Amici del Timone n�30 del 29 marzo 2014

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1 MENDEL DAY A SIENA: IL TRIONFO DELLA SCIENZA CHE RISPETTA L'UOMO
Enzo Pennetta (naturalista) e Carlo Bellieni (neonatologo) hanno parlato di scienza, genetica, vita prenatale e fede
di Vanessa Gruosso - Fonte: Toscana Oggi
2 LA CHIESA E' CONTRARIA ALLA FECONDAZIONE ARTIFICIALE, NON SOLO PERCHE' NON E' NATURALE, MA ANCHE PERCHE' NON E' SICURA
Lo sguardo sulla realtà invita alla prudenza
di Carlo Bellieni - Fonte: Avvenire
3 EUTANASIA PER I MINORI IN BELGIO: IL SEGNALE DI UNA SOCIETA’ CHE HA PAURA
Mentre si esalta l’uguaglianza in ogni campo (compreso quello sessuale) la diversità in realtà fa paura
di Carlo Bellieni - Fonte: Famiglia Cristiana
4 ETTORE GOTTI TEDESCHI: FARE FIGLI E' L'UNICO MODO PER FAR RIPRENDERE L'ECONOMIA
L'uomo ha bisogno di tre nutrimenti per essere equilibrato: quello materiale, per nutrire il corpo e progredire; quello intellettuale, per dare ragione delle cose; quello spirituale, per dare un senso alla vita
di Vanessa Gruosso - Fonte: Toscana Oggi
5 L'AMORE EROICO PER UN FIGLIO NON ANCORA NATO
Gimme Shelter: un nuovo film contro l'aborto (VIDEO: trailer)
di Andrea Galli - Fonte: Avvenire
6 LA DONNA PIU' BRUTTA DEL MONDO CI INSEGNA IL CORAGGIO E LA FORZA
Da un insospettabile blog di trucco, una segnalazione interessante
di Clio - Fonte: Blog Cliomakeup
7 TOSCANA CONTRO LA DONNA USA LA SALUTE SOLO COME PRETESTO
La nostra regione autorizza la Ru486 anche fuori dall’ospedale e lascia le donne che abortiscono sempre più sole
Fonte: Tempi
8 ABORTO E RU486, NON UN PROGRESSO, MA UN RISCHIO
La ricerca dimostra come anche un solo aborto porta già con sè rischi significativi per quanto riguarda la sicurezza delle gravidanze successive
di John Flynn - Fonte: Tempi
9 SE DIFENDETE LA VITA PREPARATEVI ALLA GALERA
Anche l’aborto ormai è un diritto e non si può avere opinione contraria al pensiero unico dominante
di Massimo Introvigne - Fonte: La Bussola Quotidiana
10 LA RECENTE SCOPERTA DEI CRANI DI DMANISI IN GEORGIA SMENTISCE LE PSEUDO CERTEZZE DELL’EVOLUZIONISMO
Scompaiono una serie di ‘‘anelli di congiunzione’’ confermando quindi che Darwin non regge alle prove della scienza
di Umberto Fasol - Fonte: Il Timone
11 LA CULTURA DELLA MORTE DICHIARA: ABORTIRE E’ UN DIRITTO, L’OBIEZIONE DI COSCIENZA NO
Medici italiani, preparatevi. L’Europa ci bacchetta.
Fonte: Tempi
12 LA CORTE COSTITUZIONALE ABOLISCE LA DISTINZIONE TRA DROGHE LEGGERE E PESANTI... AIUTANDO CHI SPACCIA
L’abolita legge Fini-Giovanardi faceva comprendere che tutte le droghe fanno male perché non esistono droghe innocue
di Alfredo Mantovano - Fonte: La Bussola Quotidiana

1 - MENDEL DAY A SIENA: IL TRIONFO DELLA SCIENZA CHE RISPETTA L'UOMO
Enzo Pennetta (naturalista) e Carlo Bellieni (neonatologo) hanno parlato di scienza, genetica, vita prenatale e fede
di Vanessa Gruosso - Fonte: Toscana Oggi, 23 marzo 2014

