di questa malattia da quando aveva 16 anni, nessun medico è mai riuscita ad aiutarla. «Odiavo il mio corpo, mi sentivo grassa e vedevo il cibo come un mezzo per controllare il mondo», ha ricordato. «La mia battaglia con il cibo era un'aggrovigliamento di insicurezze e ansietà, situazione aggravata da una visione materialistica dell'universo».
Era cresciuta come cattolica, ma come gran parte delle persone se ne era disinteressata, abbagliata da richiami più mondani. I pensieri distruttivi che continuamente le venivano, «il mio corpo è un problema, il cibo è il nemico», l'hanno spinta però ad andare oltre la superficie, cercando risposte anche esistenziali sul suo essere al mondo. Ed il tutto nasce, come sempre, da un incontro umano, mai da un ragionamento o una idea personale. «Dopo sei lunghi anni che non entravo in chiesa», ha infatti ricordato, «un collega mi ha aiutato a trovare la mia strada verso casa. Era la Messa, dove ho ricevuto Cristo come cibo. Il pane è diventato il corpo. Il vino è diventato il sangue. Questo è stato il rapporto più intimo che ho avuto con Lui. Fu così che ha realmente dato la sua vita per me».
La giornalista si è infatti accorta che accostandosi giorno dopo giorno all'Eucarestia, durante la celebrazione della Messa, essa diventava anche una terapia efficace verso l'anoressia. «Ho trascorso mesi ad andare a Messa ogni giorno, sapendo che la risposta doveva essere lì, anche se non riuscivo a capire il perché. Ho iniziato spontaneamente ad informarmi, sul catechismo e sulla fede cattolica».
Nessuna magia, semplicemente la conversione ha cambiato il modo di guardare il mondo e se stessa: «prendere l'Eucarestia ha contribuito a modificare il modo di vedere il mio corpo e la mia vita», ha spiegato. «Mi sono vista come immagine di Dio, il mio corpo come tempio dell'anima, luogo di cui dovevo prendermi cura. Ho iniziato ad apprezzare le mie curve femminili come segno fisico della mia anima femminile. L'Eucaristia ci nutre con la vita di Dio, ci rafforza nei momenti di prova, ci conforta nei momenti di dolore, guarisce le ferite e ci riempie della gioia di Cristo. Tutto quello che potevo fare era cadere in ginocchio in segno di gratitudine e ammirazione per Lui».
Una bella e fresca testimonianza del fatto che la partecipazione alla Messa e l'accostamento al sacramento dell'eucarestia non sono semplici riti sociali, come ritengono gli antropologi. Per noi cattolici è il più potente gesto con cui Gesù letteralmente assimila a sé, anche fisicamente, i suoi, anche in questa terra. L'Eucarestia, ha scritto il domenicano Antonio Royo Marin, «è l'inizio di una comunione con Lui sia fisica che spirituale, cioè totale. Il lavoro della vita è far vivere quella Carne e quel Sangue nel proprio sangue e nella propria carne» (A.R. Marin, Teologia della perfezione cristiana, Paoline 1987, p. 541). Quello che è riuscita a fare Emily Stimpson, divenendo, grazie alla sua malattia, testimonianza per tutti.

Fonte: Uccr online, 28/03/2017

2 - LA VOCE GROSSA SUI VACCINI E' CONTROPRODUCENTE
Lo stato non deve obbliare, ma rispondere alla richiesta di informazioni delle famiglie
di Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18/04/2017

