Amici del Timone n�54 del 01 aprile 2016

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1 TRA MAMMA E FIGLIO LEGAMI CHE NON SI POSSONO TAGLIARE
La separazione precoce del neonato provoca danni irreparabili per entrambi
di Carlo Bellieni - Fonte: Avvenire
2 LA FECONDAZIONE IN VITRO NON E' UNA PRATICA SICURA
La scienza ancora non ne conosce tutti i rischi
di Carlo Bellieni - Fonte: Avvenire
3 DI PILLOLA ABORTIVA SI MUORE
Non solo il bambino, ma anche la mamma è vittima del farmaco ormai acquistabile senza ricetta anche da noi
di Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 OLTRE ALLA MORTE DEL BAMBINO, LO SCEMPIO DEL SUO CORPO
Nuove notizie sulla vendita di feti abortiti, e lo sfruttamento del business della morte
di Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 IN BELGIO EUTANASIA ALL'INSAPUTA DEI PARENTI
Ora anche in Italia la battaglia si sposta sul fine vita: naturale conseguenza del proliferare della cultura della morte
di Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 SE DUE UOMINI NON POSSONO ALLATTARE, LA COLPA NON E' DELLA CHIESA
E intanto il priore di Bose Enzo Bianchi sostiene le unioni civili dicendo che Gesù sarebbe d'accordo con i gay
di Francesco Agnoli - Fonte: Libertà e Persona
7 EDUCAZIONE SESSUALE A SCUOLA? NO, GRAZIE!
Lo scopo dichiarato dei corsi di educazione sessuale è di rimuovere la morale cattolica, tenendo alla larga i genitori
di Roberto Marchesini - Fonte: Il Timone
8 IL FIGLIO (?) DI VENDOLA E L'ARROGANZA ARCIGAY SPINGONO GIA' OLTRE LE UNIONI CIVILI
La manifestazione dell'Arcigay a Roma con la piazza semivuota (solo 5.000 partecipanti) è un flop clamoroso, molto lontano dai due milioni di partecipanti al Family Day
di Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana

1 - TRA MAMMA E FIGLIO LEGAMI CHE NON SI POSSONO TAGLIARE
La separazione precoce del neonato provoca danni irreparabili per entrambi
di Carlo Bellieni - Fonte: Avvenire, 10/03/2016

Resta impossibile per un pediatra pensare che sia bene per il bambino ritrovarsi allontanato dalla mamma che lo ha tenuto in grembo per nove mesi. Eppure con la maternità surrogata avviene proprio questo, ma ci sono argomenti basilari di puericultura che lo sconsigliano. In primo luogo la mancanza del latte materno dopo l'allontanamento, paradosso nell'epoca in cui l'Organizzazione mondiale della sanità spiega che l'allattamento materno è un diritto per la salute del bambino. Senza latte della mamma aumenta il rischio di allergie, di obesità, di infezioni, e nessun latte artificiale è in grado di sostituirlo perché nel latte materno esistono sostanze antinfiammatorie e antinfettive importantissime; perché il latte materno può essere copiato ma non si potrà mai copiare l'intelligenza della natura che durante una poppata prima fa uscire dal seno latte più dolce per attirare a succhiare e poi latte più grasso per far venire il senso di sazietà, insegnando al bambino a regolarsi.
Il secondo problema è che nei nove mesi si crea un attaccamento (bonding in inglese) del bambino con la mamma attraverso la voce materna e le cose che la mamma mangia; attraverso la dieta della mamma si formano i gusti alimentari del bambino. Ho chiesto ad alcuni dei maggiori studiosi mondiali esperti nello studio dei sensi umani di raccontare cosa potesse provare un feto nell'utero materno dal punto di vista del gusto, dell'olfatto, dell'equilibrio; questi dati («Sento dunque sono», Ediz. Cantagalli) illustrano che il bambino prima di nascere conosce il mondo esterno attraverso le sensazioni che gli arrivano dalla mamma. Questo apprendimento serve al neonato per sapere dove ricercare l'alimento e il calore: alla nascita sa orientarsi con l'olfatto già esercitato prima di nascere per ricercare la sorgente del latte e il calore della mamma, riconoscendone la voce e il profumo che aveva «sperimentato» per nove mesi. Ma se scompare la mamma, cambia l'ambiente di riferimento e l'attaccamento che si era creato entra in crisi; solo un barbaro ragionamento può aver ridotto la donna al suo utero e la gravidanza a un fatto meccanico e non più uno scambio di informazioni e sensazioni tra due attori impegnati a conoscersi.
Il bambino oltretutto viene costretto in gran parte delle gravidanze surrogate a nascere per taglio cesareo, come attesta Amrita Pande nel suo libro «Wombs in Labor. Transnational commercial surrogacy in India» (Columbia University Press): i bambini nati da maternità surrogata vengono identificati come «preziosi » per indicare che sono indirizzati a uno specifico e apparentemente più sicuro trattamento: avranno più indagini in gravidanza e un tasso maggiore di cesarei per essere certi del risultato del prodotto finito; ma i cesarei oltre a essere interventi chirurgici con i relativi rischi, determinano per il bambino un maggior rischio di problemi respiratori e nascita pretermine. Guardiamo la maternità surrogata con gli occhi del bambino: senza il suo permesso viene estraniato da sua madre che ancora porta in sé le impronte del feto (cellule staminali fetali, cambi ormonali indotti dalla gravidanza) e che ha dato a lui stimoli e messaggi col suo imprinting. Ridurre una donna alla funzione del suo utero è una violenza per lei e per chi nascerà.

