Amici del Timone n�44 del 17 giugno 2015

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1 GENDER: QUALE FUTURO PER LA SCUOLA E LA FAMIGLIA?
San Vigilio, il dibattito nella cappella universitaria tra genitori, insegnanti, sacerdoti ed educatori con un saluto introduttivo dell'Arcivescovo
di Maria Teresa Stefanelli - Fonte: Toscana Oggi
2 C'E' UN'AGGRESSIONE GRAVE CONTRO LA FAMIGLIA
Essere in piazza a Roma il 20 giugno non è dogma di fede, ma non possiamo restare indifferenti alle forze politiche e culturali che hanno deciso di cancellare la famiglia naturale
di Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 L'ECOLOGIA NON DEVE ESSERE PAURA, MA CUSTODIA CONSAPEVOLE DEL CREATO
Il nuovo linguaggio ecologico di papa Francesco
di Carlo Bellieni - Fonte: Il sussudiario
4 I FARMACI NON SONO PRODOTTI DA GESTIRE IN AUTONOMIA
Ma la cultura della morte ci insegna a sentirci indipendenti anche in questo: il caso della pillola dei cinque giorni dopo
di Carlo Bellieni - Fonte: Avvenire
5 A CENTO ANNI DAL PRIMO ESAME, LA SCIENZA CONFERMA LA VERIDICITA' DEL MIRACOLO EUCARISTICO DI SIENA
Le 225 Ostie sono perfettamente integre a distanza di secoli (VIDEO: ricognizione della commissione e del vescovo di Siena)
di Vincenzo Sansonetti - Fonte: Il Timone
6 IL CASO NON AVREBBE POTUTO CREARE NIENTE
La teoria dell'evoluzione non regge se la si basa sul cieco intervento di leggi di selezione naturale
Fonte: UCCR online
7 AGGRESSIONE OMOFOBA? NO BUFALA LGBT
Continua l'opera di disinformazione delle associazioni gay e lesbiche per far credere che ci sia una emergenza omofobia che in realtà non esiste
Fonte: UCCR online
8 LA TV SI INTERESSA AI MIRACOLI...MA DI PIU' ALL'AUDIENCE
Il format de la strada dei miracoli banalizza un tema che non è proprio adatto al calderone mediatico, soprattutto con il basso livello dei cosiddetti esperti
Fonte: UCCR online
9 STORIE ASSURDE CHE I MEDIA NON DICONO: EMBRIONI COME COSE
L'indifferenza verso queste questioni ci potrterà a delle mostruosità che sono già i atto
di Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
10 CI SI PUO' AMARE TUTTA LA VITA, ANCHE NELLA MALATTIA
La storia di Maria, che credeva nell'amore invincibile, in un libro
di Maria Angela Masino - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana

1 - GENDER: QUALE FUTURO PER LA SCUOLA E LA FAMIGLIA?
San Vigilio, il dibattito nella cappella universitaria tra genitori, insegnanti, sacerdoti ed educatori con un saluto introduttivo dell'Arcivescovo
di Maria Teresa Stefanelli - Fonte: Toscana Oggi, 19 aprile 2015

Nella chiesa della Cappella universitaria di San Vigilio, genitori, insegnanti, sacerdoti, educatori, presenti alla Conferenza «Gender: quale futuro per la scuola e la famiglia?», hanno potuto ascoltare, con una certa impressione, i pericoli reali che la così detta «teoria del genere» può arrecare ai bambini ed ai ragazzi anche a livello scolastico.
«Non si sa se con questi progetti si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione: i bambini non sono cavie da laboratorio!» ha detto, a chiare note, papa Francesco l'11 aprile scorso ed il nostro Arcivescovo, monsignor Buoncristiani, nel suo saluto introduttivo, ha sottolineato come questo Papa, rivelando apertamente il suo pensiero, spinga i laici cristiani a testimoniare, con l'impegno in ogni campo, i valori forti, come la famiglia, l'educazione, in una società totalmente mutata che richiede un profondo cambiamento anche del nostro essere cristiani.
Paolo del Prato e Alessio Tommasi Baldi, delle Associazioni «Scienza e Vita» e «La Manif pour Tous» di Siena hanno illustrato le loro associazioni, nate sulla spinta di una urgente risposta ai problemi emergenti nella nostra società. Il dottor Acquaviva ha presentato la relatrice, dottoressa Paola Biondi, medico di base, con un master in bioetica, membro dell'Associazione Scienza e Vita di Pisa, da sempre interessata alle tematiche antropologiche e scientifiche, che, in assenza dell'avv. Andrea Gasperini, ha parlato per quasi due ore con puntualità e passione sul tema del Gender mettendo in evidenza come tale teoria non risponda né a basi etiche né a criteri scientifici.
«Chi è la persona umana? Un uomo o una donna descrivibile oggettivamente, una uni-totalità corporea e spirituale, che il gender mette in discussione, rifiutando la differenza sessuale nella sua dimensione ontologica-strutturale», ha detto la dottoressa Biondi, sottolineando come la diversità sia invece un dono da accogliere, come essa sia il fondamento della famiglia, del dischiudersi della vita, come l'amore tra uomo e donna sia il centro del progetto di Dio. E si è a lungo soffermata sulle diverse caratteristiche biologiche e psicologiche maschili e femminili, evidenziando così come sia impossibile il cambiamento di sesso.
Il gender condanna gli «stereotipi culturali» che condizionerebbero le diversità, ignorando il bisogno primario del bambino alla conoscenza di sé, l'importanza fondamentale della presenza materna nei suoi primissimi anni di vita, dei diversi ruoli paterno (forte ed accogliente ma pronto a rischiare) e materno (tenero e misericordioso, disposto a soffrire), da sempre riconosciuti essenziali dalla psicologia dell'età evolutiva.
Studi accreditati e fondati su una casistica di oltre 500 bambini nati con fecondazione in provetta, allontanati dalle madri «in affitto», allevati da coppie omosessuali, dimostrano che i piccoli presentano forti problemi emotivi, di relazione, di socializzazione.
Fortunatamente, sono ormai molte le associazioni, le società, i movimenti, i singoli, gli stessi omosessuali pronti a riconoscere che fuori dalla famiglia tradizionale si generano squilibri per i bambini, destinati a non percepire in pieno la propria identità: una chiara risposta al ddl sul reato di omofobia. Ciò nonostante la teoria del gender sembra ignorare i diritti del bambino, asserendo che la propria identità si individua in base alla percezione (variabile) di sé, che il fattore biologico e culturale non contano, che tutto è demandato alla psiche, che storia, religione e scienza con i loro condizionamenti sono di intralcio alla «libera scelta del proprio sesso.»
Nelle scuole della nostra provincia, come in altre scuole della Regione Toscana, sono stati realizzati progetti di «educazione alla cittadinanza di genere», finanziati con soldi pubblici, senza il consenso della società e delle famiglie.
Il pericolo dunque è presente, è veramente giunto per tutti i cristiani il momento dell'impegno e della concreta testimonianza, come ha detto il nostro Arcivescovo.

