Amici del Timone n�39 del 01 gennaio 2015

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1 AD ASCIANO, IN PROVINCIA DI SIENA, UN BABBO CORAGGIOSO AFFRONTA LA DITTATURA GAY
La lotta del padre di una bambina sconvolta nella scuola media di Asciano diventa un caso nazionale (VIDEO: Capire il Gender in meno di 3 minuti)
di Gianfranco Amato - Fonte: La Nuova Buossola Quotidiana
2 IL TOCCANTE RACCONTO DI DUE GENITORI CHE HANNO ACCETTATO TUTTI I LORO FIGLI,E ANCHE IL DOLORE DI ASPETTARNE UNO MOLTO MALATO
L'aborto terapeutico è da molti creduto un compromesso accettabile: leggere questa testimonianza invita a interrogarsi senza pregiudizi il significato dell'amore dei genitori.
di Jacopo e Giuditta Coghe - Fonte: Notizie Pro vita
3 IL RISPETTO PER L'ESSERE UMANO NON E' UN VALORE DELLO SCIENTISMO RIDUZIONISTA
Lo scienziato spesso preso ad esempio da Odifreddi dalle sue tesi scientiste ha ricavato un razzismo senza appello
Fonte: uccr online
4 L'ABORTO NON C'ENTRA NULLA CON LA PROFESSIONE MEDICA....PAPA FRANCESCO LO HA RIBADITO, E I MEDICI LO SANNO BENISSIMO
All'ospedale Policlinico Umberto I di Roma, il più grande ospedale universitario d'Italia, è andato in pensione l'unico medico che praticava aborti
Fonte: UCCR online
5 STATI VEGETATIVI? NO, CI SONO SOLO PADRI, MADRI E FIGLI
Angelo, Silvia, Leonardo non sono ''gli stati vegetativi'', ma persone, padri, madri, figli: lo racconta lo scrittore Fabio Cavallari nel suo libro ''La vita in una stanza''
di Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Buossola Quotidiana
6 L'ABORTO SI BASA SU UN ASSURDO, CIOE' CHE SI DIVENTI ESSERI UMANI IN UN MOMENTO PRECISO DELLO SVILUPPO NEL GREMBO MATERNO
Perche' non un istante prima o un istante dopo? I sostenitori dell'aborto avanzano pretese antiscientifiche
Fonte: UCCR online
7 FALLIMENTO TOTALE DEI REGISTRI PER IL BIOTESTAMENTO, INUTILI E ILLEGALI PERCHE' NON SPETTANO AI COMUNI
Come per quelli dei matrimoni gay, si cerca di far passare da bisogni diffusi idee di alcuni, che non interessano a nessuno e che diffondono ideologie di morte
di Gianpiero Greco - Fonte: sito Notizie Pro Vita
8 L'ABORTO E' ON LINE CON LE PILLOLE AMMAZZA BIMBI
Senza controllo, come un acquisto qualunque, ma è in ballo un omicidio
di Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
9 PER UMBERTO VERONESI IL CANCRO E' LA PROVA CHE DIO NON ESISTE... MA SBAGLIA!
Auschwitz e cancro sono tragiche realtà, ma dietro a stelle e galassie c'è una logica e quindi un autore, cioè Dio (VIDEO: Conferenza di Zichichi)
di Antonino Zichichi - Fonte: Il Giornale
10 INSEGNANTE DI RELIGIONE MOSTRA UN VIDEO SULL'ABORTO: LA SCUOLA LO SOSPENDE E, INCREDIBILE, ANZICHE' DIFENDERLO IL VESCOVO GLI REVOCA L'IDONEITA'
L'urlo silenzioso, di Bernard Nathanson, medico abortista, poi convertito e diventato prolife (VIDEO: L'eclisse della ragione)
di Paolo Deotto - Fonte: Riscossa Cristiana

1 - AD ASCIANO, IN PROVINCIA DI SIENA, UN BABBO CORAGGIOSO AFFRONTA LA DITTATURA GAY
La lotta del padre di una bambina sconvolta nella scuola media di Asciano diventa un caso nazionale (VIDEO: Capire il Gender in meno di 3 minuti)
di Gianfranco Amato - Fonte: La Nuova Buossola Quotidiana, 09-12-2014

Nell'attuale deriva ideologica che sembra dilagare in maniera inarrestabile nelle scuole, con tutto il suo pericoloso carico di propaganda gender-gay, si registrano, fortunatamente, anche interessanti segnali di opposizione e resistenza da parte di coraggiosi genitori. A fronte di sempre più numerosi insegnati che amano fare a gara per apparire più gay friendly dell'Arcigay, infatti, vi sono padri e madri che non solo rifiutano l'etichetta orwelliana di "genitore 1" e "genitore 2" che la nuova dittatura del pensiero unico pretenderebbe di affibbiargli, ma che osano addirittura sfidare a viso aperto il "Grande Fratello", invocando il loro sacrosanto diritto di priorità nell'educazione dei propri figli rispetto allo stato, principio riconosciuto, peraltro, come diritto fondamentale dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Tra questi impavidi genitori merita di essere segnalato Saulo Gambelli e la lettera da lui scritta al preside della scuola frequentata dalla figlia. Questo il testo della lettera di cui lo stesso Gambelli ha autorizzato la pubblicazione:
 