Fonte: Avvenire, 10/03/2016

2 - LA FECONDAZIONE IN VITRO NON E' UNA PRATICA SICURA
La scienza ancora non ne conosce tutti i rischi
di Carlo Bellieni - Fonte: Avvenire, 18/02/2016

Parlando a Washington al convegno della prestigiosa American Association for the Advancement of Science, da cui dipende la nota rivista Science, Pascal Gagneux, biologo dell'Università di California, ha messo in guardia: fecondare un ovocita fuori del luogo usuale, cioè la tuba ovarica, può portare rischi a lungo termine. Il ragionamento è semplice: nella fecondazione in vitro l'ovocita è assalito da nugoli di spermatozoi; nella fecondazione tubarica c'è un solo spermatozoo per ovocita, una selezione che lo scienziato definisce «la scelta criptica femminile», che la fecondazione in vitro elude esponendo al maggior pericolo di lasciar passare spermatozoi con fattori di rischio. «Mi sembra un colossale esperimento evoluzionistico: come l'introduzione del fruttosio, o dei fast food negli Usa. Ci sono voluti 50 anni: sembrava fantastico, tutti pareva fossero più alti e più sani, e invece ora siamo la prima generazione più bassa e a che muore più giovane. Ma ci sono voluti 50 anni».
Gagneux si basa sui dati forniti da test su animali che mostrano come, invecchiando, i soggetti nati da fecondazione artificiale mostrerebbero una «sindrome metabolica» se femmine e alterazioni ormonali se maschi. Ma dati su problemi epigenetici e su alterazioni alla nascita erano già presenti da anni nei nati da procreazione medicalmente assistita comparati con la popolazione generale. Basti pensare che i malumori iniziarono a sorgere nel 2002 con le prime analisi apparse sulla letteratura scientifica in Svezia e negli Stati Uniti sui nati da fecondazione in vitro, sintetizzati nella rivista americana Nature col titolo significativo «Trattamenti per la fertilità: semi di dubbio».
Dunque la novità è che ora se ne parla non solo con i dati ma con l'analisi dei dati guardando il futuro. E non è allora un problema di opposte visioni morali: basti osservare il dibattito scientifico in cui, per esempio, gli evoluzionisti, i biologi che si occupano di epigenetica e i neonatologi che osservano le nascite descrivono fattori di allarme. Ecco allora che il criterio scientifico della precauzione entra nel dibattito: mettere le mani, certamente in buona fede, nel processo riproduttivo non richiedeva forse più cautela, più esperimenti su modelli animali e più anni per vedere se negli animali, generazione dopo generazione, avveniva qualche effetto avverso? Tutto qui, come aveva preconizzato il chimico ed ecologista Enzo Tiezzi.
Perché si pretendono giustamente tante cautele e rassicurazioni nel caso dell'esposizione ai campi elettromagnetici o agli Ogm prima di metterli in commercio e invece si vede che gli aggiustamenti tecnici per diminuire gli esiti insoddisfacenti sulla salute nel caso della procreazione medicalmente assistita si fanno in corso d'opera, quando le varie tecniche già sono in commercio?
C'è qualcosa che non va in tanta sollecitudine, quando non persino fretta. Vedere che finalmente se ne parla in un consesso di altissimo livello ci porta a sperare in qualche maggiore cautela: certe volte più che dibattiti sui princìpi andrebbero promossi e compiuti confronti sulla reale efficacia e sicurezza di innovazioni che vanno a interessare la sfera più delicata della vita umana.

