Amici del Timone n�100 del 02 settembre 2022

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1 ARCHIE: UNA FINTA PIETA'
L'ospedale ha dichiarato che è morto il 6 agosto, ma i medici non avevano detto che era gia' morto ad aprile per espiantare gli organi?
di Patricia Gooding-Williams - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 PEDIATRI ITALIANI SPONSORIZZANO UNA FAKE NEWS SUI FARMACI CHE BLOCCANO LA PUBERTA'
I medici italiani non temono questi medicinali ma vari studi dimostrano che non sono reversibili e fanno male
di Fabrizio Cannone - Fonte: ProVita & Famiglia
3 FECONDAZIONE ARTIFICIALE: ECCO I DANNI PER I BAMBINI
Fra i tanti c'è anche l'aumento dei tassi di ricovero in terapia intensiva neonatale e dei difetti alla nascita
di Kellie Fell - Fonte: ProVita & Famiglia
4 PIU' MADRI MORTE DOVE NON C'E' L'ABORTO LEGALIZZATO? FALSO
E' semmai vero il contrario, cioè meno morti materne, come dimostrano le statistiche di molti paesi con leggi restrittive rispetto all'aborto
Fonte: Il Timone
5 PIU' MASCHERINE, MENO IMMUNITA' NATURALE E PIU' POSSIBILITA' DI AMMALARSI
Lo rivela una circolare del ministero della Salute
di Claudio Romiti - Fonte: Blog di Nicola Porro
6 I DANNEGGIATI DA VACCINO ANTI-COVID SI POSSONO CURARE
Nelle reazioni avverse è coinvolto il sistema nervoso autonomo, il dottor Cavezzi, esperto di chirurgia vascolare, non abbandona i suoi pazienti ma cerca di curarli a seconda della loro situazione
di Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 E' MORTO PIERO ANGELA
Giornalista di grande professionalità ma certamente non imparziale
di Corrado Ocone - Fonte: Blog di Nicola Porro

1 - ARCHIE: UNA FINTA PIETA'
L'ospedale ha dichiarato che è morto il 6 agosto, ma i medici non avevano detto che era gia' morto ad aprile per espiantare gli organi?
di Patricia Gooding-Williams - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 6 agosto 2022