Mai come negli ultimi mesi la politica in Italia ha prestato tanta attenzione ad una pratica medica, quella della vaccinazione. Siamo abituati ad una politica che entra nel merito di temi sanitari in genere per sostenere battaglie ideologiche come quella dell'eutanasia, ma raramente abbiamo assistito a tanta vivacità in un dibattito scientifico come quello che riguarda le vaccinazioni. In realtà, quello dei vaccini di massa per la popolazione, proprio perché si tratta di una questione che interessa milioni di persone, non è solo un argomento da congresso medico: sono implicati enormi interessi economici, e lì dove ci sono questi, inevitabilmente c'è anche la politica.
Negli scorsi giorni si è assistito ad uno scontro molto duro in Parlamento: Adriano Zaccagni, esponente del Mdp (i dissidenti di sinistra del PD) ha organizzato- a titolo personale- una conferenza stampa alla Camera sulla questione dei vaccini il cui solo titolo ("L'altra verità") ha scatenato le furie del PD, in particolare del leader Matteo Renzi che da sempre ha una posizione "ipervaccinista" e soprattutto è fautore di una politica delle sanzioni più severe nei confronti dei genitori che non vaccinano. Questa presa di posizione del politico fiorentino risale all'Obamacare, la celebre riforma sanitaria dell'ex presidente a stelle e strisce che aveva introdotto negli States l'obbligo di esibire un certificato di vaccinazione per essere ammessi alle scuole. Non a caso tale misura in Italia è stata introdotta negli ultimi mesi nelle Regioni Emilia e Toscana. Tuttavia ciò a Renzi e al Ministro della salute, l'alfaniana Lorenzin, non basta, e vorrebbero che il provvedimento venisse esteso a tutto il territorio nazionale.
Contro Zaccagni, reo di essersi reso protagonista di una iniziativa tesa a sollevare alcuni dubbi sulle attuali politiche, si è scatenata un'offensiva durissima, tant'è che la sua stessa formazione politica ne ha preso rapidamente le distanze. Questa iniziativa è stata definita "un insulto al Parlamento" e "una vergogna". La Lorenzin ha scagliato i suoi fulmini contri "i paladini dell'antiscienza che tentano blitz nelle sedi istituzionali per cercare di dare visibilità a tesi anti vax basate sul nulla, su dicerie anti scientifiche contestate da tutta la comunità e dagli istituti internazionali". La conferenza stampa di Zaccagni insomma rasentava il tentativo di golpe e tutto sommato gli è andata bene se non è stato immediatamente arrestato. Ma cosa voleva far sapere l'imprudente esponente politico? La sua iniziativa - ha spiegato - intendeva porre in discussione alcuni aspetti problematici della questione vaccinazioni, come il fatto che "esiste una gravissima mancanza di dati Aifa (l'istituzione che vigila sui farmaci) sulla vaccino-vigilanza per il 2014, 2015 e 2016". In poche parole, mancano dati essenziali sull'efficacia delle vaccinazioni e sugli eventuali effetti collaterali, che tanto spaventano e preoccupano i genitori che esitano a vaccinare.
In effetti, è solo attraverso alcuni dati forniti dallo stesso Ministero della Salute che si possono fare alcune considerazioni, anche se certi dati sembrerebbero mettere in discussione le granitiche certezze degli ipervaccinisti. Il Ministero infatti nei giorni scorsi ha lanciato un forte allarme per il numero di casi di morbillo che si sono verificati in Italia nel primo trimestre del 2017: oltre 1.300. Ciò porta il Ministero a chiedere misure drastiche per aumentare la copertura vaccinale con il vaccino coniugato trivalente MPR (Morbillo, Parotite, Rosolia), una vaccinazione facoltativa che pure su scala nazionale raggiunge un 90% di copertura, un dato più che ragguardevole. Ma se si guarda alla circolare ministeriale, emerge anche un dato che non può non destare qualche perplessità. Il 12% dei soggetti che si sono ammalati di morbillo, e che per il 75% circa dei casi non erano bambini ma giovani o adulti, erano stati vaccinati. Un dato non trascurabile. Farsi qualche domanda dunque sull'efficacia dei vaccini non sembrerebbe dunque essere un'attività tanto eversiva come sostengono gli esponenti del Governo.