Fonte: Avvenire, 18/02/2016

3 - DI PILLOLA ABORTIVA SI MUORE
Non solo il bambino, ma anche la mamma è vittima del farmaco ormai acquistabile senza ricetta anche da noi
di Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18/02/2016

La giovane teenager di Accrington, Sophie Murray, non avrebbe mai pensato che la libertà sessuale avesse un prezzo. Forse perché nessuno le aveva mai svelato l'inganno moderno della felicità senza vincoli da cui risulta sempre più difficile districarsi. È così che di ritorno dalle Canarie, dopo otto mesi di somministrazione della pillola contraccettiva, aveva avvertito un dolore al petto, ma senza pensare che c'entrasse in qualche modo con il fatto che il suo corpo era da tempo sottoposto a una stimolazione ormonale per via chimica.
E così, quando in ospedale si sono accorti della causa del malessere, era ormai troppo tardi. Sophie è morta l'8 novembre scorso in seguito a una trombosi generata da un coagulo di sangue prodotto dalla pillola Microgynon della Bayer. La notizia è apparsa a metà gennaio su giornali impegnati a spiegate che l'eventualità della morte per trombosi «è molto rara». Solo dieci giorni dopo, i genitori di Charlotte Foster, ventitreenne neolaureata dell'università di Liverpool, davano notizia del decesso della figlia, morta per danni cerebrali causati da un'embolia. Anche Foster usava il contraccettivo della Bayer Diana. Ma il Servizio sanitario nazionale inglese ha ribadito che la pillola resta sicura, dato che solo nel 0,06 per cento dei casi le donne soffrono di embolia.
Eppure, tra il primo e secondo episodio è emerso anche quello dell'insegnante della conteainglese di Staffordshire, la ventunenne, Fallan Kurek, che da 25 giorni aveva cominciato a prendere la pillola contraccettiva Rigevidon. Kurek aveva assunto il contraccettivo con la stessa disinvoltura che ha portato le altre donne a non pensare che il malessere presentatosi nell'ultimo periodo fosse in qualche modo legato al fatto che il suo copro stava assumendo una sostanza sintetica. Solo quando alle fitte si era aggiunta la mancanza di fiato, la ragazza era corsa in ospedale per essere dimessa immediatamente e ripresentarsi quattro giorni dopo, nuovamente senza respiro. Di fronte alla diagnosi di embolia polmonare i medici avevano domandato alla madre se Kurek faceva uso di contraccettivi ormonali. La risposta affermativa non è bastata a salvarla: il 14 maggio del 2015 la promettente insegnante è morta, aggiungendo la sua vicenda al centinaio di vittime contate fino al 2013.
Fra le più conosciute ci sono le storie di Erika Langhart, che cinque anni fa, all'età di 24 anni, morì collassata e quella di Michael Jane Alexander, la ventenne deceduta a causa della Yaz, da lei ingerita come fosse una «pillola miracolosa». Brittany Michelle Malone, 23 anni, è invece morta nel 2013, in seguito a un arresto cardiaco causato dal contraccettivo ormonale. Lo stesso anno Miranda Scott, a soli 18 anni, è collassata in palestra a causa di un'embolia seguita all'uso di Yasmin. ?Dalle ultime cifre, risalenti a tre anni fa, emerge che la casa farmaceutica Bayer ha speso 1.6 miliardi di dollari in 6.800 cause aperte da persone gravemente lese e da 100 famiglie di donne decedute dopo aver assunto la Yaz.
La multinazionale Merck & Co ha invece risarcito con 100 milioni 3.800 donne lese e 83 famiglie le cui figlie sono state uccise dalla Nuvaring. Le cifre pubblicate lo stesso anno dalla rete statale Canadian Broadcasting Company parlano di un miliardo di risarcimenti per i danni sulle consumatrici della Yaz e della Yasmin e di 23 decessi avvenuti solo in Canada. Evidentemente, però, i ricavi delle vendite superano di gran lunga le spese di risarcimento. Mentre la potenza economica del colosso farmaceutico contribuisce all'inibizione delle autorità che continuano a permettere la vendita del farmaco, nonostante l'Istituto Nazionale della Salute americano abbia comunque dovuto ammettere che «i contraccettivi orali sono un metodo comune usato per la contraccezione, ma comportano un rischio di trombosi venale e arteriale. L'associazione fra l'estrogeno contenuto nei contraccettivi orali e la trombosi venosa è ben accertata».
Eppure, di fronte al rischio di morte (si trattasse anche solo di un caso), la vendita di una pillola che lungi dal curare serve solo a controllare le nascite è di una gravità difficilmente giustificabile da chiunque. Tanto che persino il magazine femminista Ms ha sottolineato il paradosso di una libertà che rende schiavi, ricordando quelle donne che ancora oggi «muoiono per colpa di qualcosa che viene loro proposto come un aiuto».