Fonte: Toscana Oggi, 19 aprile 2015

2 - C'E' UN'AGGRESSIONE GRAVE CONTRO LA FAMIGLIA
Essere in piazza a Roma il 20 giugno non è dogma di fede, ma non possiamo restare indifferenti alle forze politiche e culturali che hanno deciso di cancellare la famiglia naturale
di Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15/06/2015
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15/06/2015

3 - L'ECOLOGIA NON DEVE ESSERE PAURA, MA CUSTODIA CONSAPEVOLE DEL CREATO
Il nuovo linguaggio ecologico di papa Francesco
di Carlo Bellieni - Fonte: Il sussudiario, 02/03/2015

Il Papa si è rivolto il 17 febbraio ai giovani in vista delle prossime giornate mondiali della gioventù parlando di ecologia nella maniera più alta: ecologia del creato ed ecologia del cuore. È «necessaria una sana attenzione per la custodia del creato», «tanto più» occorre «una ecologia umana» per avere un «cuore non inquinato». Lo scrive nel messaggio  per la XXX  Giornata mondiale della Gioventù.Già: un nuovo modo di intendere l’ecologia filtra da due anni dalle parole del papa, tanto che qualcuno ha parlato in questi giorni della creazione di un organismo vaticano apposta per questo tema e da rendere attesissima la prossima enciclica dedicata proprio all’ecologia.
Così facendo il Papa obbliga l’ecologia tradizionale a ripensarsi. Al modo tradizionale di intendere l’ecologia (un modo impaurito per i cataclismi millenaristi, per la fine delle risorse) oppone un modo attivo, che ben conosce cataclismi e risorse, ma se ne cura perché ha a cuore tutto rispetta tutto. L’ecologia che indica il Papa sorge dalla certezza che nel mondo nulla è invano, nulla è inutile, nulla è “scarto”. Strano a dirsi, nell’epoca che ha inventato i rifiuti (fino a 60 anni fa erano un concetto inesistente perché tutto naturalmente si riciclava),  e che ha inventato l’obsolescenza programmata (la creazione di oggetti non fati per durare ma fatti per passare di moda o rompersi ed essere buttati ancora funzionanti e rimpiazzati a caro costo). E’ l’etica che parte dalla parole di S. Paolo (“omnis creatura bona”) e che rievoca le parole del Vangelo in cui Gesù dopo la moltiplicazione dei pani e pesci si preoccupa che i discepoli raccolgano gli avanzi “perché nulla vada sprecato”. E raccogliere gli avanzi non aveva in quel frangente il senso di far mettere da parte per una necessità futura: Cristo che aveva fatto il miracolo non aveva problemi a ripeterlo; ma aveva proprio il senso di invitare a rispettare tutto anche le briciole avanzate, quelle che il Ricco Epulone - protagonista di un’altra parabola - non curava, che sprecava malamente, e che finisce col rimpiangere dall’inferno (così come ancor più rimpiange di aver offeso e vilipeso Lazzaro).
Insomma, secondo passo, ad un’ecologia dell’inquinamento, affianca l’ecologia morale. L’ecologia del papa accomuna il rispetto per il microambiente e per il macroambiente nella lotta alla cultura dello scarto, e invita a rispettare le cose e ovviamente ancor più le persone, tutte le persone in particolare quelle che il mondo ignora, deride, scarta.
Introducendo il tema dell’ecologia, Francesco non parla solo di ecologia, ma chiarisce la visione dell’etica cristiana: è l’etica sia di ciò che è grandissimo che di ciò che è piccolissimo, cioè, come si usa dire, è l’etica del microambiente (che ruota intorno alla prima casa dell’essere umano –l’utero materno, la famiglia - e intorno alla sua ultima casa terrena - cioè le condizioni di morte); ed è l’etica del macroambiente, cioè il cosmo, la terra, i laghi e le discariche. In entrambe si trova scritto un ABC morale che va rispettato.
In attesa della nuova enciclica, facciamo ben attenzione a questo nuovo linguaggio ecologico: non un’ecologia basata sul terrore che le risorse finiscano (se non finissero, le sprecherebbe senza remore), ma un’ecologia che non lascia finire le risorse perché le rispetta.