Gentilissimo Signor Preside,
sono il babbo (non genitore 1 o 2) di una ragazzina che frequenta la scuola media Luigi Magi di Asciano, facente parte dell'Istituto Comprensivo "Sandro Pertini". Lunedì 1 dicembre 2014, quando mia figlia è tornata da scuola, le ho chiesto, come abitualmente faccio, come fosse andata la sua giornata scolastica. Con un volto serio, lei mi ha riferito di essere stata turbata non poco dagli argomenti affrontati durante la lezione di storia dell'arte. Il tema, quel giorno, verteva sulla figura del grande Leonardo da Vinci. Secondo quanto riferito da mia figlia, però, non si è parlato delle incredibili intuizioni di quell'artista, della bellezza dei suoi disegni con il gioco delle prospettive, del fascino del colore e della profondità delle sue pitture, dell'incanto dei suoi personaggi e paesaggi carichi di espressività e mistero. No, nulla di tutto ciò. Si è cominciato parlando dell'asserita omosessualità di Leonardo Da Vinci. E fin qui nulla di male, se non il fatto che tale orientamento sessuale non risulta storicamente accertato. Quella, però, è stata solo la premessa per arrivare a definire normale il fatto di avere rapporti sessuali con persone dello stesso sesso, o normale il fatto di "fare" (forse intendeva dire produrre) bambini anche in altri modi artificiali, o normale il fatto che gli omosessuali possano adottare minori, per concludere affermando che per fare i bambini esistono più "posizioni", tutte dettagliatamente descritte nel Kamasutra, libro che i ragazzi possono trovare su internet o in libreria.
Io non credo davvero che queste tematiche delicate possano essere affrontare in una maniera così maldestra e superficiale. Semmai, esse dovrebbero essere proposte, discusse e inserite con attenzione in un adeguato percorso pedagogico ben concordato e programmato. L'insegnante, poi, ha voluto travalicare anche l'ambito della religione, sproloquiando su aspetti che si pongono in netto contrasto con la dottrina cristiana, fino al punto di offendere il sentimento religioso di quella stessa fede. E, infatti, mia figlia si è sentita profondamente offesa. L'insegnante, in realtà, parlando a proposito dell'affresco raffigurante "l'Ultima Cena", ha inteso stupire gli alunni raccontando loro dello scoop relativo al fatto che Gesù Cristo fosse sposato con la prostituta pentita Maria Maddalena, e che dal loro matrimonio fosse nata la figlioletta Sara, della quale esisterebbe una reliquia in Medio Oriente. Di qui, il collegamento alla Madonna Nera e l'invito rivolto agli studenti a comprare i vangeli apocrifi dove è possibile reperire tali "notizie". A fine lezione mia figlia, mostrando un coraggio di cui sono davvero orgoglioso e riuscendo a superare un senso naturale di vergogna, ha contestato fermamente, davanti a tutti i compagni di classe, le false affermazioni blasfeme dell'insegnante.
Sono profondamente indignato e scandalizzato da come tanta superficialità – voglio ancora presumere la buona fede dell'insegnante – possa oltrepassare le soglie di un istituto scolastico dove in un'ora di lezione, sono stati "vomitati" argomenti che hanno turbato la sensibilità di mia figlia e quella mia personale, sia per i richiami al sesso che, per le offese alla confessione religiosa di cui orgogliosamente facciamo parte, e che mi pare sia tutelata anche dalla legge (articoli 403 e 404 del codice penale). Il giorno successivo all'episodio riportato, ossia il 2 dicembre, ho contattato i responsabili della scuola per informarli dell'accaduto. Devo ringraziare, in particolare, la responsabile del plesso, per la gentilezza e la disponibilità che ha mostrato nel darmi ascolto, e per la rassicurazione datami sul suo interessamento circa il modo inadeguato con cui sono stati esposti dall'insegnante di storia dell'arte i temi segnalati e del fatto che tali temi esulino dal programma didattico.
Non si può tollerare che in una scuola pubblica sia consentita questa deriva propagandistica e ideologica di matrice relativista, dove non vi sono più certezze neppure sulla reale natura dell'uomo, e dove ognuno è autorizzato a definire da sé, secondo i propri gusti e capricci, ciò che è bene e ciò che è male. Tutto ciò diventa ancora più pericoloso se si tenta di propinarlo a giovani in età di formazione. Come babbo rivendico il diritto dei genitori all'istruzione dei propri figli, come riconosciuto dalla Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, agli articoli 18 e 26, terzo comma; dall'art. 2 dal primo protocollo addizionale alla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, e dall'art. 30 della nostra Costituzione. Questa lettera vuole essere un invito a prestare una particolare attenzione nei confronti dei genitori, in virtù anche delle "Linee di Indirizzo sulla Partecipazione dei Genitori e Corresponsabilità Educativa" diramate dal Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca il 22 novembre 2012 in cui si è espressamente invocato il diritto dei genitori alla «corresponsabilità educativa». Come giustamente è ricordato nella bozza di lettera da inviare alle istituzioni scolastiche reperibile sul sito web dell'associazione "Giuristi per la Vita", i genitori hanno diritto di informati se nell'ambito del Piano per l'Offerta Formativa sono previsti progetti relativi all'educazione sessuale ed affettiva, alla cosiddetta "teoria del gender", o comunque connessi a forme di propaganda ideologica omosessualista, anche mediante lezioni tenute da educatori esterni o rappresentanti di associazioni Lgbt, come avvenuto nel caso dell'istituto scolastico I.T.C.G. "Cattaneo-Dall'Aglio" di Castelnovo ne' Monti (Re), o mediante distribuzione di materiale didattico, ovvero mediante la predisposizione di bibliografie sulle tematiche Lgbt e sulle nuove realtà familiari, come avvenuto al Liceo Classico "Giulio Cesare" di Roma nella nota vicenda legata al romanzo "Sei come sei" della scrittrice Melania Mazzucco.
Signor Preside voglio concludere citando quanto ha scritto Piero Angela nel suo saggio intitolato A cosa serve la politica?: «l'insegnante è la persona alla quale un genitore affida la cosa più preziosa che possiede suo figlio: il cervello. Glielo affida perché lo trasformi in un oggetto pensante. Ma l'insegnante è anche la persona alla quale lo Stato affida la sua cosa più preziosa: la collettività dei cervelli, perché diventino il Paese di domani».
Saulo Gambelli


VIDEO: Capire il "Gender" in meno di 3 minuti


https://www.youtube.com/watch?v=Y3hndmjeUhc

Fonte: La Nuova Buossola Quotidiana, 09-12-2014

2 - IL TOCCANTE RACCONTO DI DUE GENITORI CHE HANNO ACCETTATO TUTTI I LORO FIGLI,E ANCHE IL DOLORE DI ASPETTARNE UNO MOLTO MALATO
L'aborto terapeutico è da molti creduto un compromesso accettabile: leggere questa testimonianza invita a interrogarsi senza pregiudizi il significato dell'amore dei genitori.
di Jacopo e Giuditta Coghe - Fonte: Notizie Pro vita, 07/12/2014