«Questo è un caso che riguarda essenzialmente l'amore di una madre, ma anche i suoi diritti. A che punto io e il padre di Archie abbiamo perso i nostri diritti di genitori nel decidere cosa vogliamo per nostro figlio?». Hollie Dance ha proprio ragione. Se i tribunali del Regno Unito non avessero consegnato loro figlio Archie Battersbee, contro la loro volontà, nelle mani degli operatori sanitari convinti che la morte fosse nel miglior interesse di Archie, egli sarebbe ancora vivo oggi.
Invece, Archie Battersbee, il ragazzo 12enne del sud-est di Londra, al centro di una dura battaglia legale, è morto alle 12.15 del 6 agosto (le 13.15 ora italiana), due ore dopo iniziata la procedura di distacco dei supporti vitali, nutrizione, idratazione e soprattutto la ventilazione. La notizia della morte è stata data dalla madre all'esterno dell'ospedale: «Archie è morto alle 12.15. Sono la mamma più orgogliosa del mondo. Era un bambino bellissimo, e ha combattito fino all'ultimo minuto», ha detto. E la zia Ella Carter, tra le lacrime, ha descritto brevemente cosa è accaduto: «Sono state tolte tutte le medicazioni alle 10. Le sue condizioni sono rimaste completamente stabili per due ore, finché gli è stata ridotta la ventilazione. A quel punto è diventato completamente blu. Non c'è nulla di dignitoso nel guardare un familiare o un bambino soffocare. Nessuna famiglia dovrebbe essere costretta a vivere questo. È una barbarie»
Alla fine è morto come aveva vissuto per tutta la sua breve vita, abbracciato calorosamente dalle persone che lo amano. La sua morte è avvenuta 122 giorni dopo che Hollie Dance ha trovato suo figlio Archie, privo di sensi il 7 aprile, strangolato accidentalmente in casa a Southend-on-Sea, nell'Essex. Sua madre crede che sia stato causato dall'aver tentato la "sfida del blackout", una pericolosa moda che ha preso piede su Tik Tok, che ha ucciso almeno altri due bambini.
L'incidente di Archie ha presto portato i suoi genitori, Hollie Dance e Paul Battersbee, sulle prime pagine dei tabloid britannici quando sono stati coinvolti a fine aprile in una dura battaglia legale, avviata dal Barts Health NHS Trust, amministratore del Royal London Hospital dove era ricoverato Archie. I medici di Archie sono stati irremovibili nel sostenere che il suo supporto vitale dovesse essere tolto. Hollie e Paul non erano d'accordo con il Trust, insistendo che Archie avrebbe dovuto avere più tempo per valutare le effettive possibilità di riprendersi.
"Con tutto il rispetto, i medici hanno detto che Archie non sarebbe durato 24 ore ed eccoci al giorno 121", aveva detto Hollie due giorni fa. "Altri paesi danno ai loro figli 6 mesi. Perché questo paese (Regno Unito) dovrebbe essere in grado di porre fine alla vita di un bambino, a qualsiasi età, nel giro di poche settimane? Volevano porre fine alla sua vita dal secondo giorno in poi". E da quel momento, Hollie ha promesso che avrebbe combattuto fino alla fine per salvare suo figlio. E quando tre giorni fa ha perso anche l'ultimo disperato appello per prolungare la vita di Archie, la famiglia ha messo le proprie energie sull'ultima battaglia legale contro il Trust presso l'Alta Corte, per dare ad Archie una "morte pacifica e dignitosa" in un hospice, fuori dal clima avvelenato dell'ospedale.
Una morte dignitosa è stata l'ultima richiesta della famiglia. Avrebbe comportato il trasferimento di Archie all'ospizio di St. Mary, a breve distanza in auto dal Royal London Hospital. Hollie ha detto alla Nuova Bussola Quotidiana: "Tom, il fratello di Archie, aveva già riservato un posto all'hospice per suo fratello minore alcuni giorni fa in modo che Archie potesse trascorrere i suoi ultimi momenti in un bellissimo giardino con scoiattoli e fauna selvatica, sotto il sole estivo (...) Archie non vede la luce da quattro mesi e vogliamo dare ad Archie l'ultimo saluto che vorrebbe, lontano dall'ambiente teso, chiassoso e caotico dell'ospedale. Ma l'ospedale ha rifiutato di lasciar andare Archie".
Ancora una volta, gli avvocati del Christian Legal Centre che hanno sostenuto la famiglia in tutto questo tempo, hanno lavorato tutta la notte per preparare gli atti legali necessari per un'altra scadenza ingiustificabilmente stretta fissata dai tribunali. L'udienza dell'Alta Corte, presieduta dalla giudice Theis, è durata sette ore e ha portato a un ulteriore, estremo, appello il giorno successivo, 5 agosto. Anche questo è stato respinto, così come il successivo, disperato ricorso alla CEDU (Corte Europea dei Diritti dell'Uomo). E quindi è andata delusa anche l'ultima speranza della famiglia, con la condanna di Archie a morire nel suo letto d'ospedale secondo il protocollo di morte del Barts Health NHS Trust. Così, come nella vita, i desideri della famiglia sono stati negati anche nella morte.
Quando la Bussola ha interpellato l'ufficio stampa del Barts Trust sul motivo del rifiuto della richiesta della famiglia, Molly Downing, ha risposto per il Trust con un'e-mail affermando: "Archie è in una condizione così instabile che c'è un rischio considerevole, (...) il trasferimento in ambulanza in un ambiente completamente diverso molto probabilmente accelererebbe quel prematuro deterioramento che la famiglia vuole evitare".
Era chiaramente un pretesto che oltretutto usava le parole della famiglia fuori contesto. In effetti la situazione di Archie era delicata, ma non poteva essere definita un problema insormontabile. Innumerevoli pazienti ad alto rischio vengono continuamente trasportati in aeroambulanza per cure salvavita, o in ambulanza da un ospedale all'altro. Ricordiamo tutti il ​​caso analogo di Alfie Evans nel 2018: quando papa Francesco chiese il ricovero di Alfie Evans all'ospedale pediatrico vaticano Bambino Gesù, la direttrice Mariella Enoch disse alla Bussola: "Siamo molto esperti nel trasportare bambini gravemente malati anche sui lunghi voli internazionali. Abbiamo trasferito una bambina di 7 anni dalla Siria che era stata gravemente ustionata in un bombardamento ed era quasi morta pochi giorni fa. È ricoverata in terapia intensiva. Possiamo trasportare Alfie". Se ci sono i mezzi per un trasporto così lungo e difficile, figurarsi per Archie. E infatti, un medico esperto, che per la famiglia Battersbee ha portato evidenze all'udienza dell'Alta Corte, ha testimoniato che, secondo la sua opinione professionale, "c'è una probabilità dell'1% che Archie abbia un infarto durante il trasporto".
Senza dubbio, questo è stato l'ultimo atto di crudeltà possibile che il Trust poteva infliggere al ragazzo disabile e ai suoi genitori affranti. È stata la conferma di ciò che Hollie diceva da tempo: "Archie è loro prigioniero e ci hanno tolto tutti i diritti come genitori di Archie, vogliono renderci spettatori impotenti e disarmati".
Ma Hollie non è mai apparsa debole né uno spettatore impotente. Anche quando Archie è stato abbandonato da ogni istituzione legale nel suo paese d'origine e da quelle specifiche entità internazionali - CEDU e UN CRPD (Commissione Onu per i Diritti delle Persone Disabili), che dovrebbero garantire il rispetto delle Convenzioni che tutelano i diritti dei disabili e dei vulnerabili - ha parlato di "lotta ad oltranza". E man mano che la battaglia legale infilava sconfitta dopo sconfitta, continuava indomita a prepararsi per il prossimo round. Alle conferenze stampa Hollie, affiancata da parenti stretti o amici, appariva come una moderna Budicca, stoica e ribelle, che sfida le probabilità.
È stata sempre Hollie a comandare le forze che si sono via via unite alla causa di Archie, attraverso la sua pagina Facebook, Archie's Official Army (spreadthepurplewave). Gestito da amici fidati, ha mantenuto centinaia di migliaia di follower aggiornati sui progressi di Archie negli ultimi quattro mesi con messaggi quotidiani, commenti, video, foto e articoli multimediali sulla vita di Archie al Royal London Hospital. Quando amici e seguaci indignati volevano radunarsi fuori dall'ospedale e protestare, è stata Hollie a calmare le acque. Nella prima occasione ha scritto: "Per favore no, non vogliamo proteste, vogliamo preghiere per Archie". L'ultimo post della giornata del 3 agosto diceva: "NON sosteniamo alcuna forma di protesta in ospedale, [quando il supporto vitale di Archie viene ritirato]. Archie non avrebbe mai voluto nulla del genere, quindi per favore non presentarti in ospedale poiché la sicurezza ti chiederà di andartene". E questa mattina ha invitato il suo esercito a radunarsi in silenzio fuori dall'ospedale mentre Archie veniva messo a morte.
Eppure, la morte non è la fine di Archie e non sarà l'ultima cosa che vedremo di Hollie Dance e del suo esercito. Ha promesso di costruire l'eredità di Archie Battersbee. Hollie, con il supporto della propria parlamentare locale Anna Firth, ha già previsto programmi per sensibilizzare al problema delle sfide online e alle tendenze dei social media che possono danneggiare permanentemente i bambini. Un altro post sulla pagina Facebook diceva: "Anna Firth è anche desiderosa di lavorare con l'esercito di Archie per ottenere una legge in cui le famiglie nella situazione di Hollie e Paul possano ottenere più aiuto per esplorare ogni strada possibile per prendersi cura del loro bambino prima di essere portati in tribunale e privati dei loro diritti; esamineremo anche le normative relative ai test sulla morte cerebrale e vedremo se sarà possibile aggiornarle".
Nessuno avrebbe potuto combattere più duramente di Hollie Dance e Paul Battersbee per il figlio. Almeno questo sarà di conforto a Hollie Dance. "So di aver fatto tutto il possibile", dice. "Tutto quanto."