In contemporanea all'iniziativa di Zaccagni, tuttavia, un'altra importante decisione sulle vaccinazioni è stata presa in una diversa ma strategica sede istituzionale: il Consiglio regionale della Lombardia infatti ha approvato una mozione che impegna la giunta del Presidente Roberto Maroni a introdurre il requisito delle vaccinazioni obbligatorie per poter ammettere i bambini agli asili nido della Lombardia.
Non vaccini? Allora niente asilo. Sarebbe la copia della legge approvata in dicembre dalla Regione Emilia Romagna. Il modello emiliano, tanto caro a Renzi e alla Lorenzin, è stato sposato dall'assessore alla Sanità Gallera, di Forza Italia, e per approvare la mozione si è costituito un inedito asse politico Forza Italia-PD, visto che i renziani lombardi hanno sostenuto con passione ed entusiasmo l'iniziativa di Gallera, un assessore che negli ultimi mesi si è distinto nella promozione di vaccinazioni a tappeto, come quelle sulle Meningiti. Nonostante che le autorità scientifiche avessero più volte ribadito che non era in corso nessuna epidemia di meningite, l'assessore ha voluto offrire gratuitamente a tutti i giovani lombardi fino al raggiungimento della magiore età il vaccino contro quattro ceppi di meningococco, uno solo dei quali, il C, è presente in Italia e in Europa, mentre A, W e Y sono tipici dell'Africa, di alcune regioni dell'Asia e di limitate zone dell'America. Una vaccinazione quindi che non ha molto senso, se non per dei viaggiatori extra europei. Forse che si voglia incentivare, nell'ottica della sostituzione di popolazione, l'emigrazione dei giovani lombardi? Inoltre il vaccino gratuito per gli utenti (e che viene offerto però in co-pagamento a metà prezzo a tutta la popolazione che lo desidera) ha un costo non indifferente di 160 euro circa alla fiala. A ciò si aggiunga il costo del Meningococco B e del vaccino anti Varicella che è entrato nel piano regionale vaccini, e il sempre incombente vaccino anti Papilloma nei maschi, e si può intuire che tutta questa faccenda influirà pesantemente sulle casse della Regione Lombardia. E di conseguenza sulle tasche del contribuente.
Forse anche per questo Maroni non era particolarmente entusiasta della mozione Gallera, e forse anche dell'inedito asse Forza Italia-PD, e al momento del voto l'intero gruppo consiliare della Lega Nord ha lasciato l'aula. Alla Lega tale misura è sembrata quanto meno poco liberale, e c'è da chiedersi perché tale valutazione non sia stata fatta anche nell'ambito di una forza politica, come quella degli Azzurri, che nacque proprio come liberale. A che serve infatti esercitare un'azione coercitiva se non addirittura ricattatoria come quella del divieto agli asili per chi non vaccina? Non sarebbe meglio incentivare la comunicazione, l'informazione, magari anche la discussione attraverso colloqui con i genitori inadempienti? A che servono questi diktat? Probabilmente solo ad esacerbare ulteriormente i genitori che nutrono perplessità sulle vaccinazioni.
Sì, potrebbe avviarsi verso il più classico dell'eterogenesi dei fini, e magari molti si disaffezionerebbero anche alle vaccinazioni più importanti e utili, al di là delle mode delle epidemie (o sedicenti tali) del momento. Vedremo se la mozione di intenti si trasformerà in legge nelle prossime settimane. Nel frattempo molte famiglie si stanno preoccupando, anche perché si sentono tra l'incudine e il martello: da una parte un obbligo che sentono come una forzatura della loro coscienza, e dall'altra la paura di una sorta di marginalizzazione nel caso insistessero a non voler vaccinare i figli, con l'aggravante di una stigma sociale: il bambino non vaccinato infatti è visto come una minaccia, un untorello, un potenziale diffusore di virus, ma non è affatto così. Semmai è il bambino non vaccinato ad essere suscettibile di contrarre malattie da altri. Resta infine un dubbio un po' politicamente scorretto, da dire molto sotto voce: ma se i bambini che devono andare all'asilo nido sono dei pericolosi potenziali trasmettitori di microrganismi, che dire allora di centinaia di migliaia di immigrati da Paesi che non sono esattamente dei paradisi sanitari, e che in questi Paesi non sono stati vaccinati?