Non possiamo raccontare la storia di Gregorio senza parlare della nostra storia di sposi e di genitori. Ci chiamiamo Jacopo e Giuditta Coghe, ci siamo sposati il 28 Dicembre 2008 e quel giorno sapevamo che Dio Padre ci avrebbe mostrato meraviglie, ma non avremmo mai potuto immaginare di vedere i Cieli aperti sopra di noi. Dopo circa due anni di matrimonio sembravano non arrivare figli, cercammo perciò di capire la causa di questa infertilità, ma gli esiti degli esami non erano buoni. Ci recammo allora a Norcia, al santuario della casa natale dei Santi Benedetto e Scolastica dove chiedemmo a Dio la Grazia di donarci un figlio, promettendo di consacrare a Lui la sua vita. Pochi giorni dopo ci sottoponemmo ad una visita presso il Policlinico Gemelli e qui ci venne dato esito negativo sulla possibilità di generare senza l'aiuto di trattamenti medici.
Era il 4 Ottobre del 2010 e nel grembo di Giuditta era già vivo il nostro primo figlio, Benedetto, ma noi ancora non lo sapevamo. Questo Dono che Dio ci stava facendo cominciò immediatamente a portare frutti perché rafforzò la nostra Fede e ci permise di ripensare tutte le nostre priorità e adeguare i nostri progetti all'accoglienza di una nuova Vita. Prendemmo quindi con gioia la decisione che Giuditta non avrebbe più lavorato per dedicarsi completamente alla famiglia. Non volevamo rinunciare nemmeno in parte all'impegno e alla gioia di crescere personalmente nostro figlio. Il 9 Giugno 2011 nacque Benedetto, dopo un lungo travaglio e varie complicazioni durante il parto. Il suo arrivo fu per tutta la famiglia una gioia indescrivibile e accrebbe ancora di più in noi il desiderio di moltiplicare questa Grazia. Così dopo 10 mesi dalla sua nascita scoprimmo di aspettare la nostra secondogenita, Brigida, nata anche lei di parto cesareo e viva miracolosamente nonostante un nodo vero al cordone ombelicale: era il 4 Gennaio del 2013. L'arrivo di questa nuova creatura ci insegnò che ogni figlio che viene al mondo non ci toglie nulla, anzi dona, moltiplica e aumenta tutto: l'amore, la Provvidenza, le energie e le gioie di ogni membro della famiglia. Ci siamo resi conto di quanto ogni momento passato con i nostri figli sia un dono, mentre intorno a noi l'accanimento contro la vita e l'odio per la famiglia aumenta. L'esperienza di crescere i nostri figli in questa società disorientata e assoggettata ad un relativismo assoluto ci convinse ad impegnarci attivamente in difesa della famiglia naturale e della libertà di educazione, e, in questi mesi d'intenso lavoro e proficuo sacrificio, Dio Padre volle portare avanti la Sua opera con noi: l'8 Ottobre del 2013 scoprimmo infatti di aspettare il nostro terzo figlio. A sole 8 settimane di gestazione però Agostino fu richiamato in Cielo. La separazione da lui fu una grande sofferenza, ma la certezza del valore inestimabile della Vita umana già dal grembo materno, a prescindere dalla sua durata, è stata per noi di enorme consolazione. Dopo un solo un mese da questi fatti scoprimmo di aspettare il nostro quarto figlio, Gregorio. Questa volta la gravidanza iniziò senza apparenti problemi, ma verso la 12a settimana di gravidanza Giuditta cominciò ad accusare dei dolori. Perciò ci recammo all'ospedale di Terni, sua città Natale, per una visita di controllo: era il 3 Aprile del 2014.
I medici capirono subito che c'erano seri problemi, infatti il liquido amniotico era praticamente assente. Fu ipotizzata una rottura del sacco e Giuditta fu ricoverata e costretta all'immobilità assoluta. I medici ci dissero che il bambino sarebbe morto entro poche ore e con estrema naturalezza ci consigliarono di abortire subito. In quel momento Giuditta era sola di fronte al medico il quale, senza nemmeno aver valutato lo stato di salute del bambino, la invitò a "liberarsi" di quel problema, come se fosse semplicemente un dente cariato. Ci rifiutammo però di buttare via il nostro bambino e ci affidammo con tutte le forze a Santa Gianna Beretta Molla perché con la sua intercessione e il suo esempio ci guidasse. I giorni passavano e sotto gli occhi stupiti dei medici la gravidanza proseguiva: senza liquido e senza poter valutare il piccolo. Grazie all'esperienza e al sostegno del Prof. Giuseppe Noia, riuscimmo a trasferirci al Policlinico Gemelli dove effettuammo dei trattamenti per tentare di valutare lo stato di salute del bambino. Per difendere la sua vita fummo chiamati ad affrontare tante prove, diversi mesi di ospedale, attese e silenzi infiniti, la lontananza dai bambini e soprattutto l'attacco costante e deciso del Nemico che tentava di convincerci che la vita di questo bambino non aveva senso, che era meglio uccidere che accogliere un figlio che di certo sarebbe morto subito e che eliminare nel grembo della madre una creatura innocente fosse una "terapia" indolore per liberarsi di una seccatura.
Dopo circa due mesi arrivò la diagnosi: agenesia renale bilaterale, ovvero l'assenza di entrambi i reni. Fummo informati del fatto che, se fosse riuscito ad arrivare al termine della gravidanza, il nostro bambino sarebbe di certo morto subito non potendo respirare da solo. In quel momento parve che il Cielo si chiudesse sopra di noi. Il dolore, l'incapacità di comprendere, l'angoscia per un figlio sofferente e la paura per un altro parto che si prospettava ancora più difficile sembrò per un attimo soffocarci. Era giunto il momento della prova, quella prova in cui un cristiano è chiamato a dare ragione della sua Fede e nella quale solo la Grazia può sostenerti. Tante persone ci dicevano che eravamo coraggiosi o bravi ad aver scelto di "tenere" questo bambino nonostante tutto, tante altre invece ci reputavano folli, egoisti e incoscienti, ma la verità è che non siamo stati nulla di tutto questo, abbiamo agito semplicemente come agirebbero un papà e una mamma, cioè abbiamo accolto e protetto nostro figlio come un dono prezioso. Nonostante ogni previsione il bambino cresceva e ogni volta che Giuditta era triste e angosciata lui non mancava di farsi sentire, come a voler dire: "Mamma, io ci sono, sono vivo, sono dentro di te e ti amo!". La consolazione che derivava da ogni suo piccolo calcetto è stata un'esperienza indescrivibile. La forza della Vita prepotentemente si faceva avanti e ci chiamava ad accoglierla ed amarla. Fummo chiamati al difficile compito di dare un senso alla vita di questo bambino anche di fronte ai suoi fratellini, che lo attendevano con ansia per abbracciarlo e ai quali abbiamo spiegato che solo per un momento ci saremmo allontanati da lui, perché ci aspettava in Cielo e che lo offrivamo con gioia a Dio per amore di Gesù.
Arrivò quindi il 26 Agosto 2014, giorno stabilito per il cesareo, giorno della nascita al mondo e al Cielo del nostro piccolo Santo. Il personale del Policlinico si presentò aperto e disponibilissimo, ci fu permesso di far entrare lo zio Diacono per battezzare il piccolo appena fosse nato. Fu consentito a Jacopo di assistere dal corridoio per poter salutare suo figlio e fu permesso ai meravigliosi operatori della Quercia Millenaria Sabrina e Carlo Paluzzi, di poter tenere la mano di Giuditta nella sala operatoria durante tutto l'intervento. Alle 10 e 40 un pianto pieno di vita ruppe il nostro silenzio e la nostra angoscia: "E' un maschio!". Era nostro figlio, era Gregorio ed era vivo! Fu subito visitato e ne fu appurata l'inaspettata vitalità, fu quindi battezzato con grande consolazione e gioia di noi tutti, poi fu posto tra le braccia del suo papà che con amore e tremore lo contemplò come un mistero infinitamente più grande di noi. Poi rientrato in sala parto fu il momento della mamma che poté baciarlo, tenerlo con lei e cantargli una ninna nanna, come aveva fatto per gli altri suoi figli. Fu anche inaspettatamente consentito ai parenti di conoscerlo e salutarlo. Contrariamente ad ogni aspettativa la nostra vita con lui durò ben 40 minuti, durante i quali fu amato e coccolato. Lo pregammo di intercedere per noi e per i suoi fratelli e senza che ce ne accorgessimo, dalle braccia del suo papà terreno passò a quelle del Padre Celeste. Questa fu la vita che Dio aveva previsto per il nostro Gregorio e che noi genitori gli abbiamo semplicemente lasciato vivere, una vita che ha riempito il cuore di tante persone e che con nostro grande stupore continua a fare. Gregorio è passato per questa terra e ci ha mostrato con la sua santità la via del Cielo; è passato nelle nostre vite con la forza di un guerriero mostrandoci che i piani del Signore sono piani di Amore. Gregorio è stato festeggiato dalla Chiesa come un Santo, le campane hanno suonato a festa per lui, la santa Messa che abbiamo celebrato è stata quella degli Angeli, nella cui compagnia ora si trova per l'eternità. Il nostro cuore è stato consolato ed è in Pace, nonostante la mancanza fisica che inevitabilmente soffriamo.
Questo non sarebbe stato possibile se quel 3 Aprile del 2014 avessimo deciso che la vita di Gregorio non era abbastanza importante per proseguire, se Giuditta avesse deciso che il suo grembo, invece di essere la culla che accoglieva e nutriva suo figlio, sarebbe diventato la sua tomba. La vita di Gregorio è un lume e come tale non possiamo tenerlo sotto il moggio: è per questo che abbiamo deciso di condividere la storia del nostro piccolo santo con quanti vorranno.

Fonte: Notizie Pro vita, 07/12/2014

3 - IL RISPETTO PER L'ESSERE UMANO NON E' UN VALORE DELLO SCIENTISMO RIDUZIONISTA
Lo scienziato spesso preso ad esempio da Odifreddi dalle sue tesi scientiste ha ricavato un razzismo senza appello
Fonte uccr online, 04/12/2014