Venerdì 7 marzo l’Associazione Scienza&Vita di Siena ha organizzato nei locali del Centro Culturale Benedetto XVI un’interessante conferenza che aveva come tema di fondo il presunto, insanabile contrasto che secondo il mondo laico e scientista ci sarebbe tra scienza e fede. Enzo Pennetta, naturalista ed insegnante di scienze, ha trattato il tema innanzitutto spiegando cosa sono i Mendel Day: giornate dedicate alla scienza, quella vera, che non può prescindere dalla riproducibilità e verificabilità delle leggi che vengono scoperte in natura. Giornate in cui si ricorda un grande nome della scienza, le cui scoperte scientifiche, come quella dell’ereditarietà dei caratteri, sono alla base della genetica moderna. Mendel prima di essere uno scienziato era un sacerdote, a dimostrare che scienza e fede non sono in contrapposizione. Anzi, la scienza è nata proprio in una civiltà cristiana, è un dono della cristianità.
Alla fine dell’800, il filosofo Compte divideva l’umanità in tre fasi: la fase dell’infantilismo, cioè quella in cui prevale la religione; la fase dell’adolescenza in cui prevale la filosofia; la fase adulta in cui prevale la scienza. Lo scientismo, basandosi su questi assiomi, afferma che la religione è ormai superata, appartiene al passato. Pochi anni dopo la morte di Darwin in Inghilterra nacquero i Darwin Day in cui veniva celebrato lo scienziato e le sue teorie. Peccato che fossero appunto solo teorie, mai provate scientificamente perché mai riprodotte in laboratorio, quindi tutta l’enfasi che hanno ricevuto è quantomeno un po’ eccessiva. All’inizio degli anni 2000 l’UAAR (Unione degli Atei Agnostici Razionalisti) ha riproposto i Darwin Day, con lo scopo di scardinare la religione, proprio come in Inghilterra, dove era stato addirittura proposto di cambiare i nomi dei santi nel calendario con i nomi di famosi scienziati, così da spazzar via la cristianità. Perché, secondo il pensiero ateo e scientista, una religione non si scardina negandola ma sostituendola con qualcos’altro. L’errore di fondo, ha spiegato ancora Pennetta, sta nel fatto di voler confondere il campo scientifico con quello filosofico e religioso. Infatti la scienza è addetta a scoprire e studiare le leggi iscritte nella natura, ma sta alla filosofia e alla religione spiegare il perché avvengono certe cose e il loro fine. Ad esempio, se io lancio un bicchiere, la scienza mi spiegherà le leggi della traiettoria che fa l’oggetto, ma non potrà mai spiegare il perché del mio gesto.
Nessuno ha mai riscontrato in 150 anni che le leggi scoperte da Mendel fossero sbagliate, ma nella sua epoca non fu conosciuto, né apprezzato, avendo teorizzato l’impossibilità per le specie di trasmettersi i caratteri acquisiti. Se questo fosse stato vero, infatti, sarebbe venuto a mancare quell’elemento di novità e cambiamento casuale che è alla base della teoria evoluzionista e sarebbe decaduta completamente la teoria darwiniana. Tal cosa, all’interno dei “Circoli dei liberi pensatori”, precursori dell’UAAR, non si sarebbe mai potuto accettare.
Un altro importante, ma incompreso scienziato fu Jerome Lejeune, scopritore del gene della sindrome di down. Peccato che in seguito tale scoperta è stata usata, e lo è tutt’ora, per abortire i bimbi affetti da tale sindrome. Jerome Lejeune era candidato al premio Nobel per la medicina grazie alle sue scoperte scientifiche, ma non lo vinse perché si opponeva agli aborti "terapeutici" che volevano uccidere i bambini down. Tutto questo può accadere perché la scienza medica ha completamente smarrito qual è la sua vocazione: curare cercando di guarire, non eliminare ciò che è “difettoso”.
A parlarci della vita prenatale e delle tecniche moderne per curarla fin dall’utero materno, era presente il professor Carlo Bellieni, neonatologo al Policlinico le Scotte di Siena.
Qualunque branca della scienza, ci ha fatto capire il professore, se affrontata con onestà intellettuale e ricerca della verità, deve aiutare l’essere umano a vivere, non a morire. E la vita dell’essere umano inizia inesorabilmente dall’incontro di due cellule, l’ovocita della mamma e lo spermatozoo del babbo. Così è stato per tutti noi: tutti siamo passati attraverso lo stadio di gamete, poi di embrione per poi venire al mondo e crescere, nelle varie fasi di sviluppo. È un processo continuativo, che quando è iniziato va avanti. Non cambia niente per il bambino tra il prima di nascere, quando si trova all’interno della pancia della mamma, e il dopo, se non che entra aria nei polmoni e che gli organi piano piano si sono completamente formati. Dal punto di vista genetico, addirittura, non cambia assolutamente nulla dal momento del concepimento in poi, perché fin da subito il nuovo essere umano ha tutto il DNA già scritto, il quale è assolutamente unico e irripetibile e porta con sé tutti i caratteri, compreso il sesso. Il bambino nel ventre materno viene spesso chiamato feto: un modo per discriminare fra un prima e un dopo e per dare al bambino una connotazione negativa; questa parola richiama infatti alla mente parole dispregiative come fetore o difetto.
È interessante sapere tuttavia che il bambino all’interno dell’utero materno già sperimenta gli odori e i sapori di ciò che mangia la mamma, e in base a quello poi si formeranno i suoi primi gusti alimentari. La voce della mamma viene sentita e riconosciuta in base alla cadenza e alla pronuncia di certe vocali. Il bimbo sa già riconoscere anche una persona che parla la stessa lingua della mamma rispetto ad una che parla una lingua diversa. Con questi stimoli all’interno della pancia della mamma si forma il cervello del bambino.
Infine è anche opportuno ricordare che il nascituro sente dolore ed è per questo che quando viene operato all’interno della pancia necessita di un’anestesia. Ecco che allora la vita prenatale è tutt’altro che qualcosa di fatuo o difettoso, è piuttosto già una presenza viva e che interagisce con la mamma e così anche con il mondo esterno. Dopo aver scoperto che il feto già prova sensazioni e sperimenta ciò che gli servirà dal momento della sua nascita, non si può accettare chi, per giustificare l’aborto, sostiene che ciò che non si vede di fatto non c’è. A questi tali sarebbe opportuno ricordare che anche loro sono stati in quella condizione di debolezza in cui nessuno li vedeva, ma di fatto c’erano.
Come si vede, le conferenze di Scienza&Vita sono sempre più auspicabili per nutrire la nostra sete di conoscenza e riempire le lacune che la maggior parte delle persone ha, soprattutto in campo scientifico. Essere al corrente delle leggi che regolano la natura e quindi anche noi stessi, non solo ci aiuta a prendere coscienza della realtà delle cose, ma porta anche la nostra ragione a comprendere che esiste necessariamente un Dio Creatore, il quale ha dato inizio ad ogni cosa, plasmando quella massa inerte primordiale, dandole forma ed ordinandola con regole complesse e nient’affatto casuali. Questo è l’obiettivo che si prefissano i Mendel Day, riportando alla luce tante conoscenze scientifiche sulle quali, per qualche assurda deriva ideologica, sono calate, ormai da anni, le tenebre.

Fonte: Toscana Oggi, 23 marzo 2014

2 - LA CHIESA E' CONTRARIA ALLA FECONDAZIONE ARTIFICIALE, NON SOLO PERCHE' NON E' NATURALE, MA ANCHE PERCHE' NON E' SICURA
Lo sguardo sulla realtà invita alla prudenza
di Carlo Bellieni - Fonte: Avvenire