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18/02/2016

4 - OLTRE ALLA MORTE DEL BAMBINO, LO SCEMPIO DEL SUO CORPO
Nuove notizie sulla vendita di feti abortiti, e lo sfruttamento del business della morte
di Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22/02/2016

L'International Planned Parenthood Federation of America (Ippfa), una delle maggiori fabbriche di aborto del mondo, la scorsa estate era finita nell'occhio del ciclone perché il Center for Medical Progress, un'organizzazione pro-life, aveva documentato tramite un video come l'Ippfa vendesse parti anatomiche e tessuti di bambini abortiti.
Incriminata più volte da più giudici finora se l'è cavata sempre.La strategia difensiva è stata quella di sostenere che non si trattava di compravendita di materiale umano, bensì di donazioni per la ricerca con l'aggiunta di qualche insignificante rimborso spese. Per Planned Parenthood però i guai maggiori potrebbero venire dal Congresso. I Repubblicani, infatti, dallo scorso agosto e a più riprese hanno chiesto – per ora senza risultati – che il governo non finanziasse più questa organizzazione, la quale campa grazie soprattutto ai fondi governativi che costituiscono il 41% dei suoi introiti, pari a 1,3 miliardi di dollari. Obama non sembra per nulla propenso a tagliare i fondi, nonostante molti Stati invece abbiano preso la decisione opposta chiudendo i rubinetti delle casse pubbliche a cui si abbeveravano gli abortisti di Ippf.
Un'altra spina che il Congresso ha deciso di mettere nel fianco di Planned Parenthood è statal'istituzione del Select Investigative Panel on Infant Lives, una Commissione parlamentare costituita ad hoc per investigare sullo scandalo dei feti abortiti e poi venduti. Lo scorso 11 febbraio la commissione ha reso noto che ha emanato tre mandati di comparizione per altrettante aziende o centri di ricerca colluse con l'Ippfa. Tra queste c'è la StemExpress, l'azienda che ha aiutato Planned Parenthood ad estrarre organi e tessuti dai feti. Un ex dipendente della StemExpress ha raccontato che in un caso ad un feto è stato riattivato il cuore al fine di espiantargli il cervello. Tra i clienti di questa azienda che hanno pagato migliaia di dollari per avere tessuto fetale ci sono anche gli Istituti Nazionali di Sanità che fanno capo al Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani. StemExpress ha prontamente rotto ogni rapporto con Planned fin dall'agosto scorso.
Altri due enti finiti sotto la lente di ingrandimento della Commissione di inchiesta sono l'Università del New Mexico e la clinica abortiva Southwestern Women's. Le indagini hanno messo in luce che il Dipartimento di Scienze della Salute dell'università aveva contatti con questa clinica per l'approvvigionamento di tessuti fetali. Per alcune sperimentazioni i feti con età gestazionale più matura sono i più ricercati perché più completi e più sviluppati. Non è un caso che nella Southwestern Women's operi il dottor Curtis Boyd, uno dei pochi medici negli USA disposti ad effettuare aborti negli ultimi tre mesi di gestazione. Si sospetta che il Boyd pratichi anche l'aborto a nascita parziale, tecnica abortiva illegale che prevede – come ricorda un documento del Pontificio Consiglio per la Famiglia – «un parto intravaginale parziale del feto vivente, seguito da un'aspirazione del contenuto cerebrale prima di completare il parto».
La Commissione del Congresso aveva invitato questi tre enti a collaborare spontaneamente.Invito caduto nel vuoto. La conseguenza è stata quella di emanare un atto di citazione a loro carico per obbligarli ad aprire schedari e computer. «Evitando di collaborare apertamente con la nostra indagine», ha reso noto il presidente del Commissione, la repubblicana Marsha Blackburn, «queste organizzazioni hanno costretto la nostra Commissione ad ottenere, tramite citazione, questi documenti al fine di acquisire informazioni che sono di vitale importanza per il completamento del nostro lavoro». Il braccio di ferro tra Partito Repubblicano e amministrazione Obama sul caso Planned Parenthood continua.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22/02/2016