Ulteriore approfondimento di Scienza&Vita: Riccardo Cascioli su La Nuova Bussola Quotidiana rivela altri particolari con il seguente articolo "Morte cerebrale e dignità, le domande del caso Archie Battersbee" dell'8 agosto 2022

«Archie Battersbee è morto sabato pomeriggio... (Archie Battersbee passed away on Saturday afternoon...): inizia così il comunicato stampa del Barts Healt NHS Trust, il fondo che amministra il Royal London Hospital protagonista della battaglia legale contro i genitori di Archie per poter rimuovere i sostegni vitali al 12enne in coma dal 7 aprile scorso. Dunque, anche l'ospedale ci dice che Archie è morto sabato 6 agosto. E non il 10 aprile quando i medici hanno chiesto ai genitori di poter espiantare i suoi organi. E neanche il 31 maggio, giorno della risonanza magnetica che secondo il giudice avrebbe constatato la morte del ragazzino. È morto il 6 agosto, dopo che gli era stato tolto il ventilatore che lo teneva in vita; è morto per soffocamento, ed è stato uno spettacolo agghiacciante, ci ha testimoniato una persona presente. Dunque, se le parole hanno un senso, Archie era vivo fino alle 14 di sabato 6 agosto, per stessa ammissione dei medici.
Sta proprio qui una delle questioni che la vicenda di Archie ha riportato in primo piano. Quando si può dichiarare morta una persona? Oggi generalmente si fa coincidere la morte della persona con la morte cerebrale, ovvero con la definitiva cessazione di qualsiasi attività encefalica. [...]
Il caso di Archie inoltre ci fa comprendere a quali rischi ci si espone dando troppo per scontato il concetto di morte cerebrale. Secondo le leggi in vigore se si seguissero tutte le procedure, si dovrebbero prima effettuare tutti gli esami e i controlli necessari per arrivare alla diagnosi di morte cerebrale; e in quel momento si può dichiarare ufficialmente la morte della persona. È a quel punto che, eventualmente, si può parlare di espianto degli organi.
Nel caso di Archie si è dato per scontato che ci fosse morte cerebrale senza aver effettuato tutti gli esami richiesti, tanto che Hollie Dance, la mamma di Archie, ha sempre lamentato di essere stata pressata a donare gli organi fin dal secondo giorno di ricovero di Archie al Royal London Hospital (tre giorni dopo l'incidente). E quella gamma di esami non è stata mai terminata tanto che nella sentenza dell'Alta Corte del 13 giugno il giudice fa propria la tesi dei medici secondo cui era «altamente probabile» la morte cerebrale di Archie.
Affermazione che ha fatto sobbalzare perfino i sonnacchiosi vescovi inglesi: in una dichiarazione del 23 giugno, il vescovo ausiliare di Westminster, John Sherrington, responsabile vita della Conferenza episcopale, ha detto che è necessaria «la certezza morale prima di riconoscere la morte», ovvero vanno seguiti «criteri neurologici precisi». Cosa che «non è stata fatta» nel caso di Archie. «Non si può giudicare sulla vita e sulla morte in base a criteri di probabilità affermando che "è probabile o molto probabile" che sia morto». Monsignor Sherrington concludeva affermando che non sarebbe stato lecito rimuovere i sostegni vitali senza la certezza della morte.
L'assurdità della sentenza - potenziale boomerang per i medici - deve essere apparsa evidente anche nelle successive fasi giudiziarie tanto che il discorso, per raggiungere l'obiettivo, si è poi concentrato esclusivamente sul "miglior interesse" di Archie. E in base a questo si è sentenziato che Archie doveva morire, e morire in ospedale. Tanto che la sua morte è stata certificata solo il 6 agosto, dopo il distacco del ventilatore.
Va dunque registrato questo inquietante passaggio in cui lo Stato decide di far morire una persona neanche più giustificandosi con criteri oggettivi.
Un secondo aspetto che tutta la vicenda di Archie fa risaltare riguarda il concetto di "dignità". Curiosamente sia i medici e i giudici da una parte sia i familiari di Archie dall'altra hanno spesso invocato la dignità di Archie per sostenere le proprie posizioni. Si è invocata la "dignità" per farlo morire e si è invocata la "dignità" per tenerlo in vita e anche per trasferirlo in un hospice quando non c'era più nulla da fare. Cosa è dunque dignitoso? O in cosa consiste la dignità umana? È possibile riconoscere un significato oggettivo di tale dignità?
È qui che si fa chiara la differenza tra una visione religiosa e una agnostica o atea, tra il riconoscimento dell'uomo come trascendenza e una concezione materialista. La vera dignità dell'uomo consiste nell'essere stato creato a immagine e somiglianza di Dio e nell'essere chiamato alla vita eterna. Per questo la sua vita è indisponibile, e il suo corpo non può essere trattato come un oggetto. Ma se non si riconosce questa creaturalità, allora la dignità viene ridotta a qualità della vita (come nel caso dell'eutanasia e dell'aborto) o comunque a criteri utilitaristici: a certe condizioni si diventa pesi per la società. È la dimostrazione che senza Dio l'invocata dignità diventa in realtà profondamente disumana.
È anche quello che avvertiva con chiarezza Benedetto XVI, che invitava infatti anche gli atei a vivere «come se Dio esistesse»: «Sarebbe bello - disse in un messaggio ai partecipanti al "Cortile dei gentili" il 16 novembre 2012 - se i non credenti cercassero di vivere "come se Dio esistesse". Anche se non abbiamo la forza di credere, dobbiamo vivere sulla base di quest'ipotesi, altrimenti il mondo non funziona. Ci sono molti problemi che devono essere risolti, ma non lo saranno mai del tutto se Dio non è posto al centro, se Dio non diventa nuovamente visibile nel mondo e determinante nella nostra vita».
Quanto è avvenuto ad Archie ne è ancora una volta la dimostrazione.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 6 agosto 2022