C’è un grossolano errore che circola sui massmedia: che la Chiesa sia contraria alla fecondazione in vitro (FIV) solo per motivi morali che riguardano un ordine naturale del concepimento. In realtà il contrasto riguarda anche la cura della salute, altra urgenza morale, perché l’uso di queste tecniche espone le donne e i bambini a rischi maggiori che la popolazione generale. Basta leggere i dati. Ad esempio la rivista Plos One proprio in questo mese riporta uno studio australiano fatto su oltre 5.000 bambini nati da FIV, che mostra un rischio di morte neonatale e di peso alla nascita molto basso più che doppio rispetto alla popolazione generale. Fertility and Sterility del giugno 2012 riporta un’analisi degli studi finora pubblicati da cui si evince un aumento di malformazioni di 1,37 volte nei nati da FIV rispetto alla popolazione generale. Ora nella comunità scientifica si discute sul perché di questa differente riuscita tra concepimento FIV e non-FIV. Può dipendere dal fatto che spesso i parti dopo fecondazione artificiale sono parti multipli, ma per esempio lo studio australiano di cui sopra ha preso in considerazione solo parti singoli trovando le differenze suddette. Può anche dipendere da situazioni preesistenti nei genitori o da alterazioni “epigenetiche” dovute al contatto dell’ambiente non uterino con l’embrione prima dell’impianto. Non è ancora chiaro. Il fatto è che il rischio viene riportato dalla maggior parte delle ricerche sin dal 2002. E’ vero che alcuni studi tranquillizzano sullo sviluppo a lungo termine dei bambini nati da FIV, ma non si possono trascurare i problemi alla nascita, come insegnano i neonatologi: Annie Janvier sul Journal of Pediatrics del 2011 chiede una maggior regolazione di queste tecniche dato che nel suo reparto di patologia neonatale il 17% dei ricoveri sono gemelli nati da FIV (questa percentuale aumenterebbe aggiungendo i nati da FIV non gemellari), certo più della percentuale dei bambini concepiti in vitro, di solito non superiore al 5%; e non è cosa da poco. Viene da chiedersi se i giornali riportino sempre e correttamente queste notizie, o se facciano sembrare tutto “rose e fiori”, e se le donne e le coppie non siano sviate a rimandare la gravidanza, senza saper bene che anche la medicina poco può contro il passare degli anni. Certo, i rischi sono “relativi” perché il fatto che le malformazioni siano il 30% in più significa che dal 4% della popolazione generale passano grosso modo al 5% nella popolazione in vitro, e un discorso simile vale per la mortalità (che comunque è già bassa nella popolazione generale): il rischio raddoppia, certo, ma sempre su percentuali basse tuttavia su una popolazione sempre maggiore. Questa preoccupazione porta i ricercatori a sempre nuovi studi per migliorare le tecniche. In gennaio 2014 la rivista Human Reproduction mostrava che peso alla nascita e durata della gravidanza sono influenzati dal tempo trascorso nel terreno di coltura in vitro, e Human Reproduction Update che “ancora si ignora quale sia il mezzo di coltura più efficace per la miglior riuscita della FIV”. Si sta migliorando; non si poteva attendere che i rischi fossero ancor più minimizzati prima di procedere all’uso umano su vasta scala?

Fonte: Avvenire

3 - EUTANASIA PER I MINORI IN BELGIO: IL SEGNALE DI UNA SOCIETA’ CHE HA PAURA
Mentre si esalta l’uguaglianza in ogni campo (compreso quello sessuale) la diversità in realtà fa paura
di Carlo Bellieni - Fonte: Famiglia Cristiana

«Questo è il segnale di una società che ha tanta paura e profonda insicurezza nel gestire le difficoltà, che rimangono pur sempre enormi, legate alle condizioni di disabilità. Anziché incrementare gli aiuti a chi ne è affetto e alla sua famiglia, la soluzione adottata dal Parlamento del Belgio va in tutt’altra direzione».
Questo il commento del neonatologo e bioeticistaCarlo Valerio Bellieni di fronte alla notizia dell’approvazione da parte del Parlamento belga della legge che estende l’eutanasia anche ai minori di 18 anni. «Il problema è che serve un consenso informato adeguato o del paziente o dei suoi tutori - prosegue - ma ce l’immaginiamo un minore che con tanta consapevolezza può esprimersi su questo? Ma pensiamo anche ai genitori: quando un bambino è piccolo, la prognosi rimane comunque incerta e si possono fare soltanto ipotesi perché le modalità di espressione e comunicazione sono limitate. Quando, invece, è più grande, in quanto minore, è facilmente influenzabile e con strumenti psicologici completamente insufficienti, ad esempio, per valutare realisticamente il proprio futuro».
Parlare, dunque, di eutanasia in caso di bambini è una questione ancora più delicata e, sostiene Bellieni, «il ruolo di uno Stato dovrebbe essere prevenire, lenire e curare: la strada dell’eutanasia sembra invece una brutta scorciatoia pilatesca».

Prevenzione e assistenza come proposte alternative ma anche nella stessa società belga il dibattito sulla legge è, in realtà, ancora acceso. Il dubbio di spostare l’attenzione dall’interesse del paziente alla comunità che non sa come prendersene cura è legittimo ma, secondo il neonatologo, diventa un autogol evocare l’eutanasia infantile da parte di chi è favorevole all’eutanasia «perché rimangono gli stessi dubbi sulla libertà della decisione e sul dolore insopportabile sollevati anche quando un adulto chiede di morire».

Fonte: Famiglia Cristiana

4 - ETTORE GOTTI TEDESCHI: FARE FIGLI E' L'UNICO MODO PER FAR RIPRENDERE L'ECONOMIA
L'uomo ha bisogno di tre nutrimenti per essere equilibrato: quello materiale, per nutrire il corpo e progredire; quello intellettuale, per dare ragione delle cose; quello spirituale, per dare un senso alla vita
di Vanessa Gruosso - Fonte: Toscana Oggi, 23 marzo 2014