Uno degli scienziati più ammirati da Piergiorgio Odifreddi, è certamente James Watson, noto biologo statunitense a cui chiede frequenti interviste e che omaggia con definizioni come «il più famoso scienziato vivente» e «noto anticonformista».
Il motivo di questo ossequio da parte dell'ex "matematico incontinente" non è certo per la grandezza scientifica di Watson, il quale, assieme a Francis Crick, è sì un premio Nobel per aver scoperto la struttura elicoidale del DNA, ma lo hanno fatto, in parte, impadronendosi di lavori non loro e ottenendo fama a spese di Rosalind Franklin, scippando diverse sue scoperte e servendosi dei suoi lavori non ancora pubblicati. Tanto che l'università di Harvard si rifiutò di pubblicare il libro di Watson, "La doppia elica", in cui si vantava della scoperta facendo infuriare i genitori della Franklin (la donna era morta di cancro nel frattempo) e il suo collega Maurice Wilinks (la vicenda è ben spiegata in B. Maddox, "Rosalind Franklin. La donna che scoprì la struttura del dna", Mondadori 2002).
La stima di Odifreddi è in realtà motivata dal fatto che Watson non ha mai fatto mistero del suo "ateismo scientifico". Nel suo "Dna, il segreto della vita" (Adelphi 2004), il biologo arriva infatti ad affermare che la sua (sic!) scoperta del Dna arriverebbe a penetrare il «segreto della vita», confermando «la rivoluzione del pensiero materialistico dell'Ottocento». Ovvero: nella vita non vi è «nulla di speciale» ed essa «non è altro che una questione di chimica», mentre l'uomo è «il prodotto di lanci casuali dei dadi della genetica» (p.415). Citando queste parole, Francesco Agnoli ha commentato che «se il dna è tutta la vita, e se tutta la vita è riconducibile al dna, allora ogni distinzione tra uomo e uomo, e ogni alterità tra uomini e animali, è riconducibile solo ed esclusivamente ad esso. Di qui al razzismo il passo è breve: la differenza di sviluppo tra bianchi e neri non deriverebbe da dissimili cultura, storie ed educazioni, ma da fattori genetici, e come tale sarebbe incolmabile, eterna, immutabile» (F. Agnoli, "Perché non possiamo essere atei", Piemme 2009, p.102).
Ed infatti Watson è, guarda caso, proprio inciampato nel razzismo. Dopo aver affermato sul "New York Times" che «la moralità è troppo importante per lasciarla nelle mani dei teologi ufficiali. Le persone hanno dei valori e io non voglio che altre persone pensino per me», nel suo libro "Avoid boring people" (2007) ha fatto esplicite affermazioni razziste, sull'inferiorità dei neri d'Africa e sulla loro genetica incapacità di raggiungere determinati obiettivi, tentando di fondarle, senza successo, su determinazioni genetiche: «Le nostre politiche sociali», ha scritto, «sono basate sul fatto che l'intelligenza degli africani è pari alla nostra, ma tutti i test dicono il contrario». Ha riconosciuto come naturale l'aspirazione umana all'uguaglianza degli uomini, ma «le persone che hanno avuto a che fare con dipendenti neri sostengono che non è vero». E ancora: «Non c'è un valido motivo per prevedere che le capacità intellettive delle persone divise geograficamente al momento della loro evoluzione si siano esplicate in maniera identica. Il nostro desiderio di attribuire uguali capacità razionali come una sorta di patrimonio universale dell'umanità non è sufficiente per renderlo reale». Nel 1997 invece affermò che una donna avrebbe dovuto avere il diritto di abortire se dalle analisi fosse emersa l'omosessualità del suo bambino, immediatamente difeso e sostenuto dal suo amico Richard Dawkins.
Sempre nel 1997 firmò a favore della clonazione umana, perché «non esiste un'anima immortale ma soltanto processi elettrochimici». Ha quindi invocato l'eugenetica e la selezione sessuale: «Lasciateci liberare la società dai difetti genetici». In un documentario per la tv inglese ha invitato a modificare geneticamente il dieci per cento dei bambini, che considera "stupidi". E ha proposto una cura genetica per la stupidità perché «Non dobbiamo cadere nell'assurda trappola di essere contro tutto ciò a cui Hitler era a favore».
Questo è "il più famoso scienziato vivente" secondo la definizione estasiata di Odifreddi. Talmente famoso che, proprio in questi giorni, Watson ha annunciato di aver messo in vendita la medaglia d'oro che vinse con il premio Nobel, dopo essere caduto in disgrazia. «Sono diventato una non-persona, dal 2007 è come se io non esistessi più», ha affermato. Il razzismo distrusse la sua reputazione: «Sono stato licenziato dai consigli d'amministrazione, per cui non ho più redditi a parte quello accademico». Anche l'università lo ha comunque emarginato: non può più fare ricerca, dove ha mantenuto solo una carica onorifica. Secondo "Repubblica", tuttavia, non si direbbe che Watson sia veramente pentito, i suoi commenti sembrano escluderlo: «Sembra reputarsi vittima delle convenzioni, delle mode, del "politically correct", più che ritrattare la sostanza».
Il problema è che Watson crede e credeva davvero (al contrario di molti non credenti) al riduzionismo ateo-scientista, al "non siamo altro che", al "siamo solo figli di un'evoluzione cieca", al fatto che "siamo solo" il nostro Dna. Se si prendono sul serio queste convinzioni allora qualunque essere umano con "difetti genetici", come le persone disabili, diventa ipso facto "persona difettosa", per questo Watson invoca l'eugenetica, la modifica genetica degli "stupidi", l'aborto per gli omosessuali (ritenuti imperfezione evolutiva), così si spiega anche il suo razzismo verso i neri. Infatti, è stato sottolineato, se l'uomo è ridotto alla sua identità genetica, esito dell'evoluzione "regolata" dal caso, allora perché non scartare gli "errori statistici", i risultati difettosi, i prodotti mal riusciti o incompleti, dallo scarso o nullo "funzionamento"? Perché far vivere persone destinate all'infelicità difettando della pienezza biologico-vitale? Se l'uomo è solo materia e prodotto casuale dell'evoluzione, è logico che la sua dignità dipenda dalla sua riuscita, dal suo essere adatto. Di più: dalla capacità, dalla forza che ha di affermarla. Ma se Dio c'è, ed è il Creatore dell'uomo – a Sua immagine e somiglianza –, il quale perciò, oltre che cellule, è un'anima immortale, spirituale, razionale e definitivamente incarnata, allora, e solo allora, questa creatura ha un valore trascendente. Cioè, semplicemente, se l'uomo è creatura di Dio, il suo valore prescinde da ogni accidente che caratterizzi il singolo individuo.
Come abbiamo sottolineato nel nostro apposito dossier, lo storico ebreo del razzismo, Lèon Poliakov, ha notato infatti: «Il rifiuto di vedere l'uomo creato a immagine di Dio, fu in buona parte alla base del pensiero determinista e razzista del XIX secolo. Infatti la tradizione giudaico-cristiana era "antirazzista" e "antinazionalista". Per questo l'antropologia della Chiesa ha sempre giocato un ruolo di un freno estremo alle teorie razziste» (L. Poliakov, "Il mito ariano", Editori Riuniti 1999, pag. 245,246,370,371).

Fonte: uccr online, 04/12/2014

4 - L'ABORTO NON C'ENTRA NULLA CON LA PROFESSIONE MEDICA....PAPA FRANCESCO LO HA RIBADITO, E I MEDICI LO SANNO BENISSIMO
All'ospedale Policlinico Umberto I di Roma, il più grande ospedale universitario d'Italia, è andato in pensione l'unico medico che praticava aborti
Fonte UCCR online, 29/11/2014