Fonte: Il sussudiario, 02/03/2015

4 - I FARMACI NON SONO PRODOTTI DA GESTIRE IN AUTONOMIA
Ma la cultura della morte ci insegna a sentirci indipendenti anche in questo: il caso della pillola dei cinque giorni dopo
di Carlo Bellieni - Fonte: Avvenire, 02/04/2015

Usereste di vostra iniziativa un farmaco che nel foglietto illustrativo riporta tra i rischi seppur rari quello della «rottura di cisti ovariche»? Difficilmente, perché non siete medici e non sapete se siete a rischio di avere cisti che si possono rompere e quali sono le conseguenze e i rimedi. E usereste senza il parere di un medico un farmaco che perde efficacia se si assumono medicine che «diminuiscono il pH gastrico» o «inducono il Cyp3A4», rischiando che così il vostro farmaco non funzioni? Anche in questo caso probabilmente no, perché non siete medici o farmacisti e non sapete quali sono questi farmaci (anche se nel foglietto illustrativo ci sono i nomi dei principi attivi, spesso conosciamo solo i nomi commerciali e non i ‘mattoni’ dei nostri farmaci).
Ecco due motivi per i quali appare tanto strano che un farmaco ormonale con le suddette caratteristiche possa essere presto venduto nelle farmacie italiane senza prescrizione medica.
Ci riferiamo alla cosiddetta «pillola dei cinque giorni dopo» – farmaco assunto da chi vuole impedire una gravidanza – che se la recentissima scelta dell’Agenzia del farmaco non incontrerà ostacoli sarà presto acquistabile sugli scaffali delle farmacie senza passare dal dottore né esibire ricette al farmacista. Con i rischi annessi. Che non sono solo quelli ora detti. Già, perché un altro dei motivi per i quali certi farmaci vanno presi su ricetta medica è che non vengano usati impropriamente, magari a scopo doloso: un sonnifero non si compra senza ricetta anche perché si potrebbe somministrare ad altri per commettere reati; e se si ha a portata di mano un farmaco che impedisce la gravidanza si potrebbe far assumere all’insaputa della donna, caso deprecabilissimo ma non impossibile. In altre parole, siamo davanti a un salto dalla prescrizione medica all’autoprescrizione. Si dirà che così si salvaguarda la privacy della donna, che almeno non deve raccontare al medico il desiderio di non essere incinta. Cosa non esatta, perché lo deve spiegare o almeno far capire al farmacista, con la differenza che dal dottore lo fa in un ambulatorio riparata da orecchie indiscrete, mentre in farmacia è esposta a chi sta in fila. E non crediamo che nei cinque giorni di tempo concessi dalla pillola non ci sia lo spazio per un dialogo col dottore. E allora è lecito chiedersi: si va allargando il campo della autodeterminazione del paziente, o quello della sua solitudine?
Colpisce la moda che parte da Hollywood di misurare il rischio di avere un tumore a un certo organo e farselo di conseguenza asportare prima che il tumore (sempre che poi arrivi) si manifesti. Si potrebbe usare la stessa analisi genetica per incrementare le diagnosi precoci nei soggetti a rischio, ma l’asportazione dell’organo dà indubbiamente un forte senso di indipendenza. Si va allora verso una medicina non più centrata sul paziente ma ora autogestita dal paziente stesso, cosa in apparenza buona se non fosse per tutta una serie di controindicazioni che solo i medici conoscono, e forse talvolta nemmeno loro, se sanno riconoscere i propri limiti e quelli della medicina. Ma proprio per questo la medicina deve essere un cammino condiviso tra medico e paziente. Dare l’idea che il medico sia un intruso creando deroghe alla prescrizione di taluni farmaci più delicati non è un bel servizio alla salute e alla verità.

Fonte: Avvenire, 02/04/2015

5 - A CENTO ANNI DAL PRIMO ESAME, LA SCIENZA CONFERMA LA VERIDICITA' DEL MIRACOLO EUCARISTICO DI SIENA
Le 225 Ostie sono perfettamente integre a distanza di secoli (VIDEO: ricognizione della commissione e del vescovo di Siena)
di Vincenzo Sansonetti - Fonte: Il Timone, gennaio 2015
Fonte: Il Timone, gennaio 2015

6 - IL CASO NON AVREBBE POTUTO CREARE NIENTE
La teoria dell'evoluzione non regge se la si basa sul cieco intervento di leggi di selezione naturale
Fonte UCCR online, 30/03/2015

Il prof. Stuart A. Newman, docente di Biologia presso il New York Medical College, ha spiegato che il «gradualismo adattazionista, anche se ancora popolare in alcuni ambienti scientifici, è sempre più messo in discussione etrovato difettoso dai biologi evoluzionisti che lavorano in un set esteso di discipline». Questo perché, ha scritto ancora, «lo scenario fisico-genetico per l'origine delle forme multicellulari complesse non è affatto aperto e senza limiti», ma risponde a vincoli interni pre-esistenti.
Diversi altri evoluzionisti, da diverso tempo, stanno riconoscendo una direzionalità interna all'evoluzione biologica, mettendo da parte quella casualità estrema assunta a divinità da certi polemisti antiteisti. Ad esempio, lo zoologo dell'Università di Pisa Ludovico Galleni, ha parlato del «chiaro segno della presenza di vincoli interni, morfologici e/o genetici che, una volta raggiunta una soluzione morfologica, condizionano i passi successivi, ben al di là del gioco sconnesso mutazione-selezione» (L. Galleni in "Complessità, evoluzione, uomo", Jaca Book 2011, pag. 162).
Insomma, a guidare l'evoluzione (anche umana) non è soltanto casualità ma, sopratutto, una misteriosa direzionalità. La celebre rivista "New Scientist" si è occupata di questo nell'ultimo numero -ripreso anche sui media- raccontando come «il caso domina il nostro mondo» e come, in ultima analisi, esso appaia sempre meno casuale. Lo ha fatto dando la parola a Andreas Wagner, biologo dell'Università di Zurigo e del Santa Fe Institute che da dieci anni studia le mutazioni casuali dell'evoluzione ed è giusto a questa conclusione nel suo libro "Arrival of the Fittest: Solving Evolution's? Greatest Puzzle" (Current 2015): più che di «sopravvivenza del più adatto» bisognerebbe parlare di «arrivo del più adatto». Un arrivo non derivato dal frutto della casualità su un numero enorme di tentativi, ma da precisi «percorsi» attraverso i quali l'evoluzione trova l'innovazione in modo più efficiente e sempre più lontano dalla casualità.
Ritornano alla mente le parole del celebre biologo e genetista statunitense Richard Lewontin, quando ha spiegato che «il segreto, ancora largamente misterioso dell'evoluzione, risiede senz'altro in proprietà interne, nell'organizzazione dei sistemi genetici, non nella selezione naturale». Il principale argomento della propaganda scientista, questo vorremmo far notare, è dunque semplicemente una vecchia ed errata credenza. «La selezione naturale è l'orologiaio cieco, cieco perché non vede dinanzi a sé, non pianifica conseguenze, non ha in vista alcun fine», scriveva Richard Dawkins nel 1996. Erano affermazioni anacronistiche già allora, figuriamoci oggi.
Ma anche se avesse avuto ragione Dawkins, se l'evoluzione biologica non fosse teleologica, dove sarebbe il problema? Non ci sarebbe, come ha spiegato il filosofo tedesco Robert Spaemann, della Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco: «non è necessario che il processo evolutivo venga inteso come processo teleologico, vale a dire che in esso il generatore del nuovo non sia il caso. Ciò che è il caso visto dal punto di vista della scienza naturale, può essere intenzione divina tanto quanto ciò che è riconoscibile per noi come processo orientato verso un fine. Dio agisce tanto attraverso il caso quanto attraverso leggi naturali» (R. Spaemann, "Dio oggi. Con Lui o senza lui cambia tutto", Cantagalli 2010, p.75).