2 - PEDIATRI ITALIANI SPONSORIZZANO UNA FAKE NEWS SUI FARMACI CHE BLOCCANO LA PUBERTA'
I medici italiani non temono questi medicinali ma vari studi dimostrano che non sono reversibili e fanno male
di Fabrizio Cannone - Fonte: ProVita & Famiglia, 18 agosto 2022

Nei giorni scorsi la Società italiana di pediatria ha affermato - come riporta il blog Feminist Post - che gli effetti dei bloccanti della pubertà (puberty blocker) utilizzati per trattare bambine e bambini con disforia di genere sono perfettamente reversibili e non creano dunque né danni né pericoli. Ciò significherebbe, dunque, che se la bambina o il bambino cambia idea riguardo al proprio proposito di "cambiare sesso" e sospende la "terapia", il suo sviluppo riprenderà normalmente, senza alcun effetto definitivo e/o problema di salute.
Una vera e propria fake news, poiché la scienza e vari studi dimostrano esattamente il contrario. Gli effetti della terapia con puberty blocker, infatti, non sono affatto "completamente reversibili" e spaventa il fatto che i pediatri italiani non vengano messi a conoscenza (o non si informino) di queste evidenze scientifiche.
Tra gli studi che, al contrario, da sempre denunciano i molti pericoli per i bambini, spicca quello pubblicato dal British Medical Journal, «in cui si sostiene che i blocker non alleviano la sofferenza psichica delle/dei giovani sottoposti». Al contrario, infatti, gli adolescenti e i bambini che hanno sperimentato, indotti da medici imprudenti, queste pseudo terapie, hanno avuto «una crescita ridotta dell'altezza e della forza ossea quando hanno terminato il trattamento all'età di 16 anni».
La stessa clinica britannica Tavistock, di cui abbiamo parlato più volte, ha dovuto chiudere i battenti pochi giorni fa proprio per i danni fisici e psicologici inferti a tantissimi giovani e adolescenti. Danni dovuti in primis proprio alla «prescrizione senza criterio di bloccanti della pubertà da parte della clinica».
Ora un migliaio di genitori ha iniziato una class action contro la clinica per ottenere giustizia e risarcimenti per delle terapie sconsiderate che hanno avuto, contrariamente a quanto pensano i pediatri italiani, «conseguenze irreversibili».
Anche in America, inoltre, molti genitori sono in guerra contro la American Academy of Pediatrics perché l'istituto medico avrebbe spinto i giovani all'uso di «farmaci dannosi». E lo svedese Karolinska Institute ha ammesso «di aver rovinato la salute di numerosi bambini».
La stessa autorevole Accademia medica di Parigi, in un comunicato del febbraio scorso, parlava di «effetti indesiderabili» dovuti all'uso e all'abuso di certe «terapie disponibili», in materia di riassegnazione del sesso biologico. E enumerava, tra i rischi possibili, «l'impatto sulla crescita, l'indebolimento osseo, il rischio di sterilità» e per le ragazze dei «sintomi simili alla menopausa».
Insomma, i pediatri italiani o chi li rappresenta tengono conto delle evidenze scientifiche ormai acclarate o seguono ciecamente teorie pericolose, ideologiche e senza senso?

Fonte: ProVita & Famiglia, 18 agosto 2022

3 - FECONDAZIONE ARTIFICIALE: ECCO I DANNI PER I BAMBINI
Fra i tanti c'è anche l'aumento dei tassi di ricovero in terapia intensiva neonatale e dei difetti alla nascita
di Kellie Fell - Fonte: ProVita & Famiglia, 8 agosto 2022

Sappiamo che ci sono rischi per i bambini nati dalla fecondazione in vitro; e quindi anche per i bambini che nascono da utero in affitto.
Nel suo libro, Everything Below the Waist: Why Health Care Needs a Feminist Revolution , Jennifer Block cita Judith Stern, professoressa di ostetricia e ginecologia: "C'è una lacuna nelle nostre conoscenze sugli esiti a lungo termine della fecondazione artificiale... La facciamo da oltre 30 anni, e circa 15 anni fa abbiamo iniziato a renderci conto che c'erano davvero esiti negativi, almeno a breve termine per i bambini. Gli studi hanno dimostrato che questi effetti a breve termine includono basso peso alla nascita, aumento del rischio di prematurità, aumento dei tassi di ricovero in terapia intensiva neonatale e difetti alla nascita.
Un nuovo studio dal Journal of the American Medical Association (JAMA) Network Open dà informazioni sulla salute cardiovascolare a lungo termine dei bambini concepiti da fecondazione artificiale: "i bambini concepiti con la tecnologia di riproduzione assistita hanno avuto esiti statisticamente significativamente peggiori nella funzione e nella struttura del ventricolo sinistro".
In particolare è stato riscontrato:
- aumento della pressione sanguigna, aumento della disfunzione sistolica ventricolare sinistra
- aumento dei parametri della struttura del ventricolo sinistro
- aumento della prevalenza di ipertrofia ventricolare sinistra, pattern di rimodellamento del ventricolo sinistro, inclusi rimodellamento concentrico, ipertrofia eccentrica e ipertrofia concentrica
In sostanza, un "aumento della pressione sanguigna e cambiamenti sfavorevoli nella struttura e nella funzione del ventricolo sinistro rispetto ai bambini concepiti naturalmente".
La conclusione è che "sono necessari ulteriori studi". Conduciamo questi studi allora. Smettiamo di fare esperimenti sui nostri figli.