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18/04/2017

3 - MA SE INVECE DI SCONTRARSI SUI VACCINI CI CHIEDESSIMO SE LA VITA SESSUALE LIBERADEI NOSTRI FIGLI E' SBAGLIATA?
Report parla di papilloma virus, ma non si dice mai che astinenza e fedeltà fanno bene, e non solo alla salute
di Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20/04/2017

E' sempre più aspro e polemico il dibattito sulle vaccinazioni, che la NBQ sta seguendo cercando di offrire ai propri lettori una informazione ponderata e corretta sull'argomento, lontana quindi dai furori ideologici delle opposte fazioni che si stanno fronteggiando sempre più bellicosamente. L'ultimo capitolo di questa storia è dell'altro giorno: la trasmissione di RAI 3 Report ha affrontato una vicenda riguardante la vaccinazione contro l'HPV, il Papilloma Virus, un virus a trasmissione sessuale che è responsabile di diversi tipi di tumori. Da qualche anno sono stati messi a punto dei vaccini che vengono praticati nelle preadolescenti e che sono stati definiti "vaccini contro il cancro dell'utero". Vedremo più avanti come stanno esattamente le cose.
Nella trasmissione che fu già di Milena Gabanelli, si è parlato di uno studio effettuato da un istituto scientifico indipendente, il Nordic Cochrane Center, con il quale i ricercatori danesi accusavano l'EMA, l'Agenzia Europea del Farmaco, di aver sottovalutato le reazioni avverse prodotte dai vaccini anti Papilloma, in particolare i danni di tipo neurologico che il invece il Nordic Cochrane Center avrebbe rilevato. Secondo i ricercatori danesi tutti i dati in materia diffusi dall'EMA sono stati in realtà forniti dalle aziende farmaceutiche, e che non esistono ricerche davvero indipendenti, finanziate da enti pubblici. Altro punto critico rilevato dal Nordic Cochrane è quello della segretezza dei risultati del report, e delle considerazioni apparentemente diverse tra il report di 256 pagine elaborato dall'EMA e quello di sole 40 reso pubblico, dove non c'era traccia dei dubbi espressi da molti esperti sulla sicurezza del vaccino e sulla necessità di nuove ricerche.
Una diatriba di tipo essenzialmente metodologico tra due istituzioni scientifiche come l'EMA e il Nordic Cochrane si è trasformata in Italia, dopo la puntata di Report, nella solita gazzarra politica e nello scontro manicheo tra ipervaccinalisti e anti-vaccinisti, fatta di iperboli e affermazioni assolute. Tra i primi si sono segnalati la solita Lorenzin e diversi esponenti del PD, in particolare Monica Cirinnà, che dopo la battaglia per le unioni civili sembra avere ora trovato nella campagna pro vaccinazioni una nuova ragione di vita. I toni del dibattito si sono fatti accesissimi, con la consueta demonizzazione degli avversari, definiti - secondo un copione abituale - diffusori di paura e di tesi antiscientifiche, disinforma tori nemici del progresso scientifico e della salute pubblica.
A ben vedere, in realtà, lo studio del Nordic Cochrane non aveva assolutamente la finalità di negare l'utilità o l'importanza delle vaccinazioni, ma semplicemente quella di accertare se ci fossero state delle irregolarità o degli errori di valutazione sugli eventuali effetti collaterali di questi vaccini. Un'analisi destramente corretta, anche perché in campo farmaceutico come in tanti altri campi della medicina è sempre possibile che ci siano delle criticità e individuarle serve a correggerle, ad apportare miglioramenti. E' strano che una cultura scientifica come quella in cui viviamo, che si è fondata sul dubbio sistematico, sulla negazione di verità assolute, sulla pratica intensiva del relativismo, non accetti che determinate pratiche mediche o determinati prodotti della ricerca farmaceutica possano presentare delle fallacie.
Ma c'è un altro aspetto molto importante su cui è importante fissare l'attenzione. Ma questa vaccinazione anti Papilloma Virus, presentata come "l'unica prevenzione efficace del tumore all'utero", cos'è realmente? E soprattutto, perché ora la si vuole introdurre anche per i maschi, che notoriamente l'utero non l'hanno?
Il Papilloma Virus umano (HPV) è il responsabile di una tra le più comuni infezioni a trasmissione sessuale sia nella donna che nell'uomo, soprattutto in giovane età. La manifestazione tipica dell'HPV è rappresentata da lesioni della cute e delle mucose chiamate condilomi o verruche ano-genitali. Tra i principali responsabili, del tumore dell'utero nella donna, l'HPV infetta anche l'uomo, ed anche nell'uomo può causare alcuni tumori come quello del pene, del ano e anche quello dell'orofaringe.
Inoltre i condilomi genitali possono aumentare il rischio di insorgenza di tumori correlati all'HPV. Dunque il vaccino serve a proteggere da un virus che è esclusivamente a trasmissione sessuale, e come si può intuire dalle zone sopracitate di infezione, trasmesso attraverso tipologie di rapporti che vanno oltre una normale attività sessuale. Il Papilloma Virus non avrebbe una diffusione come quella che sta conoscendo se la nostra società non fosse pervasa da una mentalità permissiva, trasgressiva, pansessualista che non vuole saperne più di un esercizio responsabile della propria affettività, all'interno di legami stabili, solidi, fedeli.
Nessuno lo vuole ammettere, ma il proliferare delle malattie sessualmente trasmesse è la conseguenza dell'irresponsabilità con cui ci si accosta alla sfera della sessualità, nonché della rinuncia ad educare le nuove generazioni ad una affettività rispettosa di sé e dell'altro. Si preferisce vaccinare le undicenni (e magari a breve anche i maschi) dando l'illusione di una protezione, di una immunità nei confronti di queste malattie. Non è così. Lo stesso vaccino protegge solo da alcuni ceppi di HPV, non da tutti. E per quanto tempo? Gli studi condotti fino ad ora dimostrano che la protezione offerta dai vaccini in uso ha una durata minima di 5 anni.
Al momento, non è noto se occorrano successivamente dosi di richiamo per rafforzarne l'effetto. Perché allora vaccinare bambine di undici anni? Perché se una ragazza di qualche anno in più fosse già venuta a contatto col virus, il vaccino sarebbe inefficace. Quindi si potrebbe dire che - anche se il vaccino è proposto come la prevenzione del tumore all'utero (o all'ano o al pene per i maschi) – questa vaccinazione per preadolescenti vorrebbe consentire una attività erotica "sicura" per i giovanissimi. Ma non ci è stato raccontato per anni che il condom era il toccasana, la barriera insuperabile che garantisce il "sesso sicuro"?
Le vendite dei preservativi negli ultimi anni sono aumentate vertiginosamente, ma le malattie a trasmissione sessuale stanno aumentando costantemente. In Italia ogni anno sono oltre 600.000 i nuovi casi. Vorrà pur dire qualcosa. Allora niente prevenzione, ci si potrebbe obiettare? Niente affatto. Per la prevenzione nelle donne adulte c'è un tipo di screening semplice, economicissimo e prezioso, che ha salvato - lui sì - centinaia di migliaia di vite. Il PAP test. E per i ragazzi e le ragazze? Per quanto riguarda loro, la prevenzione primaria dovrebbe consistere nell'educazione all'affettività autentica. Persino l'Organizzazione Mondiale della Salute, quando aveva messo a punto le linee guida per la prevenzione dell'AIDS, aveva messo al primo posto "Abstinence" e "Be faithful", l'astinenza e la fedeltà. Certo non è facile proporre questo a ragazzi sottoposti ad una pressione mediatica, ambientale, sociale, fortissima, che spinge all'erotizzazione della vita, con una forza che si avvicina al bullismo , anche se nessuno ne parla.
Prima che vaccinare i sistemi immunitari, occorrerebbe vaccinare i cuori e le menti. E state certi che non ci sarebbero effetti avversi.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20/04/2017