Il Centro Culturale "Amici del Timone" di Staggia Senese il 14 marzo 2014 ha avuto il piacere e l'onore di ospitare l'illustre economista Ettore Gotti Tedeschi, che dal 2009 al 2012 è stato presidente dello IOR. La conferenza aveva come titolo "La vera causa della crisi: fare figli è l’unico modo per far riprendere l’economia".
Il professore ha spiegato con estrema competenza che l'origine della crisi economica è da attribuirsi alla denatalità che ha caratterizzato i paesi sviluppati negli ultimi decenni. Oggi la media europea è di 1,8 bambini a coppia e questo significa che nel giro di pochi anni gli europei diminuiranno vertiginosamente per essere "rimpiazzati" da popoli di diversa cultura e religione, i quali invece mettono al mondo figli con un ritmo maggiore.
Nel 1975 il mondo era composto da 4 miliardi di persone: 2 miliardi facevano parte dei paesi ricchi (l'Occidente) e 2 miliardi dei paesi poveri (Asia, Africa, America Latina). Oggi il mondo è formato da 7 miliardi: sempre 2 miliardi quello non più così ricco (l'Occidente), mentre i restanti 5 miliardi sono gli abitanti dei paesi poveri, ormai non più poveri, ma in via di sviluppo. Questo è accaduto a causa della cultura imposta dai neo-malthusiani, i quali, nei primi anni '70, sostenevano che si stavano facendo troppi figli. La cultura neo-malthusiana si ispira alle teorie di Malthus, pastore protestante vissuto tra il 1700 e il 1800, il quale sosteneva che la popolazione stava crescendo in modo più veloce rispetto alle risorse del pianeta; per questo occorreva un controllo delle nascite. Il preside della facoltà di economia di Stenford, seguace delle dottrine malthusiane arrivò addirittura a sterilizzarsi in pubblico.
I dati dimostrano, ha continuato Gotti Tedeschi, che c'è una correlazione diretta tra il fare figli e la crescita economica. Non crescendo la popolazione, per sostenere il PIL, le istituzioni hanno spinto la società all'aumento dei consumi individuali, attraverso tecniche di suggestione, ad esempio la pubblicità, per imporre nuovi bisogni alle persone. Si tratta del modello consumistico, per diffondere il quale è stato necessario cambiare la visione antropologica dell'uomo che non ha più bisogno, secondo tale visione, dei tre nutrimenti per essere equilibrato (quello materiale, per nutrire il corpo e progredire; quello intellettuale, per dare ragione delle cose; quello spirituale, per dare un senso alla vita), ma soltanto di quello materiale. Aumentando i consumi individuali, però, è calato il risparmio delle famiglie dal 27 al 4% in pochi anni e così le banche si sono ritrovate senza più soldi per far credito alle imprese. In conseguenza è calato il potere d'acquisto e non potendo aumentare i salari per farlo riaumentare, è stato necessario delocalizzare le industrie, le quali hanno fatto produrre i beni a costi inferiori in altri Stati per poi reimportarli. Con il risultato che non sono state più investite risorse economiche nell'industrializzazione, nelle tecnologie e nei posti di lavoro nel nostro Stato e si sono arricchiti gli altri. Come se non bastasse, la denatalità ha modificato la struttura della società che oggi è composta per la stragrande maggioranza da persone anziane. In questo modo sono notevolmente aumentati i costi fissi per mantenere quelle persone che non producono più e gli individui giovani che producendo apporterebbero risorse economiche non sono un numero sufficiente. Ecco spiegato perché lo Stato aumenti le tasse, proprio per pagare questi costi fissi. Le imposte sul salario sono aumentate dal 25 al 50%, così adesso, per consumare, gli individui sono costretti a ricorrere alla spesa consumistica a debito. Tra il 1997 e il 2007, periodo in cui c'è stato il boom della crisi economica, il PIL americano, ad esempio, è cresciuto del 32% . L'85% di questo 32, però, era rappresentato dal debito delle famiglie. Cosicché in realtà la vera crescita è stata del 4%. Ad un certo punto le banche americane sono fallite perché le famiglie non hanno potuto più pagare i loro debiti e lo Stato ha nazionalizzato il debito finanziando le banche con il denaro pubblico.
Nella condizione di crisi in cui ci troviamo adesso è molto difficile risollevare l'economia anche se si tornasse a fare più figli e si ricominciasse a risparmiare, ma queste sarebbero davvero le uniche soluzioni. La cultura dominante vorrebbe risolvere il problema dell'invecchiamento della popolazione attraverso la suggestione della morte scelta, che porta gli anziani a sentirsi un peso per la società e a richiedere l'eutanasia, illusi di aver fatto una scelta volontaria, in realtà imposta dalla società stessa. Incombe sempre più la possibilità che nei prossimi anni un'altra cultura prenda il sopravvento fino a soppiantare le nostre radici cristiane e quindi a modificare l'intero assetto della nostra società. Non dobbiamo dimenticarci, ha ammonito fortemente Gotti Tedeschi, che un popolo porta con sé tutto ciò che fa parte della sua cultura. Così ad esempio, i cinesi, che in Italia e nel mondo intero stanno facendo dei grandi investimenti, non saranno disposti a lavorare per pagare le pensioni degli italiani, perché nel loro sistema economico non esiste la previdenza, sostituita dal risparmio personale.
Al fondo di questa crisi, a ben guardare, c'è il nichilismo che non riconoscendo l'esistenza di una verità assoluta, non riconosce neppure la dignità dell'uomo e le leggi naturali della creazione. Tale ideologia si ritrova ad esempio nelle parole di Veronesi: "L'uomo è un animale intelligente che si soddisfa solo materialmente... La scienza è arrivata a dei livelli per cui la medicina può risolvere tutti i problemi dell'uomo... Solo la Chiesa Cattolica insiste ancora sull'esistenza dell'anima e sul senso della vita". Ma invece è proprio la conoscenza del senso della vita e del fine ultimo dell'esistenza, dataci in dono da Dio, ciò che cambia l'uomo e lo rende in grado di scegliere sempre il vero bene per tutta l'umanità. Infatti, come spiega Benedetto XVI nell'enciclica "Caritas in Veritate", non sono gli strumenti (economia, banche, lavoro ecc...) che sono sbagliati, ma tutto dipende da come l'uomo li usa. Solo così ci può essere una sana globalizzazione ed un fiorente sviluppo economico. Speriamo che i nostri governi comprendano al più presto che occorre ricostituire la dignità e l'unitarietà dell'uomo in tutte le sue dimensioni e soprattutto che occorre tornare a dare sostegno alle famiglie, perché vi si possano mettere al mondo sempre più figli, prima risorsa economica del pianeta, perché con la loro intelligenza creano lavoro, produttività, benessere. Le parole di Gotti Tedeschi sono state una boccata di ossigeno per le famiglie più numerose, rincuorate per la scelta che portano avanti nonostante le derisioni e il disprezzo da parte della nostra società.
La prossima conferenza del Centro Culturale di Staggia sarà venerdì 16 maggio e avrà come titolo "Medioevo e Sacro Romano Impero. È possibile una società che riconosca la signoria di Cristo?". Sarà ospite il professore Massimo Viglione, storico e docente di Storia Moderna e Contemporanea presso l'Università Europea di Roma.