Fonte: ProVita & Famiglia, 8 agosto 2022

4 - PIU' MADRI MORTE DOVE NON C'E' L'ABORTO LEGALIZZATO? FALSO
E' semmai vero il contrario, cioè meno morti materne, come dimostrano le statistiche di molti paesi con leggi restrittive rispetto all'aborto
Fonte Il Timone, 11 agosto 2022

Da quando la Corte Suprema degli Stati Uniti, con il verdetto del 24 giugno 2022 - che ha rovesciato la storica sentenza Roe v. Wade del 1973 -, ha stabilito che l'aborto non è un diritto costituzionale, il mondo politico liberal e progressista, ben supportato dai grandi media, si è messo prontamente all'opera su due fronti. Il primo è quello valoriale, richiamando il principio dell'autodeterminazione - su cui tutti concordano (peccato che l'aborto interessi almeno due soggetti e non uno); il secondo è quello della salute materna, con il divieto della pratica abortiva che potrebbe aumentare anche del 24%, è stato scritto le morti materne. Ma è proprio così? Non si direbbe.
I dati vanno infatti in un'altra direzione e raccontano come garantire l'accesso di aborto, anche se si investe in assistenza sanitaria, non sia affatto una garanzia per la donna. Qualche esempio? Negli Stati Uniti nel 2017 - quando l'osannata Roe v. Wade era quindi ancora al suo posto - si sono registrati 19 decessi materni ogni 100.000 nati vivi che, guardando all'Europa, è lo stesso dato della Moldavia. Ma l'ex repubblica sovietica è uno dei Paesi europei più poveri, dove all'assistenza sanitaria sono riservati appena 244 dollari a persona, mentre invece negli Usa quella somma arriva a 10.103 dollari.
Già questo confronto è quindi istruttivo. Ma c'è un dato che più ancora di questi prova come il divieto di aborto non sia affatto ostile alla salute della donna: quello della Polonia. La patria di Giovanni Paolo II, come noto, ha infatti una delle leggi più restrittive d'Europa sulla soppressione prenatale. Eppure, ciò nonostante, ha il più basso tasso di mortalità materna in Europa: appena due morti ogni 100.000 nascite. Non solo: sappiamo che è proprio dal 1993, quando l'aborto subì una stretta molto pesante, che il numero di aborto e il tasso di mortalità presero a diminuire in modo drastico.
Analogamente, resta illuminante il caso dell'Irlanda dove nel 2018 si è legalizzato l'aborto ma dove, vietandolo, nel 2005 si toccò la più bassa mortalità materna del mondo. Anche la ricerca scientifica conferma questi dati. Già nel 2012 su PLoS ONE, rivista ad elevato impatto scientifico, uscì un'analisi condotta su 50 anni di mortalità materna in Cile aveva mostrato come la proibizione legale dell'aborto - i cui rischi per la salute della donna sono consistenti - avesse condotto ad una riduzione delle donne morte. Anche gli studiosi che più recentemente si sono avvicinati al tema non hanno potuto che riconoscere l'infondatezza delle tesi abortiste.
Il medico e bioeticista Calum Miller, accademico dell'Università di Oxford, e autore di un recente articolo su questi temi uscito sul Journal of Medical Ethics, ha osservato come in «Ruanda, Olanda e Etiopia, la mortalità materna da aborto è cresciuta dopo la legalizzazione. Al contrario, in Paesi come Cile e Polonia, la mortalità continuò a diminuire anche dopo la criminalizzazione dell'aborto». Non c'è insomma solo il caso polacco a rafforzare la tesi che difendere la vita non minacci la donna. Tuttavia, il fatto che tale evidenza emerga con forza proprio nella patria di Wojtyla, il "Papa della Vita", la rende una verità ancora più forte. Solo chi abbia i paraocchi può negarla.

Fonte: Il Timone, 11 agosto 2022

5 - PIU' MASCHERINE, MENO IMMUNITA' NATURALE E PIU' POSSIBILITA' DI AMMALARSI
Lo rivela una circolare del ministero della Salute
di Claudio Romiti - Fonte: Blog di Nicola Porro, 7 luglio 2022

"Con la prossima stagione influenzale potrebbe aumentare la possibilità di osservare focolai rilevanti, specialmente se causati da ceppi nuovi o introdotti di recente. Questo perché per il secondo anno consecutivo la pandemia Covid-19 e le conseguenti misure di contenimento, come distanziamento e mascherine, hanno ridotto drasticamente a livello globale la circolazione dei virus influenzali e a causa della minore esposizione a virus respiratori stagionali l'immunità della popolazione potrebbe esser diminuita."
Questo si legge in un breve articolo pubblicato il 7 luglio dall'Ansa, che riporta alcuni significativi passaggi scritti dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute nella circolare sulla "Prevenzione e controllo dell'influenza: raccomandazioni per la stagione 2022-2023". Nella stessa circolare, inoltre, si sostiene la necessità di sottoporre a vaccinazione la popolazione più esposta (anziani, fragili, bambini sotto i 6 anni, operatori sanitari, addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo e lavoratori di settori sensibili), con l'obiettivo minimo del 75 per cento di copertura, puntando comunque a immunizzare, per così dire, il 95 per cento della citata platea.
Dopodiché nel documento, che sembra fortemente ispirato alla linea Speranza della paura virale, si indica l'esigenza "di continuare a monitorare e prepararsi alla prossima epidemia di influenza stagionale e a pandemie influenzali future: sorveglianza e test continui, indagini rapide sui focolai, sequenziamento tempestivo e condivisione dei dati sono di fondamentale importanza". Per questo alle Regioni viene chiesto di "sensibilizzare la partecipazione dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta alla sorveglianza epidemiologica". Le stesse Regioni vengono "invitate a potenziare la sorveglianza virologica dell'influenza e delle altre virosi respiratorie, identificando e sostenendo adeguatamente i laboratori afferenti alla rete nazionale".
Ora, in primis, la cosa sconvolgente è che nella circolare si ammette candidamente che proprio a causa delle misure di contenimento del Sars-Cov-2 - virus a bassa letalità relativa ma ancora oggi dipinto come il batterio della peste nera- è stato alterato il meccanismo di immunizzazione naturale che, come spiegò in tv la virologa Ilaria Capua utilizzando la metafora del semaforo - prima che la stessa venisse fagocitata dal partito unico del terrore -, attraverso una diffusa circolazione dei virus tra la popolazione sana, consente a quest'ultima di fare da schermo, facendo per l'appunto scattare il rosso al semaforo, agli individui più fragili.
Esattamente il contrario di ciò che ancora stiamo tentando di realizzare con un Coronavirus sempre meno aggressivo. Tant'è che persino il virologo Andrea Crisanti, interpellato da un conduttore de La7 in merito ai presunti rischi di infezione determinati dalla decisione di far svolgere, nonostante l'impennata dei contagi, il concerto dei Maneskin a Roma, ha dichiarato di considerare positivo che, soprattutto d'estate, il coronavirus possa infettare un gran numero di giovani, nella gran parte dei casi in modo asintomatico. Ciò, ha giustappunto sottolineato Crisanti, non può che aumentare l'immunità complessiva della popolazione.
Ma, come si legge nella circolare in oggetto, per le nostre autorità sanitarie il citato paradigma, basato da sempre sulla capacità della specie di raggiungere una sorta di immunità naturale, è stato soppiantato da un sistema di controllo che sembra ambire a trasformare il Paese in un immenso ambulatorio a cielo aperto, sottoponendo una popolazione sempre più stordita ad una operazione di perenne monitoraggio e sorveglianza. Un quadro agghiacciante nel quale non si parla più di un potenziamento naturale delle fondamentali difese immunitarie, per mezzo di un corretto stile di vita, bensì solo ed esclusivamente di tamponi, distanziamento e mascherine.
Ed ecco, infatti, dove ci ha condotto questa insensata filosofia sanitaria, ad indebolire quelle fenomenali difese che per secoli, anche senza vaccini, ci hanno consentito di far fronte ai temibili virus influenzali.