Buone notizie arrivano dal "Corriere": anche all'ospedale Policlinico Umberto I di Roma, il più grande ospedale universitario d'Italia, è andato in pensione l'unico medico che praticava aborti e sono ufficialmente sospese le prenotazioni per la soppressione di bambini non ancora nati. Lo stesso si sta verificando in tutto il mondo, il "Guttmacher Institute" ha ad esempio rilevato che in oltre trent'anni i medici abortisti americani sono diminuiti del 40% e oggi, secondo gli studi, solo il 14% è disposto a praticare l'interruzione di gravidanza. Lo stesso accade in Canada e in tanti altri Paesi, non è certo un fenomeno esclusivamente italiano.
Pochi giorni fa proprio Papa Francesco ha esortato i medici all'obiezione di coscienza: «La fedeltà al Vangelo della vita e al rispetto di essa come dono di Dio, a volte richiede scelte coraggiose e controcorrente che, in particolari circostanze, possono giungere all'obiezione di coscienza», ha affermato. «Quando tante volte nella mia vita di sacerdote ho sentito obiezioni. "Ma, dimmi, perché la Chiesa si oppone all'aborto, per esempio? E' un problema religioso?" – "No, no. Non è un problema religioso" – "E' un problema filosofico?" – "No, non è un problema filosofico". E' un problema scientifico, perché lì c'è una vita umana e non è lecito fare fuori una vita umana per risolvere un problema. "Ma no, il pensiero moderno…" – "Ma, senti, nel pensiero antico e nel pensiero moderno, la parola uccidere significa lo stesso!». L'aborto è un omicidio, lo ha ribadito Francesco parlando di fronte ai burocrati europei a Strasburgo: «l'essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare, così che – lo notiamo purtroppo spesso – quando la vita non è funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore, come nel caso dei malati terminali, degli anziani abbandonati e senza cura, o dei bambini uccisi prima di nascere».
Uccidere bambini prima che nascano non può essere un mestiere, non c'entra nulla con il ruolo del medico, non è una prestazione sanitaria. Per questo i medici obiettori sfiorano il 90%, la buona notizia arriva dalla Laiga (Libera associazione italiana dei ginecologi per l'applicazione della legge 194), nota per aver proposto di penalizzare gli obiettori di coscienza, obbligandoli a lavorare più tempo dei non obiettori. Carlo Flamigni li ha invece calunniati, definendoli «medici inetti e disonesti».
E' sorprendente come la cultura dello scarto non riesca a rispettare il diritto costituzionale all'obiezione di coscienza (il costituzionalista Filippo Vari ha ricordato di recente i riferimenti alla tutela, anche giuridica, della vita prenatale nella Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo approvata dall'ONU), che non capisca che praticare aborti è una tortura per i medici. Lo ha ammesso una delle poche abortiste italiane, Alessandra Kustermann della Mangiagalli di Milano: «In quel momento so benissimo che sto sopprimendo una vita. E non un feto, bensì un futuro bambino. Ogni volta provo un rammarico e un disagio indicibili. Sento che avremmo tutti potuto fare di più. Amo il mio lavoro, quando non è concentrato sugli aborti, ma so che quando andrò in pensione mi potrò permettere di pensare di nuovo a Dio». Ma la fede, come abbiamo già detto, conta poco. E' una questione scientifica: «Io non credo in Dio, non ho la grazia della fede, che vuole che le dica?», ha affermato Giorgio Pardi, professore di Ostetricia e Ginecologia, direttore all'Istituto "L. Mangiagalli" e studioso dello sviluppo fetale. «Quindi scriva, scriva che il dottor Pardi Giorgio è ateo o, se preferisce, è un laico. E aggiunga anche che per ritenere l'aborto un omicidio non serve la fede. Basta l'osservazione. Quello è un bambino, la vita comincia col concepimento».

Fonte: UCCR online, 29/11/2014

5 - STATI VEGETATIVI? NO, CI SONO SOLO PADRI, MADRI E FIGLI
Angelo, Silvia, Leonardo non sono ''gli stati vegetativi'', ma persone, padri, madri, figli: lo racconta lo scrittore Fabio Cavallari nel suo libro ''La vita in una stanza''
di Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Buossola Quotidiana, 23-12-2014