4 - IL NUCLEARE ECOLOGICO E' UNA SCOPERTA ITALIANA
Il recupero della sovranità nazionale passa anche dall'indipendenza energetica (intanto Trump lancia saggiamente la guerra mondiale contro i signori del clima)
di Antonio Socci - Fonte: Libero, 02/04/2017
Fonte: Libero, 02/04/2017

5 - LA RISURREZIONE PER IL MATEMATICO JACOB BERNOULLI
Un nuovo libro svela che la maggior parte dei grandi matematici crede in Dio (il che è ovvio, visto che la matematica è il linguaggio usato da Dio nella natura)
di Francesco Agnoli - Fonte: Libertà e Persona, 14/04/2017
Fonte: Libertà e Persona, 14/04/2017

6 - DOPO UNA LUNGA BATTAGLIA, CONFERMATO ALLA CORTE SUPREMA IL NUOVO GIUDICE PROVITA PROMESSO DA TRUMP
Nella contrapposizione fra giusnaturalisti (è legge ciò che è giusto) e positivisti (è legge ciò che viene deciso dagli uomini) Neil Gorsuch è schierato con i primi e per questo è stato scelto da Trump (VIDEO: Trump contro aborto e sterilizzazione)
di Marco Respinti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/04/2017
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/04/2017

7 - IMPENNATA DI VENDITE DI ELLAONE, LA PILLOLA DEI 5 GIORNI DOPO
Venduta come contraccettivo, funziona in realtà come la Ru486 e quindi aumentano gli aborti senza controllo
di Caterina Giojelli - Fonte: Tempi, 28/03/2017
Fonte: Tempi, 28/03/2017

8 - TRANSGENDER A 16 ANNI, ORA E' UN GIOCATTOLO
Altre notizie dal mondo gay: l'Arcigay contro la preside che informa le famiglie, arriva il Testo unificato sull'educazione gender, proposto il coming-out collettivo per i calciatori
Fonte Notizie Provita, 27/02/2017
Fonte: Notizie Provita, 27/02/2017

9 - LA LEGGE SULLE DAT E' UNA CATTIVA LEGGE
Inutile ammantarla di valori pietosi, è e resta un errore
di Carlo Bellieni - Fonte: carlobellieni.com, 23/03/2017

ART 1 "Il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente e in conseguenza di ciò è esente da responsabilità civile o penale".
Qui non specifica che si tratta delle volontà di andar incontro a morte o sospendere un trattamento, quindi è un'affermazione apodittica, che potrebbe portare a sciocche e insensate richieste da parte del paziente, MAGARI IN BUONA FEDE, MA TUTTAVIA INSENSATE.
ART 2 "Il consenso informato di cui all'articolo 1 è espresso dai genitori esercenti la responsabilità genitoriale"
Che ne sarà dei neonati? Un genitore potrà chiedere di fermare il respiratore indipendentemente dal parere del medico, anche se il bambino non sta morendo o se nemmeno è chiara la prognosi, e questi dovrà attenersi alla decisione del padre/madre.
ART 2 "il consenso o il rifiuto rispetto a scelte terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari ivi comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali".
Quando si parla di alimentazione e idratazione artificiale non è definito cosa si intende: un sondino non è tanto artificiale, comunque non lo è più di un biberon…
ART 3 "Ogni persona maggiorenne e capace di intendere e di volere, in previsione di una propria futura incapacità di autodeterminarsi può, attraverso disposizioni anticipate di trattamento ("DAT"), esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari nonché il consenso o il rifiuto rispetto a scelte terapeutiche "
Torno a dire che questa formulazione ("convinzioni e preferenze NONCHE' consenso o rifiuto") indica che il paziente non solo può rifiutare o acconsentire, ma anche scegliere altro, e questo deontologicamente e clinicamente è inaccettabile, tanto più che la presente legge obbliga il medico ad obbedire. Oltretutto può portare ad abusi, sprechi di risorse, errori, richieste di terapie inutili se il soggetto sta morendo, o paradossalmente richieste di accanimento terapeutico e il medico non potrà opporsi.