Fonte: Blog di Nicola Porro, 7 luglio 2022

6 - I DANNEGGIATI DA VACCINO ANTI-COVID SI POSSONO CURARE
Nelle reazioni avverse è coinvolto il sistema nervoso autonomo, il dottor Cavezzi, esperto di chirurgia vascolare, non abbandona i suoi pazienti ma cerca di curarli a seconda della loro situazione
di Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22 luglio 2022

«La chiave per curare gli effetti avversi è questa: dobbiamo "coccolare" i mitocondri che sono la centralina energetica del nostro corpo». A San Benedetto del Tronto c'è un medico che ha deciso di studiare - e soprattutto curare - gli effetti avversi da vaccino covid. Si chiama Attilio Cavezzi ed è specialista in chirurgia vascolare e appassionato di quella che potrebbe chiamarsi "la medicina della longevità".
Dal suo ambulatorio marchigiano e da quello di Bologna stanno passando decine e decine di pazienti affetti da reazione avversa: «In quest'ultimo anno ho trattato circa un centinaio di persone». Le reazioni avverse si stanno scoprendo ora, ma la Bussola le denuncia da un anno e ora prosegue nell'inchiesta volta a raccontare il lavoro di chi non ha voltato la testa dall'altra parte e ha deciso di mettersi a curare le tante persone che soffrono di misteriosi sintomi a seguito della vaccinazione sapendo che il terreno è del tutto inesplorato. Oggi la Bussola fa tappa da Cavezzi.
Dottore, qual è stato il suo primo approccio con le reazioni avverse?
Nel giugno 2021 mi arrivò un paziente che manifestava crisi di pressione moto elevata e molto bassa in poco tempo con tanti altri effetti strani: nausea, vomito, astenia profonda, difficoltà a muoversi.
Che cosa gli ha diagnosticato?
Ho pensato subito ad un'alterazione dell'immunità. Si parla molto di fenomeno ADE (Antibody-Dependent Enhancement) che in fondo è una sorta di - si passi il termine - "disimmunità", una sregolazione di quello che è il sistema psiconeuroendocrinoimmunitario (PNEI). Ma parallelamente notai che gli sbalzi così improvvisi di pressione si potevano giustificare solo con un coinvolgimento del Sistema Nervoso Autonomo.
Come si è mosso?
Nella mia equipe ho un collaboratore (Colucci) esperto di test HRV (Heart Rate Variability), un test capace di individuare le variazioni della frequenza cardiaca, che è il modo migliore per segnalare una alterazione del sistema nervoso autonomo. Chiesi di fare questo test e venne fuori che, effettivamente, era in corso un'alterazione importante. Da quel giorno a oggi non ho ancora trovato un paziente con effetti avversi da vaccino anti-COVID-19 che non avesse il test alterato. Va detto, a onor del vero, che un'alterazione è abbastanza consueta, ma è altresì vero che nei vaccinati le alterazioni sono marcate, in particolare l'iperattivazione della branca del sistema ortosimpatico, il sistema dello stress.
Che ipotesi si fa?
Che deve esserci una esagerata reazione allo stress con un'elevata produzione di cortisolo, noradrenalina, adrenalina etc.. C'è un difetto del nervo vago, è proprio uno squilibrio. Se andiamo a guardare come trattano negli Usa il long covid, vedrà che si dedicano al sistema nervoso autonomo. Questo sistema nervoso autonomo alterato, nel long covid comincia ad avere una sua dignità scientifica.
Anche lei sospetta una correlazione tra il long covid e i danni da vaccino?
Sì. Entrambi hanno in comune la spike, ma il cuore del mio ragionamento cerca di guardare lontano.
Dove?
Credo che per capire quello che sta succedendo dobbiamo andare a capire che cosa succede nei mitocondri. È fondamentale per comprendere queste reazioni avverse.
Si spieghi meglio...
Il mitocondrio produce l'ATP, che è l'energia del nostro corpo. È come se il mitocondrio venisse intossicato sia nel covid che nei casi con effetti collaterali da vaccino. Un mitocondrio intossicato non produce energia e se non produci energia sei stanco e vai incontro a tutta la casistica di problemi: le reazioni avverse.
Quindi il danno sarebbe praticamente fin dentro le cellule?
Il mitocondrio dandoci l'ATP ci dà la vita, la cellula del globulo rosso non ha mitocondrio, infatti vive 120 giorni, l'ovocita della donna (che vive ovviamente decenni) ne ha 2000, i neuroni hanno moltissimi mitocondri. Allora, più una cellula deve vivere e deve produrre e consumare energia più ha bisogno di mitocondri. Guarda caso: i neuroni e le cellule del miocardio sono ricche di mitocondri. Quindi, se il mitocondrio è la vita e in un qualche modo viene intossicato dal Covid, trattandosi sempre di spike in ambito vaccinale, non è da escludere che la vittima finale sia il mitocondrio in questi casi caratterizzati da molteplici sintomi e segni multi-organo.
Da qui parte il senso della sua terapia?
Esatto.
In che modo?
Aiutare i mitocondri che sono abbondanti nel sistema neuronale e miocardico, nervi (sistema nervoso centrale, ma anche periferico, incluso il famoso sistema autonomo di cui sopra) e cuore, che infatti sono tra i bersagli principali delle reazioni avverse.
Aiutare i mitocondri?
Io dico spesso "coccolarli", è un termine che rende l'idea.
E come procede per questa coccola?
Fatta una diagnosi con esami del sangue accurati alla ricerca di questi squilibri e il test HRV, abbiamo davanti almeno quattro strade.
La prima.
Nutrizione: un'alimentazione a ridotto consumo di carboidrati perché i mitocondri producono ATP bruciando glucosio, ma ancor meglio i grassi buoni. Fondamentale è il controllo del nostro microbiota intestinale perché la nostra immunità dipende anche da lui. Da qui deriva anche la seconda "terapia".