«Quando sei qui con me, questa stanza non ha più pareti ma alberi, alberi infiniti». Così cantava Mina sul testo della celebre canzone di Gino Paoli. E forse le stanze dei centri specializzati nelle cure di quei pazienti che dopo un trauma non riescono più a svegliarsi diventano anch'esse luoghi dove non ci sono più pareti, ma si aprono ad un mistero infinito fatto di dolori e speranze, di affetti e lacrime grazie alla presenza amorosa dei familiari che vegliano insieme a loro. Infiniti spazi per silenzi infiniti.
Ed ecco perché lo scrittore e giornalista Fabio Cavallari, da sempre appassionato esploratore di esistenze vissute al limite, ha scelto come titolo del suo ultimo libro La vita in una stanza. Gli stati vegetativi non esistono (Itaca edizioni). Cavallari non ha raccontato le vicende di una manciata di pazienti "in stato vegetativo" e le sofferenze dei loro cari. Ha invece lasciato la penna ai testimoni di queste vite perché, come lui stesso ammette, ha preferito fare un passo a lato, come se entrando in queste stanze si entrasse in un sacrario della vita, come se, accostandosi a queste persone senza coscienza, la nostra di coscienza all'opposto acuisse i suoi sensi. Esistenze né sospese, né interrotte, ma sprofondate in una dimensione che la medicina non riesce ancora a indagare. Vite vissute in un altro grado di profondità a noi ignoto. Laddove la vita pare che sia un lucignolo fumigante, in realtà si appalesa come esistenza a fiamma alta, proprio per la sua estrema drammaticità.
Come un rosario si sgranano allora le storie di Angelo, Silvia, Leonardo e di molti altri ricoverati al Rsa Ovidio Cerruti di Capriate o nei nuclei del Don Orione e della Fondazione Casa di Ricovero S. Maria Ausiliatrice di Bergamo, tabernacoli della fragilità umana. Come in un rosario che chiede a Dio spiegazioni che spesso non vengono. Infatti, se da una parte alcuni familiari trovano forza proprio nella fede, altri e non pochi si sentono vacillare in quello in cui credevano e percepiscono fortissima la tentazione di pensare che forse anche Dio è in stato vegetativo.
Partiamo dal sottotitolo del libro. Perché gli stati vegetativi non esistono?
«La provocazione non è fine a se stessa, o studiata ad arte per catturare l'attenzione dei media ma contiene al suo interno un nucleo di verità esperienziale. La declinazione in terza persona plurale, "gli stati vegetativi" conferisce inevitabilmente il carattere di appartenenza a una categoria, una schematizzazione buona per i dati statistici, per qualche ricerca sui costi sanitari, ma nulla più. Con questo tipo di "riduzionismo" scompare di fatto la persona, per lasciar posto unicamente alla patologia. Ma nelle stanze, nell'androne di ricevimento o nei giardini antistanti gli ingressi, del Don Orione e della Fondazione S. Maria Ausiliatrice di Bergamo e della Rsa Ovidio Cerruti di Capriate che ho visitato per scrivere il libro, non esistono "gli stati vegetativi", ma persone in carne ed ossa. Uomini e donne, con storie alle spalle, figli o mogli che rispecchiano le loro esistenze. In ognuno di loro esiste e permane una soggettività particolare e insopprimibile, mai statica o temporalmente immutabile. Diversamente da quanto si pensa, infatti, i pazienti possono evolvere clinicamente nel tempo. Le lunghe cure decennali, aprono lo spazio a scenari del tutto impossibili da prevedere. Ci sono persone che, raggiunta una stabilità clinica, modificano la loro presenza. In verità basterebbe abbandonare le teorie e le astrazioni, affidandosi all'evidenza, per comprendere che il soggetto in stato vegetativo è una persona la cui sopravvivenza dipende dall'aiuto e dalla cura di altri, non certo un soggetto inanimato deprivato della sua essenza umana. Ecco perché sarebbe anche bene, come del resto stanno cercando di fare illustri scienziati e medici, rigettare la formula in uso, "stato vegetativo", sostituendolo a "veglia non responsiva", ossia una sindrome caratterizzata da un'apparente dissociazione fra vigilanza e consapevolezza, i due cardini della coscienza. Non si tratta meramente di una questione nominalistica. Una persona, quale sia la sua condizione, non dovrebbe mai essere accostata ad un campo semantico che richiama alle definizioni generiche con cui vengono identificate le piante, ossia la mancanza di mobilità e di capacità di reagire agli stimoli esterni. Le parole producono senso e cultura. É fondamentale allora riflettere anche sul termine "vegetativo" che, se a livello clinico ha un suo significato strutturale, trasferito in un contesto antropologico, e soprattutto traslato nel linguaggio comune, rischia di insinuare l'idea che il paziente in stato vegetativo possa in qualche modo perdere la sua dignità ontologica di essere umano e divenire una specie di "vegetale"».
Fabio sussurra all'orecchio della moglie "dormiente" le promesse di matrimonio: «Io prendo te Silvia come mia sposa ... prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, ... nella malattia e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita». Il piccolo Gerardo di nove anni non vuole dare un bacio alla mamma perché non la riconosce più in quel letto di ospedale e trova una scusa dicendo che "non ci arriva", ma poi aiutato "arriva" a baciarla e ad abbracciarla. Una "vita ai minimi termini" può regalare verità al massimo grado?
«Partiamo dal presupposto essenziale che così come sono intrise di retorica le teorie sulla "dolce morte", allo stesso modo sarebbero artificioso esaltare il dolore come elemento salvifico. Non è mefistofelico sperare per sé e per i propri cari, una vita priva sofferenza. É umano, ma irrealistico. Disumano invece è procedere per ipotesi. Noi non siamo in grado di ipotizzare una situazione che non ci è data. Il dolore è un sentimento intimo e personale sul quale non possiamo pretendere di elaborare idee attraverso il principio del "se fossi". Anche quando assistiamo al dolore del più caro degli amici, non abbiamo la possibilità di "condividere" tale dolore, tutt'al più possiamo condividere la domanda che alberga in esso. Quando affrontiamo la sofferenza da una prospettiva "parente", "amica" però esiste un elemento che interviene a interpretare il nostro disagio. Non è più l'aspetto emotivamente sensibile, bensì il pensiero affettivo. Ebbene noi tutti, siamo indotti a riflettere attorno a questi temi attraverso il racconto che ci viene offerto dall'informazione di massa. Ogni storia, vicenda umana, in qualche modo ci piomba addosso con tutto il suo carico di straziante angoscia, senza lasciarci neppure il tempo per quella giusta ponderazione che poi produce la "Buona vita". Ma quando nostro malgrado ci ritroviamo in una situazione tragicamente inaspettata, cadono tutte le barriere ideologiche, i preconcetti, le idee preconfezionate, i "se fossi". Non abbiamo più a che fare con le teorie, con i principi di autodeterminazione, ma con la realtà. Fabio davanti a sé non ha "uno stato vegetativo", ma sua moglie, la madre di Gerardo. A lei può ripetere la promessa di matrimonio, perché davanti a lei la verità si palesa nella sua limpidezza più estrema».
Il figlio di Angelo, colpito da anossia cerebrale, racconta: «c'è stato un periodo che arrivavo fin qui all'ospedale con l'auto e poi tornavo indietro. Non riuscivo neppure a salire. Ora non è che lo accetto, ma riesco a barcamenarmi». É accettare questa nuova vita vicino al proprio caro l'ostacolo più duro da superare per i familiari?
«Un figlio che tutti i giorni va a trovare un padre in un letto di una struttura per stati vegetativi ha bisogno di percepire che non è solo davanti a quella sofferenza che non ha nome. Non si tratta neppure di accettarla o di farci l'abitudine. É praticamente impossibile. Nella maggioranza dei casi, i famigliari sono spaventati dalla cronicità della malattia e dai cambiamenti radicali che la presenza di un invalido può rappresentare rispetto alla normale quotidianità. Il senso di smarrimento e abbandono diventa l'elemento principale per molte persone. Il pericolo principale per le famiglie che si trovano all'improvviso ad affrontare eventi così traumatici è proprio quello della solitudine. In assenza di una rete di protezione che aiuti a reggere la sfida, le famiglie rischiano di sfasciarsi. Quando in una famiglia accade un evento così traumatico, non è solo una persona ad ammalarsi ma un intero nucleo famigliare. Affinché un figlio possa far fronte al dolore per un padre che improvvisamente non fa più parte di quella quotidianità cui era solito, serve che qualcuno accanto a lui sappia accogliere la sua sofferenza. Nessuno pensa mai, allo strazio, alla rabbia e alla sconforto che può provare una famigliare, quando in Tv o sui giornali, si aprono dibattiti attorno alla vita degna? Indegno è pensare che i pazienti o i loro famigliari possano vivere l'abbandono terapeutico, che siano lasciati soli davanti al dolore e alla loro domanda di cura e di accoglienza».
Una responsabile del centro Don Orione di Bergamo, specializzato nella cura di questi pazienti, racconta nel suo libro: «Qui nessuno è attaccato alle macchine. L'unica cosa a cui sono attaccate queste persone è alla vita». Poi la mamma di Giulio, da dieci anni allettato, che lo descrive così: «È ancora pieno della sua anima». Infine Filippo che dopo anni di silenzio e immobilità raggiunge uno stato di minima coscienza e manda a riferire alla sorella: «Dite a Carla che son felice». La vita artificiale dunque non esiste in questi reparti? Staccare la spina può essere la soluzione?
«Diversamente da come vengono descritte dall'immaginario collettivo, queste persone sono spesso supportate solo da un sondino per cibo e acqua, senza alcun macchinario salvavita. Non v'è nulla da staccare! Fulvia ha avuto un'emorragia cerebrale a 42 anni, nel 2010, mentre era incinta di 16 settimane. Quando una persona è in stato vegetativo, numerose funzionalità corporee proseguono la loro normale attività, tra cui quelle legate all'evoluzione della gravidanza, pur costantemente monitorata, con regolare idratazione e alimentazione. Per questo motivo, evidenziata la buona salute del feto, si decise di far compiere alla gestazione il suo naturale percorso. La bambina è nata alla trentatreesima settimana, con taglio cesareo. È evidente che una storia come questa commuove e smuove le più profonde rigidità, ma non si tratta di un miracolo. La semplificazione, sia per chi riduce sia per chi trascende non funziona con lo stato vegetativo, che è una condizione umana estremamente complessa e delicata, non conformabile, individualizzata alla singola storia e al singolo corpo».
Da un punto di vista personale cosa ha voluto dire per lei accostarsi così intensamente a queste persone e ai loro famigliari?
«Varcare la soglia di un reparto per soggetti in stato vegetativo, mettendo in conto il prezzo emotivo che inevitabilmente si è costretti a pagare, richiama a quella che si potrebbe definire un'avventura sul senso della vita. Impossibile approcciarsi ad una delle tre strutture narrate senza porsi le domande fondamentali che riguardano l'uomo da sempre. Quegli uomini e quelle donne distese in un letto o su una carrozzina, pur senza muoversi e senza parlare, ti interpellano e chiamano a raccolta la tua finitezza. Ecco perché si entra in una struttura di questo tipo compiendo lo stesso passo a lato che si suole compiere quando si entra in un luogo sacro. A lato, epurato dalle sovrastrutture del pensiero moderno. A lato, ossia con un passo connotato di capacità interpretative altre rispetto a quelle che utilizziamo tutti i giorni dentro l'abituale quotidiano. Il Don Orione, l'Rsa Ovidio Cerruti, la Fondazione S. Maria Ausiliatrice e i loro nuclei specializzati nella cura delle persone in stato vegetativo, per quanto possa sembrare dialetticamente stravagante, sono luoghi vivi e vissuti, dove la vita non è un incidente di percorso, ma un'invocazione al Cielo».