Fonte: UCCR online, 30/03/2015

7 - AGGRESSIONE OMOFOBA? NO BUFALA LGBT
Continua l'opera di disinformazione delle associazioni gay e lesbiche per far credere che ci sia una emergenza omofobia che in realtà non esiste
Fonte UCCR online, 28/04/2015

Eravamo rimasti effettivamente stupiti qualche giorno fa quando diversi quotidiani online hanno riportato la vicenda di un'aggressione omofoba a Rovigo: un tizio avrebbe rotto un bicchiere in faccia a due persone omosessuali mentre si stavano baciando. Vuoi vedere che, dopo tutte le false notizie di questi anni inventate dalla comunità Lgbt, è emerso il primo caso di vera omofobia?
Se fosse così sarebbe un gesto chiaramente da condannare, il Gazzettino di Rovigo ha accusato un pugile palestrato che la polizia starebbe cercando, il Corriere del Veneto ha dato ampio spazio alle sigle Lgbt che subito hanno proclamato l'"emergenza omofoba", il Fatto Quotidiano ha descritto la scena nei minimi dettagli, approfittando per accusare il solito anonimo sacerdote che avrebbe accusato uno dei due gay aggrediti di "rovinare il nome del paese perché gay".
Come al solito, è bastato aspettare un paio di giorni e il grande caso nazionale montato dai media si è rivelato, per fortuna, l'ennesima bufala Lgbt. La notizia, come sempre, è apparsa soltanto in un trafiletto di Rovigo Oggi in un articolo intitolato: "Caso montato, l'omofobia non c'entra". Nessun pugile palestrato in fuga, nessun sacerdote omofobo, nessun bicchiere spaccato in faccia, nessuna violenza, nessuna denuncia: tutte menzogne.
Lo dice a chiare lettere la stessa questura che rileva solo come, intorno alle due del mattino, un ragazzo in uno dei locali di corso del Popolo, è inciampato rompendo il bicchiere che teneva in mano. Alcuni pezzi di vetro sono finiti addosso ad una persona lì vicino: "Scusa ti ho fatto male?", le prime parole dette. Tutto qui. La vittima dello sfortunato episodio era un omosessuale e questo è bastato al mondo Lgbt per inventarsi la storia dell'aggressione omofoba durante un bacio gay da parte di un pugile omofobo (magari cattolico praticante e papaboys). Il tutto per resistere nel dipingere un fenomeno inesistente come l'omofobia e tentare di raccogliere le simpatie e l'approvazione che solitamente si concedono, per solidarietà, alle minoranze discriminate.
Siamo all'ennesima invenzione, in questi mesi sono infatti stati smentiti tutti i casi di omofobia apparsi sui quotidiani: si è rivelato una bufala Lgbt il caso del ragazzo dai pantaloni rosa, il caso del tentato suicidio di un sedicenne omosessuale dell'Istituto Tecnico Nautico "Colonna", il casodel 21enne gay suicida da un palazzo a Roma, il caso della discoteca "Just In" (conclusosi con la denuncia per diffamazione del presidente di Arcigay Verbania, Marco Coppola), il il caso della professoressa licenziata da un istituto cattolico in quanto lesbica, il caso dell'insegnante di religione accusata di aver tenuto una lezione omofoba ecc. L'unica vera notizia è la ricerca effettuata dal prestigioso Pew Research Center che ha collocato l'Italia tra i Paesi del globo aventi i più bassi tassi di discriminazione dell'omosessualità.