Quale?
Lo stile di vita. I soggetti che vivono uno stato di stress cronico si devono inventare di tutto per migliorare la loro tolleranza allo stress (la cosiddetta resilienza psico-fisica): respirazione diaframmatica, yoga, meditazione ed anche la preghiera.
La preghiera?
Certo, tutto ciò che può aiutare la nostra resilienza psicobiologica.
Scusi, non stiamo entrando nel campo della psicosomatica?
Sì, l'organismo sta continuando ad iperattivare l'asse dello stress e devo attivare quei meccanismi che mi aiutano a ridurlo. La tempesta infiammatoria va calmata sotto il profilo del sistema neurovegetativo e in questo la mente ha un ruolo importantissimo.
Ecco perché a moltissime vittime prescrivevano ansiolitici. Forse perché intuivano che c'era una dimensione psicologica.
Si, ma gli ansiolitici nascondono solo il problema. Devo comunque ancora trovare una persona che ha una reazione da vaccino e vive allegra. Vivono tutti male e stanno male davvero però non è solo un problema psicologico. C'è un aspetto medico ed è qui che entra in campo la terapia vera e propria.
Terza cura...
Qui in gioco c'è il medico. In base alle condizioni cliniche del paziente bisogna procedere con terapia antinfiammatoria, una terapia detossificante, e una terapia antiossidante, il tutto per arrivare ad una regolazione dell'immunità ottimale e favorire una terapia neurotropica, ossia di regolazione del metabolismo dei nervi (ove indicato).
Nella terapia antinfiammatoria immagino ci sarà il cortisone?
Solo in una fase acuta, non possiamo pensare di mettere sotto cortisone tutti, perché è carico di effetti collaterali. Vedo meglio i FANS per breve tempo e soprattutto sostanze naturali con potere antinfiammatorio come la curcuma. È interessante l'Ossigeno-ozono-terapia, che agisce sui mitocondri, è regolatrice di alcuni aspetti del metabolismo del sangue e porta ossigeno.
Veniamo alla terapia detossificante...
Qui entriamo nel mondo dei mitocondri ed entra in gioco la flebo.
La flebo?
È la mia principale "arma".
E che cosa ci mette?
Noi abbiamo a disposizione ottime sostanze detossificanti: Vitamina C e glutatione che sono fondamentali, ma il glutatione per bocca è difficile da assumere, quindi scelgo la flebo. Indispensabile è la melatonina, ma ovviamente assunta per via sublinguale.
Di solito si prende per dormire...
Tutti noi la conosciamo come regolatrice del sonno-veglia, in realtà è la molecola più importante nel nostro corpo per la regolazione del sistema PNEI (Psico Neuro Endocrino Immunitario). Per capirci, mi consente una metafora?
Certo...
La melatonina, a dosaggi congrui ovviamente, è il direttore d'orchestra di questo sistema. Se manca il direttore d'orchestra, il sistema suona male. Un altro farmaco che va bene è l'Acetilcisteina, che favorisce la produzione di glutatione. E ancora: sempre per aiutare i mitocondri, un ottimo principio attivo naturale è il PQQ. Non dimentichiamo che quando i mitocondri ripartono, riparte l'energia. Infine, anche i polifenoli ci aiutano.
Quindi, il punto è agire sul nostro sistema immunitario che è come "azzoppato"?
Infatti do anche molta Vitamina D3, che se associata a zinco e alla Vitamina K2 sono i migliori immunoregolatori.
Lei dà molte sostanze naturali?
Applico il principio del primum non nocere. Ho davanti a me pazienti che stanno già male per effetti avversi, non posso rischiare di indurre in loro altri effetti avversi.
Che tipo di miglioramenti vede?
Ci sono pazienti che rispondono bene anche subito, pazienti che rispondono bene dopo un po' e pazienti che rispondono meno bene. La risposta è variabile, significa che la reazione alla terapia all'interno del soggetto è limitata. Non dimentichiamo che si tratta di una terapia molto articolata e queste persone vanno incontro spesso a problemi economici e vagano tra specialisti.
E quindi sono affranti?
Mi dicono: "Dottore ho già speso 3000 euro e ho esaurito la mia disponibilità a curarmi". Quando vai incontro a tutti questi tipi di stress, molte volte il soggetto non si cura adeguatamente o perché non può o perché non riesce dopo i primi fallimenti. E poi c'è il problema covid.
Cioè?
Quando i vaccinati con eventi avversi beccano il covid, purtroppo possono avere una riesacerbazione dei loro sintomi e allora si ricomincia daccapo, con il covid che nel frattempo ha vanificato una parte dei risultati ottenuti.
Abbiamo raccontato di pazienti affetti da fibromialgia. Rientra anche questa tra le casistiche?
Sì, se vai fino in fondo anche la fibromialgia è una malattia che riconosce alterazioni a livello mitocondriale.
Che cosa vede a livello di medicina internazionale?
Vari medici stanno testando dei protocolli e delle idee scientifiche, c'è molta voglia di capire e di aiutare queste persone, ma la quota parte di medici che si sta dedicando a questo è molto limitata. Molti sintomi vengono scambiati ancora come di tipo psichiatrico-psicologico.
E invece?
Ho visto soggetti che emettevano bolle cutanee sotto i miei occhi. Come fai a parlare di psichiatrico?
In definitiva: come sta oggi il suo primo paziente?
Da allora sta abbastanza bene, siamo partiti quasi subito con una terapia endovenosa e da allora riesce a controllare bene i suoi sintomi anche con la sola terapia per bocca.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22 luglio 2022