Fonte: Toscana Oggi, 23 marzo 2014

5 - L'AMORE EROICO PER UN FIGLIO NON ANCORA NATO
Gimme Shelter: un nuovo film contro l'aborto (VIDEO: trailer)
di Andrea Galli - Fonte: Avvenire
Fonte: Avvenire

6 - LA DONNA PIU' BRUTTA DEL MONDO CI INSEGNA IL CORAGGIO E LA FORZA
Da un insospettabile blog di trucco, una segnalazione interessante
di Clio - Fonte: Blog Cliomakeup

Oggi vorrei trasmettervi un messaggio positivo e motivante: la testimonianza di Lizzie Velasquez, crudelmente definita “la donna più brutta del mondo”. Lizzie, in realtà, non è brutta, ma malata. Ha una condizione rarissima e inspiegabile che le impedisce di immagazzinare grasso nel suo corpo e di aumentare di peso; a quanto pare non ha mai superato i 28 kg e per restare in vita è costretta a mangiare ogni 15 minuti, per un totale di circa 60 pasti al giorno. Come se non bastasse è anche cieca da un occhio.
A prima vista può sembrare una persona molto sfortunata e infelice, ma non è così! Lizzie è una motivational speaker, tiene discorsi motivazionali e con le sue parole aiuta centinaia di persone ad accettarsi e ad apprezzarsi. Un suo video caricato appena un mese fa sta facendo il giro del mondo (l’ho trovato con i sottotitoli in italiano!)
Riassumo brevemente il video per chi non avesse 13 minuti a disposizione per vederlo: Lizzie racconta la sua infanzia, dalla nascita travagliata (i dottori dissero ai genitori che la bimba non sarebbe mai stata in grado di parlare né muoversi, ma la loro riposta fu semplice: “la vogliamo vedere, la porteremo a casa e la cresceremo al meglio”) alla consapevolezza della sua malattia. Racconta che prima di iniziare la scuola non aveva mai notato di essere diversa dagli altri; poi il primo giorno in classe tutti la guardano come se fosse un mostro. Lei non capisce, si è sempre considerata normale, trova i suoi compagni estremamente maleducati perché la trattano male, quando lei non gli ha fatto niente. Quando chiede ai suoi genitori qual è il problema, cosa c’è di sbagliato in lei, loro le dicono che l’unica differenza è che lei è più piccola degli altri, ma che questo non deve definirla, anzi, deve tornare a scuola sorridente e a testa alta e dimostrare quanto vale.
È qui che Lizzie rivolge una domanda al pubblico: “Cosa definisce voi stessi? Le vostre origini, la vostra storia, i vostri amici? Cosa definisce chi siete come persone?” Per un lungo periodo lei ha pensato che a definirla fosse la sua malattia: si trovava orribile, ogni sera andava a dormire sperando di risvegliarsi normale, e ogni mattina riceveva un’amara delusione. La famiglia e gli amici l’hanno sempre supportata, principalmente trattandola come chiunque altro, senza mostrare pietà, ma non bastava; a sedici anni scopre un video su Youtube in cui compare per 8 secondi. Il titolo? La donna più brutta del mondo. 4 milioni di visualizzazioni e centinaia di commenti crudeli; dopo un primo periodo di sconforto e depressione qualcosa scatta e Lizzie realizza che non può continuare a piangersi addosso. Siamo noi a decidere cosa fare della nostra vita, che piega far prendere agli eventi e come reagire alle difficoltà, di certo non possiamo lasciare che siano gli altri ad etichettarci. Lizzie inizia a lavorare su se stessa e prende una decisione: saranno i suoi successi, i suoi pregi e i suoi obiettivi a definirla, non la malattia, la magrezza e la cecità. L’unico modo per rispondere alle cattiverie è migliorarsi, usarle come scale per raggiungere i propri traguardi. Lizzie lavora sodo, si laurea in comunicazione, diventa una motivational speaker e scrive tre libri: ora non è più considerata la donna più brutta del mondo, ma una ragazza forte, ironica, ambiziosa, un esempio da seguire per chiunque non abbia ancora trovato se stesso, per chi vaga nel mondo senza una meta, lasciando che siano i giudizi degli altri a influenzarlo.
...Direi che non serve aggiungere altro: Lizzie è una persona meravigliosa e questo video mi ha fatto venire i brividi, così ho voluto condividerlo con voi. Spero che colpisca anche voi e che vi dia la forza di reagire se vi trovate intrappolate in situazioni che non vi soddisfano: forse non è quello che volete sentirvi dire, forse non è la strada più facile, ma sappiate che, come dice Lizzie, solo voi avete il potere di cambiare le cose!

Il video di Lizzie:

http://www.youtube.com/watch?v=Zr5_YIrsCgc

Fonte: Blog Cliomakeup

7 - TOSCANA CONTRO LA DONNA USA LA SALUTE SOLO COME PRETESTO
La nostra regione autorizza la Ru486 anche fuori dall’ospedale e lascia le donne che abortiscono sempre più sole
Fonte Tempi

Il Consiglio sanitario della regione Toscana, che affianca l’assessorato alla Salute, ha deciso che la pillola abortiva Ru486 potrà essere data alle donne in consultorio e assunta in loco senza bisogno di ricovero in ospedale, nemmeno in day hospital. È la prima Regione a prendere una simile decisione, con il rischio che l’aborto venga così banalizzato e lasci la donna sempre più sola.
“VANTAGGI” PRATICI. Secondo la nuova normativa, la donna deve restare nel consultorio solo due ore sotto osservazione dopo aver preso la pillola e poi potrà tornare a casa. Due giorni dopo la prima assunzione, la donna dovrà tornare in consultorio per prendere una seconda pillola e fissare una visita medica per i 15 giorni dopo.
Secondo la parlamentare toscana di Sel Marisa Nicchi «si tratta di un cambiamento che offre più libertà di scelta alle donne». Il vantaggio, più che per le donne, sarebbe in realtà pratico: «L’aborto farmacologico riduce notevolmente le liste d’attesa».
RISCHI PER LA DONNA. La notizia è stata riportata con soddisfazione da Repubblica, che l’anno scorso aveva lanciato un allarme perché in Lombardia si verificano troppi pochi aborti con la Ru486. Quando la pillola è stata introdotta in Italia nel 2009 era stato stabilito l’obbligo di ricovero per l’assunzione, al fine di evitare pericoli per la salute della donna.