Fonte: UCCR online, 28/04/2015

8 - LA TV SI INTERESSA AI MIRACOLI...MA DI PIU' ALL'AUDIENCE
Il format de la strada dei miracoli banalizza un tema che non è proprio adatto al calderone mediatico, soprattutto con il basso livello dei cosiddetti esperti
Fonte UCCR online, 07/05/2015

Martedì sera il programma televisivo "La strada dei miracoli" ha mostrato le forti limitazioni che lo contraddistinguono: un grosso calderone su diversi fenomeni, privo di qualunque necessario approfondimento. La conduzione è affidata ad una giornalista, Safiria Leccese, costantemente in corsa contro il tempo per poter restare nei tempi, tanto da interrompere continuamente gli invitati (purtroppo tanti opinionisti e vip televisivi). Si salvano l'ottima presenza fissa di don Davide Banzato (finalmente un prete cattolico e non i soliti don Mazzi e altri preti anticlericali) e l'orientamento non ideologicamente preconcetto della trasmissione.
La puntata è stata dedicata a Lourdes, al sangue di San Gennaro e alle lacrime della Madonnina di Civitavecchia. In studio la controparte è stata affidata ad Alessandro Cecchi Paone e Luigi Garlaschelli, responsabile scientifico del CICAP. Due scettici, seppur rispettosi, che hanno entrambi mostrato la poca consistenza delle obiezioni a questi fenomeni, rivelando una posizione pregiudizievole. Molto divertenti, invece, le espressioni sconsolate di Cecchi Paone, con ripetuti scuotimenti della testa in segno di disapprovazione, durante i filmati che ricostruivano gli eventi, perlomeno quando si accorgeva di essere ripreso dalle telecamere. I trucchi del mestiere, imparati anche dai politici, li conosce bene.
Sui fatti di Lourdes è stato commesso il solito errore nel dare spazio quasi soltanto alle testimonianze personali dei miracolati -racconti bellissimi e commoventi- piuttosto che alle procedure attraverso le quali l'Ufficio Medico di Lourdes e il Comitato Medico Internazionale affrontano i casi di guarigioni inspiegabili. Nessuna parola sui criteri utilizzati, sul fatto che qualunque medico -credente o non credente, l'importante è che si autoqualifichi- può recarsi all'Ufficio medico di Lourdes per assistere e visitare i pazienti che asseriscono di essere guariti. Nessuna intervista, purtroppo, agli specialisti che hanno accertato l'inspiegabilità e l'eccezionalità delle guarigioni (per essere accettate devono essere certificate, istantanee, complete e definitive), tanto meno ai medici curanti prima del viaggio a Lourdes che hanno firmato le cartelle cliniche. Un'occasione persa, ancora una volta.
Il programma, dicevamo, ha invece preferito sottolineare più volte le sensazioni dei pellegrini che escono dalle piscine in cui si sono immersi, così come sulle presunte capacità terapeutiche dell'acqua (smentite dagli studi realizzati su di essa, la quale è soltanto un simbolo attraverso cui può arrivare la guarigione). E' stato facile per Cecchi Paone ricordare -giustamente- che il calore percepito è conseguenza della vasocostrizione dei vasi sanguigni in reazione al contatto della pelle con l'acqua fredda. Sarebbe stato opportuno invece smentire il luogo comune che il miracolo vero sarebbe quello di non venire contagiati dalle malattie di coloro che si sono immersi prima: è stato infatti dimostrato che nelle piscine di Lourdes ci sono meno batteri che nell'acqua di un fiume che raccoglie altre acque sporche. La ragione per cui non avviene un'infezione è dovuta inoltre alla brevissima immersione ad una bassa temperatura dell'acqua (12-14°). Ogni due settimane viene cambiata l'acqua e dal 1992 è stato installato un sistema elettrico di filtraggio e di depurazione in costante attività (C. Yves, Inchiesta sui miracoli di Lourdes, Lindau 2006, p. 61,62).
Sul prodigio del sangue di San Gennaro si sono verificate le prime "vere" obiezioni della controparte scettica in trasmissione, sopratutto da parte del chimico Luigi Garlaschelli (già noto per il flop della "seconda Sindone" che ha realizzato utilizzando materiali disponibili anche nel Medioevo, il cui risultato è stato talmente scadente da essere utilizzato come prova per sostenere l'impossibilità a riprodurre l'immagine sindonica). La trasmissione ha mostrato un buon filmato sull'accertamento scientifico della presenza di sangue all'interno dell'ampolla grazie all'analisi spettroscopica. In particolare sono intervenuti il prof. Pierluigi Baima Bollone, ordinario di Medicina legale nell'Università di Torino (l'unico ad aver studiato direttamente l'ampolla) e il prof. Giuseppe Geraci, professore emerito di Biologia molecolare dell'Università di Napoli.