Fonte: carlobellieni.com, 23/03/2017

10 - IL CONSENSO INFORMATO E' UN PROBLEMA PER LA BUONA MEDICINA
E' l'ennesima invenzione del mito dei diritti ovunque, che tenta di sovvertire il corretto rapporto tra medico e paziente
di Carlo Bellieni - Fonte: ilsussidiario.net, 19/04/2017

Il consenso informato non è la base di una buona medicina. Sembra un paradosso, ma la base della medicina è un'altra e veder una legge dello Stato che fraintende questo principio ci preoccupa sulla sua solidità. Se è vero che dai frutti si riconosce l'albero, è anche vero che dalle radici se ne stabilisce la solidità. E la solidità del dibattito sulle DAT, indipendentemente da quel che ciascuno ne pensa, appare fragile, minata già alle radici. Esaminiamole le radici, cioè la prima parte del testo di legge "Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari", che è proprio sul consenso informato.
Certo, l'art 1 dimentica che se è vero che ogni trattamento deve essere richiesto o accettato dal paziente, esistono delle deroghe accettate da tutti a questo; e certo,l'art 7 confonde le idee dicendo le idee: "Il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente e in conseguenza di ciò è esente da responsabilità civile o penale." (pensate cosa questo provocherà al di fuori dell'ambito del fine-vita cui qui evidentemente si riferisce, ma che in quanto legge dello stato poi si estende a chissà quante altre circostanze).
Ma quel che è più preoccupante è che nell'art 2 compare l'idea che "atto fondante" (sic) della relazione tra medico e paziente è il "consenso informato". Su questo bisogna riflettere, perché il medico che facesse una cosa contro o all 'insaputa del suo paziente sarebbe un pessimo medico, ma non è lì che si fonda il rapporto medico-paziente. Purtroppo la medicina attuale (non la "medicina moderna", che in quanto evoluta teorizza ben altro) teorizza un rapporto contrattualistico e aziendale tra medico e paziente e questo determina una mancanza di fiducia e un minare alla base l'arte medica e il sollievo del paziente. Pensare che il rapporto col medico sia "il consenso", benché informato, significa pensare che ci si trovi di fronte a due parti se non avverse, almeno estranee che necessitano di un contratto per agire. Invece il rapporto medico-paziente può sussistere pienamente solo nella empatia reciproca, che non significa sentimentalismo né paternalismo, ma semplicemente tre parole: curare, guarire e medicare. Curare significa "aver cura", guarire significa etimologicamente "riparare, schermare", e medicare viene da una radice che significa "misurare, considerare attentamente". Capite quanto queste tre parole implichino colloquio, contatto fisico, anche connivenza e complicità che non si ritrovano in nessuna forma contrattualistica, che al massimo fonda le basi sul moltiplicarsi di protocolli e mansionari da seguire e ossequiare; utili certo, ma non fondanti un rapporto. Il contratto serve quando non ci si fida. Se questa è la premessa, l'intera legge ci sembra traballante, in bilico, fondata sulla sabbia di una definizione di cura che non potrà soddisfare nessuno, nemmeno chi oggi l'approva pensando ai trattamenti di fine vita e non al nuovo colpo che infligge al concetto di medicina.
Non solo questa premessa infatti mina tutto ciò che segue, ma anche la buona sanità: quante volte chi si rivolge ad un ospedale si è lamentato per la spersonalizzazione, per la mancanza di colloquio e di riferimenti chiari? Pensare che tutto si risolva con una firma, con un contratto, col ricevere informazioni non è buona sanità, ma la vera malasanità, che a volte viene identificata con gli errori medici ma che in realtà è la distanza tra le mani di chi cura e di chi è curato. Pensare di lasciar intatta questa distanza ma di metterci "una pezza" con una firma è un errore mortale. Rivediamo questo errore, solo poi potremo parlare sul fine-vita in modo serio, costruttivo e etico.