Ora però la regione Toscana ha deciso di bypassare le regole e Nicchi, ignorando i sempre più numerosi studi che dimostrano i rischi a cui vanno incontro le donne assumendo la pillola, esulta: «Più tempestivo è l’intervento, minori sono le complicazioni».

Fonte: Tempi

8 - ABORTO E RU486, NON UN PROGRESSO, MA UN RISCHIO
La ricerca dimostra come anche un solo aborto porta già con sè rischi significativi per quanto riguarda la sicurezza delle gravidanze successive
di John Flynn - Fonte: Tempi

I sostenitori dell’aborto spesso insistono sul fatto che deve essere legale e prontamente disponibile in modo da ridurre i rischi di salute per le donne. Alcuni studi recenti però dimostrano che l’aborto porta con se considerevoli rischi.
Il 6 settembre, LifeNews.com ha riportato una ricerca in Finlandia, pubblicata sulla rivista Human Reproduction, che aveva raccolto dati sulle 300.858 madri che tra il 1996 e il 2008 avevano partorito per la prima volta in Finlandia. I risultati hanno dimostrato che le donne che precedentemente avevano abortito tre o più volte, avevano possibilità fino a tre volte maggiori di partorire un bambino molto prematuro, ossia nato prima delle 28 settimane.
Secondo una analisi di questi risultati condotta dal dott. Peter Saunders, pubblicata su LifeNews.com, si tratta di uno studio importante, ma non di certo il primo a rivelare questi rischi: “ci sono circa 120 articoli nella letteratura mondiale che hanno dimostrato l’associazione tra aborto e nascita prematura” ha detto.
Nonostante questo lo studio finlandese ha un grosso peso sia per il gran numero di donne che ha incluso, sia perchè controllava fattori come l’età delle madri, il livello socioeconomico e vari altri fattori legati alla salute.
Il 5 settembre il Medical Daily Web site ha riportato come risultati analoghi erano stati ritrovati anche in un altro studio recentemente pubblicato. Il ricercatore-capo Siladitya Bhattacharya, titolare della cattedra di ostetricia e ginecologia dell’Università di Aberdeen, con i suoi colleghi, ha studiato come diversi metodi di aborto influenzano le probabilità di nascita premature in futuro.
Questi professori hanno studiato i dati delle donne scozzesi fra il 1981 e il 2007, e hanno scoperto che l’aborto aumenta il rischio di un parto prematuro in successive gravidanze 37%, rispetto alle donne che non sono mai state incinta in precedenza.
Complicazioni
Lo studio è stato presentato al British Science Festival. Il rischio di complicazioni future per quanto riguarda le gravidanze cresce con ogni aborto. La ricerca dimostra come anche un solo aborto porta già con sè rischi significativi per quanto riguarda la sicurezza delle gravidanze successive.
“Abbiamo scoperto che le donne, che avevano avuto un aborto indotto durante la loro prima gravidanza, erano più a rischio di andare incontro a sofferenze perinatali e materne rispetto alle donne che avevano avuto un parto o nessuna gravidanza precedente”, ha detto Bhattacharya.
Un altro studio recente, intitolato “Tassi di mortalità a breve e lungo termine associati con l’esito della prima gravidanza: Studio basato sul registro della popolazione della Danimarca 1980-2004” è stato pubblicato da David Reardon e Priscilla Coleman.
Questi due studiosi hanno studiato i registri di 463.473 donne che avevano avuto la loro prima gravidanza tra il 1980 e il 2004, 2.238 delle quali erano morte. Secondo un riassunto dello studio, pubblicato dal Medical Science Monitor: “Nella quasi totalità dei periodi studiati, i tassi di mortalità associati all’aborto spontaneo o all’aborto indotto durante la prima gravidanza, erano più alti di quelli associati alla nascita”.
Commentando per il Family Reasearch Council sui rischi dell’aborto, Jean Monahan ha sottolineato che secondo il Centers for Disease Control statunitense, dalla sentenza Roe v. Wade avvenuta nel 1973 ad oggi sono morte almeno 450 donne negli Stati Uniti come risultato di complicazioni dovute all’aborto.
Monahan ha aggiunto che si tratta di una stima bassa, dato che molti stati non riportano i loro dati sull’aborto. Tra questi c’è la California che conta all’incirca un quinto di tutti gli aborti negli Stati Uniti.
Ha commentato anche sui rischi dell’aborto mediante sostanze chimiche, col farmaco RU-486. Secondo il Food and Drug Administration dall’aprile 2011 (10 anni e mezzo dopo l’approvazione negli Stati Uniti del farmaco RU-486), ci sono stati 2.207 denunce di complicazioni. Ciò include 612 ricoveri in ospedale, 339 trasfusioni di sangue e 11 morti.
Mortalità materna
Informazioni aggiuntive sui rischi dell’aborto sono arrivate in un articolo pubblicato il 6 settembre dal Catholic Family and Human Rights Institute. Secondo Wendy Wright in uno studio dallo Sri Lanka si è scoperto che nei paesi in via di sviluppo un diffuso abuso dell’aborto “ha portato ad aborti parziali o settici incrementando la mortalità e la morbilità materna”.
Studi ulteriori fatti dall’Association for Interdisciplinary Research in Values and Social Change, hanno dimostrato che l’RU-486 ha alti tassi di complicazione, con rischi maggiori per le donne dei paesi in via di sviluppo.
In Vietnam ad esempio una donna su quattro che avevano usato il farmaco si è dovuta sottoporre ad una ulteriore operazione chirurgica per abortire a causa di un’azione incompleta del farmaco.
Wright calcolò che, dal momento in cui è stato legalizzato, almeno 14 donne sono morte negli Stati Uniti a causa all’uso del farmaco RU-486.
Nonostante tutto la spinta a rendere L’RU-486 disponibile continua. Fino ad adesso in Australia solo un piccolo numero di dottori erano autorizzati ad amministrarlo, ma adesso le farmacie potranno venderlo a seguito della decisione del Therapeutic Goods Administration, come è stato riportato dai giornali australiani il 31 agosto.
Negli ultimi sei anni in cui il farmaco RU-486 è stato reso disponibile in Australia, le cifre del TGA mostrano come vi sono stati 793 casi di “complicazioni” derivanti dall’uso del farmaco.
Wendy Francis dell’Australian Christian Lobby ha commentato: “Alle donne che affrontano una gravidanza senza sostegno, la nostra società dovrebbe offrire delle vere scelte, non delle sostanze chimiche pericolose per avvelenare il figlio non ancora nato”. Un punto valido, non solo per l’Australia, ma anche per gli altri paesi.