Fonte: La Nuova Buossola Quotidiana, 23-12-2014

6 - L'ABORTO SI BASA SU UN ASSURDO, CIOE' CHE SI DIVENTI ESSERI UMANI IN UN MOMENTO PRECISO DELLO SVILUPPO NEL GREMBO MATERNO
Perche' non un istante prima o un istante dopo? I sostenitori dell'aborto avanzano pretese antiscientifiche
Fonte UCCR online, 06/12/2014

I sostenitori dell'aborto possono soltanto essere favorevoli a leggi che permettano l'aborto completamente libero, cioè fino al momento del parto, altrimenti dovrebbero dimostrare l'istante in cui, durante il suo sviluppo intrauterino, l'embrione/feto umano diventa una "persona umana", dunque titolare dei diritti come quello alla vita. Se invece si sostiene che il feto umano non sia una persona e non si riesce a dimostrare "quando" diventi persona, allora risulta insensata ogni legge che limiti la possibilità di interrompere la gravidanza in un certo periodo di tempo. Perché mai, infatti, questo limite?
La legge italiana, come quella degli altri Paesi europei e non, è basata infatti su una clamorosa contraddizione: fino alla 24° settimana dal concepimento permette l'interruzione di gravidanza, oltre tale momento impone alla donna di portarla a termine. Tuttavia non dimostra affatto perché dopo 90 giorni l'embrione privo di diritti debba acquisire magicamente il diritto alla vita, dunque "diventando" persona. A 23 settimane e 6 giorni non è persona, poi dopo poche ore lo diventa. Curioso, no?
Allo stesso modo si contraddice, lo abbiamo visto più volte, chi è contro l'aborto ma favorevole alla legalizzazione. Perché essere contro l'aborto? L'unico motivo è perché quello ucciso è un bambino non ancora nato, non avrebbe senso altrimenti essere contrari all'aborto di un grumo di cellule. Contrari all'omicidio, dunque, ma favorevoli alla sua legalizzazione?
Ma la posizione abortista ha mostrato tutta la sua inconsistenza pochi giorni fa in Inghilterra, dove la Corte d'Appello non ha ritenuto colpevole una donna che durante la gravidanza beveva otto lattine di birra e mezza bottiglia di vodka al giorno. In conseguenza di questo, la bimba che portava in grembo è nata deforme e cerebrolesa e tuttora, a sette anni dalla nascita, presenta un ritardo nella crescita, problemi comportamentali e di memoria. La bimba, prima di nascere, era affetta da "sindrome alcolica fetale" a causa dei comportamenti della madre, ma secondo i giudici nessuno le deve chiedere scusa perché un crimine è tale solo se commesso contro una persona umana. E lei non lo era, allora. Perfino "Il Fatto Quotidiano", portavoce italiano della "cultura dello scarto", si è accorto che qualcosa non torna in tale sentenza e ha commentato: «Da oggi quindi le donne britanniche sono più libere di fare quello che vogliono durante la gravidanza, il loro status legale non è stato compromesso. Rimane da capire che cosa pensino di esse, o che cosa penseranno in futuro, tutti quei bambini (si stima oltre 200) che ogni anno nel regno di sua maestà nascono con disturbi da sindrome alcolica fetale». Le femministe hanno invece esultato: l'importante è che la donna faccia tutto quello che vuole, pazienza se le sue azioni abbiano conseguenze gravi su altri esseri umani.
Tutto il dolore che la piccola ha subito, subisce e continuerà a subire nel corso della sua vita è la diretta conseguenza del danno che le è stato inflitto quando era nel grembo di sua madre, ma per il tribunale e le femministe non c'è alcun danno e non c'è alcun colpevole perché lei, prima, non era una persona umana. Toccherà alla Corte Suprema pronunciarsi in modo definitivo, tuttavia confermerà quasi sicuramente la decisione contraddittoria -perché non dimostra quanto afferma, ovvero che il feto non è una persona e che diventerà tale non si sa bene quando-, perché ribaltare il giudizio significherebbe ammettere quel che afferma la scienza embriologica, ovvero che «Lo sviluppo umano inizia al momento della fecondazione, cioè il processo durante il quale il gamete maschile o spermatozoo si unisce ad un gamete femminile (ovulo) per formare una singola cellula chiamata zigote. Questa cellula totipotente altamente specializzata segna il nostro inizio come individuo unico […]. Un zigote è l'inizio di un nuovo essere umano (cioè, l'embrione)» (K.L. Moore, "The Developing Human: Clinically Oriented Embryology", Saunders 2003, p. 16). L'essere umano è tale fin dal concepimento e da lì in poi si assiste ad uno sviluppo omogeneo e continuo che lo porterà, dopo diversi anni, all'età adulta, alla vecchiaia e alla morte.
Perché dunque chiunque sostenga l'aborto cade in contraddizione? Perché è impossibile evitarla quando si vuole legalizzare l'omicidio, legittimandolo soltanto per alcune persone. L'omicidio è protetto in Italia dalla legge 194/78, come ha affermato Papa Francesco parlando di tali leggi e di quelle che permettono la pena di morte: «Voi pensate che oggi non si fanno sacrifici umani? Se ne fanno tanti, tanti. E ci sono delle leggi che li proteggono». E ancora: «E' un problema scientifico, perché lì c'è una vita umana e non è lecito fare fuori una vita umana per risolvere un problema. Nel pensiero antico e nel pensiero moderno, la parola uccidere significa lo stesso».

Fonte: UCCR online, 06/12/2014

7 - FALLIMENTO TOTALE DEI REGISTRI PER IL BIOTESTAMENTO, INUTILI E ILLEGALI PERCHE' NON SPETTANO AI COMUNI
Come per quelli dei matrimoni gay, si cerca di far passare da bisogni diffusi idee di alcuni, che non interessano a nessuno e che diffondono ideologie di morte
di Gianpiero Greco - Fonte: sito Notizie Pro Vita, 07/12/2014

I registri per il biotestamento erano stati spacciati come un'esigenza sociale fortemente sentita. I dati acquisiti attestano che non è vero.
Proponiamo ai nostri lettori questo articolo pubblicato sul mensile Notizie Pro Vita, che meritava di essere letto e merita di non essere dimenticato. (Dati riferiti al Dicembre 2012)

Continua a far discutere l'istituzione, da parte di alcuni Comuni italiani, dei registri delle dichiarazioni anticipate di volontà sui trattamenti sanitari, cioè – come si legge sul sito dell'Associazione Luca Coscioni del «'testamento biologico' che da anni è richiesto da molte parti e che fa polemica dai giorni della vicenda-choc di Eluana Englaro». Sul fatto che vi siano forti pressioni in proposito infatti non ci piove ma – sorvolando sul dato giuridico, del quale diremo fra poco – questo tipo di registri è davvero «richiesto da molte parti»? Esiste, cioè, un'esigenza sociale che dette iniziative mirano a soddisfare?
Dai dati emersi sembrerebbe proprio di no.
Prendiamo il Comune di Genova: dal 2009 al 2011 sono stati raccolti circa 170 biotestamenti, che per una città di oltre 600.000 abitanti corrispondono a meno dello 0,3% dei cittadini. Passando a realtà meno popolose, per esempio Alba, provincia di Cuneo, la musica non cambia: meno di dieci dichiarazioni per un Comune di circa 31.500 abitanti. Se poi si guardano i piccoli paesi i numeri risultano ancora più sbalorditivi: a Mezzolombardo, 7.000 abitanti in provincia di Trento, ad un anno dall'istituzione del registro comunale per il biotestamento sono state raccolte «solo due adesioni» (Trentino, 11/9/2012), numero che corrisponde allo 0,02% dei cittadini. Incredibile: ma i radicali non ci spiegano che il testamento biologico è un diritto rivendicato «da molte parti»? La tendenza sembra francamente quella opposta.
Tanto che perfino a Lecco, città di Beppino Englaro, nel 2011 il Consiglio comunale ha respinto l'istituzione di un registro per il biotestamento. Analogamente il Comune di Vicenza, guidato da una maggioranza targata Pd, tempo prima aveva rifiutato di istituire un registro dei testamenti biologici spiegando «che non è facoltà degli enti locali esprimersi in merito» (Corriere del Veneto, 14/6/2010); lo stesso per il Comune di Milano –insospettabile di simpatie conservatrici – che pochi mesi fa ha respinto la richiesta per un registro di testamenti biologici (sottoscritta da ben 5.000 cittadini) spiegando che la materia «non rientra nelle attribuzioni del Comune» (Corriere della Sera, Ed. Milano 20/6/2012).
Con queste considerazioni passiamo quindi ad una seconda ragione che ci dice come i registri comunali per il testamento biologico, oltre che poco seguito, abbiano pure poco senso. Giuridicamente parlare di biotestamento implica de facto il chiamare in causa temi quali la libertà individuale e la tutela della salute, che investono competenze ben più ampie di quelle dei Comuni. Trattasi infatti di diritti civili e come tali di esclusiva competenza dello Stato, come ci ricorda l'art. 117 della Costituzione; la tutela della salute è materia che può essere disciplinata sia dallo Stato sia dalle Regioni, ma non dai Comuni, come ribadito anche nel Decreto Legislativo n. 267/2000, che elenca le funzioni comunali, tra le quali sono ricompresi sì «servizi sanitari, di igiene e profilassi pubblica», ma solamente quelli «attribuiti dalla legislazione statale e regionale».
Alla luce di queste considerazioni non ci sono dubbi: i registri per il biotestamento, propagandati per soddisfare un' "esigenza sociale" inesistente, anche se approvati non hanno alcun valore giuridico. Ragion per cui sarebbe auspicabile – tanto più in tempi di spending review – che le Amministrazioni comunali si impegnassero su fronti ben più seri ed urgenti.