Fonte: ilsussidiario.net, 19/04/2017

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articolo non firmato

Giovedì 23 marzo il Centro di Aiuto alla Vita di Siena in collaborazione con le associazioni Scienza e Vita e ProVita Onlus e il centro culturale Civiltà Nostra, ha avuto il piacere di ospitare Gianna Jessen che sta compiendo un tour tutto italiano per testimoniare come sia nata sopravvivendo al tentativo di venire abortita. In una gremitissima chiesa dello Spirito Santo a Poggibonsi, ha lasciato tutti senza parole e con tanti spunti di riflessione nel cuore, per la sua schiettezza e anche per la sua gioia, testimoniata da una risata davvero contagiosa. Ha raccontato che sua madre diciassettenne si era recata nella famosissima clinica per aborti Planned Parenthood dove le era stato consigliato un tipo di aborto tardivo perché era già alla 29°settimana, cioè l'aborto salino. Le iniettarono nel grembo una soluzione salina che avrebbe ustionato e fatto morire la bimba, per poi partorirla morta nel giro di 24 ore. Nello stupore di tutti, quando Gianna nacque, dopo circa 18 ore, pesava circa un chilo ed era ancora viva. Per una Dioincidenza, così la definisce Gianna, il medico abortista che a quel punto avrebbe dovuto toglierle la vita per soffocamento non era di turno a quell'ora, le 6.00 del mattino e così l'infermiera che era presente la trasportò in ospedale.
Nella prima casa di affido per le emergenze in cui successivamente fu portata non la vollero, ma nella seconda incontrò Penny, colei che le ha salvato la vita. Durante l'aborto Gianna non rimase cieca e ustionata come avrebbe dovuto però, a causa della mancanza di ossigeno, aveva avuto una paralisi cerebrale, una ferita indelebile che la rendeva molto disabile. Nonostante tutti i medici dicessero a Penny di lasciar perdere, che la bimba non avrebbe mai camminato e fatto alcun movimento, ella non si dette per vinta. Pregava per Gianna e tre volte al giorno faceva fisioterapia con lei. Prima Gianna iniziò a tener su la testa e tutti continuarono a dire che non avrebbe fatto nulla di più. Poi iniziò a stare seduta e anche in quel caso dicevano a Penny che aveva già fatto il massimo. Ma poi Gianna iniziò a gattonare e, a soli tre anni, a camminare. Gianna adesso ha bisogno di un appoggio per camminare, soffre spesso di emicranie e in generale la sua vita non è facile, perché il trauma che ha subito le ha creato uno stato di ipervigilanza, come se fosse sempre pronta alla lotta o alla fuga e quando si sente in pericolo a volte si paralizza senza riuscire più a muoversi. Ma nelle parole di Gianna non c'è odio, né risentimento contro chi le ha fatto tutto questo, perché sente che fin dalla nascita Dio l'ha protetta. Si definisce “La bambina di Dio” perché quando il padre e la madre l'hanno abbandonata Dio Padre si è occupato di lei. Persino quando, ad una conferenza, Gianna ha incontrato sua madre la quale anziché scusarsi l'ha definita una vergogna, lei le ha detto che la perdonava e ha continuato a ripeterlo anche quando la mamma le ha urlato contro di non volere il suo perdono.
La grande fede di Gianna, cresciuta in una famiglia protestante, in Dio Padre e in Gesù, suo fedele compagno di vita e migliore amico, sono palpabili. Ella ha affermato che è un onore per lei poter zoppicare verso il Paradiso appoggiata al forte braccio di Gesù e che se non avesse così bisogno di lui non lo conoscerebbe così bene. Dopo essere stata curata fu adottata dalla figlia di Penny e crebbe serena ma la sua origine resta comunque difficile. Gianna ha spiegato di non lasciarsi definire come persone da un'origine traumatica o dai problemi della vita perché noi apparteniamo a Gesù e soltanto lui può definirci e renderci persone ben formate. Lei non sopporta coloro che vivono come vittime perché queste vanno incontro all'amarezza e alla morte. Bisogna avere una volontà forte e la capacità di non lamentarci sempre. Ci ha fatto riflettere quando, pensando al fatto che per lei è faticoso anche solo mantenere l'equilibrio in piedi, ci ha domandato se in platea riuscivamo tutti ad alzarci agevolmente. Alla risposta “Sì”, Gianna ha replicato ”Allora non lamentatevi”. Dice di avere un rapporto diretto con Dio al quale chiede tutto ciò di cui ha bisogno senza stancarsi mai.
Anche quando ci sentiamo dire le cose più brutte relativamente ad una malattia o ad un altro problema della nostra vita non dobbiamo scoraggiarci mai perché solo Dio sa qual è il nostro destino e per lui tutto è possibile. Ecco perché proprio le cose che crediamo più difficili o addirittura impossibili per noi vanno chieste.
Gianna ha sentito prestissimo, a soli 14 anni che Dio aveva un piano su di lei e che doveva portare agli altri la propria esperienza. Le femministe la disprezzano perché Gianna ricorda a loro e a tutti noi che i diritti della donna, nel caso specifico il diritto all'aborto, non tiene in nessun conto il diritto del bambino, il più innocente fra gli innocenti. Crede anche che non sia un caso il fatto di essere nata donna, così da essere una più credibile testimonial contro i fasulli diritti della donna che in realtà la rendono solo più triste e più sola. La donna che ha abortito soffre, perché è stata ingannata da una cultura dello scarto, non le è stato detto che c'è vita fin dal concepimento e che dopo soli16 giorni dal concepimento si può addirittura sentire il battito del cuore del concepito. Si è chiesta Gianna “Cos'è il battito del cuore?” In tutti gli altri ambiti questo viene considerato un segnale di vita, soltanto in questo caso viene ignorata una verità ovvia che è sotto gli occhi di tutti perché è più comodo.
Purtroppo ormai abbiamo abbandonato la saggezza e gli intellettuali per essere considerati tali proferiscono un sacco di cose sciocche. Questa è una delle prime riflessioni che Gianna ha fatto non appena si è seduta di fronte a noi e poi ha continuato dicendo che una persona sana non è nessuno per poter decidere della qualità di vita di una persona disabile; non può misurare la sua gioia e tantomeno il suo valore. Ritengo che il messaggio chiave di Gianna sia proprio questo: riappropriarsi della saggezza, che poi è un dono di Dio, per poter discernere ciò che è giusto o sbagliato, non guardando a ciò che è legalizzato ma secondo la legge naturale iscritta in ciascuno di noi.