7 - E' MORTO PIERO ANGELA
Giornalista di grande professionalità ma certamente non imparziale
di Corrado Ocone - Fonte: Blog di Nicola Porro, 14 agosto 2022

Da un punto di vista formale, Piero Angela è stato sicuramente un grande giornalista: sapeva farsi capire da tutti, usava un linguaggio diretto e semplice, aveva un fare gentile, era scrupoloso nel mestiere e nulla concedeva al dilettantismo e all'improvvisazione. Aveva trovato la sua strada, a un certo punto della carriera, nella divulgazione della scienza, e la fortuna gli aveva sorriso oltre forse ogni sua più rosea aspettativa.
Un brand di sicuro successo il suo, con un target ampio di riferimento, facilmente trasmesso, come in quelle imprese familiari che sono la cifra del capitalismo italiano, al figlio che oggi ne continua l'opera. Che poi tutto questo abbia significato che le sue idee siano state scientificamente neutrali o innocenti, asettiche e pure come può esserlo la scienza nell'immaginario comune, questo proprio non lo si può dire. Angela era anche uno straordinario missionario della sua Chiesa, il teologo della sua religione. Era, fuor di perifrasi, il cultore e il promotore di una ideologia e di una visione del mondo ben precisa, che a suo modo non tollera dubbi se non all'interno di un rigido e nettamente delineato perimetro. Fuori di esso ci sono gli eretici, chi si attarda in vecchie superstizioni e miti che infallibilmente e inesorabilmente saranno sconfitti dal trionfo della Ragione.
Da giornalista a propagandista, da divulgatore a uomo impegnato in una missione, il passo è stato breve. Qui non si pretende certo che Angela avesse studiato le epistemologie novecentesche e che, forte delle complesse acquisizioni conquistate riflettendo sul principio di indeterminazione oppure sulle geometrie non euclidee, sulla fisica quantistica o l'anarchismo epistemologico dei post-popperiani, concepisse infine l'idea di somministrarle al suo vasto e affezionato pubblico. Ma da qui a farsi missionario e teologo, quale in effetti è stato, di una nuova religione chiamata Scienza, concepita nel suo senso più positivo, anzi positivista, e banale, ce ne corre. Eppure, questa strada, la più semplice e quella di più facile successo, Piero Angela l'ha percorsa tutta.
E perché questa strada è anche quella che fa da supporto ai nostri tempi, che ne costituisce per così dire il sapere di sfondo o l'ideologia dominante, soprattutto nel versante progressista, Angela è stato anche un insuperabile cantore della nostra epoca, piena di miti quanto e più delle altre ma convinta in cuor suo di non possederne alcuno. Gira in queste ore in rete e sui siti l'intervento che Angela fece in quel palcoscenico dell'autocompiacimento e del conformismo epocale che è in Italia la trasmissione di Fabio Fazio. Il quale non poté farsi sfuggire in quell'occasione l'opportunità di fare una domanda sull'omosessualità per strizzare l'occhio alle culture di genere e delle diversità avvalorandone le tesi con i crismi della scientificità. Piero Angela non si sottrasse e disse che l'omosessualità è del tutto "naturale". Il che, pur dando l'impressione di scolpire nella pietra ciò che è ritenuto giusto o opportuno, finiva per dire una ovvietà e dimostrare l'ambiguità del termine "natura" che significa tutto e niente allo stesso tempo.
Qualcosa invece significa il "naturalismo", cioè l'idea di fondo, tipicamente moderna, che Angela abbracciava toto corde, che non ci sia un salto fra l'uomo e gli altri enti del creato, animati e inanimati. E che nulla ci sia di trascendente rispetto alla natura e all'uomo. Il che può ben concedersi dalla prospettiva, molto parziale è limitata, del biologismo, ma che, nel momento in cui si pone come un assoluto, si trasforma in una metafisica bella e buona, facilmente smontabile sol che ci si chieda chi è l'ente che pone la questione dell'essere e quindi apre l'orizzonte di senso in cui può darsi anche ciò che chiamiamo "natura".
Di fronte alla morte, Angela, che era un ateo piuttosto che un agnostico come pure è stato in queste ore detto, civettando aveva detto che sarebbe stata nulla più che una "scocciatura". Noi gli auguriamo invece con tutto il cuore che sia stata per lui l'apertura di un diverso e più profondo universo di comprensione. Gloria e riconoscenza al grande giornalista scomparso, ma mettiamo a tacere tutti colo che in queste ore si apprestano a erigergli un monumento esaltandone l'attività in modo banale e acritico.

Fonte: Blog di Nicola Porro, 14 agosto 2022

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