La tesi storica di Garlaschelli è che invece si tratterebbe di una sostanza con proprietà tissotropiche capace di mutare di stato (da solido a liquido e viceversa) tramite scosse e vibrazioni: affermazione puramente speculativa. Nel 1991 il chimico è stato smentito pubblicamente proprio dal prof. Geraci il quale, nel filmato mandato in onda durante la puntata, ha ricordato i fatti e le parole che disse a Garlaschelli: «"Lei è uno spettroscopista?", chiesi a Garlaschelli. Lui mi rispose: "No". Allora io gli domandai: "Come fa allora a parlare di cose di cui non sa?"». Il militante ricercatore del CICAP, come si vede nel video qui sotto, ha assistito infastidito alle parole del prof. Geraci ma, ottenuta la possibilità di replicare non ha saputo controbattere, preferendo invece concentrarsi sulla dimostrazione del comportamento di una sostanza dalle proprietà tissotropiche. Sforzo inutile in quanto è stato dimostrato dall'analisi spettroscopica che all'interno dell'ampolla c'è sangue e non una sostanza dalle proprietà tissotropiche: l'ostinazione verso questa tesi rifiutando/ignorando il responso degli studi e non intervenendo nel dibattito accademico è un evidente segno di preconcetto, dunque di inattendibilità. Per chi volesse approfondire segnaliamo il nostro apposito dossier.
Sulla lacrimazione della Madonnina di Civitavecchia, fenomeno non ancora riconosciuto dalla Chiesa, è toccato sopratutto ad Alessandro Cecchi Paone mostrare la debolezza delle obiezioni. Il filmato che ha presentato i fatti, realizzato dalla trasmissione televisiva, ha giustamente sottolineatol'intervento giudiziario della Procura della Repubblica che, dopo aver ascoltato oltre 50 testimoni oculari della lacrimazione della statua, tra cui numerosi giornalisti, funzionari della polizia di Stato e vigili della Municipale (compreso il comandante), ed aver analizzato la statuetta di gesso, ha concluso negando qualunque tipo di truffa, frode e dimostrando l'assenza di marchingegni interni alla statua e attribuendo la causa del fenomeno alla suggestione collettiva oppure ad un fatto soprannaturale. Come abbiamo sottolineato nel nostro dossier, tuttavia, la prima ipotesi è stata screditata dalla stessa Procura la quale ha effettivamente certificato la lacrimazione della statua negando dunque la possibilità di una suggestione di massa, a prescindere già difficile a credersi.
Ancora una volta Garlaschelli ha ignorato i fatti accertati dalla Procura della Repubblica ed è partito dalla sua tesi preconcetta: qualcuno, ha sostenuto, avrebbe spruzzato sul volto della madonnina del sangue e contemporaneamente si sarebbe bucato un dito per creare la lacrimazione. Ovviamente questo implica che la Procura avrebbe svolto male le indagini dato che ha archiviato l'ipotesi della frode, così come andrebbero indagati per falsa testimonianza oltre 50 testimoni oculari -compresi agenti della polizia di Stato e della polizia municipale- che sotto giuramento hanno testimoniato la lacrimazione della statuetta mentre era protetta da un cordone di sicurezza istituito proprio per impedire a chiunque di avvicinarsi.
Se si considera infine che Garlaschelli non ha nemmeno argomentato o giustificato la sua tesi, limitandosi a proporla come ipotetica alternativa (dunque di peso equivalente a chi afferma che il fenomeno sarebbe di origine satanica o prodotto dagli alieni ecc.), è inevitabile non poterlo prendere sul serio nemmeno questa volta. Cecchi Paone, accortosi di questa contraddizione (oltre ad urlare frasi del tipo "è evidentemente un trucco!"), ha replicato affermando: «però non l'ho vista io lacrimare, crederò soltanto quando la vedrò lacrimare io stesso». Le obiezioni prodotte dagli scettici dunque sono: (1) Il fenomeno non è avvenuto perché Cecchi Paone non ha assistito in prima persona e (2) il fenomeno è un inganno perché Garlaschelli sostiene la "tesi della spruzzata di sangue", anche se è un'ipotesi priva di un quadro indiziario nonché smentita dalle indagini della Procura della Repubblica. Per chi volesse approfondire segnaliamo il nostro apposito dossier.
E' legittimo non credere ai miracoli, gli stessi credenti non sono tenuti a credervi perché la loro fede non si basa su apparizioni, lacrimazioni, miracoli eucaristici o prodigi, essi possono solo essere segni di conferma e di aiuto nella fede. Chi vuole però tentare di obiettare ai fatti dovrebbe utilizzare argomenti migliori e non farsi condizionare così pesantemente dal proprio bias (o pregiudizio interiore). Purtroppo né Alessandro Cecchi Paone né Luigi Garlaschelli si sono dimostrati all'altezza.