5 - IN BELGIO EUTANASIA ALL'INSAPUTA DEI PARENTI
Ora anche in Italia la battaglia si sposta sul fine vita: naturale conseguenza del proliferare della cultura della morte
di Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06/03/2016

Dopo la legalizzazione delle unioni fra persone delle stesso sesso, in questi giorni è ricominciato in Parlamento il dibattito sull'eutanasia, abbandonato nel 2011 dopo la crisi di governo. Non è un caso. Le due istanze sono una conseguente all'altra, figlie della stessa ideologia mortifera, che in nome della libertà di autodeterminazione si impone sui più deboli e quindi sulla società intera. Così, come per le unioni civili, si sentirà probabilmente ripetere il ritornello che "è impossibile opporsi" e che quindi "bisogna porre dei paletti". Con la stessa logica di compromesso espressa anche dai parlamentari cattolici già cinque anni fa, la norma sulle "dichiarazioni anticipate di trattamento" passò al Senato alla fine del 2010 per poi essere affossata insieme al governo Berlusconi.
Ma a rivelare come si trasforma, che volto spaventoso possa assumere e fino a dove possa spingersi in pochi anni una società che legalizza l'eutanasia anche con "regole ferree" è un documentario dell'"Euthanasia Prevention Coalition", che descrive la situazione belga a 14 anni dall'approvazione della legge. La voce di un uomo descrive in maniera glaciale la morte della madre a sua insaputa: «Ha ricevuto un'iniezione letale nell'ospedale dell'università pubblica di Bruxelles (…) era in salute, anche se attraversava momenti di depressione». Un altro uomo ricorda: «Mio nonno ha sviluppato un cancro a 80 anni ed è stato sostanzialmente ucciso dallo staff medico della casa di cura». Il padre di una ragazza disabile conferma le «pressioni affinché praticassimo l'eutanasia su di lei, che è come ogni altro figlio della nostra famiglia».
Il filmato affronta anche il tema dell'autodeterminazione venduta come libertà ponendo dei quesiti: «Sì, - dice il figlio di una donna che ha richiesto l'eutanasia – era lei che sarebbe morta, ma noi eravamo i suoi figli, l'amavamo». Un altro svela il suo senso di smarrimento così: «Non si trattava solo della sua di qualità di vita, ma anche di quella di suo nipote». Ma il problema è anche dei medici, dato che le sentenze giudiziarie hanno portato alle estreme conseguenze il diritto all'autodeterminazione restringendo il campo all'obiezione di coscienza.
Fra le voci del documentario proprio quella di un dottore fa notare: «La norma dice che è il paziente a dover decidere, è quindi strano che invece non si voglia rispettare la scelta autonoma dei medici decisi a non praticare l'eutanasia. E nemmeno l'autonomia delle istituzioni che non vogliono praticarla». Contro l'argomento della cosiddetta compassione c'è anche chi ricorda la visita di una parente al nonno: «Voleva dargli dell'acqua. Ma una delle infermiere disse: "Non farlo, stai prolungando il processo di morte". E lei rispose: "Cosaaa?"». Il medico spiega il vero volto della carità che va scomparendo: «Si aiutano le persone a morire controllandone sintomi e sofferenze, non uccidendoli». Infine, l'amara constatazione: «Che cosa sta diventando questa società? È una società di qualità, solo i migliori sopravvivono».