Fonte: sito Notizie Pro Vita, 07/12/2014

8 - L'ABORTO E' ON LINE CON LE PILLOLE AMMAZZA BIMBI
Senza controllo, come un acquisto qualunque, ma è in ballo un omicidio
di Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26/11/2014

«Hai una gravidanza indesiderata? Questo servizio di aborto farmacologico on line aiuta le donne ad avere accesso all'aborto sicuro, tramite pillola, al fine di ridurre il numero di morti causate invece dall'aborto non sicuro». Questa è la presentazione sull'home page di Women on Web un sito che offre alle donne di quei Paesi in cui non è possibile accedere all'aborto chimico, realizzato tramite pilloline varie, la possibilità di ricevere a casa le pasticche necessarie per l'aborto fai da te. Tu ordini on line e loro spediscono in tutto il mondo. Da Amazon ad Ammazzo(n). Accanto alla frase di presentazione troviamo qualche decina di foto di donne sorridenti incorniciate dalla scritta «Io ho abortito!». Clicchi sulle foto e ognuna di loro ti racconta la propria esperienza dolorosa e il percorso che l'ha portata a scegliere l'aborto chimico. Una sorta di Facebook abortivo.
Il "servizio" è aperto solo alle donne che hanno una gravidanza non oltre la nona settimana. A tal proposito Rebecca Gomperts, la responsabile del sito, spiega in un'intervista a Vanity Fair (l'aborto fai da te alla fine è pure glamour): «procedendo nella gravidanza, il feto si struttura, l'aborto diventa più complicato da gestire in ambiente domestico, senza considerare che può essere scioccante abortire un feto che comincia ad avere sembianze di bambino». Guardare in faccia tuo figlio appena abortito, in effetti, questo sì che è poco glamour. Meglio evitare. Vi sono altre condizioni per ricevere le pillole abortive. Le donne devono vivere in un Paese in cui «l'accesso all'aborto subisce restrizioni» (quindi potenzialmente tutti i Paesi) e non devono essere affette da gravi malattie. La donna deve poi rispondere a 25 domande, una specie di test abortivo. E se mentono? «Non chiediamo nessun esame, nessuna ecografia», spiega la Gomperts, «se una donna ci dice di essere incinta da cinque settimane le crediamo e basta. Come possiamo sapere se è vero? Non abbiamo modo». Siamo all'autocertificazione abortiva, l'esito estremo del principio di autodeterminazione della donna. Infine, dietro il versamento di 90 euro – tanto poco costa la vita di un bambino – ecco che si può procedere alla spedizione del pacco della morte.
«Noi non intendiamo sostituirci al sistema sanitario», tiene a precisare la Gomperts, «semplicemente coprire un buco in quei posti in cui le donne non possono esercitare i loro diritti. Lo facciamo spiegando loro che se assumono una combinazione di due farmaci – il misoprostolo, un gastroprotettore che fa contrarre l'utero, e il mifepristone (meglio noto come RU486) – possono indurre, a casa e in sicurezza, un aborto spontaneo». Come un aborto spontaneo? Se io sparo a una persona forse che gli procuro una morte spontanea? In secondo luogo la dottoressa Gomperts ignora, o forse vuole ignorare, che l'aborto con la RU486, studi alla mano, è ben più pericoloso per la salute psicofisica della donna che l'aborto chirurgico. Aspetto questo comunque marginale dato che il primo come il secondo è sempre ugualmente letale per il bambino
La dottoressa Gomperts prosegue poi il discorso puntellandosi a questa falsa equazione che vedrebbe l'aborto spontaneo essere identico sul piano morale a quello procurato: «Il 20 per cento delle gravidanze si conclude con un aborto spontaneo nel primo trimestre. […] Con l'aborto farmacologico è la stessa cosa: le pillole fanno espellere l'embrione». La dottoressa dà prova inoltre di essere forte in logica applicata: «Le donne non vogliono abortire, semplicemente non vogliono aspettare un figlio». É' come dire che chi ha problemi con il Fisco per via delle tasse non è che vuole evadere, vuole solo non pagare le tasse. Lo strumento delle pilloline abortive è un grimaldello efficace per farla in barba alla legge. Nessuno, infatti, saprà che la donna avrà ricevuto le pillole illegali e quand'anche ci fossero complicanze che richiedessero l'intervento di un medico o il ricovero sarà impossibile che qualcuno scopra come sono andate veramente le cose: «i medici non potranno sapere se l'aborto è spontaneo o provocato, e la donna non rischierà nulla», ci tranquillizza la dottoressa Gomperts.
Quest'ultima comprese di avere una vera e propria vocazione all'aborto quando fece la volontaria su una nave di Greenpeace dove ebbe modo di incontrare donne di tutto il mondo che, a suo dire, non potevano abortire nei loro Paesi. Da qui l'idea di avere una nave Greenpeace che solcasse i mari di mezzo mondo non per impedire di uccidere i cuccioli di foca, ma per facilitare l'uccisione di quelli d'uomo. E così nacque girava il: prendi una nave che batte bandiera olandese, vai in quei Paesi dove non si può abortire, tieniti in acque internazionali e accogli sul pontile della nave, che è suolo olandese, quelle donne che vogliono sbarazzarsi del loro figlio. Una baleniera a caccia di bambini che per fiocina usa un aspiratore Karman. E dunque ora la Gomperts con il sito Women on Web ha semplicemente deciso di non navigare più in mare aperto ma in internet, certa che la sua pesca turpe e illegale sarà sempre abbondante.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26/11/2014

9 - PER UMBERTO VERONESI IL CANCRO E' LA PROVA CHE DIO NON ESISTE... MA SBAGLIA!
Auschwitz e cancro sono tragiche realtà, ma dietro a stelle e galassie c'è una logica e quindi un autore, cioè Dio (VIDEO: Conferenza di Zichichi)
di Antonino Zichichi - Fonte: Il Giornale, 18/11/2014
Fonte: Il Giornale, 18/11/2014

10 - INSEGNANTE DI RELIGIONE MOSTRA UN VIDEO SULL'ABORTO: LA SCUOLA LO SOSPENDE E, INCREDIBILE, ANZICHE' DIFENDERLO IL VESCOVO GLI REVOCA L'IDONEITA'
L'urlo silenzioso, di Bernard Nathanson, medico abortista, poi convertito e diventato prolife (VIDEO: L'eclisse della ragione)
di Paolo Deotto - Fonte: Riscossa Cristiana, 28/11/2014
Fonte: Riscossa Cristiana, 28/11/2014

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