Fonte: UCCR online, 07/05/2015

9 - STORIE ASSURDE CHE I MEDIA NON DICONO: EMBRIONI COME COSE
L'indifferenza verso queste questioni ci potrterà a delle mostruosità che sono già i atto
di Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04/05/2015

Lei si chiama Sofìa Vergara e fa l'attrice nella serie TvModern family. Nella vita reale era fidanzata con il milionario Nick Loeb. I due tentarono di avere un figlio tramite la fecondazione artificiale e poi per mezzo della pratica dell'utero in affitto. Non ci riuscirono e poi arrivò la rottura del fidanzamento. Capita che a volte gli ex si restituiscano i regali che si sono fatti: orologi, videocamere e naturalmente l'anello di fidanzamento. Il problema di Sofìa a e Loeb però stava nel fatto che i due si erano regalati vicendevolmente anche due embrioni che, con termine da ragioniere, i tecnici di laboratorio chiamano soprannumerari. Cioè embrioni prodotti per essere impiantati nell'utero della donna, ma poi abbandonati in azoto liquido. Infatti l'addio della Vergara al suo milionario ha spinto la star a dire addio anche a questi due bambini. Loeb invece voleva che i due embrioni vedessero la luce ed ha trascinato la ex in tribunale. La soluzione della neofilastrocca procreativa "Questo embrione a chi lo do?" è quindi ora in mano ai giudici.
Dal punto di vista legale sia negli Usa – dove solo nove Stati hanno una legislazione che indica cosa fare nelle controversie di questo genere - che in giro per il mondo, i tribunali nella maggior parte dei casi danno ragione a chi, padre o madre che sia, vuole che gli embrioni rimangano crioconservati. Il principio è il seguente: se facciamo nascere questi embrioni congelati, anche per il tramite di una donna che presta il suo utero e quindi senza scomodare la madre che non li vuole più, il lui o la lei della coppia che non desiderava diventare genitore si ritrova contro la sua volontà a essere padre o madre biologica di un figlio che non voleva. Poco importa che esiste la possibilità di non riconoscere il bebè. Il solo pensiero che da qualche parte nel mondo ci sia un bimbo sangue del suo sangue configura una violenza contro la persona. In buona sostanza tra la volontà di diventare genitore e la volontà di non diventarlo, i giudici in genere preferiscono questa seconda opzione (negli Usa su dieci casi giudiziali, otto volte il tribunale ha deciso in tal modo). La maternità o la paternità non può essere imposta – così si afferma - dimenticando – appuntiamo noi – che nel momento in cui viene a esistenza tuo figlio, seppur piccolo come una manciata di cellule, tu sei già madre e padre.
Questo in punta di diritto. Ma la questione più interessante si pone sotto il profilo morale: che fare di questi embrioni crioconservati? I media, nel commentare la vicenda, hanno preso quasi tutti delle strade sbagliate. C'è chi ha detto che bisogna tenere conto del legame genetico: se l'embrione, prodotto tramite eterologa, è figlio biologico solo di uno dei due membri della coppia, starà solo a quest'ultimo decidere la sua sorte. Altri hanno preso a modello il principio che soggiace all'aborto: come sta alla donna la decisione di portare a termine una gravidanza oppure no, così deve essere lasciato anche al maschio uguale scelta. Altri ancora affermano che la situazione della donna e dell'uomo è simmetrica perché entrambi hanno il diritto di diventare genitori così come hanno pari diritto a non diventarlo: privilegiare una parte significherebbe fare un torto all'altra.
Lo stallo sarebbe irrisolvibile. C'è inoltre chi dice che bisogna far riferimento al portafogli: gli embrioni sono di chi ha sborsato i soldi per la fecondazione artificiale. Sono tutte soluzioni erronee perché partono dal presupposto gravemente iniquo che si abbia un diritto sul figlio e che quindi esista un diritto alla genitorialità. Mai si può predicare un diritto su una persona (semmai può esserci un diritto su una prestazione della persona), altrimenti questa diventerebbe "cosa", oggetto di proprio possesso. La prospettiva deve essere rovesciata. Il punto di vista privilegiato non deve essere quello di Miss Vergare o di Mr. Loeb, bensì dei loro due figli la cui esistenza è sospesa in un freezer. Loro, al pari di moltissimi altri compagni di sventura, hanno il diritto sia a vivere – questa loro condizione di congelamento infatti attenta fortemente al loro diritto alla vita – sia di nascere, dato che non è consono alla dignità della persona umana continuare a vivere in un congelatore. Il problema etico sta nel modo in cui soddisfare questo loro diritto. Espresso nei termini propri della morale naturale, occorre che il fine buono di far nascere questi bambini sia realizzato per il tramite di un'azione il cui oggetto sia altrettanto buono. Mai, infatti, si può compiere il male anche per un fine buono.
Il Magistero, al numero 19 dell'istruzione Dignitas Personae della Congregazione per la Dottrina della Fede, si occupa di questo caso. Il documento esclude ovviamente che si possano usare per fini sperimentali questi embrioni, perché pratica non consona alla dignità del nascituro e poi perché in tal modo si provocherebbe la loro morte. Farli nascere allora? Qui in linea teorica ci potrebbero essere due soluzioni. La prima: la donna che riceve questi embrioni nel proprio utero non è la loro madre biologica. Il Magistero esclude la liceità di questa ipotesi perché sarebbe acconsentire alla maternità surrogata. É solo la madre naturale che può lecitamente portare alla luce il proprio figlio. Seconda ipotesi: scongelare gli embrioni e impiantarli nell'utero della propria madre biologica. Tra gli studiosi ci sono due posizioni a riguardo. C'è chi accetta questa ipotesi perché la pratica della fecondazione artificiale – tecnica intrinsecamente malvagia – si sarebbe già conclusa e l'impianto in utero non farebbe parte di questa pratica, bensì sarebbe solo un'azione terapeutica – quindi lecita - volta alla salvezza del figlio per il tramite di una gestazione, quella della madre, anch'essa eticamente accettabile. In buona sostanza si tratterebbe di riportare nell'alveo naturale degli eventi ciò che la fecondazione artificiale aveva distratto dal suo corso.
Di contro c'è chi rifiuta questa ipotesi perché non solo non è lecito iniziare la pratica dellafecondazione artificiale, ma anche portarla a termine. L'atto di impiantare l'embrione nell'utero della donna – anche della donna che è madre degli embrioni – è azione che termina la pratica della Fivet e quindi fase conclusiva di un'azione che rimane malvagia. Ergo non si potrebbe che lasciare gli embrioni nell'azoto liquido perché non esisterebbe un atto moralmente valido per porre rimedio ad un'ingiustizia di fatto. Il Magistero parrebbe favorire questa ultima ipotesi. Infatti la Dignitas Personae così stabilisce: «occorre costatare, in definitiva, che le migliaia di embrioni in stato di abbandono determinano una situazione di ingiustizia di fatto irreparabile» (corsivo nel testo). E, citando Giovanni Paolo II, il documento così conclude: «non si intravede una via d'uscita moralmente lecita per il destino umano delle migliaia e migliaia di embrioni "congelati"».
L'unica strada percorribile sarebbe quindi quella dell'astensione da qualsiasi atto che non potrebbe che essere in sé malvagio. Non è una resa della dottrina morale su un caso troppo difficile da risolvere, ma la costatazione realista che in certi frangenti il male commesso non è più cancellabile. Pensiamo al caso di Tizio assassinato da Caio. La morte di Tizio è «una situazione di ingiustizia di fatto irreparabile». Non c'è modo alcuno per porre rimedio morale a questo stato di cose ormai avvenuto. E dunque il peccato originale della crioconservazione degli embrioni non sta nelle decisione di uno dei due genitori di non volere il figlio prodotto in provetta, ma sta nella provetta stessa. Sta nella fecondazione artificiale. Una volta che la valanga si è innescata è impossibile fermarla.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04/05/2015

10 - CI SI PUO' AMARE TUTTA LA VITA, ANCHE NELLA MALATTIA
La storia di Maria, che credeva nell'amore invincibile, in un libro
di Maria Angela Masino - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/05/2015