Eppure, il 28 maggio 2002, quando il Belgio approvò la norma, le regole erano rigidissime e l'eutanasia era permessa solo in "casi estremi" di morte imminente. Ora la pratica è estesa anche ai bambini. E nel 2012, l'Istituto europeo di bioetica dichiarò che «l'eutanasia è diventata gradualmente un atto normale e ordinario».
Basti pensare che, se nel 2003 i casi erano 236, già nel 2008 erano 704. Nel 2011 si giunse alla cifra di 1.432 (il 25 per cento in più rispetto ai 1.133 casi dell'anno precedente). Senza contare le sedazioni terminali praticate con la morfina. La stessa Commissione belga incaricata di valutare i casi aveva ammesso di «non essere in grado di accertare se i casi di eutanasia dichiarati corrispondono al numero dei casi reali che si verificano». Nel 2013, il New England Journal of Medicine, riportava che il 5,1 per cento di tutte le morti nelle Fiandre era dovuto all'eutanasia (attiva e passiva). Solo quattro anni dopo, nel 2015, i casi sono diventati 2.021. Di questi alcuni sono avvenuti anche senza il consenso dei pazienti.
Ma perché nessun compromesso è in grado di porre un freno alla legalizzazione della morte scelta e procurata? Nel 2010, quando "il testamento biologico" fu discusso in Italia, furono pochi a opporsi cercando di obbedire alla nota sul comportamento dei cattolici in politica della Congregazione per la dottrina della fede che parla di «princìpi morali che non ammettono deroghe, eccezioni o compromesso alcuno», come «il caso delle leggi civili in materia di aborto e di eutanasia».
Fra questi, l'associazione Medicina e Persona spiegò: «Regolamentare la vita e la morte "patteggiandole" significa averne già accettata la relativizzazione rispetto a quell'epoca storica in cui se ne discute». Giuseppe Verucchi, allora arcivescovo di Ravenna, spiegò perché, una volta messa ai voti, la vita sarebbe stata relativizzata avallando una logica dalle conseguenze inarrestabili: «Si aprirà una strada verso l'eutanasia. Se apro un foro in una diga (anche piccolo) prima o poi la diga crolla. (…) Affidiamoci sempre meno al relativismo e sempre di più al bene e ai valori naturali e oggettivi. O forse abbiamo paura ad andare contro corrente».

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06/03/2016

6 - SE DUE UOMINI NON POSSONO ALLATTARE, LA COLPA NON E' DELLA CHIESA
E intanto il priore di Bose Enzo Bianchi sostiene le unioni civili dicendo che Gesù sarebbe d'accordo con i gay
di Francesco Agnoli - Fonte: Libertà e Persona, 17/02/2016
Fonte: Libertà e Persona, 17/02/2016

7 - EDUCAZIONE SESSUALE A SCUOLA? NO, GRAZIE!
Lo scopo dichiarato dei corsi di educazione sessuale è di rimuovere la morale cattolica, tenendo alla larga i genitori
di Roberto Marchesini - Fonte: Il Timone, gennaio 2016 (n. 149)
Fonte: Il Timone, gennaio 2016 (n. 149)

8 - IL FIGLIO (?) DI VENDOLA E L'ARROGANZA ARCIGAY SPINGONO GIA' OLTRE LE UNIONI CIVILI
La manifestazione dell'Arcigay a Roma con la piazza semivuota (solo 5.000 partecipanti) è un flop clamoroso, molto lontano dai due milioni di partecipanti al Family Day
di Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01/03/2016
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01/03/2016

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