12 - NON RIUSCIVA AD ABORTIRE PER COLPA DEGLI OBIETTORI: MA NON ERA VERO
Perchè gli abortisti hanno solo bugie da usare contro la vita e la verità
di Giuliano Guzzo - Fonte: giulianoguzzo.com, 23/04/2017

Ieri si è avuta la conferma che la storia della povera donna veneta costretta a 23 tentativi a vuoto prima di trovare un ospedale che la facesse abortire, era – per dirla con una espressione di moda – tutta una bufala. Certo, per trovare il giusto spazio alla notizia occorreva andarsi a spulciare la stampa locale o le edizioni regionali dei grandi quotidiani, ma c'era da aspettarselo. Semmai il fatto vero, su cui a questo punto vale la pena interrogarsi, è il seguente: perché gli abortisti mentono sempre? Cosa spinge così sistematicamente i favorevoli alla cosiddetta interruzione volontaria di gravidanza alla menzogna? La domanda, si badi, è tutto fuorché provocatoria dal momento che è chiara, in Italia ma non solo, una consolidata tradizione menzognera abortista.
Una tradizione che ha preceduto la legalizzazione dell'aborto dato che risale a quando si diceva che ogni anno, a causa dell'aborto clandestino, in Italia morivano circa 20.000 donne. Peccato che l'Annuario Statistico del 1974 quantificasse le donne in età feconda (dai 15 ai 45 anni) decedute nell'anno 1972, prima cioè della Legge 194, in 15.116 e spiegasse come le morti riconducibili a dinamiche legate alla gravidanza o parto fossero 409: sempre troppe, intendiamoci. Tuttavia, inutile negarlo, un numero svariate decine di volte più contenuto di quello propagandato dagli abortisti per terrorizzare gli Italiani sull'emergenza degli aborti clandestini, pure quelli stimati – tanto per cambiare – abbondando alla grande con gli zeri. Un'altra bufala clamorosa sull'argomento era quella sul numero degli aborti clandestini.
Per plagiare l'opinione pubblica, negli anni Settanta del secolo scorso, sugli aborti clandestini si davano infatti i numeri. Il Corriere della Sera del 10 Settembre 1976 li stimava essere da 1,5 a 3 milioni; in un numero de L'Espresso del 9 Aprile 1967, si parlava addirittura di 4 milioni! Mentre i quotidiani pubblicavano queste cifre assurde, uno studioso serio come il professor Bernardo Colombo, demografo dell'Università di Padova, in una ricerca elaborata con gli statistici Franco Bonarini e Fiorenzo Rossi, stimò che gli aborti clandestini, in Italia, fossero al massimo 100.000. Questo significa che le stime degli aborti clandestini che campeggiavano sulle prime pagine dei giornali dell'epoca, erano ingigantite in modo esponenziale, talvolta persino del 4000%. Chiamarle fake news, a ben vedere, sarebbe quasi un complimento!
Un'altra tesi di dubbio fondamento, per usare un eufemismo, è quella secondo cui opporsi all'aborto sarebbe da cristiani retrogradi e legalizzarlo da amanti del progresso. Peccato che tra le file antiabortiste si contino, da sempre, molti non cattolici – da Bobbio a Pasolini, con quest'ultimo che un giorno ebbe a dire: «Sono traumatizzato dalla legalizzazione dell'aborto, perché la considero, come molti, una legalizzazione dell'omicidio» -, e che i primi Stati, in epoca contemporanea, a rendere legale l'aborto furono l'URSS di Lenin, nel 1920, e la Germania di Hitler, coi nazisti ascesi al potere da neanche sei mesi quando, nel 1933, stabilirono per legge l'impegno a prevenire «le nascite congenitamente difettose». Due precedenti, converrete, non semplici da portare a modello.
Ora, l'elenco delle balle abortiste potrebbe continuare, ingrandendo il dilemma da cui siamo partiti: perché gli abortisti più incalliti sentono – da decenni – il bisogno di mentire, sparare numeri a casaccio e inventare notizie di sana pianta? Le ipotesi sul tappeto potrebbero essere tante. Nel mio piccolo, ne avanzo una: quella che l'aborto volontario stesso, come diritto o facoltà contemplata da un ordinamento giuridico, sia già – di suo – una menzogna. Una finzione che si basa sull'ipotesi che si possa tollerare la soppressione di un essere umano già formato (con le sue gambe, le sue manine, il suo cuoricino, il suo Dna unico e irripetibile) ed essere contemporaneamente contrari all'omicidio. Ipotesi che, chiaramente, non sta in piedi. Una menzogna, appunto. Che impone a quanti la sposano, e non se la sentono di ammettere l'orrendo inganno, di proseguire sulla stessa cattiva strada.

Fonte: giulianoguzzo.com, 23/04/2017

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