[Traduzione dall’inglese a cura di Pietro Gennarini]

Fonte: Tempi

9 - SE DIFENDETE LA VITA PREPARATEVI ALLA GALERA
Anche l’aborto ormai è un diritto e non si può avere opinione contraria al pensiero unico dominante
di Massimo Introvigne - Fonte: La Bussola Quotidiana

Buona parte dell’Europa Occidentale - sappiamo come sta andando in Italia - si è ormai dotata di leggi contro l’omofobia: chi critica l’omosessualità rischia di andare in galera. Anzi, non è che rischi: ci va davvero, come capita settimanalmente in Francia, in Gran Bretagna e altrove. Solo la settimana scorsa in Scozia un predicatore che citava tra i peccati gravi l’omosessualità è stato accompagnato, neppure troppo gentilmente, in prigione.
Non finisce qui. Ormai messa in sicurezza - anche se in Italia qualcuno, fastidiosamente, resiste - la legge sull’omofobia, le lobby e i poteri forti europei si sono chiesti: ma se è reato parlare male del «matrimonio» omosessuale, perché invece è permesso parlare male dell’aborto? Due pesi e due misure: l’ideologia omosessualista è imposta obbligatoriamente per legge, quella abortista ancora no.
Per rimediare alla grave sperequazione si è mossa per prima, al solito, la Francia. Al Parlamento francese è in discussione una legge per promuovere (ulteriormente) l’uguaglianza fra gli uomini e le donne e i diritti della donna. Hollande ha dichiarato che si tratta di una priorità del suo mandato, il che ha scatenato gli umoristi transalpini, i quali propongono di chiedere notizie su come il presidente intende spiegare i diritti delle donne alle sue varie compagne, prima cornificate a ripetizione e poi abbandonate senza cerimonie per donne più giovani.
Non ha invece nulla di umoristico l’uso della nuova legge per bastonare gli anti-abortisti. Sono infatti stati introdotti due articoli di straordinaria gravità. Il primo modifica la legge francese che permette l’aborto alle donne «in situazione di difficoltà». Si tratta di un’evidente foglia di fico e la storia francese non riporta nessun caso - neppure uno solo - di donne cui sia stato negato l’aborto non riscontrando la «situazione di difficoltà». Ora queste parole saranno modificate, e la nuova legge affermerà che l’aborto è permesso alle donne «che non desiderano portare a termine la gravidanza». Non ci sarà nessuna conseguenza pratica - l’aborto in Francia di fatto è già permesso a qualunque donna lo chieda -, ma il cambiamento è decisivo dal punto di vista del principio. L’aborto non è più considerato la conseguenza di una difficoltà, un dramma, una sconfitta ma un’opzione del tutto normale e un diritto. D’altro canto, la modifica legislativa si fonda su un parere dell’Alto Consiglio dell’Uguaglianza, un’istituzione tipicamente francese, secondo cui «l’aborto non dev’essere considerato un problema ma una soluzione».
La ministra dei Diritti delle donne, Najat Vallaud-Belkacem, si è spinta fino a sostenere che gli aborti in Francia potrebbero essere ancora troppo pochi. La popolazione è salita di 1,7 milioni di abitanti rispetto al 2006. L’aumento è dovuto principalmente all’immigrazione, e Hollande promette a breve l’eutanasia che rimetterà a posto le statistiche relative ai troppi vecchi, ma non importa. Alla ministra il 35% di donne francesi che sono passate per l’aborto e i 220.000 bambini uccisi con gli aborti l’anno scorso, a fronte di 810.000 nascite, sembrano ancora troppo pochi.
C’è poi il cattivo esempio della Spagna, che si appresta a introdurre qualche limitazione all’aborto. Un’altra ministra francese, quella della Sanità Marisol Touraine - figlia del famoso sociologo Alain Touraine - ha chiamato alla «mobilitazione» contro il progetto di legge spagnolo. Un tempo mobilitare un Paese contro una legge di un Paese vicino era causa di rottura delle relazioni diplomatiche, o peggio: ma i tempi sono cambiati e comunque la ministra non se ne preoccupa.
Per evitare qualunque forma di contagio spagnolo è stato introdotto un secondo emendamento alla legge sull’aborto. Era già vietato «ostacolare l’aborto» di una donna fisicamente. Ma ora è vietato anche ostacolarlo psicologicamente, e interferire - così recita l’emendamento - con «il diritto della donna a ottenere informazioni sul l’aborto». Va da sé che si intendono informazioni che la accompagnino ad abortire. La legge mira precisamente a impedire che riceva informazioni diverse. Leggendo i lavori preparatori si comprende che l’intenzione del legislatore è vietare che negli ospedali si parli alle donne di alternative all’aborto, che dentro gli ospedali circolino volontari dei centri di aiuto alla vita, e che anche fuori e nei dintorni degli ospedali si svolgano proteste o si offrano informazioni favorevoli alla vita alle donne. Su questo la ministra Vallaud-Belkacem è stata chiara: gli attivisti pro life che bazzicano nei dintorni o peggio dentro gli ospedali devono andare in prigione. Ha affermato, invece, che le marce per la vita e altre manifestazioni generiche anti-abortiste, che non si presentino come informazioni offerte alle donne incinte, potranno ancora svolgersi.
C’è però una zona grigia. Oggi la maggioranza delle persone ha uno smartphone se non un tablet computer, comprese le donne che vanno in ospedale ad abortire. Potrebbero dunque ricevere informazioni che le spingano a rinunciare all’aborto non a voce ma via Internet. Già prima della legge il governo francese aveva intrapreso una massiccia campagna, volta a «saturare» Internet e i motori di ricerca di propaganda abortista, emarginando i siti pro life. Ora però - almeno secondo l’interpretazione meno rassicurante della legge - chi gestisce questi siti rischia due anni di prigione, che è la pena prevista per chi ostacola «psicologicamente» l’aborto.
I due emendamenti, in realtà, sono collegati. Se l’aborto non è un dramma e non deriva da una difficoltà, ma è una delle due scelte normali di una donna incinta e un diritto fondamentale di tutte le donne, è chiaro che attaccare un tale diritto deve essere vietato. Così come va vietata l’obiezione di coscienza ai medici: prossima tappa, già annunciata dalle organizzazioni abortiste francesi.
La legge è passata in prima lettura, ma ne attende una seconda. Lo scorso 19 gennaio quarantamila persone hanno marciato per la vita a Parigi, protestando soprattutto contro questa legge che intendono fermare, confortate e sostenute da un messaggio di Papa Francesco, che ha «assicurato la sua vicinanza spirituale» ai partecipanti. Venerdì 24 gennaio il Papa incontra Hollande in Vaticano. Della parte privata dell’incontro è probabile che non trapeli nulla, ma è difficile immaginare che questa legge liberticida resti fuori dal colloquio.