Divorzi in svendita, separazioni sempre più facili e, molte volte, richieste anche per futili motivi. Uno studio norvegese segnala che alcune donne si sono allontanate dal partner perché lui non ha rispettato la rigida divisione dei compiti domestici oppure perché era contrario a trascorrere il week end nei centri commerciali. Al di queste grottesche situazioni, la crisi delle coppie è allarmante. Spesso, pare incredibile, a creare barriere insormontabili fra lui e lei sono la poca tolleranza, l'incapacità di sorridere, di litigare in modo costruttivo, di chiedere scusa, di perdonare. E questo capita a coniugi che hanno una vita confortevole, dal punto di vista di Maria Ciccanti, rimasta fedele per quasi 45 anni a un uomo in carrozzina perché tetraplegico e con altre patologie connesse.
Quello di Maria è stato un matrimonio con tanti momenti bui, molte ansie e anche tanta solitudine e, diciamolo, forse attraversato da rabbia che talvolta è sconfinata nella disperazione. Eppure ha retto. «La ricetta è semplice, mio marito e io l'abbiamo condivisa fin dai primi giorni di fidanzamento: amarsi non è solo moto del cuore, ma un atto di volontà. Sì, bisogna essere chiari fin dall'inizio, fare dei patti e poi chiedere aiuto costante a Dio», spiega Maria Ciccanti. «Mio marito aveva una carrozzella a motore per uscire di casa da solo: andava a fare la spesa e quando si fermava davanti a un negozio era il proprietario ad affacciarsi sulla porta per prendere nota della lista. Ogni volta portava a casa un regalino e la sua gioia nel darmelo era contagiosa». Detto così sembra tutto fattibile, ma arrivare al centro del paese negli anni Settanta con zero strutture di accessibilità per i disabili era molto, molto faticoso. Il primo ostacolo era rappresentato dalle barriere architettoniche del condominio per non parlare di marciapiedi, passi carrabili, auto.
Quando la vita incalza con i suoi ritmi accelerati anche semplicemente affrontare i gradini per entrare nel portone o la rampa ripida del garage è un'avventura titanica. Quante volte dentro di lei Maria ha "urlato" per la rabbia, il nervosismo. «Un giorno si è rotto l'ascensore e mi sono sentita persa perché non era più possibile uscire: sono seguiti giorni e giorni chiusi in casa. La preghiera e la tenerezza di mio marito mi hanno però permesso di trovare soluzioni al problema». «Io non avevo mai lavorato né all'uncinetto né con i ferri ma pur di stare vicino a Dino, andai in negozio a prendere il necessario per fare dei centrini. Riuscii a crearli in breve tempo e poi, con i ferri e la lana ho fatto un maglione seguendo le regole delle riviste di moda. Con calma e pazienza ci sono riuscita: la gioia di mio marito era grande nel vedermi lavorare vicino a lui». E questa gioia ripagava di tutte le fatiche. La felicità, secondo Maria Ciccanti, non è fare cose esaltanti, ma rendere esaltanti le cose con la nostra immaginazione. «Così come fanno i bambini quando giocano al far finta di anche noi adulti e noi coppie dovremmo provare nei momenti più difficili questo fantastico divertimento infantile che ci consente di reinterpretare le difficoltà in chiave più felice».
Alla seconda minaccia di aborto il ginecologo le ha ordinato di stare a riposo assoluto a letto. Non poteva neppure alzarsi per fare da mangiare. Maria non sapeva a chi chiedere aiuto per questa emergenza, Dino aveva bisogno di essere alzato, lavato e vestito. «Allora ci venne l'idea di mettere le chiavi di casa all'esterno della porta dell'appartamento sicuri che non sarebbero venuti i ladri, ma qualcuno in nostro aiuto. Ci siamo messi a pregare intensamente la Provvidenza: alle due del pomeriggio, quel giorno stesso, suonò il campanello una vicina di casa facendo rilevare che le chiavi erano nella serratura fuori dalla porta. Le abbiamo spiegato tutto, per qualche giorno ci ha portato da mangiare e ha pensato lei alle faccende domestiche. In seguito altre persone ci hanno dato una mano».
All'ottavo mese di gravidanza, provata dalla gestazione difficile e dalla malattia del marito nelmatrimonio di Dino e Maria si sono moltiplicate le incomprensioni. Anche la diversa cultura, lei veneta lui umbro, sembrava dividerli. «Avevo voglia di scappare, di tornare a casa mia, da mio padre che, invece, pur essendo anziano, le gambe le aveva!» Quando la negatività pareva avere la meglio su di loro un pensiero, una carezza, una preghiera li riportavano al patto iniziale. «Una sera, abbiamo ripensato al nostro accordo e ci siamo posti un nuovo obiettivo: ricomporre nella carità i dissensi per riconquistare la pace. In quel periodo mi sono resa conto che le barriere psicologiche sono ben più difficili da superare di quelle architettoniche, però, valorizzare ogni micro-positività mi ha permesso di scoprire un nuovo equilibrio, un nuovo modo di stare insieme smussando i difetti, enfatizzando i pregi. Nel giro di qualche mese ho partorito una bellissima bambina che ha imparato a correre e camminare rincorrendo la carrozzella di Dino. Ma intanto la salute di mio marito aveva tanti alti e bassi così come il suo umore».
Sono seguite tante altre difficoltà nel matrimonio. Maria si è ammalata e a Dino negli ultimi periodi la tetraplegia e sclerosi multipla grave e progressiva causarono ansia e depressione. Tante volte era irritabile e molto preoccupato all'idea che non avrebbe neppure più potuto alimentarsi da solo. Ma nonostante tutte queste prove il matrimonio è andato avanti, senza alcuna tristezza. Perché, come dice il Salmo: "Dovessi camminare in una valle oscura non temerei alcun male perché Dio è con me". «Certo marito e moglie devono essere molto motivati per stare insieme, ma soprattutto devono pregare tanto per riconfermare ogni giorno la motivazione iniziale», conclude Maria.
 Quando si crede nell'amore di Maria Ciccanti, Editrice Veneta, pag.352 euro 18

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10/05/2015

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