Il laicismo italiano, fin dai tempi dell’Illuminismo e della Rivoluzione francese, imita di solito le peggiori idee francesi con qualche anno di ritardo. Iniziamo a preoccuparci anche noi. Se passa la legge sull’omofobia, il prossimo passo sarà vietarci di criticare l’aborto.

Fonte: La Bussola Quotidiana

10 - LA RECENTE SCOPERTA DEI CRANI DI DMANISI IN GEORGIA SMENTISCE LE PSEUDO CERTEZZE DELL’EVOLUZIONISMO
Scompaiono una serie di ‘‘anelli di congiunzione’’ confermando quindi che Darwin non regge alle prove della scienza
di Umberto Fasol - Fonte: Il Timone
Fonte: Il Timone

11 - LA CULTURA DELLA MORTE DICHIARA: ABORTIRE E’ UN DIRITTO, L’OBIEZIONE DI COSCIENZA NO
Medici italiani, preparatevi. L’Europa ci bacchetta.
Fonte Tempi

Abortire è un diritto, fare obiezione di coscienza no. È questa, nella sostanza, l’assurda sintesi che si deve trarre dopo che il Consiglio d’Europa ha accolto il reclamo presentato dalla Ong International Planned Parenthood Federation European Network (Ippf) che accusava il nostro paese, a causa dell’alto numero di obiettori, di non garantire il rispetto della legge 194 sull’interruzione di gravidanza. Il Consiglio d’Europa, con 13 voti favorevoli e un solo contrario, ha quindi richiamato il nostro paese perché «l’obiezione di coscienza non può impedire la corretta applicazione della norma». Concetto interessante, oltre che liberticida. E ora che accadrà, si obbligheranno i medici obiettori a far abortire le donne? Oppure si premerà per l’estensione della Ru486, la pillola abortiva “fai da te”, così da lavarsi pilatescamente le mani?
CHI HA PRESENTATO IL RECLAMO. A presentare il ricorso in Europa è stato un network di sigle, capeggiato dalla Laiga e assistito da un punto di vista legale dagli avvocati Benedetta Liberali e Marilisa D’Amico (già in corsa per il Pd alle ultime elezioni al Senato, poi consigliere comunale nella giunta Pisapia da cui si è da poco dimessa). È proprio quest’ultima ad aver spiegato che gli obiettori in Italia sono ormai il 70 per cento, se non di più. Poi, bontà sua, ha anche aggiunto: «Nessuno di noi vuole mettere in discussione il diritto a non praticare l’aborto, ma la legge 194/78 parla chiaro: indipendentemente dalle dichiarazioni di obiezione di coscienza, ogni struttura deve sempre garantire la possibilità di interrompere la gravidanza».
DATI ENFATIZZATI. I numeri e le opinioni della D’Amico sono però oggi stati contestati da Paola Ricci Sindoni, presidente dell’Associazione “Scienza e Vita”, che è intervenuta a Radio Vaticana. «C’è una sorta di accanimento contro quello che è un diritto: il diritto dell’obiezione di coscienza», ha spiegato Sindoni. «In fondo, è vero che secondo gli orizzonti della Legge 194 la donna ha diritto ad abortire, ma qui c’è un conflitto e anche una compresenza di diversi diritti. Mi pare che in Europa ci sia una visione antropologica che assolutizza certi diritti piuttosto che altri. Credo che questa, da un punto di vista giuridico, sia una malformazione, cioè una cattiva formazione del valore del diritto che è ugnale per tutti i cittadini. L’obiettore non è quello che non ha voglia di lavorare – come viene percepito da un certo senso comune – ma è una persona che vuole aderire a dei principi personali – quindi ai principi della propria coscienza – che vanno rispettati, così come vanno rispettati gli altri diritti».

Secondo Sindoni, inoltre, i numeri forniti per presentare il reclamo in Europa sarebbero esagerati. «Quando partecipo ai convegni, i competenti in materia dicono chiaramente che sono delle percentuali molto al di sopra della realtà. Ora, temo – ahimè – che spesso per sostenere la propria visione del mondo, il proprio modello culturale si tenda un po’ ad enfatizzare queste cifre

Fonte: Tempi

12 - LA CORTE COSTITUZIONALE ABOLISCE LA DISTINZIONE TRA DROGHE LEGGERE E PESANTI... AIUTANDO CHI SPACCIA
L’abolita legge Fini-Giovanardi faceva comprendere che tutte le droghe fanno male perché non esistono droghe innocue
di Alfredo Mantovano - Fonte: La Bussola Quotidiana
Fonte: La Bussola Quotidiana

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